Questo articolo-guida ha l’intento di spiegare quali sono le caratteristiche più importanti per i principali dispositivi antifurto di tipo meccanico, senza tuttavia rimanere in ambito astratto: sono presentati esempi per ogni tipologia di dispositivo, in modo da fornire un quadro orientativo di riferimento con cui poter confrontare anche altri prodotti.
In conclusione, dopo una breve descrizione di altre soluzioni proposte dal mercato è presente una breve “sitografia”, utile per meglio comprendere approfondire la conoscenza sull’argomento ‘sicurezza’.
Questo articolo è una versione compatta estratta dalla discussione Proposte non comuni per antifurti meccanici, a cui fare riferimento per riferimento per quesiti e approfondimento sull'argomento 'sicurezza'.
• Catena
La catena antifurto è certamente il dispositivo più efficace che un motociclista possa utilizzare, sia in strada (ove permette di “legare” il veicolo a supporti fissi, come l’arredo urbano, evitando il “furto con furgone”) che in garage (ove consente di legare il mezzo a un’ancora a muro o a pavimento). I fattori principali da tenere in considerazione nella valutazione di una catena antifurto sono due:
- qualità reale della stessa, ovvero la bontà di progetto, materiali e lavorazioni, oltre che lo spessore delle maglie;
- peso e ingombro: purtroppo sono tanto maggiori quanto più la catena è valida; le eccezioni sono trascurabili, e imputabili per lo più a diverse idee di progetto, soprattutto tra catene a maglie larghe (più leggere), in cui una maglia può passare attraverso un’altra, e maglie strette (più pesanti), in cui è impossibile per una maglia passare per il foro di un’altra.
La questione riguardo alla qualità strutturale e progettuale della catena è delicata: l’unico modo per valutare realmente questi aspetti è rompere la catene, e in diversi modi. Purtroppo sono rarissimi i test in questo senso (tutti amatoriali), e anche le “omologazioni” di sicurezza come le inglesi Sold Secure e Tatcham Approved, le varie NF(R 29-001) della francese FFMC e le europee CEN(0-6) si rivelano inattendibili – tanto che soprattutto nei paesi anglosassoni sono spesso accusate di infondere un ingiustificato senso di sicurezza nei possessori di questi prodotti “omologati”, che tenderebbero a comportarsi in maniera troppo poco prudente.
Detto questo, tutte le testimonianze concordano sulla pessima qualità della stragrande maggioranza di catene antifurto in commercio. I motivi sono sostanzialmente due: in primis la sezione (spessore) delle maglie è di solito piuttosto misera, tra gli 8 e 14 mm, e questo significa che qualunque cesoia tagliabulloni è in grado almeno di tentare di rompere una maglia (e quindi tutta la catena); inoltre, la qualità dei materiali e la lavorazione non sono affatto in grado di compensare la scarsa sezione delle maglie: una rudimentale tagliabulloni manuale è davvero in grado di tagliare catene dal costo 10 volte superiore, e più spesso di quanto si creda anche pochi colpi di martello o mazzetta sono sufficienti a “sbriciolare” una maglia.
Detto questo, qualunque ricerca intesa a individuare catene antifurto di qualità migliore può confluire (ad oggi) in due soluzioni:
- catene per sollevamento carichi industriali o navali;
- catene prodotte da Almax (Chains) o da Pragmasis Security.
Le prime hanno come principale problema la reperibilità: rivolgendosi all’industria sono disponibili solo all’ingrosso, dunque l’unico modo per avere metrature inferiori alla decina di metri è andare di persona da un produttore e chiedere la possibilità di acquistare (ma a volte li regalano) scarti di produzione. E questo è difficilmente alla portata del grande pubblico.
