Salve a tutti,
Oggi avevo un'ora in pausa pranzo costretto in ufficio senza nulla da fare. Ho pensato di scrivere sul Monster 620S i.e. della mia ragazza. E' lunga e nessuno è obbligato a leggerla, ma visto che l'ho realizzata per semplice divertimento e che ormai la "fatica" era fatta, mi diverto a pubblicarla.
MONSTER 620S i.e.
Questa moto ormai è fuori produzione da diversi anni, ma credo che possa essere utile scrivere comunque una recensione visto l'elevato quantitativo di usato presente sul mercato.
Il Monster 620 è stato il primo "piccolo" ad iniezione di casa Ducati e seguiva a ruota il precedente 600cc a carburatori. Le differenze tra i due non si limitano comunque alla sola alimentazione, ma spaziano lungo tutta una serie di altri particolari.
Alcuni di questi sono le frecce ad ogive in luogo delle precedenti squadrate, un codino più arrotondato, il secondo disco di serie (tranne alcune annate della versione "dark"), il contagiri di serie, l'immobilizer elettronico, l'orologio con scadenzario degli interventi e quasi 10CV di maggiorazione come potenza massima.
Il modello che mi è dato di avere in prova tutto l'anno, in quanto proprietà della mia dolce metà, è per l'esattezza la versione "S". Questo allestimento era da considerarsi quello più ricco tra tutti quelli presenti. Alcune chicche sono il puntone dell'ammortizzatore posteriore regolabile, una sella più alta di 2cm, il cupolino in tinta, il coprisellino in tinta, il forcellone in alluminio mutuato dalla versione 900cc ed un'ampia profusione di pezzi in carbonio (parafanghi, fianchetti e la copertura delle marmitte in prossimità del tallone).
Comincio subito dicendo che il vecchio Monster con telaio completamente in acciaio al cromo-molibdeno, quello prodotto sino alla versione di 695cc e sostituito in seguito dalla versione con struttura mista, non è esattamente una moto assimilabile ad altre e conseguentemente tende a suscitare sensazioni estreme in senso positivo oppure negativo.
Non è una moto nuda, perché nasce da un progetto sportivo. Non è una sportiva, perché non possiede il propulsore per esserlo e quel manubrio largo non è l'ideale per una guida in pista. Non è una viaggiatrice, perché troppo essenziale e scomoda per esserlo.
Quindi ?
Secondo me, nel bene e nel male, il vecchio Monster è qualcosa che non ha eguali nel campo motociclistico. Non la si deve comprare perché migliore della concorrenza e nemmeno per cercare di essere i più veloci sul passo appenninico preferito (consigliando sempre a tutti di mantenersi nel limite del criterio e buonsenso).
Questa moto, specialmente nella variante di cilindrata più piccola, deve essere comprata semplicemente se si è ammaliati dalla sua estetica e si cerca qualcosa che sappia essere differente da tutto il (rispettabile) resto.
La potenza del propulsore non è comparabile con la concorrenza di pari ed inferiore costo, ma tale aspetto non deve trarre in inganno. Il Monster nasce come moto per un utilizzo sportivo ed il suo DNA è orientato proprio in tal senso. La differenza con la maggior parte della concorrenza risiede proprio nel modo in cui il divertimento deve essere ricercato.
La cilindrata 620cc del 2001 offre poco più di 60CV ed appena cinque marce per poterla sfruttare appieno. Poca cosa sulla carta e probabilmente anche sul cronometro, ma nessuno esce di casa circondato da pubblico festante, giudici di gara, cordoli e vie di fuga. Quello che questo piccolo gioiellino (termine che non viene usato per indicare la mancanza di difetti) può offrire è una guida realmente molto divertente su strada ed una sicurezza sempre oltre ogni dubbio. La ciclistica generale è studiata per ospitare un propulsore decisamente più performante e ciò si riflette sulla guida. Questa moto perdona gli errori e diverte senza che ogni oggetto accanto a noi scivoli lontano a velocità curvatura, situazione che molti credono si saper gestire e pochi sanno realmente fare.
