Scrivo questa guida su come sia possibile interpretare il giro veloce sul circuito di
Magione (PG) con un occhio di riguardo verso chi si avvicina per la prima volta a questa pista, sperando che possa tornare comunque utile a tutti e nel caso fosse un lavoro apprezzato, seguiterà anche per altri tracciati italiani.
L’Autodromo dell’ Umbria, intitolato ad uno dei più grandi piloti italiani del passato, il ternano Mario Umberto Borzacchini, è un tracciato divertente e discretamente tecnico, dove è possibile trovare una notevole varietà di curve: tornanti, un curvone veloce e delle bellissime esse in successione. Mancherebbe soltanto una vera variante a completare il già ottimo mix di questa pista che consta complessivamente di 11 curve di cui 7 a destra e 4 a sinistra ed un rettilineo importante opposto a quello dei box di circa 750 m. Il tracciato si sviluppa su di una lunghezza di 2507 m, ed è largo, nel suo punto massimo, 11 m ed ha un verso di percorrenza orario. Alle spalle della pit-lane formata da 18 box (senza doccia) si estende l’ampio paddock su cui sono disseminate le necessarie colonnette per l’elettricità e l’acqua.
Cominciamo innanzitutto a capire come si chiamano le varie curve del tracciato evitando così di fare confusione (procuratevi una bella mappa della pista in modo da identificarle correttamente):
1. Curva del Traliccio (dx)
2. Curva dei Vecchi Box (sx)
3. Esse del Tornantino (sx)
4. Tornantino (dx)
5. Curva del Muro (dx)
6. Curvone (dx e piega a dx)
7. Curva Monte Sperello (dx)
8. Curva Zampini (sx)
9. Prima Esse (dx)
10. Seconda Esse (sx)
Appena passati sotto il traguardo e rimanendo, naturalmente, all’estrema sinistra del nastro d’asfalto si affianca la (pericolosetta direi) corsia di accelerazione per l’uscita dalla pit-lane, delimitata da una linea continua. Arriverete sicuramente in 4° marcia, a meno che non abbiate montato un rapporto più corto di almeno +3 denti alla corona. Per cui, una bella pinzata e giù due marce appena passata la già citata linea. La curva è lunga, la marcia è la 2° (o la 3° a seconda dei vostri rapporti) e si deve raggiungere la corda esattamente a metà curva… quindi cominciate a inserire la moto appena messa la marcia giusta e progressivamente (avrete già messo un filo di gas) guadagnate l’apice della
Traliccio. Una volta alla corda comincerete a vedere il cordolo esterno: quello è il momento di accelerare. Senza indugio scaricate a terra i vostri cavalli cercando di rialzare la moto lasciando il corpo all’interno della svolta e premendo sulla pedana esterna. Il cordolo esterno è insidioso e se pizzicato può dar luogo a sbacchettate non sempre piacevoli, quindi chiudere bene!
Magione è un circuito frenetico con forse un unico punto dove riprendere fiato. Perciò mentre scaricate la 2° al limitatore (se siete bravi) portatevi sulla destra per affrontare la curva dei
Vecchi box facendo attenzione al nuovo riporto di asfalto non perfettamente levigato. Analogamente alla precedente, questa curva va cominciata a inserire abbastanza presto e disegnando una traiettoria rotonda uscite fino al cordolo esterno. Scaricate ancora la 2° (ci può esser bisogno della 3°) e nei pressi del limitatore dovreste provar il desiderio di pinzare nuovamente: la difficile
Esse del Tornantino incombe.
Inserite senza indugio dopo aver scelto la 2°, ma occhio alla temperatura delle gomme, le due curve che seguono infatti “puzzano” un poco di liscio e occorre tutto il grip del vostro bel treno di pneumatici per farle forte e in sicurezza. Restate vicinissimi al cordolo interno della Esse, da percorrersi con un filo di gas, rialzate (mantenendovi un filo a sinistra della mezzeria) e contemporaneamente frenate per inserirvi alla vostra destra nello strettissimo
Tornantino. Aprite il prima possibile (ma non arrivate a montare sul cordolo esterno in quanto è notevolmente gradinato per un uso automobilistico) per il brevissimo allungo che porta verso la celebre e pericolosa curva del
Muro.
