Commento di: daryoskik
Bellino l'articolo.
L'ultima foto poi...
Complimenti comunque, serviva una cosa del genere.
Commento di: Maryj-Raptorina
Ci ho messo un po' a trovarla,ma rendeva bene l'idea
Commento di: daryoskik
No, quello non credo.
Prova a prendere i 70, saltare e andare addosso a quei rotoloni.
Non credo tu ti ci fiondi dentro senza che ti si spappolino le cervella :asd:
Commento di: Ugo51
ottimo articolo.
spero venga letto da molti
Commento di: _UBER_
Mi si gela sempre il sangue...
Commento di: SSMANETTA65
Spesso molti non pensano alla conseguenze di un incidente. Questo articolo li porterà (spero) con i piedi per terra. Puoi indossare un 'armatura medioevale, ma se non accendi il cervello.....
Ottimo articolo, brava.
Commento di: devargas
L'ho letto, tutto, angoscia sentire riassunte e raggruppate in un unico racconto le ansie le paure ed i rischi di noi motociclisti. Bada bene, molti di noi queste cose le conoscono, altri le intuiscono, ma tutti cerchiamo di ignorarle, almeno in parte. Per non svilire quel bel mondo di sensazioni che la moto ci dona.
Come il ricordo del trauma vissuto, credo che la nostra mente escluda in parte la coscienza del possibile rischio. Non saprei dire se è un bene o un male, forse è un meccanismo di protezione. Immagino l'ansia di chi, per ogni sua cosa della vita, e per ogni sua azione, valuti i rischi oggettivi ed i rischi probabili: "quelli portati eventualmente da un caso che potrebbe non avverarsi". (Smetterebbe di vivere).
Mi ha colpito il punto dove dici che ci sono fratture che sembrano causate dalle protezioni stesse in quanto sembra che fungano da leva. Immagino che parli delle braccia, sotto la spalla e la clavicola. Credo sia vero, a me piace sentirmi libero nella caduta. Certe protezioni sono troppo dure ed accentuate.
Poi che dire, la tuta è anche un rituale. La classica vestizione che modula la coscienza ad assumere una concentrazione dedicata all'evento. Come un concetto meditativo che abbisogni del suo mantra.
Certo, non ti protegge, ma prepara la tua coscienza, attiva la tua percezione, affina il tuo istinto, e credo, fin'anche, possa favorire una sorta di preveggenza.
(mi spiego meglio: "quando stai concentratissimo operi delle manovre di emergenza che non lasciano spazio al tempo di pensare richiamando alla memoria le azioni giuste e la giusta sequenza di movimenti. Sembra che la situazione di rischio sia un tutt'uno con te e l'azione, e che il processo cognitivo c'entri poco...ti prepari al pericolo prima che questi avvenga e gestisci in completo automatismo l'emergenza. Non hai nemmeno il tempo di avere paura).
Il tuo articolo è utile e terribile, ma porta a pensare, anche se non sempre il pensiero corrisponde al timore che certe situazioni dovrebbero trasmettere.
Concordo sul fatto che il guaio è correre su strada ma, che sia strada o pista faccio io una domanda: a chi non è mai capitato di incominciare a correre controvoglia, non sicuro, inanellando come conseguenza errori su errori e rischiando la caduta (ed a volte ottenendola?)
A chi è capitato, poi, all'opposto, di entrare in una specie di trance, sentendosi tutt'uno col mezzo e la strada e guidando bene come non mai ed anticipando in molti casi le mosse dell'avversario o "prevedendo addirittura" il rischio dietro la curva o comunque celato?
In conclusione: correre è l'apertura forse ad un mondo percettivo superiore. Un mezzo per avvicinare coscienza ed io, un evento con i suo riti e le sue non confessate preghiere.
Potrei continuare ma forse è meglio che mi fermi. Auspico che inseguire quell'emozione forte che ci porta a vivere l'inspiegabile e l'indefinito, correndo, possa avvenire solo in pista: ma non escludo che la strada porti egualmente ad una differenza di modi: come due cose distinte e separate.
A volte l'esigenza spirituale si scontra col caso ed un destino avverso, (che si avvera sotto forma di incidente) ma chissà, può darsi che è scritto, che la nostra anima lo faccia con coscienza.
