BlackSkorpion ha scritto:
Secondo me c'è... e sta in ognuno di noi. Nel nostro piccolo dobbiamo cercare di educare e diffondere quanto più possibile una cultura orientata alla sicurezza (su questo punto non mi dilungo... ), che non vuol dire eliminare il divertimento dell'andare in moto!
E questo lo si può fare con gli amici, con i propri figli, parenti...
Magari sarà difficile far cambiare idea ad una testa di legno! Ma forse al proprio nipote che sta per prendere la sua prima moto... coinvolgendolo anche in qualche giro e facendogli capire cosa vuol dire "andare in moto" e come ci si possa divertire senza dover necessariamente rischiare clamorosamente la propria pelle! Insomma... il cervello sempre su ON!
Sono belle parole, e non lo dico con ironia, ma rimangono sempre tali.
Trasformarle in azioni e attendersi le reazioni, occorrono di maggiori prerogative.
Le iniziative per la sicurezza lasciano purtroppo il tempo che trovano, e l'impegno profuso da chi organizza, ha sempre i soliti risultati.
Parliamoci con franchezza, e senza girarci intorno,e facciamolo con un'analisi più approfondita del problema.
La quasi totalità degli incidenti stradali diretti è dovuta all'imperizia del guidatore.
Chi è il tipico soggetto più propenso al problema?
In genere è catalogabile con il guidatore (non specifico volutamente per evitare possibili polemiche, ma ne sappiamo tutti la tipologia) che, per scarsa preparazione tecnica, e assenza di esperienza di guida concreta su una motocicletta, colto da momentanea crisi adrenalinica e dalla teoria del branco, arriva ad un limite per lui non sopportabile e quindi cade nell'errore.
Ma se vogliamo parlare del reale problema, dobbiamo fare uno sforzo di astrazione.
L'adrenalina, è un elemento insito in ognuno di noi. La sua ricerca, è obliterata dalla nostra coscienza in vari modi e livelli. C'è chi ha una soglia di intervento maggiore, chi no.
E' un bisogno non razionale, se vogliamo chiamarlo cosi, è una sorta di spinta o esigenza interna.
Ricorrendo alle figure retoriche, il bisogno di adrenalina è come il bisogno mentale di nicotina.
Con questo cosa voglio dire?
Che le campagne contro il fumo, quanto possono attecchire sui fumatori?
La stessa scritta "il fumo uccide", quanto fa desistere il fumatore a non accendersi la sigaretta?
Li subentra l'altro aspetto, quello della fatalità. E' difficile proiettarsi una realtà negativa in vicinanza, si pensa che "ma capiterà mai a me?"
La distanza nella percezione reale del problema, unita all'esigenza adrenalinica, fa si che le soluzioni, come dicevo prima, non vanno cercate fuori.
Magari il mio pensiero è formulato non correttamente, e ne possiamo discutere.
Resto sempre aperto al confronto.