Questa svolta a destra di circa 90°, con muro esterno a non più di 3 m, è fondamentale (come tutte le curve prima di un lungo rettilineo) per fare il tempo. Entrate in 2° o in 3° e fate in modo e maniera di aprire il gas il prima possibile. Sacrificate l’ingresso (magari ritardandolo), la percorrenza anche, ma aprite presto e sparatevi senza paura fin sul cordolo esterno prestando però attenzione allo sporco che spesso si trova al suo termine. Siete finalmente sul lunghissimo rettilineo; snocciolate la 3°, la 4° e la 5° (e la 6° se siete corti) in progressione fino ai 240 Km/h circa e al cartello dei 150 m (se si vuol andare forte veramente però, occorrerebbe staccare anche un po’ dopo) irrigidite le braccia, spostate il fondoschiena indietro per caricare il retrotreno e frenate. Giù due marce (o tre) e entrate in 3° nel
Curvone. Questa è l’unica curva abbastanza veloce di Magione e non è semplice. E’ fondamentale raccordarla con la successiva piega a destra in un'unica traiettoria a gas aperto. Quindi… entrate sul cordolo a destra, allargate fino all’esterno a sinistra e stringete nuovamente, sfruttando tutta la sede stradale, sulla piega a destra. Infine allargate ancora, rialzando non totalmente la moto, a sinistra per affrontare la
Monte Sperello. Togliete una marcia e entrate “a schiaffo”, con gas parzializzato, senza temere le bruttissime giunzioni dell’asfalto: con una moto pesante, come è una 600, non avrete nessun problema. Inclinate decisi mantenendo la piega ben oltre il normale; è molto importante infatti portarsi all’estrema destra della pista per entrare correttamente nella
Zampini e conseguentemente nelle due Esse finali che andranno raccordate alla perfezione per uscire forte sul rettilineo del traguardo. Farete bene l’entrata della Zampini quando avrete l’impressione di entrare tardi, all’ultimo tuffo! Il momento fondamentale è il cambio di direzione dopo la Monte Sperello: appena avrete raggiunto il margine destro della pista buttate il corpo a sinistra, leggera pressione sui freni e spingete con forza il semimanubrio e la pedana sinistra. Vi fionderete così dentro la Zampini (in uscita rimanete a centro pista) e subito immediatamente a destra per la
Prima esse senza toccare il freno anteriore e da farsi in un soffio cercando di restare il più possibile addosso al cordolo interno, privilegiando così il cambio di direzione verso la gustosa
Seconda esse. Qui spalancate il gas ben prima di arrivare alla sua corda e lasciate scorrere la moto fino, e oltre, il cordolo esterno (molto piatto) a destra. Fate solo attenzione al sempre presente sporco anche al termine di quest’ultimo; successivamente via, in progressione, la 3° e la 4° verso il traguardo…. e si ricomincia.
Parlare di tempi, si sa, è sempre doloroso. Tuttavia, se avete interpretato alla perfezione il tracciato dell’Umbria con una 600cc gommata con pneumatici in mescola, dovreste fermare il cronometro sul
1’19”. Si considerano ottimi anche tempi dal
1’23” in giù, specialmente se fatti con moto poco più che originali e magari non più recentissime. Al di sotto del
1’18” si scende però nell’ambito dell’eccellenza ed ovviamente sul pieno passo dei manici. Da tener presente, comunque, che il fatto di modificare sospensioni, freni o testa del propulsore e magari togliere qualche Kg in più, porta facilmente ad un abbassamento dei tempi anche dell’ordine dei 3 o 4 secondi.
Per contro un tempo al di sopra del, diciamo,
1’27” è da ritenersi mediocre e frutto di una moto non a posto o di una scarsa esperienza del pilota.
N.B.: Se può esser utile, per capire dove perdete o dove guadagnate, con un tempo dell’ordine del
1’21” dovreste produrre un intertempo, in concomitanza del cartello dei 150 m (prima del curvone), di circa
49”.