Commento di: Maryj-Raptorina
Mi è piaciuta moltissimo la tua risposta, hai rievocato nei gesti del motociclista, nel suo andar per strada una sorta di ricerca del proprio spirito, della sensazione di "vuoto" che gli antichi ed i saggi moderni, i filosofi, i religiosi ricercano in maniera poi non tanto dissimile anche se attraverso diversi strumenti.
Concordo sul fatto che la paura nel fare qualcosa, una qualsiasi cosa, non sia poi così positiva e spesso,anzi, porti a svolgere le cose peggio di quanto ci si aspettasse; ma la dispercezione che a volte ci viene data dall'indossare quella "super armatura" può farci cozzare prima del normale contro la realtà.
Commento di: devargas
Sono contentissimo di essere stato compreso appieno e non frainteso come poteva succedere.
Commento di: pclearmoon
Mi sono imbattuto per caso on questo 3d. Utile e importante il post iniziale. Stupenda questa risposta di devargas.
Commento di: MacMickey
"Impattare a quelle velocità corrisponde a lanciarsi dal terzo piano di un palazzo: vi lancereste mai da quell'altezza solo con una tuta pensando di non farvi nulla? Non credo. "
Gli esempi come questo rendono terribilmente l'idea di cosa si rischia in un incidente in moto.
Sentirsi sicuri è a volte la cosa più pericolosa, perchè sposta i paletti della nostra personale percezione del limite e ci spinge oltre la soglia che un atteggiamento prudente detterebbe.
Prudenza e due ruote non solo possono convivere, ma lo possono fare a lungo, molto a lungo!
Commento di: marco_mas
Ciao! e complimenti per l'articolo. Ma potresti essere più precisa riguardo alle garanzie che offre il paraschiena? io non so rispondere alla domanda che hai fatto, ma credevo che un paraschiena livello 2 fosse capace di proteggere la colonna per urti almeno entro i 100 km/h. sai dirmi (dirci) qualcosa di ufficiale in proposito?
lamps
Commento di: Maryj-Raptorina
Per avere maggiori risposte bisogna andare a vedere quali sono i test a cui vengono sottoposti i capi di abbigliamento per essere ritenuti idonei.
Immagina di avere un paraschiena e metterlo addosso ( a mo' di vestitino) ad una tavola di legno, dopodichè immagina di collegare tale tavola di legno in qualche maniera alla moto in modo che sporga, prova a fare impattare tale tavola di legno, dal lato del paraschiena, contro un palo, ai 50km/h.. probabilmente la tavola di legno non si spezzerà, cosa che invece è probabile avvenga se stai andando ai 100 km/h.
Facendo una ricerca sul web solo qualche rivista tedesca ed inglese spiega meglio quali sono i parametri utilizzati. Te li posterò più sotto, dammi solo il tempo di cercare i link
Commento di: Maryj-Raptorina
Ah, dimenticavo che i parametri di base sono, la resistenza alla penetrazione e la capacità di attutire e dissipare l'urto.
La resistenza alla penetrazione viene superata, che io sappia da pochissimi modelli (due se non ricordo male) e comunque varia in base alla zona in cui agisce la forza penetrante (centro del paraschiena,lati o punti di raccordo delle placche del paraschiena), invece per quanto riguarda la capacità ad attutire questa viene fatta lanciando un peso di 5 kg . non so da che altezza ( cosa fondamentale ma che non riesco a trovare) sul paraschiena per tre volte di seguito valutandone poi i danni...
Ripeto, appena trovo articoli completi e decenti te li posto.
Commento di: PaoloG
La norma di riferimento (EN 1621-2) asserisce che il "colpo" deve essere di 50 joule, per cui con una massa di 5 Kg l'altezza a si calcola semplicemente: poco più di un metro.
Commento di: marco_mas
grazie mille, gentilissima. Che io sappia, il migliore paraschiena in circolazione ad oggi è il forcefield nuovo modello. Non ricordo i numeri precisi, ma è quello che è uscito con i risultati migliori da test ufficiali.
