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Inviato: 15 Giu 2014 22:41
Oggetto: Passaggio da R6 a Streetfighter 848: prime impressioni!
Ciao a tutti! Pur essendo iscritto da un po’ di tempo non sono mai stato particolarmente attivo e così, visto il recente passaggio ad una Ducati Streetfigher, ho deciso di raccontare le mie prime impressioni e, soprattutto, di fornire alcuni spunti per chi fosse incuriosito dal passaggio Japan - Ducati.
Dopo tre anni di week end sui passi di montagna toscani mi sono convinto a lasciare i semi manubri della mia amata R6 mod. 2011 e di tentare il passo verso il “mito” Ducati.
Come anticipato, la moto in questione è una splendida Streetfighter 848 del 2013 presa usata con soli 400km all’attivo.
Innanzitutto, la cosa che più mi ha colpito salendo sulla nuda Ducati è la sua compattezza. Per quanto minuta l’R6 era pur sempre un quattro cilindri in linea con telaio delta box e, la Streetfighter, è tranquillamente la metà della carenata Yamaha. La posizione in sella l’ho trovata piuttosto comoda nonostante sia una naked bella caricata ma, per chi come me proviene da una carenata, sarà inevitabile riscontrare un netto miglioramento in termini di confort di seduta.
Girando la chiave e avviando il motore colpisce il tipico sound del bicilindrico bolognese: rabbioso e cattivo è una piacevole novità per chi arriva dal “ronzio” Yamaha. La frizione è duretta (ma non eccessivamente come descritto da alcuni) e molto precisa, si apprezza per la sua modulabilità.
Sul motore posso esprimermi solo in parte perché essendo ancora in rodaggio non posso superare i 6k giri, tuttavia ho iniziato ad apprezzare le doti di questo (mi par di capire anomalo) motore. Le vibrazioni ci sono ma non sono certo quelle di un classico bicilindrico e questo mette a suo agio chi come me proviene da un quattro cilindri; allo stesso tempo il motore consente di viaggiare ad un basso regime a patto di non scendere sotto i 2.500 giri, soglia al di sotto della quale strappa e scalcia. Pur essendo un bicilindrico la coppia è spostata decisamente in alto e per iniziare a tenere un andatura allegra si deve superare la soglia dei 6k giri (cosa che appunto al momento non posso fare). Decisamente appaganti sono i numerosi scoppiettii che lo scarico emette quando si rilascia il gas intorno ai 4.000 giri e che credo siano da imputare all’aria che si “intrufola” tra i terminali e i collettori nella parte in cui si accoppiano.
Fino ad ora ho percorsi circa 350 km su passi di montagna e strade ricche di curve e devo dire che sono molto impressionato dal comportamento della moto e dalla sua ciclistica. Innanzitutto non fa rimpiangere la precisione di una SS; percorrendo curvoni veloci la Streetfighter non si muove di un millimetro e si apprezza per un avantreno davvero granitico che offre una stabilità degna delle miglior stradali. La precisione in ingresso di curva è alta ed è sufficiente una minima pressione sul manubrio per far scendere rapidamente in piega la moto. La sensazione che mi ha dato è di grandissima rigidità (soprattutto se paragonata ad altre naked: prima della R6 possedevo una Triumph Street Triple) anche se, a dispetto di tanta stabilità, mi è sembrata leggermente “lenta” (passatemi il termine) nei cambi rapidi di direzione: in particolare in un misto stretto cercando di affrontare due curve in rapida successione mi è sembrata un po’ pesante, più della R6. La cosa tuttavia credo possa essere attribuita, almeno in parte, alla taratura molto rigida delle sospensioni (per me che peso 66kg la moto è una lastra di marmo) e ad una ciclistica che mi è del tutto nuova e che devo certamente scoprire. La sensazione è che questa moto debba essere guidata molto di corpo, soprattutto nel misto lento dove mi è sembrata necessaria una guida più decisa rispetto alla carenata che avevo.
