Utilizzare una motocicletta sulle nostre strade e nelle città italiane sembra sia diventato più rischioso d’una missione di “peacekeeping” in Medio Oriente. Proporzionalmente il bollettino giornaliero dei caduti sulle strade (per incidenti di viabilità) è drammaticamente più pesante in una città come Milano che non a…Bagdad: ma è veramente così pericoloso andare in moto, oggi, nel nostro paese?
Evidentemente le statistiche non possono mentire: se raffrontiamo i dati di altri paesi europei le cifre a nostro sfavore non lasciano, drammaticamente, alcun dubbio!
Eppure proprio nelle statistiche troviamo un dato che, in qualche modo potrebbe, se non confortarci, almeno suggerire un’attenta riflessione.
Cosa significa che quasi la metà di tutti gli incidenti in moto è causato dalla disattenzione e dall’imprudenza? Come il famoso bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, dipende dal nostro modo d’affrontare un problema cercando, laddove possibile, una soluzione. Volendo esaminare ottimisticamente il “bicchiere” della sicurezza stradale possiamo affermare che basterebbe stare maggiormente attenti e prudenti per evitare la metà degli incidenti sulle nostre strade: decisamente una bella differenza d’approccio, vero?
Ed allora: cosa possiamo fare, in pratica, per trasformare un dato così negativo in opportunità?
Poco singolarmente (nel senso…non occorre molto!), tantissimo se tantissimi singoli s’impegnassero a seguire otto semplici regole dettate dal buonsenso e dall’esperienza e che qui a seguito provo a esporre:
1) Consapevolezza…
…dei propri limiti motociclistici, della propria abilità fisica, del proprio stato umorale, del proprio stato psicofisico, del pericolo, della pericolosità del mezzo che conduciamo, della responsabilità nei confronti di noi stessi, dei passeggeri, degli altri utenti della strada, ecc.
Essere consapevoli di quello che si sta facendo è fondamentale in tutte le attività umane per operare bene ed in sicurezza: prima d’abbassare la visiera e dare gas, pensiamo per qualche secondo a quello che stiamo per fare, come lo stiamo affrontando ed in quali condizioni psicofisiche ci troviamo. E’ meglio rimandare la partenza o rinunciare alla moto che mettere a repentaglio la propria ed altrui esistenza!
Qualche altro consiglio importante: non cercare mai d’emulare chi è più bravo e preparato di noi! Soffrire di complesso d’inferiorità rispetto a chi, in moto, sa (o crede) andare meglio è quasi sempre un errore fatale!
Non sottovalutare, infine, la pericolosità insita nel condurre una motocicletta ma, neppure, sopravvalutarla esageratamente: partendo dalla consapevolezza dei propri limiti, cercate sempre di guidare il meno contratti possibile! Questo significa essere più pronti e reattivi in caso di manovre d’emergenza senza nulla togliere al divertimento ed alla passione.
2) Proteggersi…sempre!
La caduta è sempre dietro l’angolo che ci aspetta e, quasi mai, è così educata d’avvisare: non facciamoci mai trovare impreparati! Per il casco (sempre ben allacciato!) siamo tutti d’accordo, la legge ce lo impone, ma snobbare l’abbigliamento protettivo è l’errore più comune e grave che possiamo fare! In qualunque stagione (in estate l’asfalto è più caldo ma sicuramente non meno…rugoso che nelle altre stagioni!) un buon paio di guanti in pelle con protezioni ed il giubbotto da moto (sempre con la protezione dorsale inserita!) sono il minimo indispensabile per salvaguardarsi da una bella scartavetrata dell’epidermide! Vi posso garantire che la pelle abrasa sull’asfalto brucia…brrrr!...in maniera orribile e le parti (inferiori) del corpo più esposte alle scivolate sono le cosce ed i glutei: pertanto mi sento vivamente di consigliare anche l’uso di un paio di pantaloni con protezioni CE sulle ginocchia e sul…“fattore C”: con qualche euro evitiamo che un’innocua scivolata si trasformi in noiose e dolorose…applicazioni di fitostimoline cicatrizzanti!
3) Frenata sicura.
L’utilizzo dell’ABS stimola una riflessione importante: se tutte le moto ne fossero dotate (io, addirittura, lo renderei obbligatorio: magari disinseribile ma di serie!) la diminuzione d’incidenti dovuta a frenate in situazioni d’emergenza sarebbe ragguardevole: si pensi che un recente studio europeo ha rilevato che il 41% degli incidenti motociclistici è causato dalla perdita di controllo dell’anteriore in frenata!