Le seconde sono entrambe piccole aziende inglesi, a conduzione quasi famigliare, e producono specificatamente dispositivi antifurto per motocicli. I loro prodotti sono di «artigianato industriale», ovvero utilizzano materiali e lavorazioni industriali ma non godono dell’economica di scala tipica dell’industria vera e propria, poiché la produzione è più “al dettaglio”. Questo ovviamente alza i prezzi dei loro prodotti, ma non troppo, se confrontati con le soluzioni top di gamma di aziende di ben altro spessore (come Abus, Luma, Oxford, Kryptonite, ecc.).
Le catene Almax e Pragmasis godono della reputazione che più possa avere una catena antifurto, e ad oggi è impossibile trovare testimonianze di furti riusciti grazie alla rottura delle loro catena (ovviamente nulla esclude che questo derivi anche dalla minor diffusione dei loro prodotti, se confrontata con quelle di marche più note).
La miglior qualità finale di queste catene deriva, oltre che da materiali e lavorazione, dallo spessore: propongono catene con maglie da 16 o da 19 mm (Pragmasis anche da 13 e da 11 mm, ma segnala come queste non siano assolutamente comparabili alle superiori in termini di resistenza alla tagliabulloni). E’ infatti assodato che 16 mm è all’incirca lo spessore minimo per rendere una catena virtualmente impossibile da tagliare con le cesoie manuali e al contempo per garantire anche una buona resistenza a seghe lineari o circolari e a martelli.
Nell’immagine si vedono: una taglia bulloni che ha tentato il taglio di una catena Almax da 16 mm (si noti il disallineamento delle lame), e una catena Almax da 19 mm.
I principi applicativi delle catene antifurto sono banali ma non scontati:
- tenere la catena sollevata dal suolo (e fare in modo che sia impossibile appoggiarla a terra anche muovendo la moto);
- legare la catena a supporti rigidi (arredi urbani), possibilmente più robusti della catena stessa;
- legare la catena alla moto possibilmente non tramite le ruote la direttamente attraverso telaio.
E’ evidente che le condizioni per realizzare queste intenzioni sono tanto rare da risultare eccezionali, ma potendo scegliere tra diversi parcheggi conviene sempre tener presente la possibilità o l’impossibilità di soddisfare questi principi. Queste semplici “regole” sono infatti tanto efficaci che alcuni preferiscono una catena meno spessa ma più lunga (magari dotate di uno o due anelli in grado di permettere la formazione di un cappio – si trovano come noose chain) a catene più corte e spesse: con le prime è infatti più facile riuscire a soddisfare le condizioni di utilizzo ideale.
Relativamente alla possibilità di legare la catena al telaio della moto vedere più avanti il sottocapitolo Anti-pinch Pin in Altri dispositivi.
Di seguito una tabella che confronta i prezzi di catene singole e con lucchetto di Almax e Pragmasis (prezzi ad oggi sul loro sito):
Si evince che fondamentalmente i prezzi delle due marche sono allineati tra loro e che la differenza di prezzo tra le catene più spesse e quelle meno spesse si accentua all'aumentare della lunghezza della catena (questo vale per catene di qualunque marca).
Proprio per questi motivi risulta sensato pensare di acquistare catene spesse molto corte, e catene sottili molto lunghe, anche in coerenza con il fatto che nel proprio garage l'ancora dovrebbe essere molto vicina alla moto, mentre in strada spesso l’arredo urbano utile più vicino può distare anche un metro – quindi la «catena da strada» tende ad essere più lunga e sottile, mentre la «catena da garage» viene preferita corta e spessa. Ovviamente attenzione al fatto che più la catena è spessa, e più le maglie sono grandi, quindi con una catena corta (0,7-0,8 m) è necessario che l’eventuale ancora o altro supporto sia davvero molto vicina al veicolo.