Grazie di nuovo
lampeggio
Commento di: Adrm
rispondo a tono ad un articolo utile ma" sminuente" scritto da una ragazza che gira in moto con magliettina e jeans (tacci tua)
Parliamo di esperienze :
Amico alle pendici dello stelvio - Intutato - un camper gli taglia in pieno la strada lui entra nella fiancata la sfonda e entra subito in coma ... praticamente ogni singolo osso ha sofferto il colpo ma Tuta,casco integrale e paraschiena fanno il loro lavoro e nonostante i 6 mesi di coma , le varie riabilitazioni l'aver perso l'uso di alcuni arti .. bhe l'altro gg nonostante tutto ciò era con il suo gsxr1000 a farsi un giro ...
Io a 80 kmh ora mi ritrovo con un camion che mi taglia la strada di netto ...facico in tempo a pelare i freni la gomma stride e BAM contro il parabrezza ...col ginocchio sfondo la mascherina e radiatore (ventola inclusa ) col casco sfondo il parabrezza , ma il colpo mi ributta indietro la testa c he viene fermata dal paraschiena ...tradotto in pochge parole moto da buttare , camion da ricostruire e io in piedi che bestemmio come un cane addosso all'autista .. ma sto bene e la ventola del radiatore l'ho spezzata con le saponette e non ho nessun tipo di danni fisici (1 ora dopo ero a lavoro)
Io a 30 kmh scivola l'anteriore e cado ... jeans giacca tecnica casco integrale e guantacci di pelle tipo intellettuale
Risultato? Rotule in vista , mentoniera del casco con ancora i segni .. mani contrite e sbucciate 4 settimane di medicazioni varie prima di tornare a lavoro
Non siamo indistruttibili con le tute e l'abbigliamento completo ma sicuramente l'entità del danno viene smorzata !
Commento di: Maryj-Raptorina
E' proprio quello che tu hai scritto che voglio sfatare, il mio articolo mira proprio a far capire che quello che tu dici non è del tutto vero.
Sei partito erroneamente dal presupposto che io pensi che i dispositivi di protezione non vadano usati, ma attento , non ho detto questo ed il titolo è chiaro ed esemplificativo... inoltre la mia frase, relativa al lancio dal terzo piano con o senza tuta avrebbe potuto farti capire cosa intendevo.
Ben vengano le protezioni, ma non pensiamo che andando oltre certe velocità,come spesso accade quando si è intutati , possano fare qualcosa di più.
Quel tuo amico che ha fatto 6 mesi di coma e si è salvato,non si è salvato per via della tuta, perchè un impatto tale porta comunque a comprimere tutto ciò che è avvolto dalla tuta , (guarda l'immagine del tipo in tuta all'interno dell'articolo,la tuta è intera...lui non direi proprio..) e probabilmente fosse avvenuto senza questa il risultato sarebbe stato lo stesso, forse con qualche abrasione in più, ma non sono le abrasioni a mandarti in coma, sono le fratture ,la perdita di sangue che ne consegue, la commozione cerebrale etc...
Commento di: Adrm
quello che sostengo cara mary è che è indubbiamente meglio averle che non averle ...
anche a 30 kmh ...
poi basta guardare in quanti sono morti al Mugello o in altre piste per capire che non si diventa indistruttibili nemmeno in pista e che le velocità andrebbero regolate al buon senso
Commento di: cooperste
Io è un po di tempo che per i giri "turistici" in coppia, dove rispetto quasi meticolosamente il CdS, soprattutto perche in Svizezra sono spietati con chi viaggia veloce, e metto giubbotto in pelle con protezioni, casco e stivali. Niente tuta.
Questo perchè so che la migliore protezione è la cautela, la prevenzione e cercare di evitare i pericoli prima che possano esserlo davvero.
Poi il vero pericolo è una macchina che manca una precedenza, una che fa un dritto e te la becchi di fronte dietro a una curva e cose del genere, e in quei casi puoi essere nudo o intutato ed è QUASI lo stesso.
Altrettanto giubbo-casco-stivali se fai caschi a 30 all ora in citta bastano a portare a casa le ossa tutte intere.
