Premessa
Leggendo, scrivendo e discutendo sul forum, m’è capitato di confrontarmi con altri utenti relativamente all’uso degli specchi retrovisori in motocicletta; riflettendo sull’argomento mi sono reso conto che la mia concezione di sicurezza stradale passa anche, e soprattutto, sulla perfetta coscienza e conoscenza di tutto ciò che accade attorno a me mentre guido.
Vedere per prevenire, prevenire per sopravvivere
Sono fondamentalmente ed assolutamente convinto che, in qualsiasi contesto “stradale” noi conduciamo una motocicletta, dobbiamo utilizzare, al massimo delle nostre capacità, anche la visione posteriore parimenti a quella frontale e laterale!
Questo perché, sia che noi procediamo turisticamente che sportivamente l’esatta cognizione di quello che ci circonda è fondamentale per salvaguardare la nostra incolumità.
Ricordiamoci che un piccolo tamponamento ricevuto in auto ha conseguenze relativamente modeste mentre la medesima eventualità subita da un motociclista comporta conseguenze difficilmente calcolabili (ma mai modeste!).
Evito di ricordare che, in strada, i pericoli sono infiniti ed incogniti e provengono da ogni direzione: m’è successo, per esempio, che, su un passo di montagna, sono stato sorpassato in rettilineo da un collega cavalcante una iper-sportiva; ai primi tornanti la sua velocità s’è ridotta drasticamente consentendomi di riavvicinarmi ai suoi scarichi ma lui era ancora convinto d’essere solo, d’avermi lasciato molto indietro. Al terzo tornante lo vedo (…alla buon’ora!) dare un’occhiata negli specchi e ”spaventarsi” quel tanto da farlo arrivare lungo con il rischio di… abbracciare la montagna!
Chiedo al lettore: questo esempio conferma la necessità di non usare gli specchi così non ci si distrae (della serie… occhio non vede, cuore non duole!) oppure c’insegna che il bravo motard (o, meglio, quello che vuole portare a casa, integra, la pelle… della tuta) deve SEMPRE avere la situazione sotto controllo imparando la difficile arte delle “viste alternate”?
Chi inizia oggi il suo percorso motociclistico non deve spaventarsi: le operazioni di controllo degli specchi avvengono in modo del tutto automatico e, dopo un piccolo periodo di formazione, tutto diventa automatico. Il cervello (cioè la nostra volontà!) comanda gli organi della vista che, di norma, inquadrano prima il retrovisore sinistro poi, in rapida successione, la vista frontale poi quella posteriore di destra per ripetere nuovamente la sequenza dall’inizio. In funzione dei messaggi in arrivo occorre adeguare il nostro comportamento sulla manopola del gas e sulla leva del freno: sembra una constatazione banale ed, invece, qui è racchiusa una parte del segreto della nostra stessa… sopravvivenza!
Non mi stancherò mai di ripetere, soprattutto a chi inizia a guidare una motocicletta, di controllare spesso nei retrovisori, la maggior parte delle volte in prossimità degli incroci, quando occorre voltare, ma anche quando si procede tranquilli su una strada pressoché deserta. Occorre tenere costantemente sotto controllo tutto ciò che avviene nel raggio d’azione della propria vista. Se c'è, o appare all’improvviso, davanti a noi un qualsiasi oggetto (dal veicolo al ciclista, dal bambino all’animale randagio, ecc.) dobbiamo immediatamente porci la domanda se non ci stiamo avvicinando a questi troppo velocemente, agendo su gas e freni di conseguenza; se un oggetto ci sta seguendo non solo dovremo continuare a monitorare davanti, ma dovremo anche adeguare la nostra andatura ed il nostro comportamento all’inseguitore cercando di individuare il potenziale pericolo che ci può sopraggiungere alle spalle del tipo: conducente aggressivo, stressato, competitivo, principiante, imbranato e, non ultimo, sotto l’effetto di alcool e/o stupefacenti!
Se la strada non e’ una pista… la pista non è la strada!
Chi afferma che lo specchio retrovisore dovrebbe essere usato molto poco, in quanto esiste il rischio di distrarsi dalla visione frontale, considerata primaria, porta ad esempio le gare motociclistiche.
Nelle gare, effettivamente, gli specchi retrovisori sono assolutamente banditi: sarebbe, però, gravemente irresponsabile fraintendere rischiando che passi il messaggio della parziale inutilità del retrovisore anche a livello d’utilizzo stradale!
In circuito, altresì, si raggiungono velocità tali per cui essi risultano comunque inutilizzabili per via delle fortissime vibrazioni; per la sua forma sporgente, inoltre, è addirittura pericoloso per il pilota in caso di caduta.
E' anche da considerare che in pista esistono regole molto rigide e chi precede decide la traiettoria migliore, chi segue deve adeguarsi ed aspettare il momento opportuno per superare. In pista ci sono commissari di percorso che vigilano attentamente, fanno rispettare le regole, avvisano che sei seguito. In pista ci sono piloti sia professionisti che dilettanti tutti, comunque, preparati ed affiatati tra loro (conoscendosi, tutti sanno di ognuno vizi e virtù). In pista il pilota è un’atleta che riesce a girare la testa a 300 all’ora appena quel tanto che gli serve per sbirciare alle sue terga senza alcuna perdita di traiettoria ed equilibrio. In pista le condizioni di grip sono pressoché stabili e cognite ad ogni giro e non ci sono turbative dovute al traffico veicolare e pedonale. In pista non ci sono tutti quei comportamenti irresponsabili e imprevedibili che vediamo ogni giorno sulle nostre strade.
Insomma non è possibile equiparare la pista con la strada e, quindi, l’uso degli specchi dovrebbe essere adeguato alla specifica condizione in cui ci troviamo. Pertanto, anche per una guida veloce ed aggressiva (ma in sicurezza) su strada, è consigliabile avere sempre la situazione completamente sotto il nostro controllo!
Conclusioni
Per salvaguardare la nostra integrità in moto, indipendentemente dalle nostre virtù motociclistiche, occorre allenarsi costantemente alla pratica d’utilizzo degli specchi anche se, all’inizio, può sembrare faticoso e complesso. Tengo a sottolineare che l’operazione di lettura delle informazioni provenienti dagli specchi deve essere effettuata con un vero e proprio automatismo dalla rapidità impressionante: non ci si deve certo fermare ad ammirare il… panorama alle nostre spalle! Alleniamo, invece, la capacità offerta dall’ampiezza del campo visivo del nostro occhio. Possiamo fare questo ruotando leggermente la testa verso lo specchio che vogliamo inquadrare mantenendo, però, lo sguardo sempre rivolto in avanti: così facendo vi accorgerete che l’occhio più vicino al retrovisore è come se aumentasse leggermente la sua ampiezza di campo visivo consentendovi di inquadrare (con la sua cosiddetta… coda) lo specchio: magari la visione non sarà molto nitida ma giusto sufficiente per l’uso di monitoraggio:
Col tempo, ed acquisendo una certa pratica, i movimenti diventeranno fluidi e l’operazione delle “viste alternate” automatica: ci accorgeremo, con nostra grande sorpresa, che saremo in grado d’adeguare la distanza di sicurezza e la velocità in funzione di quello che ci sta intorno senza alcuno sforzo a tutto vantaggio della sicurezza, della fluidità e del divertimento di guida.
Buona strada a tutti… in sicurezza, sempre!
[il presente articolo fa parte del progetto
Ting'Alive]