Moto
Bestiario stradale.
Scritto da Franz71 - Pubblicato 20/01/2009 22:42
Riflessioni invernali sui comportamenti stradali.

In principio era la Tigre dai Denti a Sciabola quando, durante il Pleistocene, l’Homo habilis si evolveva da herectus in neanderthalensis e successivamente in sapiens, imparando dapprima l’uso di semplici utensili in pietra per strappare la carne dalle prede, per poi specializzarsi nella fabbricazione accessori sempre più sofisticati, scoprendo il fuoco ed affrontando avventurosamente le terribili insidie della vita di quei tempi.

Già, vita dura quella, felicità a momenti e futuro incerto… come cantava un tale.
Una vera lotta per la sopravvivenza, dal primo all’ultimo istante di un’esistenza che non lasciava spazio a comodità o privilegi.
La legge dominante era quella del più forte mentre il debole, inevitabilmente, soccombeva.

In poco meno di due milioni di anni, da allora ad oggi, le cose sono cambiate parecchio e noi, felici e privilegiati eredi di quei poveri ominidi, ci godiamo un mondo indubbiamente più facile e comodamente vivibile.
La Tigre dai Denti a Sciabola riposa nei musei, le conquiste della scienza hanno reso il nostro attuale livello di vita decisamente più sopportabile, la cultura ed il progresso hanno fatto dell’uomo un essere migliore.
O no?!

A ben guardare, anche se i cambiamenti sono stati immensi si potrebbe parlare, senza sbagliare troppo, di trasformazione più che di evoluzione della razza umana, seguendo un concetto che parte dal fatto che i fondamentali, alla fine, sono rimasti gli stessi.

Chi siamo noi, in sella alle nostre moto, se non dei moderni protagonisti di una altrettanto avventurosa e rischiosa lotta giornaliera per la sopravvivenza?!
Ogni volta infatti che montiamo in sella e diventiamo un tutt’uno con il nostro mezzo, l’atavico istinto di sopravvivenza e autoconservazione riprende il sopravvento, ci aiuta a prevedere ostacoli, pericoli ed imprevisti, rendendoci coscienti del fatto che lo scontro con un Guard Rail dai Profili a Sciabola o l’incontro troppo ravvicinato con un Homo automobilisticus, avversario spesso mortale, potrebbe esserci fatale.

In un immaginaria (ma non troppo) moderna lotta per la sopravvivenza stradale, i motociclisti rappresentano oggi l’anello debole della catena così come lo erano i nostri antenati nella preistoria, con la differenza che l’Homo erectus se la doveva vedere con animali feroci ed un ambiente avverso, mentre oggigiorno che la natura è domata, le minacce alla nostra incolumità arrivano dai pericoli delle strade frequentate dai nostri stessi simili, armati di strumenti a quattro e più ruote ben più letali di acuminate punte di freccia in selce o asce a doppio filo.

Nei complessi rapporti che costituiscono la nostra società, la relazione tra persone e mezzi di trasporto fa parte ormai della vita quotidiana di ciascuno; l’impressione però è che nonostante tutte le possibilità e gli sforzi (comunque piuttosto modesti) offerti da scuola, istituzioni e mass-media (nella loro più positiva e meno sfruttata funzione di divulgatori di cultura ed educazione), è un dato di fatto che le strade sono diventate il palcoscenico preferito di un sempre più numeroso, egoista, agguerrito, maleducato e assetato di vendette esercito di moderni trogloditi i quali danno sfogo ai più beceri e pericolosi istinti cercando di affermare, laddove non può l’intelligenza e la corretta educazione, diritti di prepotenza piuttosto che di precedenza.

E’forse questo il risultato di due milioni di anni di evoluzione?!
Non ci stiamo tutti trasformando in elementi a rischio per la nostra e altrui incolumità diventando, a seconda delle situazioni, potenziali pericoli o vittime inconsapevoli?!
Non è il caso di fermarci e riflettere su quello che succede?!

Non dovremmo forse, per considerarci persone mature fare, ogni volta che impugniamo il volante di un’auto o il manubrio di una moto, una semplice quanto fondamentale considerazione sul fatto che rispettare il più possibile le regole e tenere dei comportamenti adeguati può essere una cosa giusta, positiva, intelligente, specchio di una società veramente moderna, e che ci farebbe vivere tutti meglio, più sicuri, meno stressati e magari più a lungo?!

