Scrivo questo post per dare qualcosa a questo forum, io che lo leggo tanto ma non ho mai tempo di scrivere, e specificatamente per aiutare a prendere una decisione a chi, come me qualche tempo fa, è un po' indeciso se mettere mano sulle sospensioni alla propria moto. Io possiedo una HONDA cbf600s, la quale come molte moto giapponesi con un prezzo d'acquisto "non elitario", presenta un reparto sospensioni abbastanza carente.
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La mia moto è del 2008, ma non pensate che quelle comprate oggi siano tanto diverse; d'altro canto, se volete una Ducati (nuova) con le sue super forcelle super regolabili, dovete sicuramente mettere in preventivo importi di acquisto superiori. Insomma, c'è poco da pretendere. Con questa considerazione in mente, non mi sono sorpreso più di tanto quando, comprata qualche anno fa la mia moto, a fronte di un comparto ciclistico (telaio in alluminio) e motoristico (derivato dalla cbr600rr) veramente niente male, avevo riscontrato una forcella troppo soft e un ammortizzatore posteriore poco efficace. Tra l'altro, la moto aveva ben 48000 km all'attivo, a cui in tre anni ne ho aggiunti altri circa 20000. Qui però entra in gioco un fattore umano molto importante: semplicemente, piano piano... ci si abitua. Ci si abitua alla forcella che scende troppo, e ci si abitua impercettibilmente, preparandosi mentalmente all'affondamento quando si sta per inchiodare. Così come ci si abitua al mono che smorza poco gli avvallamenti/buche/ecc., con lo stesso meccanismo di anticipo mentale, un po' come quando stai per prendere uno schiaffo. Ebbene, oggi (stamattina) ho portato la mia moto a far revisionare le sospensioni. E mi sono deciso grazie a mia moglie: avendo piccoli problemi alla schiena, tutte le elucubrazioni mentali semplicemente non hanno effetto su di lei. A poco è valso un cuscino supplementare, e successivamente aver fatto rifare completamente il sellino, con una imbottitura degna di una regina: se il mono non c'è, le buche le senti comunque, e tutte. Così ho contattato "un famoso tecnico delle sospensioni di Firenze", vecchia conoscenza del Tingavert, al secolo Giotek. Stamattina l'ho raggiunto in moto, e "ci siamo" messi al lavoro. "Ci siamo" perchè Giotek quando lavora non sta mai zitto: chiacchiera, scherza, ma sopratutto ti dice esattamente cosa fa e perchè lo fa. Ed ecco qual'era esattamente la mia situazione: il mono, oltre ad essere "finito" come funzionalità, aveva anche il pistone rovinato, massimo altri 10000 km e avrebbe iniziato a perdere l'olio; la forcella era arrivata a 5 mm dal contatto diretto stelo-fodero (misurato con me di fronte), dico proprio al limite: metallo-metallo. Questa situazione, oltre a un'ovvia disfunzionalità a livello di comfort, rappresentava un potenziale pericolo per la mia stessa sicurezza. Unite, tanto per dire, una frenata di emergenza, una forcella completamente "a pacco", e magari una buca. La risoluzione del problema e il miglioramento della situazione ha richiesto l'intera mattinata, le soluzioni adottate per me sono geniali, quanto possono esserlo il rinnovare un componente che per la casa costruttrice andrebbe semplicemente gettato via. Non voglio entrare nel merito, anche perchè Giotek lo spiega meglio di me in altri post, e potrebbe sembrare una pubblicità a quest'ultimo (e non ne avrebbe nemmeno bisogno), quando invece il mio intento è quello di condividere con voi alcune riflessioni che ho fatto nel mio viaggio di ritorno, molti km dei quali fatti nella famigerata (e malmessa) Fi-Pi-Li, la superstrada Firenze-Pisa-Livorno.
Riflessione N.1: come si fa a "passare" sopra, ad abituarsi, ad una forcella ed un mono sfrenati? Ok, non tutti lo fanno, certo: molti sostituiscono le sospensioni con qualcosa di meglio. Ma quanti sono (tanti) quelli che se le tengono così come sono? (Io ero tra quelli). L'unico motivo che mi viene in mente (al netto dei soldi che non bastano mai) è che, tra il comparto motore/telaio e i pneumatici, a quel fondamentale componente che sta in mezzo tendiamo a non dare la giusta importanza.
Riflessione N.2: (collegata alla prima) I motociclisti tendono a spendere, anche un bel po' di soldi, per la loro amata motocicletta: ma non sarebbe meglio, invece di spendere soldi (tanti) per un terminale di scarico con un rumore grintoso e 2 kg in meno su 180, ricordarsi della forcella? (giusto per fare un esempio).
Riflessione N.3: il piacere di andare in moto non è "in qualche modo" legato alle sospensioni, è grandemente legato all'efficenza di queste ultime. Sarà l'uovo di Colombo, lo so, ma non mi è mai stato chiaro prima come quanto durante il viaggio di ritorno. Quando la moto ha un comportamento dinamico (quasi) ineccepibile, quando in curva freni e il mezzo non si scompone, quando in autostrada sembra quasi di viaggiare su una nuvola, ma quanto si... gode!
Riflessione N.4 (ultima): Al piacere di andare in moto si unisce anche la percorrenza massima praticabile. Si capisce, ora, chi fa tipo 1500 km al giorno, i viaggi continentali e inter-continentali; è ovvio che, con ottime e confortevoli sospensioni (e magari con selle al gel/memory foam) si può stare anche ore e ore in sella e si arriva in forma e freschi come una rosa! Ecco il segreto!
Bene, termino questo lunga "chiacchierata virtuale" scusandomi con gli amici del Tinga se questo post è stato troppo lungo, e ancora un grazie al grande Giotek: è stato un piacere averti conosciuto.