Come accennato nell’introduzione, nella vita del motociclista le cadute sono un fattore da tenere in considerazione. Per noi, che non siamo coperti da una comodissima lamiera che taglia ogni ponte con il mondo esterno, che non siamo legati ad un sedile con una cintura, che non abbiamo ogni comodità a portata di mano, ogni agente esterno oltre noi stessi ed il nostro mezzo può risultare pericoloso: dall’asfalto in cattive condizioni, agli altri mezzi che sono programmati per abbatterci ed eliminarci come stirpe,
passando per quelle simpatiche creature del mondo animale che tanto adorano
venirci incontro con troppa veemenza.
Vediamo nel dettaglio quali sono le cause che più frequentemente portano il
motociclista a scivolare.
La ghiaia:
Prestate sempre grande attenzione a questo agglomerato di infimi granelli: presi singolarmente, sono innocui. Ma quando si uniscono in quantità industriale l’uno con l’altro, diventano decisamente pericolosi. Frenare, piegare e accelerare sulla ghiaia spesso porta a conseguenze disastrose per il motociclista. In
sostanza... l’equazione ghiaia=caduta assicurata è sempre vera (ok, non credo sia un’equazione, ma non lo dite in giro. I sicari della società segreta dei matematici hanno il grilletto facile.
)
Generalmente i pivelli delle dueruote, per giustificare le proprie cadute, narrano di luoghi ove l’uomo non può posare piede, nei quali ovviamente la ghiaia assale letteralmente l’indomito motociclista,
portandolo rovinosamente a terra.
E’ inoltre interessante notare l’alleanza che stringono il comune e le società di manutenzione delle strade, che con sforzi congiunti operano
una sorta di pulizia etnica nei confronti dei centauri, ponendo la ghiaia nelle curve più strette e in luoghi impossibili da vedere,
se non troppo tardi.
Le rotonde:
Un altro grande classico. La rotonda, piazzata nei punti più improbabili e in ogni angolo della città. Al che ci si domanda... ma i vecchi semafori, perché li abbiamo mandati in pensione? Generalmente, la rotonda presa troppo velocemente porta ad una caduta sicura... se poi l’asfalto è bagnato,
occorre prodursi in numeri degni di una ginnasta russa per rimanere in sella.
Particolarmente arguti gli enti comunali che decidono di piazzare dei simil-sassolini all’interno delle rotonde, ovviamente in puro vetro,
per vedere segnato per sempre il volto dello sciagurato motociclista che ci è
finito sopra.
L’automobilista distratto:
Non importa se stiamo andando a passo d’uomo, se ci hanno tamponato quando eravamo fermi ad uno stop, se hanno deciso di tagliarci la strada facendo un’inversione ad “U” senza segnalarlo con debito anticipo:
gli automobilisti hanno una perversione irresistibile vero i motociclisti, quasi una sorta di feticismo del dueruotista: come sport, seguono il centauro, lo puntano, lo abbattono e, non paghi, se ne vantano con gli amici, finendo spesso con il fare a gara a chi ne ha abbattuti di pi durante l’intero arco della vita. Poi danno la colpa al motociclista che è steso a terra stile “pelle di daino”, sproloquiando successivamente circa tutta la categoria, definendo i motociclisti rozzi,
barbari e incoscienti.
La caduta dal cavalletto:
Succede a tutti, neofiti e non: il motociclista in questo caso è convinto di aver inserito il cavalletto... su la visiera del casco, ultimi due colpi di gas prima di spegnere la moto (ovviamente solo per farsi notare dalle belle ragazze vicino alle quali ha sagacemente parcheggiato) ed ecco il dramma: il cavalletto non c’è
, e il centauro cade copiosamente insieme alla moto. Figuraccia assicurata, risate delle belle ragazze (che ormai sono già andate dal figlio di papà con il mercedes di fronte alla vostra moto) anche... non vi resta che rialzare la moto, non tornando più dalle parti del misfatto per il resto della vostra vita. Teorie scientifiche dimostrano che i cavalletti sono controllati mentalmente dagli amici “gufi”,
che vogliono farci fare solo brutte figure.
Lo svincolo salvavita:
Spesso le cadute più violente accadono per questo motivo: per evitare il premio nobel che esce da uno stop senza dare la precedenza con un autosnodato di 26 metri, il motociclista si produce in manovre circensi. Generalmente, si causano più danni in questo modo di quanto non avessimo fatto se avessimo lasciato fare le cose a madre natura: il suddetto guidatore dell’autosnodato, infatti, vedendoci ancora in piedi,
chiamerà un suo collega (appostato all’incrocio immediatamente successivo)
pronto ad abbatterci con solerte puntualità.
Il lucchetto:
Per concludere, piccola nota autobiografica. Due volte, e sottolineo due, ho avuto la brillante idea di partire con il classico luccehettone ad “U” chiuso sulla ruota anteriore della mia motina, ovviamente dopo aver salutato amici, parenti, conoscenti e passanti in maniera trionfale e facendo bella mostra di me proprio sulla mia fida dueruote. Peccato che io non abbia fatto più di due metri, prima di trovarmi a 45°, e che io non sia caduto solo grazie all’aiuto dei suddetti personaggi che erano accanto a me. Lo so, non è detto che siate tutti dei “furboni” come me... però prevenire è meglio che curare,
non trovate?
Lamps, e occhi sempre aperti!
(Gli animali sono anch’essi un pericolo, ma questo argomento è già stato
trattato in un altro articolo che
trovate qui).