In quanto motociclista poi, mi sento più bersaglio che proiettile, più pericolante che pericoloso, invisibile (rischiosamente) sia agli altri veicoli che a quelle istituzioni che dovrebbero fare di più e meglio per noi.
Cinicamente sembra quasi che ci sia una specie di franchigia per la vita di un motociclista, magari in quanto utente minore della stessa strada utilizzata da tutti gli altri e che la sua vita, per qualche calcolo assurdo, si possa mettere a repentaglio più a cuor leggero di quella di un automobilista.

Se infatti una buca per un’auto può essere praticamente ininfluente, per una moto (e per i suoi passeggeri) rappresenta un potenziale pericolo mortale; senza parlare di asfalti che con la pioggia diventano piscine, guard-rail-ghigliottina, gallerie buie, segnaletica inefficiente e per finire, anche se banale, la quasi totale mancanza di parcheggi dedicati, soprattutto nelle città.

Tutto insomma sembra fatto non solo per scoraggiare l’uso della moto, ma addirittura per mettere in pericolo chi, per passione, per divertimento e anche per motivi economici o di tutela dell’ambiente, preferisce lasciare a casa una tonnellata e mezza di acciaio su quattro ruote e, armato di nobili ideali e delle protezioni migliori, decide di gettarsi nella giungla di cui sopra.
Concetti di base come educazione e rispetto sembrano appartenere ad un passato bacchettone, come se la strada fosse oggi una zona franca dove di tutto e di troppo è consentito.

I mancati controlli delle forze dell’ordine poi, sono solamente una tiepida scusa valida forse per situazioni particolari, ma non certo per giustificare una serie di dati impressionanti sulle condotte di guida irresponsabili, mentre un capitolo a parte meriterebbe la discussione su certi metodi adottati, più repressivi che preventivi.

Molto spesso infatti l’applicare la legge ad occhi bendati punendo situazioni in cui non sussiste nessun pericolo, è la prova di come si preferisca andare sul sicuro percorso della sanzione piuttosto che affrontare il problema alla radice, rendendo l’andare in moto altamente rischioso per la salute ed il portafogli, dovendo aver a che fare con un sistema di circolazione creato di fatto esclusivamente per le auto.

Evidentemente sulle nostre strade alla legge del più forte si affianca quella del più grosso, e proprio come in natura dove le dimensioni contano davvero, un SUV ha più diritti di un’utilitaria, una moto meno di un’auto ed un ciclista od un pedone sono destinati all’eterno oblìo, vittime di chi non perde occasione per dimostrare la propria stupidità, protetto sempre di più da un guscio di incontestabile impunità anche di fronte alle mancanze più gravi.

Non è una novità che nel nostro Paese si commettono più violazioni che altrove anche perché esiste sempre la possibilità di farla franca, che si parli di un autovelox contro cui ci si possa appellare addebitando i punti sulla patente della nonna (o addirittura pagando per annullarne la decurtazione) o di un investimento in stato di ebbrezza, dove un buon avvocato non ha problemi a sfruttare il più insignificante dei cavilli.

Quello che salta all’occhio osservando ciò che accade, è che per una sorta di alienazione o di sviluppo esagerato dell’ego, una buona parte di automobilisti (e qualche motociclista) crede assolutamente di essere il solo ed unico fruitore della sede stradale, con il privilegio acquisito dal possedere un veicolo, di imporre i propri comportamenti quasi che nessun altro possa subire le conseguenze, a volte drammatiche, delle sue azioni.

Intendiamoci, non sempre un comportamento per essere considerato negativo deve sfociare in un dramma; la semplice arroganza al volante o anche il creare situazioni pericolose induce in chi le subisce frustrazione, rabbia, nervosismo, che inevitabilmente vengono poi riversate sul nostro prossimo.
Non serve guidare nel traffico come pazzi per creare allarme; il corretto uso degli indicatori di direzione o il rispetto della distanza di sicurezza sembrano essere due concetti appartenenti ad automobilisti non di questo mondo, o almeno non di questo Stato.