In attesa, quindi, della nostra prossima moto dotata di questo diabolico marchingegno impariamo almeno a…prevenire la frenata: anche qui è vitale non farsi mai prendere alla sprovvista! Possiamo essere bravini, bravi, bravissimi ma “contro la fisica” non l’avremo mai vita (come diceva anche Einstein di…sua moglie quando ci litigava!).
Dimentichiamoci d’essere in grado di modulare il freno anteriore e posteriore così bene e velocemente da evitare il bloccaggio delle ruote: se l’ostacolo è li davanti (ed i nostri occhi sono ancora occupati a sognare il petto saltellante della meravigliosa bionda appena sorpassata) possiamo essere certi che faremo…strike! Solo che i birilli che vanno a terra sono solo due: noi e la moto!
In condizioni normali più o meno tutti sappiamo fermare la nostra motocicletta in spazi compatibili con lo stato dei nostri pneumatici e del fondo stradale: 60% davanti, 40% dietro e sempre in maniera morbida, dolce…ovvero, ancora una volta, prevenendo.
Impariamo anche a tenere sempre un dito sulla leva del freno anteriore: saremo più reattivi e diminuiremo ulteriormente i nostri tempi di reazione dal momento che percepiamo il pericolo a quando diamo inizio alla frenata vera e propria.
4) Vedo…quindi credo!
Non è un insegnamento religioso in…controtendenza ma una regola ferrea, un giuramento che non si può scogliere se vogliamo far parte, per lungo tempo, della “setta dei motociclisti incolumi”! A parte gli scherzi…c’è veramente poco da ridere: vedere tutto, sempre! Davanti, dietro e di fianco.
E non è ancora sufficiente: se possibile dobbiamo vedere anche per gli altri! Sulla strada che percorriamo qualunque oggetto può potenzialmente entrare in collisione con noi.
Impariamo a valutare, con la velocità della luce, tutte le posizioni degli oggetti potenzialmente pericolosi mettendoli in ordine di priorità (in base alla loro pericolosità) man mano che ci spostiamo. Impariamo a gestire rapidamente queste “liste” rimuovendole, aggiornandole, sostituendole in continuazione: se ci manca qualche elemento di valutazione…giù il gas immediatamente, e sino al ripristino delle condizioni di sicurezza minime da noi impostate.
Descritto così sembra un lavoro durissimo, più da “uomo radar” che da motard, che rischia di togliere ogni divertimento all’andare in moto: nulla di più sbagliato! Si tratta, innanzitutto, di un’attività che il nostro cervello già esegue in autonomia ed ha solo bisogno d’essere assecondata dalla nostra volontà e determinazione; infine, come in tutte le attività sportive, facendo un adeguato periodo d’allenamento tutto diventa semplice, poco faticoso e…molto gratificante!
5) Gli altri utenti della strada: i miei…nemici?
Calma…calma, non è un incentivo all’odio di classe ed alla violenza…è solo un metodo (supersperimentato) di sopravvivenza!
Partiamo SEMPRE dal presupposto che sulla strada siamo uno degli anelli più deboli: nonostante i nostri cavalli scalpitanti, i nostri scarichi urlanti, il nostro aspetto guerriero…siamo dei vasi di coccio tra botti di ferro! (devo averla già letta da qualche parte sta citazione!).
Senza che vi sia nulla di personale con nessuno (automobilisti, camionisti, ciclisti, pedoni…) inforchiamo la motocicletta predisposti mentalmente a sostenere una dura battaglia combattuta a suon di…schivate! Restiamo vigili e cerchiamo (con il metodo descritto al punto precedente) di farci una chiara visione dell’utente che ci precede, ci segue, ci viene incontro. Gli occhi devono ballare velocissimamente (con frequenza direttamente proporzionale alla quantità di oggetti che ci circonda) tra vista frontale, laterale e posteriore. Soprattutto, non sottovalutare mai chi ci segue! Un micro tamponamento in auto ha conseguenze irrilevanti ma se un’auto ci tocca “dietro” non oso pensare alle terribili conseguenze: se tutto va bene finiamo a terra lunghi e distesi ma, se dovesse andar male? Ricordiamoci, allora di guardare spessissimo negli specchi e se scorgiamo l’automobilista arrogante, frettoloso, disattento, rincoglionito…lasciamolo passare oppure allontaniamoci da lui in tutta fretta!
