Se è ormai normale montarla sui motori a quattro tempi, sui due tempi ci si affida ai collaudati carburatori.
L’iniezione elettronica, sistema di alimentazione diffusissimo sui motori a quattro tempi, non ha trovato grande applicazione sui motori a due tempi, soprattutto se da corsa.
La ragione di questo fatto apparentemente incomprensibile risiede nella difficoltà di coordinare il sistema di iniezione con il semplice, ma rapidissimo, ciclo di combustione di un motore a due tempi.
La durata do ogni ciclo, nei motori senza le valvole, fa sì che sia molto difficile programmare il tempo di iniezione del combustibile nelle camere di scoppio.
L’iniezione elettronica consente di svolgere molto rapidamente le operazioni di preparazione della miscela, e della miscela più adatta da immettere nel motore, grazie a una serie di sensori installati in punti chiave della moto: acceleratore, albero motore, condotto dell’aria.
Oltre a questi sensori, il sistema dispone di una centralina che analizza i dati e sceglie sia il momento in cui effettuare l’operazione sia la quantità di miscela da far entrare nei cilindri.
Gli attuali sistemi di iniezione, completamente digitali, dispongono di un’elettronica molto evoluta e poco ingombrante, grazie a piccoli chip che analizzano a gran velocità i dati provenienti dai numerosi sensori.
Questo sistema lavora in stretta relazione con la centralina che controlla l’accensione, cioè l’impianto che gestisce il momento in cui deve scoccare la scintilla della candela: la ragione è evidente, in quanto prima dell’accensione deve essere riempita di miscela la camera di scoppio.
L’iniezione elettronica offre un altro importante vantaggio: la possibilità di adattare il sistema in modo semplice e rapido, e rende quindi possibile modificare i parametri. Si tratta in definitiva di un sistema molto efficiente ed ecologico.