Si noti che, per quanto costose, le catene Almax-Pragmasis non sono fuori mercato, come si evince da un confronto (prezzo al centimetro) tra le loro due catene 16 mm (incluso il lucchetto Squire) e due catene top di gamma della Luma (che includono un lucchetto proprio) da 15 mm:
- Almax: 159,95 € / 150 cm = 1,07 €/cm, oppure 124,95€ / 70cm = 1,79 €/cm
- Pragmasis: 158,95€ / 150 cm = 1,06 €/cm, oppure 149,35€ / 120cm = 1,24 €/cm
- Luma Solido Plus (prezzo dal loro sito): 206,29€ / 170cm = 1,21 €/cm, oppure 184,49€ / 120 cm = 1,54 €/cm
- Luma Solido Chain (prezzo dal loro sito): 216,67€ / 170cm =
1,27 €/cm, oppure 193,62€ / 120 cm = 1,61 €/cm
Dunque, le proposte di Almax e Pragmasis sono addirittura più economiche tanto più la catena è lunga. In generale, com’è prevedibile, il costo per unità di lunghezza aumenta al ridursi della lunghezza della catena (vero per qualunque marca).
Nel caso si scelga di dotarsi di catene da 16 o da 19 mm è importante verificare la compatibilità con il proprio veicolo e/o altri dispositivi: non tutti i lucchetti né tutte le ancore consentono di chiudere catene tanto spesse, e ovviamente non tutti i veicoli hanno ruote in cui può passare una catena da 19 mm (a volte neanche da 16 mm).
In conclusione, un altro consigliabile principio applicativo delle catene antifurto è semplicemente connettere la propria catena a quella di altri moto e scooter adiacenti: in questo modo si ostacola significativamente il “furto con furgone”, e non si compromette la libertà dei motociclisti, dato che i veicoli sono connessi attraverso le catene e non parti strutturali dei mezzi. Questo “sistema” è noto nel Regno Unito come Lock2Lock.
Nota: la forma della sezione delle maglie (classicamente tonda, quadrata, esagonale) è sì vero che distribuendo il punto di attacco di uno strumento da taglio come la tagliabulloni su una superficie più ampia richiede una forza (oppure una leva) maggiore da parte del malintenzionato, ma questo argomento risulta futile quando la maggior parte delle catene, quale che sia la forma delle loro maglie, viene tagliata in meno di un minuto.
• Lucchetto
Un buon lucchetto per chiudere la catena antifurto è importante, particolarmente se la catena che dovrà chiudere è di buona qualità: il lucchetto non deve essere da meno, pena il divenire esso stesso «l’anello debole» della catena. Come ogni dispositivo che contenga una serratura meccanica, i lucchetti possono essere violati in due modi:
- scasso con destrezza, ovvero senza danneggiare né corpo
del lucchetto né meccanismo della serratura. Al di là di
grimaldelli e oscilloscopi, oggi ci sono tecniche molto più
temibili – prima tra tutte il key bumping –
pericolose proprio perché molto più semplici (persin
banali) ed economiche, quindi alla portata di un numero di persone
molto maggiore;
- brute entry, o “scasso violento/brutale”, ovvero con consistenti danneggiamenti (fino alla rottura) del corpo del lucchetto e/o del meccanismo della serratura. In questa categoria rientrano tutti gli attacchi apportati con strumenti commutati da altri ambiti di applicazione, di cui i più noti sono: cacciaviti, martelli, cesoie tagliabulloni manuali o idrauliche, seghe multiuso, seghe circolari portatili o meno, cric manuali o idraulici, bombolette “refrigeranti”.
Ora, per quanto non si possa affermare in assoluto che lo scasso con destrezza sia sempre più lento o più veloce di una brute entry, in qualità di motociclisti (ma anche di “comuni” cittadini) è più giusto preoccuparsi di mantenere una difesa alta contro le brute entries, piuttosto che contro lo scasso con destrezza: quest’ultimo è infatti molto meno usato, in termini assoluti, dai malintenzionati, dato che richiede un minimo di esperienza e di studio (oltre che di attrezzatura specifica).
Va sottolineato che la preoccupazione di avere un buon lucchetto è assolutamente successiva a quella di avere una buona catena; successiva, ma non meno importante, specialmente se la catena è “di grosso calibro” come quelle consigliate per il garage: in questo caso è infatti proprio il lucchetto a divenire il punto debole.
