Ci sono giornate che cominciano bene e quelle che volgono al meglio...
Giornate che cominciano bene
Avevo smesso di sperarci quando, dopo aver contattato la Pedersoli Riding
School per verificare la possibilità di partecipare all’evento Yamaha
Supersport Pro Tour 2017 in data 14 maggio, a Vallelunga, mi era stato
risposto che non c’era più disponibilità per nuove prenotazioni.
Un vero peccato, perché il prezzo richiesto per spremere in pista per un
quarto d’ora la gamma di sportive Yamaha, equipaggiate con le nuove gomme
Dunlop GP Racer D212, modello aggiornato rispetto al 2016, era del tutto
concorrenziale!
Poi arriva la sorpresa che non ti aspetti.
Dunlop, molto gentilmente, riserva un posto per un ospite e invita lo Staff
del Ting’Avert a presenziare all’evento per raccogliere impressioni sulla
nuova gomma che ha sviluppato! C’è una disponibilità per Vallelunga il 14
maggio e allora colgo la palla al balzo, senza farmi pregare!
Un giro di chiamate e Andrea, il nostro contatto, senza battere ciglio ci
prenota con estrema disponibilità quattro turni chiedendomi per giunta di
scegliere il mio veleno: su quale moto preferisco effettuare il test? Mi
sento in difficoltà nel scegliere; la Yamaha R6 è un modello lasciatemi dire
"goloso", che potrebbe rendere duplicemente interessante la recensione in
quanto è una novità del 2017, ma del resto lo sono anche le GP Racer, che
ambiscono ad alzare sempre più l'asticella prestazionale prendendo a
riferimento niente meno che il Dunlop GP Pro, da anni ampiamente apprezzato
dai piloti del Tourist Trophy.
Personalmente ho la fortuna di conoscere bene le gomme Dunlop. Quando ancora
avevo il Monster ricordo che il mio equipaggiamento preferito erano le loro
Qualifier con il caratteristico profilo tondeggiante e ampio, salvo
ripiegare in seguito, una volta che uscirono di produzione, sulla linea di
discendenza diretta: le Sportmax Sportsmart.
Compiaciuto ne ricordo la bontà e decido quindi di mettere alla corda le GP
Racer D212 con un esame severo: vediamo come si comportano dovendo gestire
la potenza di una belva da 200 cv su 200 kg! Scelgo quindi la nuova R1!
L’appuntamento è fissato e, dato il nullaosta al far presenziare all’evento
anche un mio accompagnatore, attendo con ansia domenica mattina e parto alla
volta di Vallelunga con la mia ragazza.
Caratteristiche tecniche Dunlop GP Racer D212
Dunlop torna sul mercato a distanza di un anno proponendoci un tipo di
pneumatico totalmente rinnovato, la cui natura, estremamente corsaiola, si
vede e si percepisce ancora di più!
Le GP Racer D212 derivano infatti dall’esperienza che il costruttore ha
maturato lo scorso anno equipaggiando la BMW S 1000 RR vincitrice del IOM
Tourist Trophy, probabilmente la corsa stradale più celebre al mondo, con le
gomme GP Pro D212. E’ chiaro quindi che si tratta di un prodotto che strizza
l’occhio alla guida sportiva, su corsa e su strada, e che mira ad imporsi
sul mercato come un must per gli amanti dello street racing.
La gomma è disponibile in due versioni, una omologata per uso stradale (ma
con intagli ridotti allo stretto indispensabile!) e una slick non omologata.
Ciascun modello è poi a sua volta disponibile in più mescole,
rispettivamente Soft (solo anteriore), Medium ed Endurance, per garantire il
giusto trade-off tra prestazioni e durata dello pneumatico, ma niente paura:
le GP Racer adottano la più evoluta tecnologia Multi-tread (MT), quindi la
superficie della gomma sarà in ogni caso composta da mescole differenti a
seconda della zona di contatto con l’asfalto, per assicurare più grip
possibile in piega con una mescola generalmente più morbida (zona rossa), e
garantire una maggiore percorrenza in rettilineo con una mescola più dura
(zona gialla).
Va detto che gomme Dunlop sono rinomate da sempre per la carcassa
particolarmente rigida, che la rende un’ottima gomma per chi possiede una
guida impostata e pulita, contribuendo in maniera significativa a mandare la
moto letteralmente “sui binari”: la carcassa rigida non soltanto evita di
rendere la guida della moto nervosa e tendente al sovrasterzo come
accadrebbe con gomme dalla carcassa più flessibile, fenomeno peraltro non di
facile gestione per i piloti meno smaliziati, ma le consente anche di subire
meno gli effetti negativi delle asperità stradali quali solchi e
imperfezioni dell’asfalto, cosa che l’hanno resa particolarmente apprezzata
nelle road race come il GP di Macau e la North West 200, dove il fondo non è
sempre perfetto, le velocità che si raggiungono sono da capogiro e le vie di
fuga, semplicemente… non esistono!