Ottimo l’impianto frenante anteriore, soprattutto se paragonato a quello dell’R6. Tornando verso casa (tra l’Olmo e Fiesole per chi fosse di Firenze) un cerbiatto mi è saltato in mezzo di strada e si è piantato a guardarmi : i brembo hanno fatto il loro sporco lavoro arrestando la corsa (fortunatamente in quel momento viaggiavo ampiamente al di sotto del limite consentito!). Diverso il discorso per il freno posteriore che risulta essere decisamente blando, cosa che però mi piace perché permette un uso più deciso in curva per chiudere la traiettoria.
Per quanto riguarda la comodità come già detto la moto è senza dubbio una naked aggressiva ma, forse ancora una volta a causa dell’abitudine, non mi è sembrata una “spaccapolsi”. La guida è sì di attacco con le pedane adeguatamente arretrate (anche se per me che sono 1.79 e abituato ad una SS le avrei preferite leggermente più arretrate) ma consente di rilassarsi col busto più eretto a basse andature. Discorso diverso per la sella che ho trovato dura e poco imbottita: dopo 160 km tutti di fila schiena e polsi erano ok mentre il sedere era un po’ indolenzito; per rimediare credo che possa essere utile l’acquisto della sella in gel. Non posso pronunciarmi invece sulla guida di coppia ma guardando lo spazio ritagliato per il passeggero direi che non differisce da quello offerto dalle altre carenate, credo quindi che i giri con zavorrina siano da limitare a rare e brevi uscite.
A dispetto del suo aspetto aggressivo la Streetifghter si muove agile in città dove ho finalmente ri-trovato il piacere di prendere la moto al posto dello scooter. Certo non è il suo habitat naturale, tende a scaldare (ma non come riportato da alcuni che si sono detti letteralmente disperati per il calore emanato) e costringe a guidare con la frizione spesso in mano, ma il peso contenuto e il motore piuttosto pastoso e docile ai bassi ne fanno una moto particolarmente agile in mezzo al traffico.
Nel complesso la moto è ben rifinita e assemblata anche se trovo i comandi al manubrio più “plasticosi” rispetto alla R6 (tremendi i bilanceri del manubrio in plastica) così come fanno storcere il naso gli adesivi senza trasparente: su una moto da quasi 13.000 euro certe cose non si dovrebbero vedere, anche se in fondo si tratta di piccolezze. Tra i veri e propri “difetti” ho riscontrato il paracalore dello scarico attaccato alla pedana destra, davvero fastidioso nella guida più tecnica quanto si vuole ruotare il piede e aprire la gamba poiché costringe a trovare una posizione di compromesso. Ancora fa rabbia vedere il radiatore con alcune alette piegate dopo poche centinaia di chilometri; pur non essendo un vero difetto della moto Ducati avrebbe certamente potuto ovviare con una qualche protezione o grata di serie.
Infine il motorino di avviamento che almeno per me che provengo da una giapponese ti lascia sempre con un minimo di fiato sospeso: la moto parte sempre (almeno fino ad ora) ma appare sempre un po’ indecisa, come se “faticasse”. Non so, magari è del tutto normale e tipico delle Ducati.
In definitiva, e volendo trarre delle conclusioni, posso dire che pur avendola guidata per poco tempo non posso che essere soddisfatto di questa splendida moto. A tutti quelli che fossero tentanti di fare il passaggio da giappo a Streetfighter non posso che dire… provatela! Non ve ne pentirete! Da un lato perché è un bicilindrico che non fa rimpiangere (a fine rodaggio spero di poterne avere la conferma) l’allungo e le caratteristiche del quattro cilindri, dall’altro perché è una moto che ha un carattere e una personalità che difficilmente troverete in una più consueta (e facile) moto nipponica.
Certo, dimenticatevi di girare in 6° marcia a 60km/h e di sentire l’urlo straziato del 4 in linea, ma vi assicuro che saprà ripagarvi ogni volta che girerete la chiave per farla cantare!
Lamps