Sicuramente con la semplice sigla di Honda EXP-2 ben pochi capiranno di cosa sto parlando; sarà quindi mio gran diletto potervi informare riguardo a quella che ritengo sia la più grande scommessa moto-rallistica di tutti i tempi..
Partiamo con un po' di storia!
Questa motocicletta è stata partorita nel 1994 dal segretissimo reparto corse Honda (il famigerato HRC), in ottica di farla partecipare al rally Parigi-Dakar dell'anno successivo (che quell'anno si sarebbe però corso a partire da Granada).
La moto era stata concepita per essere rivoluzionaria, ed infatti la particolarità che la caratterizza potrebbe lasciar basito un comune amante dei moto-rally: il motore installato era due tempi!
A questo punto una domanda sorge spontanea: che diavolo pensavano di combinare con un due tempi, dato i dissennati consumi che sono intrinseci a questo tipo di motore endotermico?!
La soluzione del mistero è correlata alla natura (rivoluzionaria) del progetto, ma non è ancora tempo di svelarvi questi arcani dettagli, prima deve essere terminata la storia!
Come dicevo questa moto ha preso parte alla Dakar del 1995. Non ne furono prodotte molte, giusto per portare a termine la competizione e, una volta conclusa, di esse non si è più saputo niente (oltre al fatto che sono state ricondotte tutte nel segretissimo reparto corse).
Ad ogni modo la gara fu conclusa con un ottimo quinto posto assoluto ed un primo indiscusso nella categoria sotto i 500 cc: un risultato eclatante per un prototipo di così nuovo progetto! Arrivare quinti al debutto è stato sicuramente un ottimo traguardo per Honda, anche considerando un fatto che ho volutamente tralasciato fino ad ora: la moto era di soli 400 cc, monocilindrica per giunta, e fu autrice della neutralizzazione di non poche sfidanti bicilindriche quattro tempi (di grossa cubatura)!
Ma allora, in cosa sta la magia di questo progetto? Di seguito (finalmente) le caratteristiche di questo “strano” propulsore, unico e fino ad ora in imitato!
Come tutti sanno i due tempi hanno lo svantaggio di avere consumi molto elevati (a confronto dei quattro tempi), ma dalla loro hanno numerosi pregi. Tra i tanti ricordiamo l’estrema leggerezza, la facilità costruttiva correlata alla relativa economicità, le poche parti in movimento (che tradotto significano grande affidabilità e minor usura) e, non ultima, la grande potenza e prontezza in ogni utilizzo. Comunque il problema dei consumi è davvero rilevante, soprattutto in ottica di una gara molto lunga come la Dakar, ed inoltre ad esso va aggiunto il problema dell’inquinamento.
Infatti i motori a due tempi sono drammaticamente più inquinanti dei rivali per via di una caratteristica intrinseca alla loro natura costruttiva. Come tutti sanno i due tempi hanno una lubrificazione “attiva” all’interno della camera di scoppio e quindi, oltre a bruciare carburante, bruciano anche l’olio che ne garantisce la lubrificazione.
È proprio quest’olio bruciato (o parzialmente bruciato), che determina il potere inquinante dei due tempi e, nello specifico, esso è causa di una mal combustione ineliminabile, che genera monossido di carbonio anziché anidride carbonica. Il monossido di carbonio è un gas molto venefico, anche mortale se raggiunge buoni livelli di saturazione e per questo motivo oggi, in un epoca sempre più attenta all’ambiente, i due tempi sono quantomeno anacronistici.
Bene, l’Honda EXP-2 è stata progettata per eliminare entrambi questi svantaggi!
Lo svantaggio dei consumi può essere risolto con un’iniezione elettronica, ma è quasi impossibile combinare l’azione di questa ultima con quella della candela (che per altro è in parte la responsabile della parziale combustione e dunque dei gas tossici).
Quindi cosa mai avrebbero potuto inventare quei geniacci di Honda se non un sistema di combustione non vincolato dall’azione della candela?!?
Sembra assurdo ma è così: l’EXP-2 nella maggior parte di un ciclo di utilizzo funziona senza candela, proprio come un motore diesel! (la candela c’è ma funziona solo a giri molto bassi).
Quello che si sono inventati è in sostanza un sistema di autocombustione generata dalle alte pressioni del cilindro, che in Honda hanno chiamato “combustione radicale”, per il fatto che con la giusta pressione e temperatura le molecole di carburante si dividono e diventano radicali. Il problema è che i radicali sono molto instabili. La soluzione trovata è stata quella di chiudere la valvola di scarico prima della totale espulsione dei gas, in quanto essi contengono sempre dei radicali che, miscelati al carburante, innescano un’auto-reazione che ne genera un numero esponenziale.
Ciò determina la combustione della miscela a temperature più basse del normale, garantendo lo scoppio anche senza la scintilla della candela.
La grande pressione necessaria è garantita come detto dalla valvola, più grande e robusta di una comune. Il risultato è un incremento di potenza, generato dal più alto grado di compressione interno.
Le fasi del processo possono essere così riassunte:
- Il carburante entra nella camera di scoppio da una luce
convenzionale e si miscela ai gas di scarico trattenuti dalla prematura
semi-chiusura della valvola di scarico.
- Il carburante si trova avvolto dai gas di scarico, mentre la
valvola si chiude completamente ed il pistone inizia la sua corsa verso
l’alto.
- Il pistone raggiunge il massimo superiore e determina l’autocombustione, la quale garantisce la totale bruciatura del carburante, garantendo bassi livelli di inquinanti.
Le caratteristiche dette sopra annullano le perdite di carburante incombusto di un due tempi e per questo motivo il motore brucia in realtà molto più del carburante che consuma, generando una rendita in termini di pulizia e consumi, unici nel loro genere. I consumi sono inoltre stati mantenuti bassi con l’utilizzo di una raffinata iniezione elettronica che, con questa tipologia di due tempi, non prevede gli stessi problemi di una tradizionale unità di questa categoria. Tuttavia il motore della EXP-2 può anche essere abbinato ad un carburatore, anche se in tal modo si annullerebbero molti dei vantaggi riguardanti i consumi, attestati addirittura attorno ai 3 l/100 Km nel ciclo misto ed attorno ai 6 l / 100 Km in gara.
Tutte queste caratteristiche hanno permesso a questo progetto di ottenere i risultati detti sopra, anche perché è un motore capace di sprigionare 54 cavalli, ossia poco meno di 20 rispetto alle rivali di 800 cc quattro tempi.
Inoltre va ricordato che questa moto pesava oltre 100 Kg in meno delle rivali, aveva consumi inferiori e mediamente aveva una coppia massima similare(58 Nm).
A questo punto molti si chiederanno perché non se ne sappia più niente e perché tutte le moto oggi non montino questo propulsore!
Misteri di Honda, che, come sempre ha fatto, ha bistrattato i due tempi a favore dei quattro, pur davanti all’evidente bontà di questo prodotto.
Addio...