Vietato cadere, quindi.
Inutile dire che il GP Racer D212 si tratta di uno pneumatico dal profilo
molto affilato e dalla personalità acuta, che è possibile acquistare in 14
differenti combinazioni di versioni.
Oltre alla citata multi-mescola, il GP Racer D212 è stato ampiamente testato
in pista, specie nei campionati endurance, quindi nessuna sorpresa nel fatto
che la tecnologia con cui è stato sviluppato strizzi l’occhio con fare
birichino alla durata della gomma oltre che alle performance: lo pneumatico
posteriore con mescola Endurance, nelle misure 190 e 200, è infatti dotato
del sistema HCT per il controllo della temperatura, che consente alla gomma
di restare più agevolmente all’interno del range di esercizio ottimale; il
sistema NTEC invece consente ai piloti di ridurre notevolmente la pressione
di gonfiaggio al posteriore in uso pista, aumentando quindi la superficie di
contatto con l’asfalto (in sicurezza!) e macinando tempi su tempi.
Le pressioni indicate possono risultare a prima vista ridicole di tanto che
sono basse, ma dopo aver scannato la moto a Vallelunga per quattro turni
posso confermare che sì, state leggendo bene: 1.5 al posteriore e la moto va
che è un torrente in… “piega”!
Insomma, provare per credere, e non resterete delusi da questa nuova gomma,
che Dunlop ha sviluppato tenendo bene presenti le necessità degli smanettoni
più esigenti, sia in strada che in pista.
Giornate che volgono al meglio
Arrivati all’autodromo di Vallelunga alle 11 del mattino ci attendono un bel
cielo terso e soleggiato e una leggera brezzolina che rinfresca il giusto
che basta a non rendere la tuta troppo opprimente.
Mi reco al box Yamaha addobbato di stendardi e facilmente riconoscibile
anche per l’enorme motrice a rimorchio che si porta a spasso per l’Italia la
flotta protagonista del Supersport Pro Tour di quest’anno, dove confermo la
mia partecipazione e mi cambio, anche perché il primo dei miei turni
comincia da lì a poco.
L’atmosfera e l’aria che si respira sono quelle dei grandi eventi,
l’affluenza è stata di ampissima portata, con un sacco di partecipanti di
ogni età. Origliando tra gli addetti della Riding School capisco che i turni
sono divisi in gruppi a seconda che i partecipanti siano neofiti, amatori o
veloci.
Mentre attendo do una rapida occhiata all’allestimento interno al box, con
un touchscreen dove è possibile configurare a piacimento i modelli in 3D
della gamma sportive Yamaha (incluse le più piccole R125 e R3, ndr.), alcune
spettacolari Yamaha preparate per le corse, tra cui quella che ha
partecipato al campionato Superstock 1000 nel 2014, e una serie di
vetrinette contenenti varie componenti delle moto e motori Yamaha.
Mi sposto poi all’esterno, dove mi fermo ad ammirare la gamma di Yamaha
R-Series parcheggiate sulla pit-lane; c’è di tutto: R6, R1, R1M… penso tra
me e me “una di queste sarà mia”. Non vedo l’ora.
Noto con piacere che tutte le ruote delle moto disposte in fila sono
rivestite con le termocoperte, e capisco che ci sarà quindi da divertirsi,
ma ancora devo attendere per poter saziare la mia curiosità circa il tastare
con mano le nuove Dunlop GP Racer.
Il turno sta per iniziare, mi avvicino alle moto attendendo che qualcuno
faccia il mio nome ma… niente.
Non una R1M, non una R1, non una R6… niente da fare qua, le moto sono tutte
quante assegnate.
Entro nel box per chiedere spiegazioni alle gentilissime ragazze dello stand
Yamaha Racing e noto qualcosa di strano, manca qualcosa… ma lì per lì non ci
faccio troppo caso: stiamo per partire e sono ancora appiedato, devo
sbrigarmi a risolvere la situazione o resto fermo!
E’ solo allora che le ragazze mi spiegano che la R1 che Andrea ha riservato
per l’ospite del Motoclub Ting’Avert, non è una R1 qualsiasi, ma è la R1M
del Team MotoXRacing… una moto che, candidamente, ha corso nel campionato
Superstock 1000.
