virtualj ha scritto:
Prova ad accelerare a 30 km/h in 3° e in 4°. A quella velocità le tue importantissime resistenze passive sono alquanto trascurabili. Il regime di rotazione sarà pressochè uguale (potrà cambiare da 3000 a 3300 giri), insomma coppia e potenza sono pressochè identici. Quello che cambia è il rapporto e in terza infatti avrai più accelerazione.
Non so più che esempi portare ormai
neanche io
le cose non stanno come dici e l'esempio che fai, oltre ad essere discutibile perché non ha un'applicazione assoluta, non è neanche pertinente:
1) prima di tutto bisogna vedere se il motore "accetta" di riprendere da regimi così bassi, e questa capacità non è legata strettamente all'andamento dele curve di coppia e potenza ma principalmente alla fasatura ed al tipo di gestione dell'accensione/alimentazione ed alle caratteristiche generali del motore.
2) con delle resistenze aerodinamiche trascurabili, SE in 3a accelera meglio che in 4a, la cosa dipende solo dalla potenza disponibile al regime al quale il motore è impegnato a quella velocità:
infatti potrebbe essere così oppure il contrario se ad esempio stiamo parlando di un 50cc da 1,5cv che per andare a 30Km/h in 3a deve girare oltre il regime di potenza massima: IN QUESTO CASO, e solo in questo caso, con la 4a si otterrebbe un'accelerazione maggiore ed ecco che il tuo esempio non dice assolutamente nulla sulla questione, anzi da ragione a me!
tra l'altro se riduci il rapporto, la coppia non puo' che aumentare ma sempre a parità di giri del motore: se varia il regime, varia anche la potenza fornita e con meno giri hai QUASI sempre meno potenza, quindi ancora una volta il tuo esempio dà ragione a me.
la potenza che determina l'accelerazione infatti dipende dal numero di giri del motore e non puo' essere modificata dalla rapportatura: essa non fa altro che "spostare" la stessa potenza a velocità diverse e se l'accelerazione risulta superiore alle basse velocità dipende unicamente dalle resistenze aerodinamiche:
ho già fatto l'esempio del vuoto nel quale l'accelerazione in un detrerminato intervallo di velocità del veicolo e di giri del motore sarebbe IDENTICA qualunque sia la velocità di partenza e quindi a prescindere dal rapporto utilizzato e dalla coppia disponibile alla ruota, come insegna la fisica elementare.
3) forse c'è una cosa che tutti state trascurando: le famose curve di coppia e potenza sono ricavate ESCLUSIVAMENTE col motore frenato "a pieno carico" ovvero a gas spalancato ma non la dicono tutta sul comportamento del motore ai carichi parziali.
ed in fase di ripresa bisogna considerare anche questo perché non sempre si può utilizzare l'acceleratore come un pulsante on/off, mentre se parliamo di massima accelerazione possibile possiamo prendere in considerazione le curve di coppia e potenza sempre ammesso (e non concesso...) che chi esegue l'accelerazione sia capace di tenere costantemente il gas tutto spalancato: se NON ci riesce, le curve di coppia e potenza che realmente sta utilizzando NON sono quelle pubblicate sulla prova della moto...
4) se sostieni che IN ASSOLUTO con un rapporto inferiore ottieni un'accelerazione superiore a quella ottenibile con un rapporto più lungo, allora come spieghi che con le moto da enduro o derivate (supermotard) partendo da fermo molto spesso conviene utilizzare la 2a?!?
Nota: ciò non succede con le cross e derivate o con i kart in quanto dispongono di un cambio spaziato diversamente, con una 1a relativamente più lunga e tutte le marce più ravvicinate tra loro.
5) non ti sarà mai capitato in vita tua di RISCONTRARE che accorciando i rapporti finali, l'accelerazione di una moto può anche PEGGIORARE!
se l'accelerazione dipendesse solo dalla coppia disponibile alla ruota, ciò non potrebbe mai succedere...
kawalberto ha scritto:
De_corsa, per tua info, le dimostrazioni analitiche sono quelle che permettono di iniziare il progetto e il dimensionamento di ponti, auto, moto, aerei e tutto quello che ci può venire in mente. i cosiddetti "conti della serva" sono i primi che vengono insegnati ad un ingegnere. quindi io non sminuirei così la modellazione matematica e fisica della realtà...
non smentisco proprio nulla, questa è una tua erronea interpretazione del mio pensiero:
la differenza tra i nostri approcci risiede solo nel fatto che tu cerchi di prefigurarti una realtà che non conosci attraverso delle teorie valide ma male applicate mentre io sto cercando, con un po' di teoria elementare alla mia portata, di descriverti una realtà oggettiva ed a lungo sperimentata: ho già accennato al fatto di essere stato per decenni uno specialista nelle partenze da fermo e quindi per me parlano il cronometro ed i risultati ottenuti in oltre trent'anni di motociclismo attivo sportivo e non.
se sei tanto bravo sul piano analitico, non ti rimane che adattare le tue teorie alle dimostrazioni pratiche di quello che ho sperimentato in tanti anni.
non posso credere, sempre se conosci tanto bene la materia in oggetto, che tu non ti renda conto che se trascuri le resistenze aerodinamiche, quindi in una situazione di vuoto, l'accelerazione di una massa in un determinato intervallo di velocità e di giri del motore dipende ESCLUSIVAMENTE dalla potenza applicata e non dalla coppia disponibile alla ruota.
la necessità di diversificare la spaziatura dei rapporti del cambio dipende infatti ESCLUSIVAMENTE dalla crescente resistenza aerodinamica
nel vuoto, a prescindere dagli attriti, la velocità che si potrebbe raggiungere con una determinata potenza potrebbe essere virtualmente infinita e la spaziatura dei rapporti del cambio potrebbe essere assolutamente regolare: il cambio servirebbe solo a riportare il motore allo stesso numero di giri iniziale dopo ogni aumento di velocità.
rifletti su questo e ti rendi conto che l'effetto sull'accelerazione di una riduzione è assolutamente relativo.