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Inviato: 21 Feb 2010 14:07
Oggetto: Francia del sud, ovvero la nostra prima uscita "tosta"
Lunedì 17/08/09 – Mercoledì 19/08/09
Per il nostro primo "motogiro", che sarà in egual misura divertente quanto istruttivo (oltre che distruttivo), abbiamo scelto, viste le date, un periodo dalla temperatura gradevole nonché di leggere e fresche brezze...
Una delle poche certezze che abbiamo quando è ora di avviarci, intorno alle 9.00, è la volontà di non fare neppure un misero km di autostrada.
Si parte alla volta di Aosta percorrendo strade già conosciute, un passaggio forzato per arrivare finalmente ad imboccare le strade nuove mai percorse che daranno realmente inizio all’avventura. Per tre giorni forse non è opportuno parlare di avventura, ma per noi che abbiamo la moto rispettivamente da un anno uno e cinque mesi l’altro, partendo senza nessuna prenotazione o reale idea di soggiorno, forse il termine non è poi così campato in aria.
Il tempo intanto passa e serpeggiando in mezzo al traffico congestionato e opprimente di Aosta, troviamo La Thuile e seguendo ancora verso il Piccolo San Bernardo, decidiamo che è arrivata l’ora della prima sosta caffè/bagno/”tanta sete”. Una volta fatto quanto necessario si riprende e all’orizzonte ci aspetta il passo, che si rivelerà essere una tortura priva di una fine troppo breve.
Le strette curve che rendono poco agevole e piacevole la salita, si fanno ancora più snervanti e difficoltose quando davanti a noi prendono forma macchine o camper, ma non solo….ogni mezzo sia possibile incontrare che non proceda ad oltre 40 km/h, noi lo troviamo. Causa queste difficoltà logistiche ci dilettiamo e avventuriamo in svariati sorpassi, alcuni anche al limite se non oltre.
Per mezzogiorno alla fine riusciamo ad arrivare al confine e lo stomaco lamenta le sue necessità, quindi arriva il momento di un’altra sosta. La temperatura inizia a darci il primo ristoro, ma è in un ristorantino che il vero brontolio viene placato. I prezzi purtroppo risultano essere poco "popolari" ma il cibo è buono ed il locale accogliente.
A questo punto è quasi ora di partire, ma prima c’è sicuramente il tempo per fare qualche foto davanti al Lac de Verney, quindi riscendiamo di qualche centinaio di metri e diamo libero sfogo alla nostra maestria come fotografi…….ovviamente fasulla e inventata!
Una volta fatto del nostro meglio come artisti però, rimontiamo soddisfatti in sella e via verso Bourg Saint Maurice.
La discesa è veloce e accompagnata da un panorama ottimo (che richiede ancora qualche breve sosta foto) e dalla brulla montagna si scende verso boschi sempre più verdi ed ombreggiati.
L’unica pecca è il caldo che si fa sempre più asfissiante mano a mano che l’altezza cala e l’umidità torna a farla da padrone, così quando arriviamo in pianura, ad Aime, proseguire diventa una vera e propria tortura: giubbotto tutto aperto ma che si attacca alla pelle, o chi può con le maniche tirate su fino ai gomiti, e visiera rigorosamente aperta per respirare, non aiutano comunque granché perché il fiato continua a mancare.
Seguendo la nostra poco dettagliata cartina (che sarà fonte di problemi in seguito) continuiamo fino a Moutiers e li le nostre indicazioni da seguire iniziano a scarseggiare, quindi bisogna affidarsi all’intuito. Purtroppo partire in tutta fretta e senza troppa organizzazione ha i suoi lati negativi, ma l’ignoto porta sempre e comunque con se il proprio fascino: la totale libertà delle proprie scelte e la scoperta tutta nuova dell’immediato che verrà.
Domandando ad altri due centauri francesi, riuscendo incredibilmente a capirci, scopriamo di stare scalando il Col de la Madeleine (pur non conoscendone l’esistenza, non essendo indicato sulla nostra cartina da poveri barboni) ed immediatamente le domande che ci sorgono sono due: Ma il Col de la Madeleine non era da un’altra parte?….quanti ce ne sono? e subito dopo comprendiamo anche il lato positivo di quella nostra scoperta: finalmente un po’ di respiro! Si, perché il Col porta su fino ai 2000 metri s.l.m. e l’aria è decisamente fresca….un toccasana in quel momento.