“Ah... ecco cosa manca nel box…”.
Non sono un pilota, non sono mai salito prima su una moto da corsa e, per
quanto possano essere considerate track oriented le moto sportive stradali,
qua parliamo di un’altra cosa... siamo su tutt’altro livello. E io sto per
sedermi in sella ad una vera moto preparata da gara Superstock?! Ma sarò
all’altezza? Speriamo che le gomme facciano la loro parte, perché posso solo
immaginami cosa può voler dire sfrecciare in pista su un mezzo simile.
Probabilmente è una di quelle cose che tutti noi appassionati abbiamo
fantasticato di poter fare almeno una volta nella vita, sognandoci piloti e
domandandoci che sensazione potesse fare.
Ma io non sto sognando, oppure il sogno è estremamente realistico.
Esco di nuovo in pit-lane e la vedo lì, sui cavalletti con i due fidati
tecnici sempre al seguito che la stanno preparando. Sentirsi piloti per un
giorno, di nuovo, è un attimo.
Lì per lì non riesco a proferire parola, non riesco nemmeno a presentarmi
con il professionalissimo duo di tecnici, mentre resto assorto ad ammirare
la moto: è sicuramente la cosa più affascinante che abbia mai visto; questa
R1M è evidentemente vissuta ed è stata ricondotta all'essenziale.
La sella consiste in un ritaglio di neoprene incollato alla bene e meglio,
le parti originali sono state sostituite con leve, paraleve e pedane
arretrate della Bonamici, frecce, specchi, luci e targa manco a dirlo sono
stati rimossi, le sospensioni sono full Ohlins con mono ammortizzatore TTX,
lo scarico è un completo Akrapovic, le manopole marchiate Domino sono una
strizzata d’occhio ai nostalgici, e le restanti parti della moto sono
costellate di componenti in fibra di carbonio.
Un brivido d’eccitazione mi attraversa la schiena mentre i tecnici ultimano
i preparativi, ma non ho tempo per farmi intimidire perché sono a pochi
istanti dal realizzare il mio sogno nel cassetto.
Due sole raccomandazioni da parte dei ragazzi mi riportano coi piedi per
terra: “non sgasare a vuoto in folle e occhio che per alleggerirla le
abbiamo tolto le ventole… se supera i 100° sono c***i, quindi vai forte e
non stare troppo in scia agli altri, se la temperatura sale lasciali andare
e distanziati”.
Mi sorge spontanea la domanda: “ma ce l’ha qualche controllo elettronico
‘sta moto?”.
“Sì, però è un’elettronica meno invasiva… la devi strapazzare un po’ di più
per farla intervenire, ma non ti preoccupare: ti si può alzare un po’
davanti ma poi l’anti-impennata la riporta giù. Tu pensa solo a dare gran
gas e divertiti! … Ah, quasi dimenticavo… vedi che alla prima staccata (la
Cimini1, ndr) la frenata può andare un po’ lunga… lo vedi quello a destra?
Lui è Canepa, vai dietro a lui.”
Penso tra me e me: “Lui è Canepa? Ma quel Canepa? Va’ dietro a lui…
facile a dirsi..!” e ridacchio dentro al casco.
Via le termocoperte, moto senza cavalletto per risparmiare fino all’ultimo
grammo, quindi i ragazzi la tengono per farmi salire in sella. Il tecnico
aspetta fino all’ultimo istante per accendere il motore.
Quell’ululato un po’ alieno del classico quattro cilindri in linea di
manifattura giapponese è andato a farsi benedire da tempo a Iwata, lasciando
spazio al lugubre ruggito del motore crossplane a scoppi irregolari
amplificato dal sistema di scarico completo Akrapovic.
“Canta un po’ come il Superquadro Ducati” penso tra me e me, e forse questo
mi darà una mano dal momento che è la mia prima volta in pista con due
cilindri in più tra le gambe.
Prima in giù, giusto? E invece no.
La moto ha il cambio rovesciato, giustamente, come ci ricorda Niccolò più
avanti, così da consentire di salire di marcia in uscita di curva anche
nelle pieghe più accentuate a sinistra (altrimenti il piede, stando sotto la
leva, toccherebbe l’asfalto, ndr.).
Ultima domanda prima di partire: “E il quickshift è bidirezionale?”
“Vai, vai, no, vai, solo a salire!”
Via.
Report prova in pista Dunlop GP Racer D212
Entro in pista accelerando e la risposta del motore è subito importante.
