Sono commosso delle vostre parole, soprattutto l'ultima parte del 3d con il senatur
e inserisco anche una mia filastrocca in rima che riassume alcune emozioni e l'atmosfera mista di realtà e sogno che ti prende quando guidi la tua moto e che ho provate in sella alla mia prima Harley un pò di anni fà
Mother Road 66
Siamo stati tra gli Yankees negli States,
nella terra stell’e strisce di Bill Gate,
con un mostro dell’ Harley Davidson
abbiam visto il contorto Grand Canyon.
Immense praterie, rossi dirupi,
correvamo nel film balla coi lupi.
Tra le ombre allungate della sera
ci è sembrato vedere Aquila Nera,
fiero signore di pianure e monti,
scrutare cupo la pista dei bisonti.
Una notte ch’ eravamo un pò bevuti,
nel saloon, John Wayne ci ha salutati,
mentre Morrison, alquanto spinellato,
la strada del deserto ci ha indicato.
Las Vegas, pazzesca ed irreale,
in fondo ci è sembrata un pò banale.
Elvis, Cadillàc bianca e cromata,
per stupirci ha fatto una sgommata.
Meglio la Buik vecchia, impolverata
e la pompa di benzina sgangherata.
Nel deserto di luce arroventato
con Bip Bip si è a lungo gareggiato,
mentre il sole lontano tramontava
Will Coyote dall’alto ci spiava.
lo Spirit of Saint Louis saliva lento,
tracciando fiero la sua via nel vento,
e sfrecciava la roulotte di Paperino
con Pippo affacciato al finestrino.
la Strada del sogno americano
ci ha presi gentilmente per la mano
dicendoci di mille storie umane,
di polvere, cavalli, oro e carovane,
grandi fortune, miseria ed illusioni,
indiani cacciati, cinesi e mormoni.
Un gioco di “cowboys”, che nostalgia,
d’un tempo ch’è tornato per magia,
di quando col risvolto erano i jeans,
di quando si sognava di James Dean.
I film erano solo in bianco e nero
ma Dylan cantava per davvero.
Grazie 66, la corsa è ormai finita,
ma un pò di sogno rimane tra le dita.