La “gita” donerà refrigerio, ma sarà causa anche di un grande dispendio di tempo e forze, infatti la strada per salire è abbastanza stretta e “solitaria”, passando praticamente all’interno di un fitto bosco.
Verso la cima però il panorama si tramuta in quello tipico alpino a noi tanto familiare e gradito.
Al Colle quindi ci fermiamo per far riposare le membra ma l'orologio, come detto, ci è nemico, quindi sostiamo solo pochi minuti e iniziamo a scollinare velocemente verso La Chambre e qui ci rendiamo conto del nostro errore e la cartina ci suggerisce di tornare verso Chambery piuttosto che rischiare nuovamente su qualche stradina "secondaria" e quindi lenta.
Ci ritroviamo così di nuovo in pianura ed il viaggio scorre veloce e senza intoppi finché ormai non siamo prossimi a Grenoble. Qui a salutarci ci sono nere nubi, ma riusciamo a lasciarci alle spalle il temporale evitando di fermarci ad aspettarlo a sosta (non ne avremmo avuto il tempo), così anche se prendiamo un po’ d’acqua ci rinfresca. Peccato non riuscire a godere il bel panorama per la fretta ed il brutto tempo.
La città sfila via in fretta, è tardi, siamo stanchi e la nostra metà è Saint-Martin-de-la-Cluze, un paesello scoperto su internet per caso il sabato prima della partenza, con un meraviglioso bed and breakfast ricavato all'interno di un castello del 16esimo secolo in un ampio parco: lo Château de Pâquier.
Per riuscire a raggiungere la tanto agognata meta però, visto il solito problema cartina, decidiamo di affidarci speranzosi e un po’ scazzati, alle indicazioni di un indigeno del luogo, pregando in qualche modo di riuscire a farsi capire. Il risultato iniziale sembra però pessimo e privo di risultato con un ragazzino ossigenato che non conosce altra lingua oltre al francese. La buona sorte ha però deciso di venirci in soccorso, così questo giovane, molto gentile, ci fa segno di seguirlo fino a casa e li scopriamo che i miracoli esistono e si realizzano pure! Il ragazzo infatti entra in casa a chiamare il padre, il quale ci guarda e ci accoglie nel seguente modo: <Uè! Ma voi siete italiani?>.
A momenti non ci mettevamo a piangere!
Rinfrancati nello spirito, vediamo finalmente la meta avvicinarsi con prepotenza.
Seguendo le indicazioni che ci sono state fornite, verso le 20:00, finalmente arriviamo al castello…sfiniti ma contenti.
L'accoglienza è ottima, i due gestori sono persone splendide (parlano benissimo l’inglese) e nonostante la cena sia già stata servita, facendo un po’ la faccia da cani bastonati (non che ci sia voluto tanto, visto lo stato fisico pietoso in cui stavamo) ci preparano ancora qualcosa e mangiamo sotto un grande albero nel parco. Nostri compagni di tavolo sono due coniugi australiani in Europa per lavoro ed entrambi appassionati motociclisti, quindi l'argomento della discussione è scontato...
Il posto è incantevole, ma il link del sito con le foto è meglio delle nostre parole: Link a pagina di Thebestbedandbreakfastfrance.com
Infine basti dire che abbiamo cenato, dormito e fatto colazione spendendo 40 € a testa, in un posto spettacolare e vivamente consigliato!
Ultimo ma non meno importante, ovviamente le moto trovano spazio dentro il cortile dello Château e volendo si possono mettere anche in uno dei garages.
Il bilancio del primo giorno è massacrante: le nostre moto (non proprio delle sport tourer) unite alla nostra organizzazione frettolosa, ovvero avendo deciso tutto all'ultimo (uno di noi partito senza avere nessuna borsa da moto, ma con uno zaino da montagna a spalle, 400 km di strade tortuose di montagne fatte di continuo stop and go e almeno 8 ore in sella) fanno si che nonostante una notte di riposo ci alziamo pieni di dolori.