Una caratteristica importante, se non fondamentale, per meglio difendersi dalle brute entries è il cosiddetto «arco protetto», meglio identificabile se detto «dotato di “spalle”»: nei lucchetti dotati di spalle il corpo del lucchetto sale a coprire anche lateralmente il braccio di chiusura (l’anello a U). La mancanza di queste spalle infatti rende molto più accessibile l’anello a U ad attacchi da parte di diversi attrezzi, che trovano un notevole aiuto nel fatto di potersi “impuntare” contro il corpo del lucchetto per tagliare. Qualsiasi lucchetto a più di 100 euro dovrebbe avere un arco protetto da spalle.
Un secondo fattore fondamentale è il diametro del braccio a U: solitamente va dai 5 ai 7 mm, ma l’ideale sarebbe avere uno spessore uguale o maggiore di 10 mm. Ovviamente lo spessore deve essere maggiore specialmente in mancanza di spalle.
Purtroppo questi due criteri di selezione (arco protetto da spalle e con spessore maggiore di 10 mm) non solo riducono notevolmente le scelte possibili, ma tendono ad innalzare notevolmente anche il prezzo dell’oggetto. Ad ogni modo, di seguito qualche esempio, per sicurezza (e costo) crescente:
- Abus offre qualche soluzione interessante, ma attenzione a considerare solo i modelli con le spalle. La loro proposta più rilevante in termini di rapporto qualità/prezzo è probabilmente il modello 83WPCS(/53 RES), che si trova tra i 50 e gli 80 euro. Nonostante il prezzo il modello è dotato addirittura di una chiave curva, che pur non essendo un artificio straordinario è già un protezione aggiuntiva notevole contro lo scasso con destrezza.
- Squire Locks produce (in realtà alcuni modelli sono prodotti da Abus) lucchetti interessanti (sono quelli che volendo si acquistano con le catene Almax), non particolarmente difficili da aprire con destrezza (comunque più del precedente Abus 83WPCS) ma certamente validi contro le brute entries. Anche in questo caso sono però scelte oculate solo i modelli con le spalle, che si trovano indicativamente a partire da 100 euro. Il più noto è il modello SS65CS, fornito anche a Pragmasis e Almax con le loro catene.
- Mul-T-Locks propone due serie interessanti: la E e la G. Oltre al fatto che sono comunque buoni lucchetti in quanto a meccanismo e a materiali, hanno il pregio di costare davvero poco per quello che offrono (soprattutto la serie G, che rimane tra i 60 e i 90 euro). La serie E si colloca sopra i 100 euro, ma sono già lucchetti di ottimo livello.
- Abloy. Lucchetti sopra i 200 euro, ma sostanzialmente inviolabili con destrezza (tanto che l’azienda offre una ricompensa per chi ci riuscirà). Sicuramente per un ladro conviene provare una brute entry. I loro modelli PL 342 e PL 362 sono assolutamente il top, ma anche il PL350, pur non avendo le spalle, è assolutamente superiore a molti altri modelli, pur dotati di spalle.
- Ingersoll Security. Lucchetti straordinariamente resistenti alle brute entries, meno allo scasso con destrezza, che rimane comunque alla portata di pochissimi. Il loro CS700 è un colosso, assolutamente comparabile con i (ben più costosi) Sargent&Greenleaf utilizzati nelle basi militari statunitensi.
Di queste ultime tre marche ci sono tre validissimi prodotti (nonostante manchino di spalle) a prezzi davvero contenuti (tranne il prezzo di listino dell’OS711: si trova però anche a prezzi vicini a quelli degli altri due):
- Mul-T-Lock G55, RRP £50, Street price £25.