Quando facevo un po' lo smanettone per i colli della valle di susa viaggiavo intutato di tutto punto, altrimenti non riuscivo nemmeno a piegare per paura di svivolare.
PS
sono appena tornato dal Mugello, ci ho fatto un giro in parata al raduno internazionale di Mini www.imm2013.eu.. mi è venuta voglia di partire e tornare li con la moto, prima o poi lo faro' per togliermi la voglia di smanettare come si deve.
Commento di: Vespertili
Sono felice di leggere questo intervento.
E sono doppiamente felice che provenga da una femmina motociclista (sia per fattore gagliarda, che per fattore sociale. Le donne sono certamente più caute di noi maschietti testosteronici).
Io sono un guidatore cauto.
Io amo andare in moto tanto quanto amo vivere.
Esagero se dico che non tocco mai i 50 in città?
Forse.
Ma forse no.
Forse io adoro godere in moto, non in ospedale.
C'è gente che arde per raggiungere la meta, io invece sono desideroso di assaporare il tragitto.
Per me il viaggio è essenziale.
Quasi più dell'arrivo.
Non ho bisogno di accelerare per sentire il mio pisellino da maschio alfa.
Sono altre le emozioni che mi fanno sentire potente.
E toccare i 100 in zona urbana, non è fra queste.
Se fossi da solo, nelle autostrade americane, io e gli scorpioni, forse correrei come un coyote incazzato, ma siccome siamo in Italia, costruita su città medioevali, viuzze strette, strade ancora in pietra, cemento devastato che il comune si ostina a non rinnovare, io vi confesso che i 50 in città non li supero.
Inoltre vi confesso che io ho un'attenzione quasi maniacale verso la guida.
Raramente mi distraggo.
Raramente faccio frenate da urlo. Anzi, mai.
Se stringo il freno, è perché sto avendo un incidente.
Perciò ragazzi, volete correre?
Fatelo in pista.
Non sto scherzando.
La città è fatta per vivere.
La città si presta ad un contesto sociale DIVERSO da un ***** di circuito Moto GP.
Volete correre?
Volete sentire l'energia sotto al culo?
Volete provare l'ebrezza Rossi?
Fatelo in pista.
E COMUNQUE, ricordate una cosa.
La vostra incolumità (e quella degli altri esseri viventi) è più importante di tutte le accelerazioni del mondo.
Statemi bene.
Commento di: elekktra
Io lo trovo un ottimo commento!!!!
Commento di: Pantarei1958
Condivido in pieno sia il comportamento alla guida che i consigli a chi vuole sperimentare cose "più forti".
Grazie per la tua assennata testimonianza.
Commento di: faBRi800
Parole sante...io a 80 km/h ho sfasciato la mia brutale, il mio piede e il mio paraschiena dopo otto metri di volo con atterraggio sull'erba (grazie a dio in centro paese ) mi ha ammorbidito la caduta.
ho ragione quindi appena mi riprendo credo che eviterò il più possibile i centri urbani e se sarò obbligato ad attraversarli e non riusciro a controllare il polso mettero il il limitatore a 50!!!
Commento di: Doc_express
Non ho mai usato abbigliamento omologato e sarà una delle cause che mi porteranno a vendere la moto qualora diventasse obbligatorio. Ne ho le tasche piene dei pilotoni della domenica che sfrecciano in ogni dove. E ancora di più di quando mi si dice "la moto è sempre pericolosa".
Come è possibile che dall'86 a oggi sono sempre tornato a casa con le mie gambe (anche se qualche volta facevo cai cai ) ? Molto semplicemente perchè guido in maniera pacifica,la strada non è una pista e mai lo sarà!
Commento di: devargas
Inizio col dirti questo: "non fraintendermi la penso come te ed ho capito cosa volevi dire".
Per natura mi faccio sempre un sacco di domande e leggo molto (anche in assenza di domande specifiche da soddisfare).
Logico che anche per questo argomento mi sia posto dei perchè. In particolare il tuo intervento mi ha portato a chiedermi: "ma effettivamente perché si corre su strada, ed in genere in città e luoghi non idonei a farlo?
Ebbene, una risposta potrebbe essere che dal 1911 al 1970 i circuiti erano prevalentemente cittadini ed attraversavano strade comuni e piccoli borghi.
