trovato oggi mentre cercavo altro...
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MOTORI L'Asaps denuncia: chi viaggia su due ruote ha una possibilità di rimanere coinvolto in un incidente stradale di ben 18 volte superiore che per il conducente di una auto
"Di moto e scooter si muore"
Nuova inchiesta sugli incidenti
Moto e sicurezza. L'Ania ha appena lanciato una grande inchiesta, da tempo Repubblica.it è schierata in prima linea nel denunciare una situazione di pericolo senza precedenti. Ora un nuovo tassello si aggiunge a questo complicato mosaico. Ed è una nuova inchiesta dell'Asaps, associazione amici polizia stradale, pubblicata on line e sulla rivista "Il centauro". Il titolo dice già tutto: Mal di Moto.
Ma perché tanto 'accanimento' su questo aspetto di moto e incidenti, ci chiede più di un lettore nel blog. Presto detto: è vero che la moto rimane il mezzo più emozionante e accattivante nella mobilità moderna. Pochi mezzi di locomozione danno la sensazione di libertà che dà un veicolo a due ruote. E non dobbiamo mai dimenticare che un motociclista in più sulla strada è un'auto in meno sul percorso e in un parcheggio.
Però la categoria vive gli aspetti più drammatici della mobilità. Per questo va informata meglio, oseremmo dire che va difesa dai numerosissimi fattori di rischio che la riguardano. In Europa, ultimi dati disponibili ETSC, mediamente per ogni chilometro percorso il rischio per un motociclista di rimanere coinvolto in un incidente stradale e di ben 18 volte superiore che per il conducente di una autovettura. Se questa raffigurazione appare shoccante nel suo complesso, le singole variazioni nel rapporto motociclista/automobilista a livello nazionale sono ancora più impressionanti: da 6 volte in Norvegia (la più sicura per i motociclisti) a 50 volte per la Slovenia (la più pericolosa). L'Italia come si colloca? Non lo sappiamo. Nell'analisi dell'ETSC i dati relativi al nostro Paese mancano. Però elementi valutativi, anche se datati, ce ne sono.
Quando parliamo di incidenti sui veicoli a due ruote, dobbiamo partire da un dato impressionante, nel periodo1995/2005, in Italia, hanno perso la vita in moto 14.984 persone, mentre 882.179 hanno
riportato ferite, molte delle quali altamente invalidanti.
Nei fine settimana dei primi 10 mesi del 2008 i dueruotsti sono stati vittime in 484 incidenti mortali su 1.218 totali, pari al 40%. Il dato fa segnare un leggero calo pari 36 vittime, -6,9% rispetto allo stesso periodo del 2007, ma rimane assolutamente drammatico. Ricordiamo che il parco moto e ciclomotori corrisponde a circa il 19% del parco totale dei mezzi, ma va sottolineato che i veicoli a due ruote coprono in Europa appena il 2 - 2,5% della mobilità totale (auto, camion, pullman), in Italia raggiungiamo il 3,5 - 4% per il clima più favorevole che caratterizza il nostro Paese.
Secondo i dati complessivi Istat degli incidenti del 2005 i veicoli motorizzati a due ruote sono stati coinvolti nel 26% degli incidenti mortali. Assistiamo ad una preoccupante tendenza alla crescita di questa fascia della sinistrosità che, lo abbiamo visto ne fine settimana tocca quota 40% e d'estate arriva al 60%.
Dobbiamo considerare come un dato drammatico ed inaccettabile quello di circa 1.400 vittime l'anno, al quale dobbiamo poi aggiungere oltre 90.000 feriti, molti dei quali hanno riportato lesioni permanenti e non torneranno più a camminare con le loro gambe. Numeri di una follia, della quale - qualcuno - prima o poi se ne dovrebbe occupare.
(4 novembre 2008)
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