- Ingersoll OS711, RRP £175, Street price £40
- Abloy 341, RRP £75, Street price £45
Si noti che lucchetti come questi sono molto più sicuri della gran parte dei bloccadisco in commercio, nonostante il prezzo anche notevolmente inferiore (in particolare se confrontati con i bloccadisco più costosi). Non è affatto una cattiva idea pensare di usare questi lucchetti come bloccadisco o bloccacorona; in questo caso prestare attenzione alla compatibilità (dimensione e forma dei lucchetti e dei dischi – o della corona).
Per quanto i precedenti esempi siano effettivamente dei veri riferimenti per le loro categorie, nulla esclude che ci siano modelli meno noti disponibili a un rapporto qualità/prezzo ancora maggiore. Ad esempio, CISA (produttore italiano) produce modelli interessanti, come il 28530. Se corredato con un meccanismo di serratura AP3 o ancor meglio RS3 S (i due tipi più sicuri di serratura offerti da CISA) diventa sicuramente un lucchetto top di gamma, con pochi rivali.
Infine, va ricordato che qualunque serratura sottoposta a intemperie richiede di tanto in tanto una manutenzione consistente nell’uso di prodotti come Svitol e WD40. Si può usare quando sembra necessario, ma anche ogni sei mesi od ogni mese: teoricamente più è usato e più la vita del lucchetto si allunga. Qualche attenzione maggiore va prestata durante i mesi freddi, soprattutto se le temperature scendono sotto zero. In ogni caso più il meccanismo è di fascia alta e meno è necessaria questa manutenzione.
Nota: le «spalle» non sempre (anzi quasi mai) sono a forma di C, ovvero non sempre chiudono l’arco sui tre lati: spesso una o entrambe le spalle coprono solo due lati (forma a L). Per quanto la chiusura di tutti i tre lati sia ovviamente preferibile, la differenza in realtà non è tanta, e infatti anche modelli top di gamma (come l’Abloy PL362) possono avere una spalla a L.
Nota2: si dà per scontato ma meglio ribadirlo: le “serrature” a combinazione (quelle con i cilindretti rotabili) sono da evitare qualunque sia la loro intenzione d’uso: si aprono anche senza strumento alcuno, tramite qualche semplice trucchetto (e senza considerarne l’infima resistenza contro un banale martello).
• Bloccadisco e bloccacorona
Argomento quanto mai spinoso, data la carenza di informazioni relativa alla reale sicurezza di questi prodotti, ovvero di test anche laboratoriali significativi su di essi. Tra le poche certezza v’è però questa: che i prodotti con design analoghi a quelli dell'immagine sono sul gradino più basso della scala di sicurezza:
E’ possibile scegliere tra bloccadisco con l'allarme sonoro oppure senza. In questo caso i fattori da considerare sono sostanzialmente tre:
- in primis i bloccadismo allarmati sono quasi sempre più
deboli strutturalmente di quelli senza allarme (vero in generale, ma
nulla esclude eccezioni anche rilevanti);
- inoltre la sensibilità dell'allarme (alle vibrazioni e ai
movimenti in generale), che pure e settabile in diversi modi, è
spesso difficilmente gestibile: non è affatto raro che il
possessore decida di togliere definitivamente le batterie per evitare
problemi (il più frequente è che la pioggia inneschi
l'allarme, specialmente se l'apparecchio ha già qualche mese di
utilizzo alle spalle). E’ consigliabile cercare pareri ed
esperienza di utilizzo dettagliate prima dell’acquisto;
- la durata delle batterie, che mediamente va da 2 a 6 mesi (non molto); se le batterie non sono a stilo ma a bottone (come quelle d'argento per gli orologi) la spesa non è indifferente (dato che di solito servono da 4 a 6 pile a bottone per i bloccadisco allarmati).
Ad essi si aggiunge il fatto che anche i più rumorosi (alcuni modelli sostengono di arrivare a 130 decibel) producono comunque un suono secondo un certo angolo di espansione, e che essendo la sorgente sonora così piccola basta premerci sopra uno straccio (magari in combinazione con schiuma poliuretanica, già molto usata per silenziare gli antifurti di serie delle moto) per rendere l'allarme irrilevante, tanto più se c'è un minimo di traffico nei pressi.