La componente rischio/spettacolo è (era) ovviamente altissima, come pure lo spirito morboso che popolava (spero) gli spettatori dell'epoca che spesso, non tifosi, speravano nell'incidente spettacolare e/o drammatico.
Parimenti il pilota assurgeva a mito tra l'eroico ed il pazzo suicida. Ma piloti (indipendentemente dalla definizione) ce ne erano, come pure i loro emuli o potenziali tali.
Già, potenziali, perchè con le risorse economiche di quel periodo gli sport motoristici erano preclusi alla maggioranza, ma molto seguiti: guardare e non...giocare.
Questa latenza non abbatte il desiderio, non svilisce i racconti, ne le gesta degli eroi che vengono nel tempo tramandati da vere e proprie leggende.
Poi, alla fine, imitati.
Dovrei approfondire il concetto di radicalizzazione, ma è innegabile che spesso la semplice pulsione, sia un retaggio del passato: una immagine che ritorna.
Se questa immagine, questo retaggio, (che può evidenziarsi come un gaudente momento o raptus) lo sperimenta il possessore di una moto, alla prima occasione si lascerà trasportare (per come molti suoi/nostri avi non hanno potuto) alla follia di quel godimento particolare ed oggi irrazionale che è il correre dove non è dovuto ne' consentito.
Credo che alla fine ci voglia più forza di volontà per resistere all'impulso che invece all'abbandonarvisi.
Se vogliamo essere responsabili e coerenti, e vogliamo mostrare vera determinazione e forza, imponiamoci il circuito.
I tempi e le potenze in gioco sono cambiate, la popolazione è triplicata ed il traffico quadruplicato. Un ragionamento razionale dovrebbe dirci che quello che si poteva, oramai non si può più.
Commento di: Doc_express
4 anni fa girando per Torino mi fermo a un semaforo con lo sportster e si affiancano alcuni ragazzini con scooter ultra preparati e mi guardano con aia di sfida. Al verde avrei potuto fumarli tutiii,bella roba ho 50 CV di più...e mi sono divertito a partire da pensionato in maniera ultra pacifica. A ciascuno le sue soddisfazioni....he.he he
Commento di: Aki78
Bell'articolo, molto interessante. Sono cose abbastanza naturali da comprendere, eppure vale sempre la pena ripeterle. I caschi che non coprono interamente il viso, poi, sarebbero da bandire del tutto.
Commento di: Alberich
Io ad oggi non mi capacito di questa cosa. Perchè non obbligano il casco integrale!? Quanta gente che mi dice che gli fa caldo, mamma mia. Legante sui denti gli darei...
Commento di: Honda_ST
Inutile dar legnate sui denti... in caso di caduta le prenderebbero da soli!
Commento di: Ospite
davvero bell'articolo, è verità che molti non volgliono ammettere, ancora molti sono convinti che la tuta li renda sicuri come fossero in una bolla invincibile..questo è il difetto di molti che non sanno essere riflessivi .
Commento di: v1cH_RR
Articolo bellissimo e ben fatto.
Tratta di cose che nel nostro subconscio tutti sappiamo, ma che tendiamo ad ignorare troppo troppo troppo spesso..
Questo articolo, personalmente, mi ha riacceso la spia del "Usa la testa, guarda cosa fanno gli altri per strada, non dare nulla per scontato, considera ogni automobilista come un neo patentato imbranato alla guida"
lamps
Commento di: Enrico58
Bello
Preciso e diretto
Complimenti
Speriamo che i vari amici a due ruote affetti da sindrome tuta
"uomo ragno/batman/superman" = invincibile lo leggano
Altra leggenda è il pneumatico trimescola effetto attak... il montarlo non trasforma le strade della tua città in un circuito...
Solita regola, pericolosi sono xx cavalli quando seduto sulla sella c'è un mulo
Lamps
Enrico58
Commento di: ballad2
Vedo che nessuno cita (e quasi nessuno usa) l' airbag.
Anche quelli non esageratamente sofisticati, che si aprono a strappo in 80ms (circa 2 metri alla velocita' di 100 Km/ora)
offrono una protezione a 360 gradi (collo compreso) ben oltre quelle di un equipaggiamento tradizionale.