Per qualche perverso meccanismo, adottare comportamenti che facilitino la convivenza stradale è considerato sinonimo di debolezza mentre il loro mancato rispetto incute addirittura un timore reverenziale.
Non mettere la freccia equivale pressappoco ad affermare il diritto di fare quello che ci pare, senza curarsi dell’altrui presenza; peccato che se considerassi il fatto che una moto potresti anche non averla vista, segnalare l’intenzione di svoltare a volte salva gli altri dal rischio di finirti nella fiancata. Però ti sei fatto notare.

Ciò che distingue un automobilista saggio da uno pericoloso lo capiamo subito guardando nei nostri specchietti; solo chi non ha la più benché minima idea che una moto ha spazi di arresto notevolmente inferiori a quelli di un’auto si piazza a distanza così ravvicinata che il nostro stop non fa nemmeno in tempo ad accendersi che già mi sei montato sopra.

La vera sfida all’onore e all’amor proprio di ogni automobilista è però nelle code; non importa se la fila è chilometrica, ferma, o lenta o comunque non dà a te in auto la possibilità ne di superare ne di accelerare.
L’imperativo è non farmi passare, non lasciarmi andare avanti dove io, largo mezzo metro, riesco a proseguire senza respirarmi il tuo gas di scarico.

Un tuo impercettibile spostamento a destra farebbe piangere di gratitudine il mio cuore riconoscendo in te un amico invece che un nemico il quale, spostandosi invece bruscamente a sinistra non si rende conto di mettere a repentaglio non uno specchietto, ma la mia vita, giusto per imporre di nuovo la legge del più forte.

Ma se quello che non uccide fortifica, allora ti ringrazio di aver usato il lavavetro senza accorgerti che dietro c’ero io, di avere buttato la cicca rovente fuori dal finestrino, di costringermi a partenze ai semafori da Moto GP che se per caso mi si spegne la moto mi passi sopra, o di accreditare le moto di miracolosi poteri di equilibrio, soprattutto nelle situazioni difficili.

Chi però di noi non ha scusanti sono quei motociclisti che si comportano come se fossero loro gli unici sulla strada, attirando così maledizioni su tutta la categoria.
Superare a velocità mortali le file, utilizzare le corsie di emergenza come un’autostrada, zigzagare senza tregua tra le auto rendendosi di fatto invisibili anche al più prudente e disciplinato degli automobilisti, non fa altro che metterci allo stesso livello di quelli che si comportano così con noi.

Ma che resta da fare allora per evitare o cambiare tutto questo?!
Viaggio molto spesso in tutto il mondo per lavoro, e lasciando da parte quei luoghi (e vi assicuro che sono molti), dove mettere insieme due pasti al giorno è una priorità sull’educazione stradale, ci sono paesi come Germania, Olanda, Austria, Nord Europa e così via, dove le cose stanno molto diversamente e dove il comportamento sulla strada, da parte di tutti, non è una cosa da prendere alla leggera, pena la squalifica dal mondo civile.

Guidando in Germania per esempio, si capisce come gestire un sistema così complesso non possa essere affidato al caso o lasciato in balia dell’indisciplina comune, pena il caos totale.
Molti sarebbero gli aspetti da considerare ma non vedo perché non dovremmo osservare per imparare da chi fa le cose meglio di noi; poco mi interessa della confusione delle strade del Cairo e vedere che c’è chi sta peggio, da questo punto di vista, non mi consola.

Non trovo invece nessuna spiegazione plausibile al fatto che tra noi ed i tedeschi (o gli olandesi o i danesi) ci possa essere così tanta differenza sul modo di comportarsi in auto e in moto.
Mentre da noi vige la regola del contento io contenti tutti, altrove funziona proprio al contrario; il benessere individuale nella convivenza stradale è frutto di una sforzo collettivo per garantire al singolo di godere dei propri diritti e di non sentirsi aggredito dalla prepotenza altrui.

C’è non solo la sensazione, ma la prova che il corretto comportamento generale porta al beneficio individuale.
L’impressione è che il senso civico da parte degli utenti unito ad una capacità di pianificazione e di attuazione dei programmi da parte delle istituzioni, siano le pietre miliari su cui si è costruito tutto il resto.
Se tutti rispettano le distanze, usano le frecce, prestano attenzione ai veicoli più vulnerabili adottando comportamenti che per quanto possibile non aggiungano ulteriori pericoli agli inevitabili rischi della strada, questo non può non tradursi in una maggiore sicurezza per ognuno.