Detto ciò, rimane innegabile che avere un dispositivo che suoni se qualcuno prova a muovere la moto non può che esser positivo.
Per tutti i bloccadisco è valido il discorso che vanno manutenuti più spesso del sospettabile, soprattutto nei periodi in cui la temperatura eventualmente si abbassa fin sotto zero: si trovano moltissime testimonianze di questi blocchi (e ovviamente il blocco sopraggiunge sempre quando il bloccadisco è montato sul disco).
La ricerca di uno o più prodotti che siano migliori di altri non è tra le più soddisfacenti: praticamente tutti i bloccadisco-bloccacorona sono pessimi. L’unica eccezione sembra essere un prodotto statunitense, il Motrax Vishas, di cui trovano soltanto descrizioni favorevoli, anche in seguito a test di rottura (tra l'altro tutti sono d'accordo che il Vishas è assolutamente l'unico prodotto valido della Motrax, quindi non estendete la fama del modello all’intera marca). Il problema è che Motrax non ha un proprio sito, anche se sembra che in passato l'abbia avuto, quindi v'è una certa difficoltà a reperire questo prodotto. Una sua immagine sembra confermare questa fama di solidità:
Si nota immediatamente un aspetto che lo distingue dalla maggior parte dei suoi concorrenti: lo spessore nel “gomito” non si assottiglia, ma anzi è lievemente maggiore che nel “braccio” distale, ovvero quello in cui non è presente la serratura. Ed è proprio questo gomito di giunzione a costituire il punto debole di quasi ogni modello di bloccadisco, come si può vedere nelle immagini, che riportano rotture causate da un banale cacciavite a taglio:
Le immagini riportano due modelli Xena, ma è facile riconoscere un design particolarmente comune.
Qualche bloccadisco che sembra superiore alla media effettivamente c’è, un esempio è il Granit Detecto X-Plus 8077 di Abus:
Si può notare un gomito notevolmente irrobustito, ma dalla parte opposta il perno di chiusura (quello mobile) è particolarmente esposto, nonostante il suo spessore di 13 mm (ottimo per un bloccadisco, ma pessimo in generale); inoltre questo è anche uno dei pochissimi modelli di bloccadisco ad avere un meccanismo di serratura significativamente resistente a tentativi di scasso con destrezza. Al di là delle caratteristiche, tuttavia, rimane il fatto che il prezzo di questo Abus è davvero elevato (difficilmente meno di 150 euro): a queste cifre si possono comprare lucchetti di qualità assai superiore non specifici per moto ma adattabili a questo uso (vedere paragrafo sui lucchetti).
In conclusione, va sempre tenuto a mente che un bloccadisco può sempre essere bypassato scollegando il disco stesso dal cerchione. Per questo di solito si preferisce utilizzare i bloccadisco con forma di lucchetto (braccio a U scoperto, esposto rispetto al corpo) in funzione di bloccacorona: infatti è di solito più complicato scollegare questo componente dalla ruota posteriore. Ovviamente l’uso combinato di più bloccadisco e di un bloccacorona fornisce una sicurezza maggiore della somma di quelle fornite dai singoli elementi.
Attenzione, prima di qualunque acquisto in questo ambito, a controllare la compatibilità del modello oggetto di interesse con i dischi o la corona della propria moto.
• U-Lock
Come per qualsiasi altro oggetto, anche per gli U-Lock (anche detti D-Lock) vale la regola per cui se il diametro del braccio a forma di U è inferiore a 16 mm può essere tagliato con le cesoie tagliabulloni manuali. Ne segue che il principale criterio di scelta per un buon U-Lock è che il braccio abbia un diametro maggiore o uguale a 16 mm.
