Da motorbox.com
Derbi DRD 125 R e SM
Look da "grande", tecnologia di alto livello e un motore ai vertici della categoria, così Derbi punta a conquistare i giovani appassionati di Off road. Declinata in due versioni, motard ed enduro è una moto davvero pronta a tutto.
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COM’È Per capire quanto Derbi faccia sul serio con le piccole moto 125 basta guardare le nuove DRD. La Casa di Martorellas ha, infatti, sempre puntato forte sul design delle sue moto, ma con gli ultimi arrivi ha addirittura calcato la mano. Buttate un occhio sulle DRD ad esempio, anche chi ha l’occhio allenato farà davvero fatica a riconoscere in loro una moto di soli 125 centimetri cubi.
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CHE LINEA! Il lavoro sul design e sui particolari è infatti da dieci e lode: convogliatori "tiratissimi", telaio perimetrale, scarico importante, comandi a pedale in alluminio, dischi wawe, profilo sella tirato col righello per dare qualsiasi agio di movimento al pilota.
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PROSUMER Tutto su queste moto parla il linguaggio delle moto professionali. E anche il motore con la sua testa bialbero contribuisce a dare alla moto questo effetto "pro", una bella sorpresa scoprire che queste moto costano meno delle dirette concorrenti (nello specifico le nuova Yamaha WR) fermando il listino a 3.690 € franco concessionario per entrambe le versioni: enduro "R" e supermotard "SM".
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ENDURO PURO Partendo dalla R scopriamo una ciclistica molto evoluta, il telaio deriva direttamente da quello perimetrale in acciaio che equipaggia la Terra 125, ma sulla DRD è stato rinforzato vista la destinazione d’uso più estrema della moto, per sopportare anche le angherie della guida off road. Di nuovo, spiccano la sospensione posteriore (escursione 225 mm) a leveraggio progressivo e, sempre dietro, un ammortizzatore a corsa lunga con piggy back.
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CORSA LUNGA, SELLA BASSA La frenata è affidata a dischi di tipo wave (260/220 mm), forti del sostegno di una forcella da ben 41 mm di diametro con 245 mm di escursione tarata a dovere per incassare "alla Carnera" i contraccolpi del terreno. Nonostante questo, in Derbi hanno lavorato sodo per mantenere la sella a un'altezza non impossibile, minore di quella delle dirette avversarie, anche se i 905 mm da terra non sono proprio bruscolini.
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MOTARD SUL SERIO La ciclistica della motard è per gran parte la stessa della Enduro (ovviamente) le differenze più significative le troviamo nei cerchi che da 21-18 passano a 17-17 (posteriore 130/80) e nei freni che abbandonano i dischi wawe in favore di più prosaici dischi tradizionali, con l’anteriore che però passa da 260 mm di diametro a 300 mm oltre a guadagnare qualche millimetro di spessore.
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MOTORE CONDIVISO Tutto il resto è condiviso, compresa la strumentazione digitale piuttosto completa (anche questa in sintonia con la filosofia delle moto "grandi") e compreso il motore Piaggio 4T, 4 valvole da 15 cavalli ormai ben noto agli appassionati che anche su queste moto, come vedremo ci ha fatto un figurone.
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COME VA Nella nostra giornata di test l’enduro è quella che ci è capitata per prima, un campetto sterrato e con la DRD è subito gioco. Non è una moto professionale e non vuole esserlo, però la Derbi ha dimostrato sul campo di essere una moto di qualità, pronta ad affrontare qualsiasi percorso le si pari davanti.
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SELLA SNELLA La sella è altina, ma anche molto snella per cui alla fine, grazie anche al cedimento delle sospensioni piuttosto morbide, si riesce a toccar bene a terra anche se non si è dei giganti. Sullo sterrato la DRD non mostra punti deboli, se non quello di una taratura molto morbida delle sospensioni che la fa dondolare un po’ troppo. Va anche detto però che i fondocorsa sono quasi assenti anche se a saltare sulla moto c’è il dolce peso del sottoscritto. La moto è agile (120 kg a secco sono pochi per un'enduro non professionale), reattiva, efficace al punto che anche se li sotto ci fosse un motore duemmezzo non farebbe una piega.
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FATELO GIRARE Invece c’è un 125, che nell’off road fa quello che può, i cavalli ci sono ma vanno fatti galoppare per dare il meglio per cui con la DRD ci si deve dar dentro con la frizione (davvero robusta non ha mai accusato stress) per tenere il monocilindrico sempre nel regime più efficace, un comportamento che avvicina molto questo 4T ai più pepati motori 2T. Anche in questo caso il motore Piaggio si è dimostrato davvero robusto e capace di sopportare qualsiasi strapazzo.
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MOTARD AL LIMITE Cambio moto, cambio abbigliamento e siamo pronti per saltare sulla motard che ha una sella più bassa (880 mm) ma ugualmente snella. Il cricuitino su cui l’abbiamo provata è piuttosto impegnativo, con saliscendi e cambi di inclinazione da fare in piena velocità. Anche in questo caso la DRD si è dimostrata all’altezza del look aggressivo, il mono Piaggio in questo caso pare essere più a suo agio perché nella guida su asfalto si tende automaticamente a guidare più su di giri dove lui dà il meglio. Le sospensioni tendono a restare un po’ troppo morbide, ma di reali problemi non ce ne sono, tanto che dopo pochissimo eravamo lì a limare le pedane sull’asfalto.
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RADIALI E ROBUSTI Ottimi i freni, che hanno mordente (la pinza, condivisa con l’enduro è radiale e la DRD è una delle poche off road a poterla vantare), restano sempre modulabili e soprattutto non hanno mai mostrato segni di stanchezza nemmeno dopo sessioni da 15 minuti tirate al massimo. Insomma queste DRD non sono solo moto dal design azzeccato ma con poca sostanza sotto, sono moto di qualità in grado di affrontare davvero senza problemi quello che il loro look estremo promette. Un motivo in più per prenderle in considerazione se la pagella è ok e la vostra vocazione è quella delle Enduro o delle motard.
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