L’Aprilia RS 250 venne presentata ufficialmente nel 1994, questa quarto di litro doveva essere la commemorazione della casa di Noale alla vittoria di tre titoli mondiali della classe 250.
Il progetto era di portare la Rsv250 da campionato nelle strade di tutti i giorni. Azzardato come progetto e di non facile realizzazione tanto che le difficoltà non tardarono a presentarsi. Il primo problema con cui si scontrarono i tecnici Aprilia fu il propulsore; i tentativi di domare il potentissimo 250 veneto furono vani, si trattava di un bicilindrico di 249,6 cc con rapporto di compressione di 17:1, carburatori da 41 e ammissione a disco rotante che arrivava a sviluppare 103cv a 12.800 giri e che riusciva a spingere la Rsv ad oltre 270km/h. Il lavoro degli ingegneri portò ad un motore con curve di potenza ingestibili e seri problemi di affidabilità a causa del necessario depotenziamento.
Si decise di sostituire il cuore della futura RS con un motore già esistente, collaudato e progettato per la “strada” ma purtroppo di produzione giapponese. Si prese il motore della Suzuki RGV 250 Gamma, questo fece storcere il naso a molti appassionati e puristi del “Made in Italy” soprattutto perché Aprilia avrebbe venduto la replica stradale della moto che riuscì a battere quelle del sol levante equipaggiandola proprio con un motore nipponico. Partendo dal motore Suzuki i tecnici Aprilia si trovarono di fronte ad un propulsore che non lasciava alternative circa il suo peso e il suo ingombro, da questo si partì a sviluppare una moto che voleva avere una ciclistica migliore e più sportiva, pistaiola al punto giusto ma utilizzabile anche in città e se possibile più potente e veloce della Gamma.
Gli ingegneri lavorarono sulle teste del motore, sulle espansioni dell’impianto di scarico, sulla centralina e sulla geometria del filtro dell’aria, modificarono l’albero e le elettrovalvole migliorando il rendimento di tutto il propulsore. Il risultato fu un motore definito dai più un capolavoro. Crearono un bicilindrico due tempi a V di 90° raffreddato a liquido, con alesaggio di 56mm e corsa di 50,6mm per un totale di 249 cc e un rapporto di compressione 13,2:1. L’ammissione diventa lamellare e presenta le valvole elettroniche parzializzatrici a due stadi allo scarico, gestite dalla centralina. È alimentato da due carburatori Mikuni TM 34 SS a valvola piatta con elettrovalvole. L'accensione era anch’essa affidata ad una centralina digitale. I cilindri vennero modificati guadagnando il riporto superficiale a base di ceramica e nichel applicati galvanicamente, ogni canna presentava 5 travasi di cui 4 contrapposti e uno ausiliario. I pistoni vennero sostituiti con due in alluminio a ridotta dilatazione termica. L’albero a gomito venne modificato, presentò cuscinetti di banco a rotolamento e le bielle vennero forgiate nell’acciaio. Mi sono dilungato molto nella descrizione di questo capolavoro ma essendo il cuore della piccola belva ho ritenuto doveroso descriverlo in dettaglio.
Il motore così modificato raggiungeva una potenza di 65,57 cv alla ruota a 11.100 giri nonché una coppia di 4,25 kgm che avrebbe spinto a circa 210 km/h la futura RS. A questo punto Aprilia disponeva del propulsore, si trattava “solo” di costruirci la moto attorno. Presero come riferimento la Rsv del campionato, la carena vene tenuta quasi invariata nella forma, vennero aggiunti gli specchietti studiati in camera del vento, frecce e fanaleria, solo il codone venne cambiato con uno di forma più schiacciata e “spigolosa”. Per il telaio costruirono un doppia trave di alluminio sviluppato dal reparto corse con elementi scatolati e parti in fusione, le ruote entrambe da 17 pollici vennero montate anteriormente su una iniziale forcella da 40 e posteriormente su un monobraccio di forma ricurva per consentire il passaggio degli scarichi. L’impianto frenante poteva contare principalmente su una coppia di dischi flottanti da 298mm coadiuvati da uno singolo fisso da 200mm, tutti dotati di pinze a 4 pistoncini e, assieme, rappresentavano quanto di meglio la casa disponesse all’epoca.
Così fu pronta la preserie della RS 250, mancava solo da verificarne l’affidabilità che venne testata con una prova particolarissima; gli sviluppatori compirono un viaggio Noale-Sicilia-Noale con tre di queste moto in 8 giorni, senza riscontrare nessun tipo di problema.
La presentazione, come detto in apertura, avvenne nel 1994 con la livrea Replica Reggiani che doveva ricordare l’Af1 del 1991 da campionato ma la vendita iniziò solo nel 1995 con la mitica Chesterfield nera replica della Rsv 250. L’anno seguente viene presentata la moto con livrea grigia, replica della moto con cui Biaggi vinse il terzo titolo mondiale, ma con sostanziali migliorie alla centralina che migliorarono le curve di potenza e resero più gestibile la moto ai medio-bassi regimi e la possibilità di montare il sellino per il passeggero al posto del copri codone rigido.
Vennero anche presentate la versione depotenziata a 34cv e la versione trofeo destinata al solo utilizzo in pista che risultava alleggerita, priva di luci, specchietti e dotata di ciclistica Ohlins di derivazione racing.
Ma fu solo nel 1998 che il progetto RS 250 venne modificato profondamente, si modificarono la carena, più bombata e migliorata nell'aerodinamicità, il codone divenne più simile alla moto da gara e fissato su telaietto in alluminio al posto di quello in acciaio, la strumentazione aggiornata, con il cruscotto copia della sorella maggiore rsv 1000, con lcd, la forcella diventa da 41mm e completamente regolabile così come il mono ammortizzatore posteriore. Le pinze dei freni vengono montate su supporti più rigidi e la ruota anteriore passa da un diametro di 110 a uno di 120mm. Viene anche aumentata la capacità del serbatoio fino a 19,5 litri e dotato di paratia protettiva all’interno. La presentazione della ringiovanita quarto di litro avviene a Jerez De la Frontera dove viene ufficializzata dallo stesso Valentino Rossi che diede prova delle potenzialità della moto ponendola in confronto diretto con quella da GP. Dal 1998 e fino al 2002 la moto resta invariata e a cambiare sono solo le livree che di anno in anno si adattano ad essere la replica della Rsv dell’anno precedente, nel ’98 è disponibile tutta nera o con particolari rossi in replica “Rossi”.
Nel ’99 viene riproposta tutta nera con scritte laterali argentate e nella colorazione rossa, grigia e blu sempre in replica “Rossi”. Nel 2000 resta praticamente invariata la scelta cromatica se non per piccoli particolari. Nel 2001 e 2002 la moto acquista la livrea “MS corse” ispirata alla moto di Melandri.
Nel 2003 la moto cessa di essere venduta in Europa a causa dell’impossibilità di farle rispettare la normativa comunitaria EURO 1. Finisce così un mito, esce dal listino la moto che più rappresentava la supremazia di Aprilia nel campo dei 2T nonché del mezzo su due ruote di libera circolazione più simile alla sorella da Gran Premio. Oggi per poter avere la piccola belva di Noale bisogna rivolgersi al mondo dell’usato in quanto le vendite della moto nuova sono continuate nel 2003 solo negli Stati Uniti, in Asia e Giappone. E' uscita definitivamente di produzione nel 2004.