L’immagine riporta quattro prodotti validi:
- Kryptonite New York Fahgettaboudit Mini
- Kryptonite New York Lock M18-WL
- Abus Granit Power 58
- Abus Granit Extreme 59
Di essi, i due Kryptonite hanno il braccio con sezione di 18 mm, mentre i due Abus si fermano a 16 mm. Tuttavia va notato che il Granit Extreme 59 è l'unico dei quattro ad avere un braccio a sezione quadrata, e non circolare: questo fa sì che siano necessari due tagli per toglierlo, invece che uno solo come per i modelli con braccio circolare (come è per gli altri tre). Questo accorgimento può più che compensare lo spessore di soli 16 mm (rispetto ai 18 mm dei Kryptonite), perciò modelli come l'Abus Granit Extreme 59 sono in conclusione da preferirsi.
Il principio applicativo fondamentale di ogni U-Lock è che venga “riempito” lo spazio incluso tra il braccio a U e il corpo del lucchetto: questo da un lato limita fino a impedire la possibilità di inserimento di un cric idraulico o manuale, e dell’altro limita i movimento possibili dell’U-Lock, fornendo così una situazione più scomoda per l’attacco del malintenzionato.
E’ inoltre importante cercare di collocare l’U-Lock in modo che la serratura sia difficilmente raggiungibile: infatti non esiste alcun prodotto di questo tipo che sia dotato di un meccanismo particolarmente difficile da violare con destrezza, né abbastanza robusto da resistere a qualche colpo di martello ben assestato (i danni al veicolo riescono ad essere abbastanza ridotti, o circoscritti, da rendere comunque conveniente l’utilizzo del martello per realizzare il furto), è pertanto consigliabile rendere di difficile accesso la serratura.
Nota: poiché oltre al cric l’altro strumento preferito per una brute entry su un U-Lock è la sega multiuso (portatile, leggera, manuale, silenziosa, economica), il fatto di scegliere uno spessore minimo di 16 mm può sembrare futile, e in effetti poco cambia tra tagliare 14, 15 o 16 mm, ma va considerato che la tagliabulloni è di gran lunga l’attrezzo da scasso più utilizzato, mentre la sega multiuso è praticamente specifica per gli U-Lock: il diametro di 16 mm è quindi un deterrente notevolissimo contro il malintenzionato che non conosca già il suo obiettivo (ovvero che non sia già pronto con la sua sega multiuso). Perciò quella dei 16 mm rimane da considerarsi come la «soglia di sicurezza» più valida.
• Altri dispositivi
– Anti-pinch Pin
Prodotto da Pragmasis in vari formati, è banalmente una barra che viene fatta passare attraverso il telaio o attraverso il mozzo della ruota posteriore (quindi attraverso il semiasse posteriore), e costituisce un punto in cui legare la catena antifurto. In questo modo si ha una sicurezza molto maggiore rispetto al semplice collegamento della catena a una delle ruote, dato che queste possono essere più o meno velocemente scollegate dal telaio. Inoltre costituisce una valida soluzione anche per quelle motociclette in cui una catena da 16 o 19 mm non passa all’interno delle ruote.
Questa dispositivo funziona solo insieme allo lucchetto Squire SS65CS, che è lo stesso che Pragmasis e Almax offrono insieme alle loro catene da 16 e 19 mm.
Attenzione a verificarne la compatibilità con la propria moto e con la catena che si intende utilizzare.
– Àncora
Le «ancore» sono oggetti dalle fattezze più diverse che vengono fissati al pavimento o alla parete di un spazio privato (garage, cortile) per garantire un “punto fermo” per la catena antifurto.
Più importante della qualità dell’ancora è la qualità del materiale in cui verrà fissata: spesso è preferibile fissare l’ancora al pavimento perché più robusto delle pareti, anche se questo rischia di far sì che la catena sia appoggiata al suolo (che, come si è detto, è sconsigliabile). In generale, le pareti in muratura, specialmente se non portante, sono sconsigliate, mentre il cemento più o meno armato garantisce una presa più sicura. Se necessario (come nel caso di pareti fragili) è utile fissare l’ancora a una lastra di metallo più o meno spessa che viene fissata alla parete in diversi punti (e magari anche cementata).