Sono principi semplici, detti e ridetti, ma che pare noi facciamo di tutto per sforzarci di non adottare.
Sempre prendendo come esempio la Germania, dove l’educazione stradale fa parte integrante dell’educazione civica e della convivenza civile, le istituzioni hanno da sempre un ruolo collaborativo, il sistema stradale è assolutamente efficiente e in continuo miglioramento e non ci sono tabù legati alla velocità o categorie, vedi motociclisti, considerate di intralcio o che si sentano in pericolo.

Tutto questo naturalmente è frutto di un lungo percorso, ma è una via in continua evoluzione; attraverso la formazione scolastica, la prevenzione, i controlli più efficienti ed un impiego di forze e mezzi notevole, si cresce e si convive con la cultura della buona educazione stradale.

Tornando per concludere, al rapporto molte volte conflittuale tra motociclisti e automobilisti sulle nostre strade, veramente troppo spesso e sempre più di frequente quello che manca alla base di una pacifica convivenza (e che risolverebbe già da solo molti dei problemi), è il semplice rispetto dell’altro, una condizione assolutamente fondamentale in ogni società dove tutti dobbiamo avere il diritto di poter fare quello che ci piace con la massima sicurezza, senza vedere imposta con la prepotenza una presunta superiorità.

Andare in moto dovrebbe anche significare partire senza il timore di essere un bersaglio e avere la possibilità di godere della nostra scelta senza dover sacrificare una buona parte delle energie cercando di evitare i pericoli derivati dai comportamenti altrui; finiremo altrimenti per indossare un elmetto invece di un casco, un giubbotto antiproiettile invece di una giacca con le protezioni e studiare un percorso di guerra anziché una mappa stradale.

Speriamo quindi di avviarci verso una nuova stagione motociclistica più sereni ed ottimisti ma anche sempre più attenti, prudenti e perché no, con un pensiero ai nostri lontani antenati; loro si che erano fortunati, in fondo allora non c’erano molte regole il loro peggior nemico… era solo una Tigre dai Denti a Sciabola!
 

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Commento di: hanamici_89 il 21-01-2009 11:18
veramente un bellissimo articolo, che purtroppo però non aggiunge nulla di nuovo a quanto già si dice.
Purtroppo la realtà che descrivi è esattamente quella che tutti abbiamo sotto agli occhi ma che probabilmente non facciamo abbastanza per cambiare.

L'unica cosa che si può fare è continuare a comportarsi il meglio possibile sperando di essere da esempio a tutti.

lampssss
Commento di: dlaimon69 il 21-01-2009 14:17
bell'articolo.... anchio sto tutti i giorni nella giulgla del traffico..con dei svitati automobilisti che ti tagliano la strada e fanno di cotte di crude come ai detto tu..però io sono piu grande... e quindi non mi infastidiscono piu di tanto...però quando si va in moto, c'è da aver paura con degli incoscienti.....lampsss
Commento di: al3k il 21-01-2009 14:24
Complimenti, davvero un articolo interessante ed una piacevole lettura.
Commento di: bingo51 il 22-01-2009 08:47
bel sermone,......certo che siamo sfigati ,abbiamo tutto a sfavore ,quasi quasi vendo la moto...
Commento di: Aifris il 22-01-2009 09:46
Non c'è che dire, davvero una bella riflessione, molto attenta e curata.
sono assolutamente daccordo con il fatto che tutti (motociclisti per primi per dare l'esempio) dovremmo sforzarci per migliorare la nostra condotta stradale.
Colgo l occasione per fare i complimenti e ringraziare tutti gli automobilisti che al semaforo si spostano di lato per farti passare o ti lasciano lo spazio per rientrare.
(...che siano motociclisti anche loro?)
Commento di: bingo51 il 22-01-2009 13:37
penso proprio di si.quando sono in macchina e capita a me ,io lo faccio
Commento di: JH il 22-01-2009 10:03
Il problema è semplicemente che la antica mentalità di 'colui che non teme nulla' e si sente un gran fico ad avere la guida 'che non perdona' non è stata ancora sostituita dalla più moderna mentalità della sicurezza e della convivenza pacifica e civile.
Finché 'guida sicura o prudente' sarà sinonimo di 'imbranato' non ci sarà nulla da fare...