Attenzione agli incroci: sembra una raccomandazione scontata in quanto tutti sappiamo che la maggior parte degli incidenti avviene per il mancato rispetto delle precedenze. Nonostante questo ricordiamoci sempre che noi siamo motociclisti, ovvero stiamo in piedi solo se ci muoviamo e se qualcuno ci sbarra la strada arrestandoci repentinamente a farsi male siamo no e, questo, anche se abbiamo sacrosanta ragione! Per questo adottare, sempre, non solo un atteggiamento vigile ma sapersi anche fare vedere: se notate una certa impazienza nell’automobilista (od altro tipo di utente), un’agitazione all’interno dell’abitacolo o qualunque cosa non vi convinca, non partite dal presupposto che, essendo dalla parte della ragione, non vi possa capitare nulla! Se tenete alla vostra incolumità, immaginate, piuttosto, scenari catastrofici e le possibili conseguenze di gesti “inconsulti”, togliete gas e rallentate preventivamente. Non limitiamo assolutamente l’uso del clacson: può veramente salvarci la vita!
Anche i pedoni ed i ciclisti sono, paradossalmente, per noi motociclisti, un pericolo alcune volte maggiore delle autovetture e dei camion. Soprattutto nei centri abitati, mantenere sempre la velocità da codice e, se possibile, anche meno: attraversarli pensando sempre che può sbucare da dietro un angolo morto la classica carrozzina spinta dalla madre stressata dal pupo, il vecchietto traballante ed allegro per l’ombra di rosso appena bevuta, il bambino che, col numero di Del Piero sulla schiena, rincorre la palla…
Tutte situazione innocue solo se prese alla giusta velocità ed in condizioni ottimali di fondo stradale!
Un ultimo avvertimento: state alla larga e rifuggite come la peste gli animali vaganti anche di piccola taglia! Sono, ovviamente, totalmente imprevedibili nel loro muoversi disorientato e creano scompiglio negli automobilisti che, magari per scartarli facilmente invadono l’opposta corsia con conseguenze drammaticamente prevedibili. Quando vedete un cane correre sulla strada piuttosto fermatevi e lasciatelo sfilare e, mi raccomando, date del bastardo…solo al suo padrone!
6) Superare le code: se vuoi arrivare in cima…usa la testa!
Il superamento delle vetture ferme in coda è uno dei momenti probabilmente più pericolosi per noi motociclisti.
Di per se l’operazione non sembra richiedere particolari abilità motociclistiche e, ad un distratto osservatore, potrebbe anche sembrare una pratica del tutto priva di rischi. Occorre invece considerare tale pratica come qualcosa di straordinario, al limite sia del codice della strada che della possibilità di incorrere in grossi guai nel caso qualcosa si metta…di traverso (nel senso letterale del termine)! Innanzitutto occorre non farsi prendere la mano dal flusso di motocicli che ci tallona: spesso ci troviamo costretti a mantenere una velocità non confacente alle nostre capacità di motard in erba solo perché “imbottigliati” da altri utenti più esperti (o meno prudenti?). Lasciamoli sfilare e proseguiamo con il nostro ritmo mantenendo sempre altissima la vigilanza.
Dove è meglio superare, a destra, a sinistra od in centro corsia (in caso di arterie a tre o più corsie)? Dipende. Secondo me non c’è una regola fissa: fondamentale è, sempre, farlo con la massima attenzione e prudenza. Per un motociclista farsi vedere è vitale: se l’automobilista non ci vede può eseguire una manovra repentina, un cambio di direzione non segnalato, uno piccolo scarto ed urtarci.
Verifichiamo, nel dubbio, con un colpetto di clacson se chi ci precede ci ha notati; osserviamo i comportamenti degli autisti che ci stanno accanto (senza pregiudiziali di sesso, età, tipo di vettura, ecc.) ed in base a come conducono la vettura cerchiamo d’intuirne l’abilità, lo stato d’attenzione o d’irritazione, lo stile di guida. Con un minimo di pratica vi posso garantire che diventa abbastanza facile acquisire questa abilità ed entrare nella testa di chi ci sta attorno!
Ricordo, ancora una volta, l’importanza di non abbassare mai la soglia d’attenzione anche per chi ci segue (soprattutto alcuni personaggi che s’irritano ad essere superati da una moto: purtroppo esistono anche loro!) per evitare che qualcuno ci…svernici i numeri della targa.
Quando sfiliamo le vetture ferme in città, controlliamo, con particolare attenzione, in prossimità dei semafori e delle strisce pedonali che l’attraversamento non sia impegnato dalla solita vecchietta che, lenta come la classica tartaruga, sta guadagnando con fatica l’altro lato del marciapiede.