Venendo alle ancore vere e proprie, due sono gli aspetti più importanti:
- il fissaggio a pavimento/parete deve essere il più ampio e
profondo possibile, poiché se anche un tassello chimico
può saldamente legarsi al muro, solitamente è il muro
circostante lo stesso a cedere nel momento in cui l’ancora viene
presa a martellate lateralmente. Inoltre non devono essere presenti
fessure in cui poter far leva per “sradicare”
l’ancora.
- la dimensione del “buco” in cui passa la catena deve essere minima: lo spazio residuo potrebbe permettere l’inserimento di una leva o di un secondo gancio che, connesso a un piccolo argano o verricello portatile, consentirebbe di “strappare” l’ancora dal muro (anche per questo è meglio il pavimento delle pareti: è assai più facile utilizzare un argano in orizzontale piuttosto che in verticale – a meno che non si disponga di una piccola gru, ovviamente)
L’ancora migliore in assoluto relativamente alla sua indistruttibilità è probabilmente Yanchor, un’ancora dalla forma a Y che viene completamente incassata nel suolo (di solito annegata nel cemento). L’idea vincente è proprio quella di non sporgere dal pavimento/muro e di essere incassata profondamente.
Tra le altre ancore sul mercato, sono da preferirsi, quando possibile, dispositivi senza elementi mobili (come anelli a scomparsa), e oggetti comunque massicci. Prestare sempre attenzione all’ancoraggio al muro (un singolo tassello chimico è resistente solo quando è profondo almeno più di un paio di centimetri).
– “Pitoni”
Per quanto ormai risaputo, è giusto ripetere che i “pitoni”, ovvero i cavi d’acciaio ricoperti da una guaina in plastica o gomma, sono quanto di meno affidabile ci sia sul mercato, dato che sono vulnerabili a qualunque attrezzo. La tecnica più veloce per romperli è di solito inserirvi un piccolo bastone robusto o un lungo cacciavite e girare: dopo qualche giro l’integrità strutturale del collegamento cavo-serratura è già compromessa. E questo è vero per tutti, indipendentemente dal prezzo e dalla marca.
– Blocca leve
Sono in commercio anche dispositivi che bloccano la corsa delle leve di frizione e freno (oltre che della manopola dell’accelerazione): inutile notare che non impediscono alla moto di muoversi e che in ogni caso è sufficiente tagliare i fili per sbloccare il mezzo. Sono quindi accettabili ma solo come qualcosa in più da aggiungere, anche considerati il basso costo e la buona portabilità.
– Blocca freni
Per ora prodotti solo da Roadlok, sono dispositivi che si installano direttamente sulla ganascia del freno: quando chiusi a chiave il disco è impossibilitato a muoversi. Rimane valido il principio per cui è sufficiente scollegare il disco dal cerchione per bypassare il blocco, ma è anche vero che questa operazione più risultare più difficile nel caso in cui il disco sia immobilizzato tra le pastiglie.
"Sitografia":
- Video1 e Video2:
reportage in due parti sui furti di biciclette a Londra. Da 2.20 a 4.00
della prima parte si noti quanto è sopravvalutato il fatto di
«parcheggiare in un luogo affollato»;
- Video3: video istruttivo su qualche modello di
lucchetto (inglese);
- Video4 e Video5:
video che mostrano le dimensioni di una catena da 19 mm (il primo con
un lucchetto Abloy PL 362 il secondo con uno Squire SS65CS);
- Video6: video che mostra quanto tempo richiede un
“furto con furgone”;
- Documento1, Sito1 e Video7: tutti link informativi su cos’è e come funziona la tecnica di scasso detta di key bumping;
- Sito2 Il sito della “strategia” Lock3Lock.