88mph: tu stai dicendo, citando platone, che la ragione base per la costituzione di una qualsiasi comunità di persone, è il comune vantaggio.
Stai anche dicendo che, siccome tu sei in grado di ottenere un vantaggio (potenzialmente a scapito di altri, bada) senza pagarne la pena, sei autorizzato a farlo. Che è poi la ragione per cui la democrazia esiste: evitare che qualcuno possa guadagnare un vantaggio indebito a scapito di altri.
Mi stai anche dicendo che siccome le probabilità che mi becchino sono infime, io sono non solo autorizzato, ma giustificato, nel rubarti la moto, smontarla e venderne i pezzi: perché questa è la soluzione ottimale (commettere ingiustizia, che è bene, senza subirne le conseguenze).
Quello che tu non hai considerato, però, è che Glaucone sta soltanto esaminando la natura umana: non sta predicando il giusto modo di riunirsi in comunità. La natura umana è DECISAMENTE come Platone la fa descrivere a Glaucone - ma è proprio per sublimare questa natura becera ed egoista che esistono le comunità e le regole: per far sì che nessuno sia in grado di sopraffare gli altri (uno non riesce a sopraffare 4).
Per citare sempre Platone, nella Repubblica, libro ottavo:
Platone ha scritto:
«A mio parere, quando una città democratica, assetata di libertà, viene ad essere retta da cattivi coppieri, si ubriaca di libertà pura oltre il dovuto e perseguita i suoi governanti, a meno che non siano del tutto remissivi e non concedano molta libertà, accusandoli di essere scellerati e oligarchici».
«E ricopre d'insulti», continuai, «coloro che si mostrano obbedienti alle autorità, trattandoli come uomini di nessun valore, contenti di essere schiavi, mentre elogia e onora in privato e in pubblico i governanti che sono simili ai sudditi e i sudditi che sono simili ai governanti. In una tale città non è inevitabile che la libertà tocchi il suo culmine?»
«Ma non capisci», domandai, «che la somma di tutti questi elementi messi insieme rammollisce l'anima dei cittadini a tal punto che, se si prospetta loro un minimo di sudditanza, si indignano e non lo sopportano? Tu sai che finiscono per non curarsi neppure delle leggi, scritte e non scritte, affinché tra loro non ci sia assolutamente alcun padrone».
«Dunque, amico mio», dissi, «questo mi sembra l'inizio bello e vigoroso da cui nasce la tirannide».
«E ricopre d'insulti», continuai, «coloro che si mostrano obbedienti alle autorità, trattandoli come uomini di nessun valore, contenti di essere schiavi, mentre elogia e onora in privato e in pubblico i governanti che sono simili ai sudditi e i sudditi che sono simili ai governanti. In una tale città non è inevitabile che la libertà tocchi il suo culmine?»
«Ma non capisci», domandai, «che la somma di tutti questi elementi messi insieme rammollisce l'anima dei cittadini a tal punto che, se si prospetta loro un minimo di sudditanza, si indignano e non lo sopportano? Tu sai che finiscono per non curarsi neppure delle leggi, scritte e non scritte, affinché tra loro non ci sia assolutamente alcun padrone».
«Dunque, amico mio», dissi, «questo mi sembra l'inizio bello e vigoroso da cui nasce la tirannide».
L'enfasi è mia. Ho troncato le risposte e la descrizione per non farlo diventare troppo lungo: se vi interessa c'è il link. Non prendere le parole di Platone per giustificare quanto lui stesso condanna!!