Aggiungo che con il caldo si tende a sacrificare le protezioni, mentre l' airbag e' l' indumento
protettivo piu' fresco che esista. Indossando il paraschiena fra giacca e airbag poi si evita
del tutto di trovarsi con la schiena inzuppata sotto la superficie del paraschiena.
Io non andrei mai piu' in moto senza airbag, con forcefield sub4 sotto.
Al prezzo di un terminale aftermarket se ne comperano due, fateci un pensiero.
Commento di: Maryj-Raptorina
Pienamente d'accordo con te, non posso che quotarti al 100%...
Commento di: elekktra
ballad, stavo pensando anche io a un gile' air bag ma non sono ben informata, vorrei capire quale sia il migliore perche' alcuni coprono solo il collo tipo quello della Sidi e invece altri schiena clavicole ma non collo che secondo me e' importantissimo.
Piacerebbe avere delucidazioni
Commento di: CrisPC
Non posso non complimentarmi per questo bell'articolo. Ottimo.
Forse, se posso aggiungere, bisognerebbe riattribuire alla tuta il vero significato che ha in quasi tutti i paesi normali (soprattutto quelli del Nord): la miglior protezione che ci possa essere e non un capo che ci rende uguali ai campioni dell'SBK.
Nei paesi nordici è comune vedere turisti intutati in coppia su BMW GS o altre super-turistiche, mentre alle nostre latitudini tuta è un pò sinonimo di race-replica ed esaltato, ragion per cui, ahinoi, spesso quelli che si vedono sdraiati la domenica sono proprio, paradossalmente, gli intutati che invece dovrebbero, a rigor di logica, passare per quelli che cercano la massima protezione.
Diversamente i moto-turisti o passisti spesso sdegnano la tuta, credo per preconcetto (penseranno "roba da smanettoni... figurarsi se vado sulla mia GS ADV con la tuta in pelle") quando invece è sempre il più valido abbigliamento per proteggersi, naturalmente in condizioni ed a velocità sensate, come ben descritto da Maryj-Raptorina.
Commento di: biondob
Bell'articolo, molto utile, sopratutto per chi usa la moto ma non è un motociclista.
Hai pienamente ragione quando dici che la tuta, su strada, ma anche in pista, aggiungo io, non rende invincibili.
Però, la tuta e tutte le varie protezioni fanno in modo che i danni che riportiamo in caso di incidente siano sempre e comunque minori di quelli che riporteremmo nel medesimo incidente se non avessimo alcuna protezione, anche se a volte questi "danni", se pur minori di quelli che si sarebbero verificati senza protezioni, conducono ugualmente alla morte.
La consapevolezza di questa cosa, cioè del fatto che allacciarsi il casco potrebbe essere l'ultima cosa che facciamo nella nostra vita, è quella che distingue il motociclista dal semplice utilizzatore di due ruote.
Personalmente credo che sia questa consapevolezza che porta il motociclista ad indossare la tuta di pelle e non il fatto che pensa che la tuta lo renda invincibile, mi spiego:
Ogni vero motociclista sà che la moto è pericolosa e per questo quando la usa cerca di proteggersi meglio che può.
Poi, tuta o non tuta, è ovvio che è più facile cavarsela in un incidente a 50 km/h piuttosto che in uno a 100 km /h, se siamo a 30 km/h e veniamo investiti da un auto che salta uno stop, è più facile cavarsela se guidiamo uno scania invece di un ninja.
Commento di: nevada62
grazie bell'articolo!
A volte leggere queste cose fà bene, si pensa sempre che noi siamo i più bravi, e protetti bene non ci succede niente...
Commento di: rediand
Bellissimo articolo.............
Alla domanda dei miei famigliari quando ho completato l'attrezzatura chiamata tecnica, "ma ti vestirai così perchè intendi correre ?", la mia risposta, "no, ma almeno se succede qualcosa, ho sempre meno probabilità di farmi male in confronto al trovarmi in jeans e scarpette da ginastica"
Ragazzi e ragazze, il cervello ti uccide o ti salva, anche se si collega sempre il cervello e gli occhi si fanno in quattro non basta, prudenza sempreeeee, la strada è sempre li e non finisce mai....
