MxDeCurtis ha scritto:
l'essere umano che tu lo voglia o meno è onnivoro (in quanto capace come voi lo dimostrate che è possibile vivere senza assumere carne o altri alimenti d'origine animale) quindi
permettici di essere liberi di scegliere cosa mangiare come vogliamo e quanto ne vogliamo
Non sono certo io a decidere sulla libertà altrui.
Mi piace però che la gente sia informata, e su questo argomento particolare, d'informazione ce n'è molto poca. Sia perché tanta ricerca è piuttosto recente, sia perché c'è un normale e naturale rifiuto di queste ideologie, allo scopo di difendere dei comportamenti che fanno parte della società e che tuttosommato, sembrava che funzionassero bene fino ad ora.
Ma senza conoscenza, non ci piò essere libertà e la libertà comporta anche un aumento di responsabilità personale.
MxDeCurtis ha scritto:
la ricerca in vitro è sostituibile solo per alcune cose
per altre dove hai bisogno di organi ed epidermide che vivono il vitro è
inutile, quindi non generalizziamo per favore
. Per quanto riguarda la colonia di Beagle convergiamo sullo stesso punto : E' SBAGLIATO, ma non puoi ridurre anni ed anni di sperimentazione solo ad una minoranza di casi
Ci sono molti metodi oltre alla ricerca in vitro. Ed esistono tantissime sperimentazioni fatte su animali che non sono necessarie né utili alla ricerca. Molti test di tossicità, ad esempio. Il test LD50 è un test molto comune che viene effettuato per capire a che dosaggio un prodotto causa la morte. Si prende un campione di cavie e le si somministra il prodotto fino ad arrivare al dosaggio che uccide il 50% dei soggetti. Questo test viene fatto oltre che in farmaceutica, anche nella produzione di detergenti, cosmetici, prodotti del tabacco ed in generale ogni prodotto che possa essere ingerito. Questo test, se effttuato sugli animali è poco indicativo nei confronti dell'uomo.
Vedi: La truffa dei test su animali
Anche: Le alternative
E questo che illustra in generale i vari usi degli animali nel campo dei test: Vivisezione
MxDeCurtis ha scritto:
non ho ben capito una lettera di un deportato vegano cosa c'entri con Mengele e con quello che ti ho detto, io ho detto che chiedere ( come fanno alcuni ) la sperimentazione sugli essere umani equivale a rievocare un tristissimo periodo della nostra storia, anche se va detto in giappone vigono ancora una serie di leggi eugenetiche, quindi è evidente come la percezione della vita non sia molto cambiata dopotutto da Sparta ad oggi
Riguardo la lettera, mi piaceva il punto di vista del prigionero del campo di sterminio che nel modo in cui trattiamo gli animali, vi vedeva un parallelo con ciò che accadeva intorno a lui, all'uomo. Se ci si pensa, ciò che permette entrambe le cose, è il considerare l'essere in oggetto, in funzione di cosa ci si possa fare con esso. La percezione di esso si basa sull'utilità nei miei confronti che io ritengo esso abbia. In questo modo, l'altro divente niente più che un oggetto di sui servirsi. (vedi anche l'osservazione di Chomsky nel link che avevo messo qualche messaggio indietro).
La percezione della vita cambia a seconda della cultura locale e temporale, come spiegavo nell'esempio dell'Atene democratica che ammetteva la schiavitù senza tuttavia notare l'incongruenza che attualmente notiamo noi.
Mi piace il riferimento a Sparta, perché proprio essa, infatti, è stata il modello su cui Platone ha basato l'idea de "La Repubblica". Un testo che se letto al giorno d'oggi, assomiglia più ad una distopia, che ad una utopia com'era inizialmente immaginato. Infatti, ci vedremo dentro caratteristiche che poi sono effettivamente state messe in pratica nel regime nazista ed in quello stalinista. Eppure, pensa un po', Platone era vegetariano (come anche Pitagora, Democrito, Epicuro e molti altri). ...e no, Hitler non lo era. Lo dico non perché penso che la presenza di un pazzo criminale fra i vegetariani possa intaccare l'ideologia tutta, ma perché questo è un luogo comune che spesso viene usato da chi vuole screditare il vegetarismo, volevo con esso presumere sa-solo-lui-cosa.
MxDeCurtis ha scritto:
sulla deleggittimazione del tuo pensiero mi dispiace caro mio ma ti sbagli in quanto non mi torna niente se tu dovessi decidere di abbandonare il veganesimo o viceversa se qualcuno lo diventasse , rispetto tutti e quindi anche i vegani , solo che ne conosco diversi che ragionano per lui comuni mooooooolto comuni e non fanno altro che (loro) deleggittimare la vostra filosofia di vita, riducendola ad un semplice io non mangio carne io sono contro la sofferenza e poi li vedo andare in giro griffati D&G o peggio ancora con diversi marchi d'indumenti americani che si sa è risaputo,sfruttano perlopiù il lavoro in nero del messicano o della colonia (perchè di questo si tratta) di turno.
In ultimo con te è possibile affrontare un dialogo costruttivo su questo tema,quindi perchè dovrei ridurre il tutto ad uno scontro frontale quando invece l'unico dogma della mia vità e (come dice Rousseau) la tolleranza ?
Se il problema è di queste persone che ritieni superficiali e se si ritiene che l'ideologia vegana, o antispecista sia rispettabile, corretta e sensata, perché spesso si citano questi "cattivi vegetariani" invece di discutere l'ideologia in sé sul piano razionale, logico e pratico?
Personalmente non me la sento di dare dell'assassino o dell'insensibile a chi non la pensa come me, perché mi ricordo che una volta anch'io non mi facevo tanti problemi riguardo a cosa comprare e cosa mangiare e mi ricordo i motivi per i quali lo facevo e per i quali non mi apparivano incoerenti. Mi ricordo di quando mangiavo carne e consideravo i vegetariani degli esagerati animisti, quando da vegetariano consideravo i vegani degli estremisti poco realisti, ed ora, da vegano, mi ricordo di quando mangiavo anche carne e di cosa pensavo in quel periodo. E non mi ritenevo né un assassino o complice, né un insensibile. Ma riconosco che avevao una sensibilità diversa, che non mi permetteva di comprendere il punto di vista altrui da una posizione coinvolta, senza la quale qualsiasi spiegazione razionale e logica può non essere sufficiente.
Penso che lasciar esprimere il proprio "avversario" ideologico, anche (e specialmente) quello più "odiato" (per quando non me la senta mai di odiare qualcuno o qualcosa), sia una delle cose migliori che si possano fare per la propria ideologia, se la si ritiene quella più corretta. Perché lo faremmo nella sicurezza che in un dialogo onesto, alla lunga, sarà l'avversario stesso a mostrare la debolezza del proprio punto di vista, il quale risulterà evitente a tutti.