Commento di: Franz71 il 22-01-2009 10:14
E' vero, sono parole dette e ridette ma concetti che restano, se va bene, nei buoni propositi. Come dice Afris, forse gli automobilisti più corretti lo sono anche perchè motociclisti, confermando il fatto che siamo una specie a parte, con un senso dell'educazione stradale certamente più sviluppato ed una sorta di "terzo occhio", che molte volte riesce a salvarci dalle brutte sorprese.
Commento di: mac_marco il 22-01-2009 15:14
Sono d'accordo su tutto, tranne che su questa affermazione: Ciò che distingue un automobilista saggio da uno pericoloso lo capiamo subito guardando nei nostri specchietti; solo chi non ha la più benché minima idea che una moto ha spazi di arresto notevolmente inferiori a quelli di un’auto si piazza a distanza così ravvicinata che il nostro stop non fa nemmeno in tempo ad accendersi che già mi sei montato sopra. Gli spazi d'arresto di una moto sono superiori rispetto a quelli di un'auto, in particolar modo al crescere della velocità. Per il resto, concordo che continuare ad avere noi stessi e promuovere negli altri una coscienza civile, sia l'unico modo per migliorare questa società, almeno sulle strade!
Commento di: Franz71 il 23-01-2009 11:56
Ciao Marco, la tua osservazione è giusta ma sappiamo bene che non è questo il punto, specialmente quando si parla di pratica e non solo di teoria.
Gli spazi di frenata infatti non sono l'unico parametro da prendere in considerazione quando si circola, specialmente se non viene rispettato un minimo di distanza di sicurezza; guidando una moto la concentrazione è massima, prevedendo, individuando e reagendo di conseguenza ai pericoli in tempi minimi, solo per il semplice fatto che quando guidiamo la nostra moto resta poco altro da fare!
Nel mettersi al volante di un'auto invece, il "guidare" diventa quasi secondario, visto che tra telefonare, fumare, sintonizzare la radio e mandare sms, di tempo per concentrarsi sulla guida ne resta davvero poco!
Non rispettare la distanza in generale, aumenta di molto il rischio di tamponare chi ci precede anche per il fatto che l'attenzione si concentra esclusivamente davanti a noi, perdendo di vista quello che succede oltre.
Un corretto margine di sicurezza permette di tenere d'occhio il veicolo davanti a chi ci precede senza dover reagire, se va bene, all'ultimo istante.

Avrete poi senz'altro notato come la recente crisi abbia colpito duramente il settore dell'auto, costringendo molte case produttrici, specialmente di auto di lusso, SUV, Fuoristrada, eccetera, ad abbassare i costi di costruzione, eliminando come prima cosa gli impianti di riscaldamento all'interno di certi modelli; non si spiega altrimenti l'assurda abitudine di guidare con addosso cappotti, giacconi e sciarpe che ormai ha preso definitivamente piede, sacrificando un'altro punto alla sicurezza alla guida!
Naturalmente più il giaccone è di marca più lo devo far vedere, e dove meglio se non in auto, dove tutti mi guardano?!
Ovviamente poi devo fare ben attenzione guardando se gli altri mi guardano, altrimenti che gusto c'è?!
Commento di: Norway il 22-01-2009 16:33
Purtroppo la buona educazione e il rispetto del prossimo sembrano ormai passati di moda, alla fine a lungo andare, comportandoci da cafoni facciamo del male solo a noi stessi.
Commento di: sconfusion il 24-01-2009 12:23
Domenica scorsa ho avuto un incidente in moto il mio primo incidente spero sia l'ultimo be avevo in mente di farmi una passeggiata c'era un sole stupendo la strada era asciutta c'erano molti motociclisti per strada, volevo andare a Roseto degli Abruzzi sul lungomare per chi sa il posto ma purtroppo a Silvi una macchina mi ha tagliato la strada....In quella frazione di secondi preceduta dalla caduta non ho pensato a niente fortunatamente avevo la tuta e tutte le protezzioni mi sono stirato la caviglia e porto il collare, ciò che posso dire per mia esperienza personale e di fare attenzione agli incroci e alle rotatorie.....Io la moto non lo vendo per questo genere di persone......