"Non è una cosa facile da far passare - ha spiegato Bianchi - ma molte auto hanno già la programmazione del limite di velocità. Perchè produrre macchine che vanno a 250 all'ora, se poi c'è un limite di velocità inferiore?"
Autolimitare la velocità
Il ministro dà il primo ok
Qualcosa si muove: il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi è il primo ad uscire allo scoperto e a dichiararsi favorevole a limitare elettronicamente la velocità massima delle auto.
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Idea ingenua e superficiale, ma molto diffusa, lo ammetto. Analizziamola con calma.
Essi, sono convinti che limitare un automobile a 160-170km/h possa far diminuire in modo generalizzato gli incidenti mortali… una leggera riflessione, avrebbe fatto capire loro che la maggior parte delle automobili che circolano, per lo più utilitarie e medie berline, raramente raggiungono quella velocità (o la superano di poco: un 1400 solitamente raggiunge i 180 circa e ci impiega un per po' per arrivarci) e non mi pare che la stragrande maggioranza degli incidenti avvenga a causa di automobili di grossa cilindrata, ma sia invece equidistribuita fra le varie classi.
Sappiamo che è il centro abitato, il luogo in cui avvengono la maggior parte degli incidenti (dato dell'ultima rilevazione ISTAT/ACI disponibile, ovvero del 2005) e lì, mi risulta davvero poco utile l'avere una macchina auto-limitata ai 160km/h, essendo il limite da codice e, in questo caso, effettivamente sensato, di 50km/h.
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Altra cosa interessante rilevabile dall'indagine, è che la velocità non è la principale ed unica causa dell'incidentalità (seppure ne contribuisca in buona parte), ma se la spartisce ad armi pari col mancato rispetto delle precedenze (questo specialmente in ambito urbano), la guida distratta ed il mancato rispetto delle distanze di sicurezza.
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Mentre è difficile rilevare questi comportamenti scorretti e prevenirli, la velocità invece è facilmente misurabile e quantificabile. Si sceglie quindi di trovare una sorta di capro espiatorio e combatterlo, in modo da mostrare al popolo ingenuo tutto il proprio impegno per la loro sicurezza. In realtà, si sta soltanto ingrandendo una delle concause (superata in effetti, dalla somme della altre due principali), per far credere che sia la sola ed unica causa degli incidenti. Fatto questo, diventa facile combatterla, anche se non si traduce nel risolvere il problema principale.
Sarebbe molto più efficace invece operare una corretta e più rigorosa educazione civica (già: Civica, non solo Stradale) e smetterla di regalare, di fatto, la patente a chiunque sia in grado di dimostrare di saper spostare un veicolo per circa venti minuti senza distruggere nulla.
Questo purtroppo, abbasserebbe il numero delle persone con la licenza di guida, traducendosi in meno gente che paga tasse di possesso ed accise sul carburante, per non parlare di come reagirebbero le scuole guida. Un mezzo disastro economico. È più conveniente permettere a degli incapaci, di guidare, così pagano sia per il possesso e l'utilizzo (e manutenzione: non dimentichiamo tagliandi e revisioni, proprio di recente aumentati) che, successivamente, per le infrazioni che commettono (producendo collateralmente degli incidenti). Diamine! Assomiglia quasi ad una finanziaria!
A che serve quindi limitare la velocità? A ben poco, se si cerca la sicurezza.
Passiamo al Tutor. Attualmente, è utilizzato su alcuni tratti autostradali. Questa cosa non è specificata nell'articolo di Repubblica e la mancanza di questo dato, porterebbe invece a supporre, erroneamente, che l'utilizzo del Tutor sia ben più esteso. Al contrario, il sito della Polizia di Stato specifica chiaramente l'ambito in cui è utilizzato e fornisce anche la mappa dei tratti di autostrada coperti.
L'articolo di Repubblica, trae in modo molto naïf, la conclusione che il successo del Tutor, quanto a prevenzione degli incidenti (non nego che sia stato effettivamente efficace: i numeri parlano), si possa tradurre nell'equazione generale “meno velocità = meno morti” che, seppure non sia sbagliata, è incompleta e semplicistica e non applicabile a cuor leggero al di fuori dell'ambito in cui è stata rilevata, ovvero sulla rete autostradale.
Tutti sappiamo che in autostrada, è piuttosto difficile che un incidente avvenga per motivi diversi da velocità eccessiva o sorpasso azzardato. Per questo motivo, un sistema come il Tutor, in autostrada, può essere effettivamente efficace, ma non perché fa abbassare la velocità, come viene fatto credere. Mi spiegherò meglio più avanti.
L'efficacia del Tutor, non è assolutamente dimostrata invece, nell'ambito della rete stradale extra urbana ed urbana. In quest'ultimo caso, il Tutor sarebbe addirittura inapplicabile. Ricordiamoci inoltre, che si sta parlando di un ambito che produce appena il 6% degli incidenti totali. I canti di vittoria del Viva il Tutor, Viva la limitazione di velocità, mi sembrano quindi abbastanza ingenui , oltre che prematuri. Non stiamo risolvendo il problema, stiamo solo attaccando degli Arbre Magique ad un cadavere!
Come dimostrano le statistiche, sulle semplici strade statali o nei centri abitati, molto raramente è la velocità eccessiva a causare incidenti, al contrario della distrazione cellulofona, della mancata segnalazione di una svolta, di cambi improvvisi di direzione o corsia e via dicendo.
Riguardo alla velocità, è sbagliato prenderla come un assoluto. La velocità non va valutata secondo metodi arbitrari. Essa dipende sia dalle condizioni di manutenzione e visibilità della strada, sia dal rapporto fra la propria velocità rispetto a quella degli altri utenti (facilmente misurabile e quantificabile in una media).
Specialmente in autostrada o su strade dritte e (idealmente) ben mantenute, conta di più la differenza fra la velocità del singolo e la media della velocità di tutti gli altri veicoli. Più grande la differenza, più pericoloso è il transito. Un trattore che transita ai 30 su una statale da 90, è pericoloso quasi quanto un veicolo che viaggia ai 150. La differenza è che il trattore (ma potrei sostituirlo anche con ciclista-che-si-allena-in-statale-invece-che-sulla-pista-ciclabile), non commette alcuna infrazione per eccesso di velocità e difficilmente perderà il controllo, ma nonostante questo costituisce comunque un pericolo per gli altri utenti, essendo la sua velocità di molto inferiore alla velocità media di percorrenza della strada, che lo rende quindi simile ad un ostacolo in mezzo alla carreggiata, costringendo a frenate brusche o manovre improvvise per poterlo evitare.
Il Tutor, in tutto questo, non ha fatto altro che costringere gli utenti delle autostrade ad uniformarsi ad una velocità decisa in partenza. Ma se questa velocità fosse stata 150, piuttosto che 130, i risultati sarebbero stati esattamente gli stessi. Come sopra, se percorressi un'autostrada andando a 60km/h, non sarei sanzionato da alcun Tutor o Autovelox ma tuttavia, sarei decisamente pericoloso.
Quindi allora avanti. Somministriamo a tutti questo bel placebo, che assieme a quello dell'inasprimento delle pene (assolutamente inutile, quando la stragrande maggioranza di esse rimangono impunite), non risolverà alcun problema ma – vuoi mettere? – farà pensare a tutti che il governo sia attivo riguardo a queste problematiche. Attivo quanto una mano che spalma del fondotinta sopra alla varicella.