Alla prima variante a destra pelo il gas e la moto accompagna con una
sinfonia celestiale gorgogliando in rilascio. Andiamo verso la Cimini1 e,
come suggeritomi, prendo in mano la leva del freno con fare deciso… quasi
finisco seduto sul serbatoio..!
“Gesù! Come frena..!”
Cimini1 e Cimini2 liquidate in maniera composta senza esagerare perché devo
ancora prendere le misure con le gomme, che comunque si fanno trovare da
subito pronte, imposto la traiettoria verso la Campagnano e apro con
decisione il gas. Il tiro del motore è impressionante e nonostante ciò la
ruota posteriore, impassibile, scarica a terra tutti gli scalpitanti cavalli
con un grip dello pneumatico invidiabile, senza il minimo accenno di
scivolamento; la forza scaricata a terra è tale che l’anteriore si
alleggerisce, l’ammortizzatore di sterzo fa il suo mentre la moto scuote la
testa e io carico maggiormente il peso sui semimanubri per tenere
l’anteriore a terra, così da controsterzare verso sinistra per impostare il
rettilineo.
Con il cambio elettronico e tutti questi cavalli raggiungere velocità da
capogiro è un attimo, oltretutto la moto è molto leggera, mi chiedo se sarà
anche rapida nei cambi di direzione, ma lo scoprirò di lì a breve.
Questa volta la decisione nel prendere il freno in mano è richiesta
dall’alta velocità raggiunta e, anche in questo caso, le GP Racer D212 si
comportano egregiamente, con l’ottima distribuzione dei pesi della moto che
aiuta a tenere ancorato il posteriore a terra anche nelle frenate più
decise, dove si passa da 270 a 100 km/h in 200 metri.
Le gomme non danno il minimo segno di cedimento neanche in questa
circostanza, nonostante la decelerazione prepotente e l'antisaltellamento
che interviene sul posteriore a causa di una mia scalata un po' troppo
nervosa. Grazie all'ottima tenuta di strada, la moto non si scompone ne si
intraversa, e io posso andare ad affrontare in maniera spensierata, con una
guida tonda e pulita, la Campagnano.
Le curve si susseguono mentre cerco di prendere ancora bene confidenza con
il cambio rovesciato e le prestazioni della moto. Esco un po’ troppo
allegramente dalla Soratte e la ruota davanti si alza dal suolo, ma tanto
devo pelare subito il gas perché in pratica mi trovo già in bocca alla
Trincea, dove la moto si dimostra decisa e rapida anche nell’effettuare il
cambio di direzione controsterzando.
E' solo terminata la Roma che posso però dare libero sfogo all’infinita
potenza del motore sul rettilineo dell’autodromo di Vallelunga, facendo
sembrare le R1 stradali delle R125, ed è qui che mi domando... ma questa
moto a quanto potrebbe arrivare tirando la sesta? Non lo saprò mai.
Le gomme, se già non fossero state sufficientemente in temperatura grazie
alle termocoperte, ora lo saranno senza alcun dubbio. Cerco di aumentare il
ritmo perché la sensazione di fiducia che mi trasmettono le nuove Dunlop è
elevata ma, complice l’abitudine al cambio standard, fatico ancora ad
entrare in curva forte come vorrei, la moto non scorre e in uscita sono
lento; alla fine del turno i tempi non sono ancora quelli che avrei sperato.
Ho un paio d’ore davanti per schiarirmi le idee, so di poter fare meglio di
così perché mi trovo nel Paese dei Balocchi: le gomme non hanno mai dato il
minimo cenno di cedimento, quindi so di poter chiedere a questa moto molto
di più.
Approfitto della pausa per dare un’occhiata più da vicino agli pneumatici
equipaggiati dalla mia R1M prima che le vengano rimontate le termocoperte.
Li accarezzo sfiorandoli con le dita: le gomme sono ancora calde e la
mescola ai lati è molto morbida; è un fatto risaputo che Dunlop ami produrre
pneumatici che si contraddistinguono per la carcassa particolarmente dura;
su tutta la gomma si sono formati i riccioli indice di un esercizio alla
corretta temperatura, ma non si presentano strappi, nonostante la coppia
esagerata che sprigiona il motore e la sua capacità di allungo, cosa che mi
fa ipotizzare una buona durata anche in utilizzo stradale, a maggior ragione
visto che si tratta di uno pneumatico Multi-tread.
