impressionante il racconto dell'incidente.....mi ha fatto gelare il sangue...
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La rivista spagnola Solo Moto pubblica questa settimana nella sua versione cartacea un’interessante intervista ‘a cuore aperto‘ con Joan Lascorz, lo sfortunato ex pilota spagnolo che lo scorso Aprile è stato vittima di un terrificante incidente ad Imola durante i test post-gara della Superbike, a causa del quale è poi rimasto tetraplagico. Ne riportiamo alcuni passaggi anticipati dal sito di ‘Solo Moto‘ e da quello del quotidiano spagnolo ‘as‘.
Sull’incidente di Imola:
“Ricordo tutto. La moto mi è ’scappata’ in avanti e sono andato ‘dritto’: ho sbattuto la testa sul muro e ho percepito subito un forte dolore alla schiena e poi, mentre rotolavo, non sentivo più il mio corpo. Quando mi sono fermato, ho guardato subito dov’erano le mie gambe, ma sentivo un gran dolore e non avevo sensibilità in gran parte del corpo. Iniziai a pensare: “Non può essere… questa non è la realtà”. E’ successo tutto molto in fretta, ma ricordo perfettamente quel colpo, quell’impatto contro il muro che mi ha rotto la spina dorsale, e come mi sono sentito”.
“Non riuscivo a muovere nulla, solo le braccia. Poi sono arrivati i commissari, e mi ricordo che c’erano molte persone alla clinica del circuito. Dicevo loro che mi ero rotto il collo, che mi bruciavano le braccia e che mi mancava il respiro. Ricordo che c’era il Dottor Costa, che vedevo per la prima volta dal vivo. Poi sono stato trasferito in elicottero all’ospedale di Bologna, dove sono stato sedato, e da quel momento non ricordo più nulla.”
Sull’operazione chirurgica:
“La squadra, i medici del circuito ed il Dottor Costa avevano capito subito la gravità della situazione e chiamarono il dottor De Iure [Federico de Iure, Specialista in Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Maggiore Bologna] affinchè si recasse all’ospedale di Bologna per operarmi. L’idea era quella di ‘liberare’ il canale del midollo affinchè l’infiammazione non si espandesse. La lesione era tra le vertebre C5 e C6, e l’idea are quella di far modo che rimanesse all’altezza della C6 senza espandersi a C5, C4… volevano salvare il movimento delle braccia e delle mani.”
“L’incidente si era verificato alle 12 e l’operazione è iniziata alle 16: un’operazone di 5 ore che mi ha permesso di mantenere il movimento di braccia e polsi. Tornato a Barcellona , i Dottor Mir e Caceres hanno riconosciuto che l’operazione era stata provvidenziale e molto ben eseguita. In breve, soffro di tetraplegia a livello C6.”
Sui primi giorni dopo l’operazione presso l’ospedale Vall d’Hebron:
“Ho trascorso quasi tre settimane in terapia intensiva. Ho avuto complicanze polmonari e avevo bisogno di assistenza per aiutarmi a respirare. La cosa più pericolosa era l’infezione. Non avevo la muscolatura per tossire, quindi non potevo espellere il muco: c’era una macchina che lo ‘aspirava’ tramite tracheotomia, che ha fatto gradualmente diluire il muco fino a quando i medici hanno pensato che non fossi più in pericolo di vita e mi hanno trasferito all’unità ‘Lesioni Spinali’. Lì ho iniziato a ricevere le prime visite, amici e parenti. Mia nonna veniva quasi ogni giorno, e i miei genitori erano lì tutto il tempo possibile, ma potevano vedermi solo due volte al giorno.”
Sui primi giorni post-terapia intensiva nella camera d’ospedale:
“La verità è che è stato molto difficile. Ho iniziato a vedere più chiaramente la realtà e quanto fosse brutta. Le speranze di riacquistare la mobilità sono andate via via dissolvendosi, e nonostante l’incoraggiamento di tutti, io già sapevo quello che stava succedendo… Per me era chiarissimo.”
“Spesso, guardando fuori dalla finestra dell’ospedale, mi sono messo a piangere da solo: la mia vita era cambiata in un millesimo di secondo, in un batter d’occhio, più velocemente di quando si accende e si spegne la luce. Solo che la luce della mia vita era stata spenta per sempre a Imola.”
Sulla riabilitazione:
“Dopo un mese e mezzo all’ospedale Vall d’Hebron sono andato all’Istituto Guttmann. Lì ho iniziato a prendere coscienza dei miei limiti e su come affrontarli, e c’erano molte persone nella mia stessa situazione, o comunque simile alla mia. Alcuni casi erano anche peggiori del mio. La verità è che il centro mi ha aiutato a iniziare la mia nuova vita, e vedere che ci sono molte altre persone con lesioni al midollo spinale mi ha aiutato a rapportarmi con la mia angoscia. Lì ho ricevuto le visite di Isidre Esteve, Albert Llovera, Filippo Preziosi, e di molte altre persone. A metà Settembre mi sono trasferita a Sant Cugat a casa di Bea, un’amica ed ex-fidanzata per un anno, che all’inizio mi ha aiutato molto. Ora sono circa due mesi e mezzo che vivo da solo in un appartamento a Sant Cugat, cercando di adattarmi poco a poco alla mia nuova situazione.”