Cerchiamo di capire. Le sospensioni non sono regolabili, ma sono tarate bene per una guida discretamente sportive e sono di buona qualità per la fascia di prezzo del mezzo (il posteriore è dotato di leveraggio progressivo). Il telaio è solido come una roccia e trasmette bene tutto quello che succede. I freni fanno parte della serie oro della Brembo e sono dotati di pinze a 4 pistoncini lavoranti su dischi da 320mm, il tutto condito con tubi in treccia di serie. Il manubrio è largo e basso, in modo da consentire un buon controllo in movimento tenendo al contempo molto caricato l'anteriore.
Credo sia impossibile non riconoscere un Monster incontrandolo in senso opposto. La posizione di guida con braccia larghe e casco basso sull'anteriore sono inconfondibili. Non si può trovare, sempre nel bene o nel male, la medesima postura in altre moto.
Il punto dove siamo arrivati, per farla breve, è quella di avere un mezzo da 60CV con una ciclistica ampiamente adatta per quasi il doppio della potenza. Questo permette, volendo, di potersi sbizzarrire in una guida rotonda e divertente. Una ciclistica di tale genere permette letteralmente di danzare tra le curve ed abbondare con l'acceleratore, rimanendo contemporaneamente un buon margine di protezione. Lo sforzo psico-fisico per mantenere andature brillanti è tutto sommato ridotto.
Come se questi aspetti dinamici abbastanza positivi non bastassero, possiamo dire che il Monster 620 è uno dei mezzi di questa cilindrata più leggeri sul mercato. Non serve fare modifiche al mezzo. Si compra si parte senza ritoccare sospensioni oppure freni, senza avere ondeggiamenti, senza avere incertezze in staccata e senza sentire il bisogno di spendere altri soldi.
Si vuole uscire come razzi dalle curve e polverizzare gli amici al semaforo oppure nel tratto casello-casello ?
Non è la moto adatta. Punto. Non la si potrebbe mai apprezzare. Non è una moto perfetta e non è una moto potente. Chiunque cerchi queste cose, semplicemente potrebbe rimanere deluso. Il Monster non si prende, almeno in questa versione, per la potenza esuberante oppure le prestazioni pure.
Questa moto nasce per offrire una bella guida, rotonda e sicura. E’ facilissimo riuscire a disegnare curve perfette persino nei tratti più veloci, approfittando dell’ottima stabilità del mezzo. Solo i tornanti più stretti metteranno in difficoltà all’inizio a causa della necessità di guidare questa Ducati (come quasi tutte quelle vecchio stampo) di corpo e con decisione. Si potrà godere dell’ottima frenata, la quale è sempre perfettamente modulabile e può arrivare senza sforzo eccessivo a decelerazioni veramente notevoli. Non bisogna dimenticarsi che, con poche varianti, questo impianto era montato dalla casa anche sui modelli più sportivi. L’unico vero limite ad una guida molto sportiva sono gli scarichi che, sebbene non sia certo il nostro caso, possono arrivare a toccare terra ben prima del canonico ginocchio.
Un male sotto certi aspetti, ma anche un limite naturale che aiuti a non esagerare. Il problema può essere risolto comprando scarichi alti, ma la mia idea è che la spesa non valga il vantaggio.
Il motore è il pezzo forte ed il pezzo debole al punto stesso. Chiunque abbia avuto il piacere di guidare una Suzuki SV650, diretta rivale del Monster 620, potrà aver notato come l’unità giapponese sia superiore praticamente lungo tutto l’arco d’erogazione. L’allungo della moto bolognese è meno deciso ed anche i bassi regimi patiscono un pochino dall’avversaria orientale, sebbene di poco.
Dove Ducati riesce a fare meglio è sicuramente nell’erogazione perfetta (a patto di avere sempre una carburazione eseguita da buoni meccanici), lineare e priva di qualsiasi sussulto. E’ facile, è piacevole.... non è emozionante. La passione non viene dalle prestazioni pure, ma principalmente dalla stupenda tonalità che anche gli scarichi originali sanno produrre. Fantastica al minimo, piacevole ai medio-bassi e fantastica crescendo... al punto che spesso sembra di procedere a velocità maggiore rispetto a quella reale.
La frizione (a bagno d’olio) è sempre modulabile e discretamente leggera per una moto di Borgo Panigale ed il cambio è abbastanza preciso, sebbene leggermente duro. Questo aspetto può comunque dipendere dall’olio che si decide di utilizzare.
