Ho letto tanto tanto su avancorsa, sui concetti di stabilità-maneggevolezza (a volte ancora di più sub-differenziati tra maneggevolezza e tenuta di strada), alcune confusioni tra carico e trasferimenti di carico, tante diverse e inverse opinioni se sfilare le forcelle (far uscire le forche dalle piastre!) renda più agile o più pesante l'anteriore (e ho pensato che il pdv di chi ha commentato ha fortemente influenzato il giudizio nel senso che magari uno intendeva che ruotando il manubrio da fermo o a bassissime velcoità questo è più duro e l'altro nella velocità di inserimento curva che è più veloce).
Quello che ora volevo chiarirmi è questo:
1. in inserimento curva, avere un avancorsa alto ti oppone una forte resistenza a inclinare la moto? quando si dice che la moto ha troppo precarico anteriore (e quindi più avancorsa) e quindi va dritto e non piega, se noi a quella sensazione di non-piega si "sforzasse" il controsterzo, oltre le nostre più intuitive sensazioni, si finirebbe per terra perché l'anteriore semplicemente perderebbe aderenza?
2. in percorrenza curva, avere un avancorsa alto tende a mantenere "con più forza" lo sterzo stabile su quell'angolo di sterzo oppure tende a voler riportare lo sterzo dritto facendo anche diminuire l'inclinazione della moto ?
E poi mi chiedevo, ma tra gli effetti più noti nella variazioni geometrie che comporta il precarico, che voglio un po' ridurre molto sinteticamente (senza inserire la lista di tutti gli effetti che poi cooncretamente non incidono alla guida di un essere umano) a:
avancorsa, altezza baricentro, interasse
quali veramente prevale di questi e quindi quali effetti ha?
Le quote ciclistiche contano nel loro insieme valutarne una da sola conta poco.
Il precarico da solo non può modificare così tanto l'avancorsa(calcola che cambia anche un po' l'inclinazione forcella)
Le quote ciclistiche contano nel loro insieme valutarne una da sola conta poco.
Il precarico da solo non può modificare così tanto l'avancorsa(calcola che cambia anche un po' l'inclinazione forcella)
Puoi descrivere allora singolarmente le quote ciclistiche che variano in termini di effetti sulla guida e in termini di incidenza % ?
Per la mia esperienza il precarico (che comunque si applica sia ant che post) interessa di più l'assetto e il modo con il quale interagisce nell'ingresso in curva tra la fase di frenata ed il rilascio della stessa.
Ti faccio un esempio sul fatto che non è così facile capire dalle quote ciclistiche le caratteristiche dinamiche di un mezzo, calcola che ci mancano sempre un po' di parametri per valutare(sempre sia facile), baricentro, distribuzione pesi e punto di attacco del pivot posteriore.
La Street Triple 765 RS(2020) che ho avuto ha inclinazione forcella ed interasse estremamente maneggevoli ma la moto è stabilissima ed anzi poco maneggevole.
La MT09(2021) e la Superduke 1290(2022) erano molto più svelte nel pif-paf mentre a livello dati non avrebbero dovuto esserlo.
Comunque diciamo che quello che più mi interessa capire è se
"forzare" l'inclinazione della moto con il controsterzo quando senti che la moto è resistente a scendere in piega è una cosa da fare oppure c'è solo il rischio che la ruota perda aderenza.
E' più saggio diminuire precarico anteriore/sfilare le forcelle (lasciamo stare per un attimo sag e quant'altro..) sentendo automaticamente una maggiore facilità di discesa in piega o va forzato così come è?
Dare un consiglio così è un po' difficile.
Che moto e che pneumatici hai.
In condizioni normali una moto non dovrebbe essere forzata per girare a velocità normali.
Io farei i sag e le taratura giuste e cercherei la maneggevolezza con i pneumatici giusti
Diverso è per andare forte dove un po' la devi forzare (dipende anche sempre un po' dalla moto)
Non volevo entrare nello specifico di una certa moto, ma avere concetti di FISICA ben spiegati sul perché si deve o non si deve forzare una piega contrastata.
I concetti teorici, secondo me, non servono ad andare in moto
Comunque l'entrata in piega un po' va forzata o con lo spostamento del peso o con il controsterzo.
Ciao .
Concordo con "Italy" , sul fatto che prendere un solo parametro per evidenziare una determinata necessità di guida non è corretto.
Ho gareggiato per alcuni anni ( prima pista , poi cronoscalate ) e , una volta appesa la licenza al muro , mi sono "divertito" a seguire alcuni amici piloti più giovani di me , provando a dar loro una mano .
Per evitare di andare in confusione ( è più facile di quanto si pensi ) , generalmente conviene seguire un ordine ben determinato , quando ci si approccia a rendere più confidente possibile la dinamica di una moto al pilota di turno .
Il primo passo è verificare se la parte meccanica ( le molle ) del sistema sospensivo è adeguata alle esigenze di chi guida .
Avere le molle "giuste" , oltre che precaricate correttamente , aiuta parecchio le fasi successive .
Le variazioni d' altezza dei 2 assi ( interasse "mono" e posizione della forcella nelle rispettive piastre ) , rientrano nei parametri parecchio soggetti a variazioni , a seconda del tracciato e/o delle condizioni del fondo .
Idem per i freni idraulici nelle 2 direzioni .
Se si parla di derivate di serie , il setting di default è sempre una buona base da cui partire , oppure ritornare se ci si rende conto di perdere il filo del discorso .
Chi ne definisce l' equilibrio generale , è decisamente più competente della stragrande maggioranza dei piloti , non solo amatori .
E conosce il mezzo su cui ha lavorato per molte ore come nessun altro .
Perciò conviene quasi sempre far tesoro di tutta questa competenza/esperienza .
Aggiungerei che un errore tipico è indurire sia le molle che i freni idraulici.
E in quel caso se non hai un po' di trasferimento di carico l'inserimento in curva diventa più difficoltoso.
Quando parlavo di concetti teorici intendevo quelli fisici e non la teoria di messa a punto delle sospensioni e dell'assetto.
italyonbike
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