“In realtà non posso ancora vivere da solo … per ora. Il problema più grande è che non riesco a fare le cose essenziali come vestirsi, lavarsi o preparare il cibo. Vedremo in futuro se potrò adattare il mio spazio e, con un pò di pratica, riuscire a badare a me stesso, ma sarà difficile. Mi aiuta Mercè, una ragazza che mi da una mano al mattino fino a mezzogiorno e poi tre ore la sera.
Sulle sue attuali condizioni di salute:
“Non ho sensibilità nel movimento dalla parte alta del petto verso il basso. Riesco a muovere le braccia, ma non riesco a controllarne la forza. Nei prossimi due anni dovrò lavorare molto per guadagnare tutta la muscolatura possibile. La cosa peggiore è che non riesco a muovere le dita. Riesco a muovere il polso, ma non le dita, e questa è una vera carognata, molto di più di non essere in grado di muovere le gambe. Fidati di me. Di testa sono a posto al 100%: non ho avuto nessun problema e sono lucido come sempre, anche se con una visione della vita un po ‘diversa.”
Sul supporto da parte della comunità dei motociclisti:
A dir la verità, nel periodo subito dopo l’incidente e durante la terapia intensiva, non ci avevo badato. Ma poi ho cominciato a vedere le notizie e i commenti, sia in televisione che sulla stampa, e non solo nel settore ‘moto’ ma anche sulla stampa ‘mainstream’. Inoltre, molti piloti hanno esibito l’adesivo “Power per Lascorz” che avevano preparato i miei amici: praticamente tutti i miei compagni in SBK e in Supersport lo hanno messo: Biaggi, Melandri, Sykes, Checa, Rea, Haslam, ecc. E poi anche Rossi, Lorenzo, Pedrosa, Hayden, Dovizioso, Marquez, i fratelli Espargaró … direi quasi tutti i piloti della MotoGP. E anche nel CEV e nei campionati regionali. E non solo in Spagna, ma anche in altri paesi.”
Sul futuro:
“In questo momento voglio adattare la mia casa, il mio spazio, nel miglior modo possibile. Voglio prendere la patente auto e adattare una macchina a me. Sto anche adattando la mia casa di Maçanet, vicino a Girona, che è dove ho vissuto prima dell’incidente. Alla fine ho intenzione di vivere lì. Voglio rendere la mia vita il più indipendente possibile: adesso è questa la mia priorità.”
“In questo periodo sto valutando l’approccio alla mia vita sul lungo termine, per capire quanto mi costerà vivere in questa situazione, e non sarà poco. Per quanto ne so, la qualità della mia vita dipenderà direttamente dalla quantità di reddito che potrò generare. Finora ho avuto fortuna: nonostante la mia breve carriera come pilota d’elite, ho messo da parte un po’ di soldi, e poi c’era anche l’assicurazione che mi permetterà di stare tranquillo questi primi anni. Il costo della mia vita è molto alto: la cura personale, le cure ortopediche, la casa in affitto da adattare, i fisioterapisti, ecc… In pochi anni potrei avere problemi economici.”
“Sto anche cercando di adattare un kart per bruciare un po’ di adrenalina, ma il mio infortunio non è uno scherzo e quidi non so se lo faremo. La verità è che dopo tanti anni vissuti a tutta velocità, ora mi sembra che tutto vada a rilento.”
“Ho intenzione di migliorare le mie conoscenze della Borsa, e riorganizzare con i miei amici e la mia famiglia tutta la mia vita, cercando di risolvere la questione economica al più presto. Questa è una cosa che mi turba un po’. Tutto quello che ho mai fatto è stato andare in moto, e di questo non me ne farò più nulla. Con la mobilità limitata delle dita, per adesso è un mistero sapere come potrò cavarmerla in futuro.”
Sul nuovo ruolo di commentatore televisivo:
“Marc Martin [giornalista di moto spagnolo] e Javier Grima [direttore redazione motori del canale spagnolo RTVE] sono venuti da me per dirmi che finalmente Teledeporte avrebbe trasmesso la SBK, e volevano che gli dessi una mano per quanto riguarda il lato tecnico. Non sono mai stato un grande comunicatore, ma mi intendo di moto, così ho deciso di buttarmi ed eccomi quà… spero di non dire troppe boiate! (Ride). In Spagna la gente capisce molto di moto… Sono un buon amico di Marc, questo dovrebbe semplificarmi le cose, e lo ringrazio per l’opportunità.”
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