Ciao,
News dall'Africa:
La nuova stagione delle piogge (anche se la precedente è finita con molto ritardo) incombe, decido quindi sino a che il tempo “tiene” di tentare la mia prima uscita a “largo raggio”.
Scelgo – quindi – su una strada che conosco e via Grand BAssam, Bonua, Assinie, Aboisso, Abobo punto su Noe (il posto di frontiera ivoriano verso il Ghana). In una giornata solatia (cambierà, ma per fortuna senza pioggia) mi avvio: elmo “Integrale” da cross, maglia idem, guanti come sopra, pantaloni militari, scarpa “tecnica” e (ahi!) … mascherina anti smog! Sulle spalle ho uno zainetto con tuta antipioggia ed un litro di acqua (fondamentale) in bottiglia termica, ed ora ... … … SI VA!
La prima parte, in pratica sino al fiume Comoe, è abbastanza “routine”: traffico, puzzo (che, per fortuna, scema uscendo) e disordine. Uno sguardo dal ponte (mentre la CRF riposa) un po’) non può mancare ….
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La (sotto) malconcia “fettuccia grigia” in foto è una strada di comunicazione internazionale: le merci che – sbarcate ad Abidjan – devono raggiungere Accra (capitale del Ghana) viaggiano, su gomma, su questa stradina …
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Incontrare sulla stessa un TIR che – incurante delle condizioni della strada – viaggia “a palla” è una esperienza che si può sicuramente definire … formativa!!! Andiamo oltre …
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Supero (sopra) Diatorko evitando, si vedono bene in foto, i locali “sbarramenti antitraffico”: visto il comportamento dei TIR i locali si sono organizzati: in questo caso solo gomme d’auto ma si trovano grossi massi, tronchi, spranghe di ferro ovviamente NON sono segnalati! Efficaci, senza meno ma di notte – ovviamente sulla strada non c’è sorta di illuminazione – possono essere un serio problema …
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Scavalco un ennesimo ponte, alla mia sinistra tra la vegetazione sbucano i resti di traliccio di ferro che sembra, di chi? A quando risale? – un manufatto ferroviario. L’acqua è calma, scura e con poca corrente. La CRF dormicchia ancora un po’. Inizia a far caldo, l’umidità e molto elevata ma so che il peggio è davanti a noi, per cui … ANIMO!!!
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Questa, sotto, e la città (addirittura!!!) di Aboisso uno dei centri abitati significativi andando verso la frontiera: è poco più di un ammasso di case ma ci trovi i fondamentali: acqua, benzina, meccanici, gommisti, telefoni, internet, qualcosa da mangiare (prudenza!) e – come si diceva una volta – i più svariati “generi diversi”.
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Adesso FA CALDO!!! Siamo allegramente sopra i 30° C e la CRF – sommessamente – si lamenta facendo borbottare la ventola appena ci si ferma fosse solo per un attimo. Babbeh, procediamo …
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Il fiume che attraversa Aboisso forma, uscendone, e piccole rapide che si vedono in foto. È incredibile come molti di questi fiumi non abbiano – almeno per i locali – un nome. Mi è capitato di domandare, indicandolo, come un fiume per l’appunto si chiamasse e la risposta mi ha lasciato di stucco: “Fiume””; niente di più e niente di meno!
Da questo punto, marciando su Abobo, la faccenda si fa meno bucolica, i centri abitati si diradano e le condizioni della strada peggiorano, a tratti significativamente.
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Ci sono parti che sono poco più di una pista polverosa e sconnessa ma le buche sono il pericolo minore il vero rischio sono, ancora, i TIR che spuntano da nuvole di polvere (non posso non pensare alle condizioni della catena!!!) annunciandosi con poderosi colpi di tromba. NON levano il piede dall’acceleratore a nessun costo, se sei in mezzo è affar tuo! Ai bordi ci sono alcune carcasse di auto – mi interrogo sulla sorte degli occupanti! – che fanno da silenzioso “avvertimento” ai distratti. Si va ancora avanti mentre ormai il caldo “straripa” …
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Ed eccoci (quasi) al “traguardo” e mentre mi domando – tra il serio ed il faceto – che fine abbia fatto l’arca di biblica memoria mi si presenta davanti quanto si vede sotto: questo disordinato mucchio di case, baracche, magazzini, bancarelle, mucchi di rottami, popolato di camionisti, poliziotti, doganieri, donnine, avventurieri di mezza tacca è, addirittura, un confine di stato!!! Laggiù – sotto gli alberi che si vedono al centro – c’è il Ghana (sotto). Qui comincia la “zona franca” in cui, in assenza di documenti specifici – non si può entrare.
Mi fermo, mi guardo e mi “autocommisero”: sono una statua di polvere, sudore e fango i locali che, potendo, rifuggono il calore come la peste mi guardano come fossi un matto o un alieno: UN BIANCO, IN MOTO, A NOE!!! Eresie …
Mi concedo una sana bevuta – la bottiglia termica ha fatto bene il suo sporco lavoro – scatto qualche altra foto e mi fermo il tempo che basta per “sentirmi scemo” e per domandarmi: MA CHE SONO VENUTO A FARE QUI?!?!?!
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Sulla via del ritorno osservo ancora un po’ la strada: ai bordi ci sono fermi coloratissimi camion che sembrano usciti da un film americano degli anni cinquanta.
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Si susseguono lunghe vallate in cui sconfinate piantagioni di palme da olio si alternano, e si confondono, con la vegetazione naturale alternandosi ai soliti fiumiciattoli senza nome.
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LA CRF adesso trotterella allegra, le sto concedendo un po’ di meritato respiro, ma le ventole che continuano lo stesso a brontolare. Comincio ad accusare (al rientro a casa il “totalizzatore” dirà 350 chilometri percorsi, praticamente, tutti di un fiato) e, per spezzare, riporto un aneddoto breve e curioso:
Per caso mi sono fermato, andando e venendo, a rifornirmi (il serbatoio della CRF ha una capacità che, da queste parti ed in questi frangenti, è praticamente il “minimo sindacale”) nello stesso paesino scegliendo ancora a caso due benzinai contigui, durante il secondo rifornimento (circondato da un pletora di spettatori in stile pit-stop della Parigi-Dakar) il ragazzo alla pompa mi guarda fisso e poi, con aria seria e voce profonda, mi chiede: “Sei tu lo straniero che questa mattina è passato qui per andare a Noe?).
Sorrido sotto al casco (mentre mi vengono in mente scenette simili viste in infiniti film western dove lo “straniero” è sempre oggetto di curiosità e, a volte di diffidenza), ringrazio, pago e lascio una mancetta che, immancabilmente finirà in birra ed altri alcolici.
In un calore ormai pesante … prima in giù, rapido sguardo indietro e VIA!!! Mi aspetta ora la parte di strada migliore (o meno peggio) e metto nuovamente alla frusta la manciata di cavallini annidati nel mio motore che, dal canto loro, non si fanno pregare. La CRF va via quindi a passo spedito e senza sforzo apparente.
Arrivato a casa devo, mio malgrado ammettere, che la motorella sta decisamente meglio di me; in specie del mio prezioso “fondo” che ha affrontato cinque ore scarse di cottura a fuoco lento su quella che gli altri chiamano sella (della CRF) e che io chiamo invece definisco una… ASSE DA STIRO!!!
Apro il cancello, parcheggio, all’ombra, mi svesto, bevo avidamente, guardo la moto ringraziandola in silenzio ed infine … DOCCIA! Anche per questa volta è “game over”. Alla prossima …
Francesco