I piloti assorbivano infatti con le loro colonne vertebrali tutte
le asperità del terreno, ma fortunatamente questa situazione
non durò a lungo.
Tutti sanno che le sospensioni
anteriori arrivarono sulle moto molto prima di quelle posteriori.
Infatti, ancora a metà degli anni Trenta era normale vedere
delle moto con solo un paio di molle sotto la parte posteriore della
sella.
I telai dell’epoca disponevano della più
semplice forcella che si possa immaginare: una “forcella”
composta da rigidi tubi del telaio. Alcuni dei primi sistemi per
rendere più confortevoli i viaggi sulla moto sfruttavano degli
stantuffi che permettevano alla ruota di muoversi leggermente in alto
e in basso, essendo mobile il punto nel quale il mozzo era attaccato
al telaio.
Ma tali soluzioni non erano prive di difetti e di
problemi.
Più tardi arrivarono i primi sistemi di
“triangolazione” posteriore che funzionavano come
primitivi forcelloni: fu in sistemi come quelli che vennero per la
prima volta impiegati gli antenati degli attuali
ammortizzatori.
All’inizio si trattava di coppie di
ammortizzatori che lavoravano all’unisono mentre
successivamente venne impiegato un solo ammortizzatore che svolgeva
tutto il lavoro.
I sistemi progressivi di biellette sono una
scoperta relativamente recente che permette di minimizzare l’effetto
del dislivello del terreno nelle reazioni della motocicletta.
I
sistemi di sospensione posteriore e gli stessi ammortizzatori hanno
raggiunto un alto livello di sviluppo in pochi decenni.
Così
si è passati dai sistemi nei quali si poteva solo modificare
la durezza delle molle agli attuali ammortizzatori multi-regolabili
che impiegano molle progressive e regolabili e un sistema idraulico
molto sviluppato.
Sulle moderne moto da competizione non si
tiene conto solo della forma e del tipo dell’ammortizzatore: la
sua collocazione nel telaio può modificare un maniera
importante il comportamento della moto.
Per questo gli
ammortizzatori possono essere modificati nella loro lunghezza e anche
nell’angolo di attacco al telaio.