In autostrada e sulle tangenziali, a traffico bloccato, non ho dubbi: rischio una sanzione ma utilizzo la corsia d’emergenza per effettuare lo “sfilamento” della coda! Effettuo l’operazione ad una velocità mai superiore ai 30/35 km/ora, con le quattro frecce accese ed osservando con moltissima attenzione le macchine che sto per superare per notare strani movimenti di ruote o portiere ed essere pronto a frenare e schivare. Osservo in continuazione i retrovisori per evitare di trovarmi ad ingombrare la corsia ai mezzi di soccorso.
L’utilizzo improprio della corsia d’emergenza, ovviamente, è sanzionato dal Codice della Strada: il mio, ovviamente, non vuole essere un invito a violare la legge ma esprime unicamente una mia consapevole scelta. Partendo dal presupposto che se sono in moto mai più mi faccio 10 o 20 chilometri di coda a passo d’uomo sotto il solleone e siccome reputo il sorpasso (a zigzag) tra le file delle auto molto ma molto più pericoloso (soprattutto con moto carica di bagaglio), la mia personalissima decisione è quella di rischiare di farmi togliere qualche punto dalla Polstrada piuttosto che farmeli mettere…al pronto soccorso!
7) In caso di pioggia: 10 minuti…fatali!
Evito di dilungarmi: se possibile, ovviamente, sarebbe meglio evitate di viaggiare sotto la pioggia, soprattutto in città con il traffico, il pavé, le rotaie del tram, la visiera che s’appanna!
Sappiate, inoltre, che tutto quello che si legge sulle pubblicità relativamente alle mirabolanti caratteristiche di tenuta sul bagnato dei pneumatici, in alcune condizioni di fondo (ed anche a bassissima velocità) sono…grandissime balle! Due semplici consigli per rimanere…in piedi.
Primo: quando guidate immaginate d’aver posto un uovo in equilibrio sul tappo del serbatoio e regolate la vostra velocità, angolazione di piega in curva e forza di frenata tali che se l’uovo ci fosse veramente…non dovreste fare la classica frittata!
Secondo: i primi 10 minuti di pioggia sono i più pericolosi perché l’acqua scioglie sia lo sporco trattenuto dall’asfalto che alcune sostanze oleose presenti nel bitume stesso; con il proseguire della pioggia l’asfalto si pulisce e la tenuta del pneumatico migliora notevolmente.
Attenzione, quindi, massima prudenza: in questi primi minuti l’asfalto risulta particolarmente viscido ed infido soprattutto per le due ruote!
8) Consigli sparsi e…miti da sfatare.
- E’ vero che una strada appena asfaltata
garantisce una tenuta migliore? No! Per gli stessi motivi di rilascio
di sostanze oleose contenute nel bitume e per la sabbia che in alcuni
casi viene usata per assorbire più rapidamente questo
liquido, è bene procedere, su questi tratti, con molta
cautela.
- E’ vero che un parabrezza più grande
garantisce miglior visibilità in caso di pioggia? No! Un
parabrezza grande crea una buona barriera contro il vento e magari
consente di bagnarci un po’ meno ma, di contro, la
visibilità peggiora sensibilmente.
- E’ vero che, procedendo accodati ad una vettura,
la migliore posizione è quella in centro alla carreggiata?
No! E’ sempre meglio viaggiare leggermente spostati sulla
sinistra in modo da farsi inquadrare dallo specchietto di sinistra di
chi ci precede: si avrà modo di notare se ci ha visto e/o se
ha intenzione di spostarsi per curvare a sinistra. Ricordarsi di avere
sempre la visuale posteriore ben chiara: assicurarsi che non ci sia una
vettura (o un motociclo) che ci tallona, posto negli angoli morti dei
nostri retrovisori.
- Prendiamo l’abitudine di fare sempre, rientrati incolumi alla base, un breve debriefing, ovvero un rapporto finale a noi stessi di quanto accaduto durante la nostra uscita: usiamolo per capire se abbiamo fatto dei grossi errori, se abbiamo preso dei rischi di troppo, se potevamo evitare certi azzardi, se abbiamo subito situazioni potenzialmente pericolose per noi e per gli altri utenti della strada. Giorno dopo giorno acquisiremo un poco più d’esperienza ma, soprattutto, aumenteremo la consapevolezza sulle nostre capacità, gioiremo dei nostri piccoli progressi e guadagneremo la necessaria fiducia nel mezzo che conduciamo.
Buona strada a tutti.