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Inviato: 26 Mag 2006 9:48
Oggetto: Tecnica di guida: fasi di apprendimento
Da possessore di una vespa 125 elaborata dopo 20 anni passo ad una supersportiva da 115 CV!
Inizialmente volevo farla depotenziare, e vi assicuro che su due ruote ci sto bene poi secondo principi didattici: dal facile al difficile, scomponendo la coordinazione in fasi singole, posso dire che attualmente l'approccio porta a buoni risultati.
Ho fatto cosi:
1 - equilibrio quasi da fermo
Sei impacciato. Sensibilizza il movimento della mano sx per il rilascio della frizione in partenza. Occhio alla bassa velocità. Rischi di cadere da fermo. Metti sempre il cavalletto prima di scendere. Poi fai le manovre di parcheggio che vuoi.
2 - frenata
Non sai quanto la gomma davanti possa reggere. Ogni volta che prendi velocità, man mano a velocità superiori cerca di ottimizzare la staccata che deve essere sempre più decisa. La moto deve essere sempre dritta. Sensibilizza lo scivolamento della ruota posteriore. Quando il frenomotore è in azione non premere il freno posteriore e viceversa. Il tutto deve essere fluido. Il grosso del lavoro deve essere fatto dal freno anteriore. Stai alto ed allungati sulla moto per caricare di più la ruota posteriore.
3 - Accelerazione
I cavalli sono tanti e si sentono. Ricercare sin da subito la massima accelerazione è istintivo per tutti o quasi. Attenzione alle contratture muscolari. Potrebbero farti non salire in moto nei giorni successivi. L'organismo non sapendo quanto possa essere forte la sollecitazione, per un meccanismo di difesa contrae tutti i muscoli alla massima forza! Per esperienza personale consiglio di approcciarsi a questa fase con gradualità in modo da adattare l'organismo a nuove sollecitazioni e fissare nuovi schemi neuro-motori sulle contrazioni muscolari che devono essere parsimoniose e non massimali. Il gesto deve essere economico.
Ad esempio se contraggo al massimo gli addominali, i muscoli antagonisti sono quelli paravertebrali: si contraggono al massimo i muscoli lombari fino a salire a quelli cervicali.
La posizione per conto suo non è comoda, aggiungere contrazioni non necessarie peggiora la situazione.
4 - Polso e cervello
Il timore più grande è quello di sentire la moto partire in derapata. "Il polso deve essere collegato al cervello". Non si impara dall'oggi al domani. Devono essere disegnate le curve di potenza nella memoria del centauro. Nelle discussioni da bar, si sentono spesso motociclisti mimare il suono della propria moto. Non è un caso rappresentare fedelmente buchi di potenza e picchi di coppia ed i tempi di cambiata.
Quindi esercitarsi più volte ad accelerare a step.
Sui rettilinei arrivo a 4.000 giri e li tengo per 30'' poi salgo a 6.000 e così via ripetendo questo esercizio più volte a diversi giri ed ogni volta che si sale in moto.
Riuscire a mantenere la velocità costante a 10.000 giri consentirà in futuro di eseguire pieghe perfette. In piega la moto deve avere un'assetto neutro. Non deve accelerare ne rallentare.
5 - piega
Sappiamo staccare alla perfezione. Conosciamo il canto della nostra moto. Immaginiamo di entrare in curva con una ed una sola nota emessa dal terminale: velocità costante! Ormai il cervello è ben collegato al polso e questo lo sapiamo fare.
Quindi staccata, scaliamo una o più marce, pressione sulla pedana interna, allarghiamo il ginocchio interno con mezza chiappa fuori compatti con la moto a veloctà costante entriamo in curva tirando leggermete il semimanubrio esterno. Quando la curva è quasi finita, addrizziamo la moto accelerando, pressione sulla pedana esterna ed ottimizziamo la sensibilità del sedere ad eventuali sollecitazioni del mono.
Quanto detto è tutto discutibile, è solo frutto di un mio modesto parere.
Sono pronto ad accettare critiche e consigli dai più esperti.