Auguro tanti km felici a tutti...
Commento di: tafraz
articolo simpatico..purtroppo la gente non si lascia convincere da un amico in fin di vita a guidare in maniera assennata..figuriamoci da un articolo.
Commento di: LuisIT
Mi trovo d'accordo al 100% con quanto scritto.
Credo che quello che ti salva veramente è avere una E=mc^2 più bassa possibile, vuoi per cautela nell'usare la mano destra o per il colpo di c**lo che ti permetta di dissipare l'energia cinetica con una scivolata, perché se sbatti anche a *soli* 50kmh contro una pianta o un muro con buona probabilità ti ritrovi ad ammirare le margherite dalle radici anche se indossi un'armatura medioevale da 30kg ...
Commento di: benfis
Sarà ma io con la tuta ci sono scivolato in pista e non mi sono fatto assolutamente nulla.
Ma ho un terrore folle in strada.
Sono due situazioni completamente differenti.
In pista devi andare forte, anzi DEVI e PUOI raggiungere e superare il limite. Dirò di più ogni tanto conviene cadere per allenarsi a valutare il limite.
In strada... lassa stà... le conseguenze sono eccessive. Andare forte per strada è da Pirla.
Consiglierei a chi va troppo forte per strada di farsi un pò di pista: poi sarà molto più prudente per le città e i passi.
Comunque la tuta o le protezioni: mettetele!
Commento di: Elr0ndK
"Comunque la tuta o le protezioni: mettetele!"
Quotone doppio, considerato come lo hai introdotto.
Io sarò un fermone, ma preferisco arrivare a casa 2 ore dopo sulla mia moto. Mi va benissimo andar lento, godermi qualche curvetta, un po' d'aria sulla faccia e stop. Il rischio continuo cui ci si espone andando forte ovunque non vale il presunto divertimento che se ne proverebbe.
Commento di: elekktra
Mayj-raptorina questo tuo articolo io lo trovo fantastico e anzi...grazie !!!
Si capisce perfettamente cio' che vuoi intendere! Ok alle protezioni ma evitare di pensare di essere invincibili, piu' chiaro di cosi!!!
Io dico solo una cosa.... una mia amica ha perso la vita poco tempo fa' , indossava una tuta intera, pero' purtroppo e' andata contro un guard rail, pare che si sia sfondata la cassa toracia...il marito invece ha perso una gamba, si si, proprio cosi... destino infame...questo per dire che cio' che ha scritto Maryj e' utile per fare riflettere tutti noi...
Io pensavo che non sarebbe male uno di quei gile' air bag!!!
Commento di: Mamadou88
Complimenti ottimo articolo, anche se scritto nel 2013 è sempre attuale.
(copio incollo da un altra discussione che ho seguito. La dimostrazione matematica mi sembra esatta)
Dalle formule del moto uniformemente accellerato :
s(t)=(1/2)*a*t^2+Vo*t+So ;
v(t)=a*t + Vo;
con le condizioni iniziali :
Vo e So = 0 ;
a = 9.8 m/s^2 ;
resta :
s(t)=(1/2)*a*t^2 ;
v(t)=a*t ;
sostituendo :
s(t)=(1/2)*(v^2)/a ; s*a*2=v^2 ;
v=sqrt(2*s*a) ; s=v^2/(2*a) ;
in m/s per km/h si moltiplica per 3.6
Un impatto a 20 km/h equivale a cadere da un altezza di :
s=(20/3.6)^2/(2*9.8)= 1.5 metri.
50 km/h = 9.8 metri
100 km/h = 39.3 metri
200 km/h = 157.4 metri
300 km/h = 354 metri
Effettivamente non è proprio la stessa cosa, in quanto si spera che cadendo sull' asfalto c'è l'attrito che riduce la velocità.
Però in caso di impatto diretto questi numeri fanno riflettere. Chi si butterebbe dal 3° piano con casco e airbag sperando che non sucede nulla ? e 50Km/h è una velocità alla portata di qualsiasi ciclomotore.