Grazie ad una approfondita prova, mi permetto (con umiltà) di buttare giù quattro righe sulla California, ad uso e consumo del Tinga.
Moto Guzzi California Vintage
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Ci sono moto che nascono e durano soltanto per una stagione. Ci sono moto che sono nate più di quarant'anni fa e che, sprezzanti del tempo e delle mode che passano, continuano ad emanare un fascino unico. Sembra che non sentano il trascorrere del tempo, non sembra che invecchino ma, anzi, diventano sempre più affascinanti, come se il tempo fosse soltanto un elemento di secondaria importanza. Sono le moto che restano nell'immaginario collettivo. Sono le moto legate a fatti ed accadimenti storici. Sono dame di gran classe. Sono le moto che amiamo. Sono le Moto Guzzi. E questa è la California Vintage.
Quarant'anni. Un bel traguardo, specie se a tagliarlo è una motocicletta e quaranta sono gli anni trascorsi dal giono in cui apparve per la prima volta sul mercato la Moto Guzzi California Vintage. Per cui possiamo quasi dire che questa moto è da sempre nella memoria dei motocilisti, fosse solo a livello inconscio.
La California, si sa, nasce come modello predisposto dalla Guzzi per aggiudicarsi la commissione della Polizia di Los Angeles (e già, proprio l' LAPD). Ambassador. Questo era il suo nome originario. Una V7 di 850 cm cubici, allestita secondo le specifiche rigorosissime dettate dall'amministrazione americana, che voleva una moto stabile, comoda e veloce ma anche che fosse, dal punto di vista estetico, perfettamente rispondente agli standard yankee, senza dimenticare quegli accessori tipici delle moto "in uniforme". Ecco allora il manubrio e la sella ampi, il grande parabrezza e le borse.
La moto "civile" fece la propria comparsa sul mercato poco tempo dopo e si caratterizzò subito per un'estetica che era quella classica delle custom ma che, allo stesso tempo, si differenziava molto dal filone tradizionale delle cruiser a stelle e striscie (vedi Harley Davidson). Certo, paragonata ad una moto europea, la Guzzi sembra quasi anabolizzata ma se paragonata ad una Harley, la California stupisce per le sue dimensioni contenute.
Design
Lunga, bassa, acquattata sul suo posteriore imponente ma non massiccio. La California Vintage riesce a dissimulare perfettamente le sue dimensioni importanti grazie ad una linea azzeccata, sfruttando come escamotage un set di valigie dalla linea particolarmente sfuggente ed una serie di filetti che corrono lungo le fiancate. Da ovunque la si guardi non si può far altro che rimanere rapiti dalla dovizia di particolari, dall'abbondanza di cromature (ovunque: parafanghi, fari, coperture delle punterie, protezioni degli iniettori, attacco della stampella laterale, paratie al cannotto di sterzo, tubi a protezione delle valigie, clacson e portapacchi), dal suo anteriore cosi slanciato che fa da contrasto ad un posteriore "pieno". La California è piena di particolari tipici delle moto americane, come il parabrezza alto, le ampie pedane ed i fendinebbia ma una gran parte del suo fascino deriva dal mitico bicilindrico "Made in Mandello" che domina, forte della sua possanza, la linea laterale.
Ebbene si, la Vintage ha tutta l'aria di una moto curata, rifinita, ben realizzata e la memoria corre a quando, da bambino, vedevo i Corazzieri sulle loro Guzzi California 1100, scortare il Presidente verso il Quirinale.
Tecnica
Per rispettare le norme Euro 3 il bicilindrico Guzzi è stato soggetto ad una serie di piccoli aggiustamenti e, visto che c'erano, i tecnici lariani hanno deciso di implementarlo con qualche piccola novità. Niente di trascendentale, beninteso, la California è un mito e come tale non può far altro che rimanere simile a sè stessa. Migliorie, si diceva, come le nuove teste, i cilindri, le bielle, i pistoni, le guide valvole e le valvole di scarico in nymonic, presi in prestito dalla Breva. Nuovi anche il volano e l'alternatore. L'alimentazione è affidata ad un moderno sistema di iniezione con corpi farfallati da 40 mm, che permettono alla Vintage di rispettare i limiti prefissati dalla normativa Euro 3. La trasmissione è affidata al classico cambio a 5 rapporti con frizione bidisco a secco, mentre la finale rimane sempre (classicamente) a cardano. Per quanto riguarda la ciclistica, la forcella è tradizionale con regolazione in estensione e i due ammortizzatori sono anch'essi regolabili nel precarico e nell'estensione. Da segnalare anche la presenza di un ammortizzatore di sterzo. Notevole l'impianto frenante con un sistema all'anteriore composto da una coppia di dischi da ben 320 mm e da un disco singolo al posteriore da 282 mm.
Su strada
Dopo essere rimasti ad ammirare lo splendore della California Vintage è giunto il momento di salire in sella, girare la chiave e dare vita alla Guzzi. Le vibrazioni al minimo sono rimaste ma più che vibrazioni sarebbe giusto parlare di pulsazioni, perchè il fremito del bicilindrico al minimo non è per nulla fastidioso, anzi, è parte integrante del carattere della moto e contribuisce a rendere quel fascino unico. La posizione in sella è votata al comfort anche se la triangolazione pedane-sella-manubrio è più costretta rispetto alle custom americane. Tutti i comandi sono facilmente raggiungibili ad eccezione della stampella laterale che finisce, quando è aperta, davvero troppo lontano dal piede. Peccato, considerando che il cavalletto centrale si inserisce anche rimanendo in sella. Un plauso va alla presa di corrente da 12V (tipo accendisigari).
Con la California scordatevi accelerazioni al fulmicotone e pieghe esagerate. Meglio tenere una guida fuida e godere della spinta fornita dal bicilindrico di Mandello, sempre costante da 2000 fino a 5000 giri. Una vera divoratrice di chilometri, questa Moto Guzzi, capace di fornire un comportamento omogeneo anche sui curvoni autostradali percorsi a velocità elevata. A dire il vero, la California si dimostra soprendente rispetto alle altre custom grazie ad una notevole leggerezza e una buona luce a terra ma il terreno ideale della Guzzi è il turismo all-around fatto di strade secondarie da percorrere con un buon ritmo ma senza esagerare. Meglio adottare una guida d'altri tempi, assecondando la lentezza del cambio (a proposito, a quando una novità?) e godendo dell'efficacia delle sospensioni nella marcia fluida. Ottima anche la frenata anche se l'uso del comando a pedale richiede un certo periodo per abituarsi, a causa dell'ampiezza delle pedane.
Viviamo in un mondo che ha sacrificato tutto sull'altare della rapidità esasperata. Tutto viene macinato in pochissimo tempo: notizie di cronaca, emozioni, sentimenti, tutto digerito e spazzato senza la giusta riflessione, senza prendersi i giusti tempi. Di fronte a questo isterismo collettivo è bello trovarsi di fronte ad una moto costruita come una volta, da godersi con il casco e con gli occhiali da sole, senza fretta, senza il navigatore GPS, dando semplicemente ascolto al cuore e al desiderio di libertà.
Buona moto a tutti.
Ciao,
Danilo