Attendo paziente che arrivi il mio secondo turno e mi sento subito più
confidente e a mio agio sulla moto: ormai ho fatto mentalmente amicizia con
il cambio rovesciato e, avendo già avuto a che fare con moto e gomme, so di
poter andare già da subito molto più forte.
Questa volta sono fortunato anche perché chi mi precede ha un passo veloce
ma alla mia portata, fondamentalmente Canepa davanti a tutto il gruppo va
(forte!) e si trascina dietro noi altri che pennelliamo curve e staccate sui
riferimenti di chi ci precede.
In curva mi rendo conto di essere piegato tantissimo, uno bravo metterebbe a
terra anche il gomito… ma come fa una moto con tutta questa potenza ad
essere così ferma e piantata in percorrenza? Mi rendo conto che queste
Dunlop hanno una tenuta eccezionale… ma davvero sono quelle omologate
stradali? O ci hanno montato la versione slick mentre eravamo voltati di
spalle??!
Aprendo sempre prima in uscita di curva e anticipando così i rettilinei, la
moto esce a cannonate con un’accelerazione e un sound veramente
impressionanti e dopo, in staccata, ci vuole forza e spina dorsale per
contrastare le poderose decelerazioni che ti portano in un istante dai 250
ai 100 km/h.
Alla fine del turno la stanchezza comincia a farsi sentire, ma siamo andati
veramente veloce e soprattutto ci siamo divertiti in sicurezza, perché
quando senti la moto e le gomme sai anche quanto puoi osare senza farti del
male. Mi sento pienamente soddisfatto del risultato della prova.
Dopo aver mangiato un boccone decido di dedicare il terzo turno ad una serie
di riprese on-board con la GoPro per poter conservare qualche ricordo
ulteriore di un’esperienza unica, un vero sogno, che difficilmente si
ripeterà più, a maggior ragione quando mi comunicano le ragazze del box che
il quarto turno potrebbe saltare in quanto la moto da corsa sarebbe stata
ritirata (cosa che effettivamente accadrà, ndr.)
Paghi ma non sazi della fantastica esperienza, ne approfittiamo per
ringraziare e salutare lo Staff Yamaha Racing, che ci ha fornito supporto
con cortesia e professionalità nell’arco dell’intera giornata, e lo Staff
Dunlop, senza il cui contributo e invito oggi non saremmo stati qui.
L'evento è stato qualcosa di veramente spettacolare, con ampia affluenza di
appassionati e amatori provenienti da ogni regione limitrofa.
A questo punto, cari lettori, non saprei proprio come fare per sconsigliare
l’acquisto di una moto preparata per il campionato Superstock, perché si
tratta di un mezzo veramente eccezionale sotto tutti i punti di vista;
sfortunatamente però, è del tutto improbabile che siano in molti i fortunati
a potersene permettere una.
Per tutti noi altri forse c’è ancora speranza; quello che mi sento
assolutamente di consigliarvi sono le nuove GP Racer D212 di Dunlop: se vi
piace la guida rotonda, pulita ed impostata fidatevi… con una gomma così non
resterete delusi.
Dal mio punto di vista, frutto dell’esperienza maturata in questa giornata
di prove, per domare i cavalli di una grande moto servono eccellenti gomme,
e questa giornata in pista non sarebbe stata la stessa se non fossi riuscito
a stabilire da subito il giusto feeling con il mezzo; nel giro di pochi
istanti il mio sogno adolescenziale nel cassetto avrebbe potuto tramutarsi
in un vero incubo. Le GP Racer D212 equipaggiate dalla R1M della prova
sicuramente hanno contribuito in maniera concreta ad esaltare le performance
della moto, e quello che non posso fare a meno di domandarmi a questo punto
è: ma se queste Dunlop vanno così bene su una pronto gara della Superstock…
come si comporteranno sulla mia ben più “educata” sportiva stradale la
prossima volta che la porterò in pista?
Non vedo l’ora di scoprirlo.
Ma per il Motoclub Ting’Avert, da Vallelunga, per ora è tutto!!
Ringraziamenti
Ringraziamenti speciali a questo punto vanno a Dunlop e ad Andrea, il nostro
referente, che hanno reso possibile tutto ciò riservandomi peraltro una moto
per il test delle gomme che definire "eccezionale" è dire poco; a Davide e a
tutto il Motoclub Ting’Avert, che mi hanno dato modo di essere presente
quest’oggi, tra tanti altri ragazzi dello Staff che ci avrebbero tenuto a
partecipare tanto quanto me; e infine a Giulia, mia compagna di vita (ma
soprattutto di avventure), specialissima fotoreporter inviata sul campo in
questa giornata di test.