In sostanza si tratta di una moto equilibrata. Il suo terreno ideale sono le strade piene di curve e la città, dove risente solamente un pochino delle buche. I viaggi sono fattibili e noi non ce li siamo fatti mancare, ma la posizione discretamente caricata sui polsi invita a non fare più di 3-400Km senza scendere. La versione “S” dotata di cupolino protegge abbastanza bene dall’aria o quantomeno più di quanto non possa sembrare, quindi a velocità da codice si viaggia bene. Le vibrazioni si sentono, ma la loro frequenza è sempre piuttosto bassa (a meno di non passare oltre gli 8000 giri). Non direi che possano risultare fastidiose, quanto piuttosto peculiari del mezzo.
Le pedane sono poco distanziate dalla sella e coloro che superano i 180cm di altezza potrebero assumere una postura troppo rannicchiata, sebbene sul modello “S” questa cosa sia meno evidente rispetto a quello standard e soprattutto a quello “Dark” (più basso). Il freno posteriore è discreto e ben tarato. Non ha una gran potenza, ma non rischia mai di bloccare il posteriore.
Il serbatoio è discretamente stretto e ben sagomato. Si afferra bene con le gambe e questo ha riflessi positivi nei percorsi tortuosi, dove ci si può aiutare nei cambi di direzione. La capacità è di 16 litri. Non sono tantissimi, ma i consumi della moto (quando ben carburata) sono ridicoli. Nell’utilizzo che ne abbiamo fatto siamo passati dai 20Km/l in montagna senza lesinare sino ai 27Km/l facendo turismo a velocità da codice. A ben pensare parliamo di un’autonomia superiore ai 300Km. Non male davvero.
Ultimo punto per l'affidabilità. Se dovessi dire che è perfetta mentirei, ma è anche vero che spesso i difettucci sono sulle piccole cose ed è possibile ripararli in casa o comunque a basso costo. La nostra moto ha 32.000Km ed è stata immatricolata a Luglio 2001, quindi compie 11 anni al momento di scrivere questa recensione. Ancora oggi non consuma un grammo d'olio, si accende al primo colpo, funziona perfettamente, necessita di poca benzina e la vernice è ancora brillantissima.
Qualche difetto c'è stato, ma tutte le moto ne hanno qualcuno.
Provvedo ad un elenco degli interventi anomali e/o straordinari rispetto ai normali tagliandi :
- Ruggine e perdita nel serbatoio risolta in casa con un kit di resina ricoprente dal costo di 50 Euro.
- Riparazione degli sfiati del serbatoio, diventati secchi nella parte meno esposta alla lubrificazione della benzina. Nessun costo.
- Sostituzione prematura del kit catena-corona-pignone a soli 16.000Km. Costo di 160 Euro compresa manodopera.
- Eliminazione del parafango in carbonio che, a causa di un suo cattivo disegno, toccava la catena ai bassi regimi causando un fastidioso rumore. La sua vendita ha fruttato 90 Euro.
- Riparazione del filo di contatto del cavalletto, il quale si è usurato strisciando contro il cannotto di sterzo. Lavoro fatto in casa a costo zero.
- Riparazione di una perdita d'olio (difetto conosciuto dei Monster del 2001-2002) dalla base del cilindro verticale. Costo di 100 Euro.
A chi mi sentirei di consigliare questa moto ?
Beh... sicuramente a tutto coloro che amano il marchio Ducati oppure semplicemente apprezzano l’estetica senza età del Monster, ma non sentono la necessità di una potenza elevata. I neofiti potrebbero trovare una moto facile con la quale cominciare ed anche chi fosse di bassa statura, come spesso accade per le donne, troverebbero una moto adatta e molto leggera.
A chi sconsiglio la moto ?
A tutti coloro che si aspettano una superbike e che si aspettano una potenza allineata con la migliore concorrenza. Questa moto non è un SV650 e non vuole esserlo. Non è migliore e non è peggiore, ma è diversa. Offre una buona ciclistica, buoni freni, discreti consumi e costi di manutenzione ridotti rispetto alla media Ducati. Vuole fare della bella guida il suo punto di forza, senza che questo significhi alte prestazioni e senza avere fretta. Si sceglie quasi come si sceglie una Harley-Davidson... per il suo spirito.