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Inviato: 26 Apr 2015 21:15
Oggetto: Dalla R1 mark I alla R1 mark VIII: evoluzione di un mito
Colgo l'occasione per affrontare un tema magari già ampiamente dibattuto ma vorrei analizzare la cosa con un occhio tecnico ed oggettivo oltre le solite chiacchiere da bar. Le due R1, la prima e l'ultima in ordine strettamente cronologico, sono emblematiche di un mondo, quello motociclistico, che è cambiato con un ritmo vorticoso, raggiungendo risultati che obiettivamente nessuno si sarebbe immaginato 15 anni fa. Mi spiego: è pacifico che la R1 98 fu una vera e propria innovazione nel settore super sportive. Prima le superbike erano di 750 cc, e le varie zx9r e cbr 900 erano moto sport ma anche molto touring. La R1 no. Si trattava di una moto per l'epoca potentissima, agilissima e leggerissima. La concorrenza era avvisata. Da allora tutti si sono adeguati e hanno percorso una via nuova, quella di moto sempre meno adatte alla strada e molto più alla pista. La Gixxer 1000 K1 ne fu il primo esempio con quel motore anabolizzato. Poi fu la volta della Ninjia 1000 '04 ad alzare l'asticella, quindi la Gixxer k5, poi ancora la R1 '07 e..... Quando tutti pensavano che la ricetta Superbike fosse una ciclistica solida e un motore da fuochi d'artificio agli alti regimi, ecco arrivare la rivoluzione del XXI secolo: l'elettronica. Aprilia Rsv4 e Bmw S1000RR hanno creato una spaccatura: tcs, anti wheelie, Race abs, sospensioni attive ecc sono tutte diavolerie elettroniche che hanno il compito di aiutare il pilota ad andare più forte, a raggiungere limiti che nessuno ha mai toccato prima. Ma è veramente così? Per la prima S1000RR probabilmente si. Decine e decine di tester hanno osannato le sue doti di performance ma... l'ultima generazione di Race replica si è spinta ancora oltre alla ricerca del limite estremo, perdendo forse di mira quello che dovrebbe essere l'utente medio. Mi spiego meglio analizzando la R1 '15. Si tratta di una moto eccezionale, probabilmente una fra le migliori superbike moderne, se non "la" migliore. Ma qualcuno ha mai avuto modo di provarla a ritmi umani su strada o su pista? Chiudo subito il capitolo strada: dopo 10 km si capisce subito che è l'ambiente meno adatto per la superbike di Iwata. Non che reagisca come la prima R1 alle sollecitazioni del gas impennando o derapando, anzi. Il fatto è che su strada l'ultima R1 sembra un centometrista alle prese con il salto in alto... Non c'azzecca niente. Meglio allora la pista, ambiente più congeniale e qui si capisce un po' di più di questa moto meravigliosa, del suo motore con tecnologia crossplane e del suo telaio rigidissimo. Tutto è fatto per andare forte ma il problema è proprio lì. Non basta andare forte. Per godersi davvero la R1 mark VIII devi andare maledettamente forte, solo così capirai perché in uscita di curva con il motore in tiro nella zona alta del contagiri, la ciclistica rigidissima asseconda la spinta assurda del motore sincronizzandosi con l'elettronica. Risultato? Se guidando come un comune terrestre in uscita di curva, ruotando il gas 2 volte su 3 la moto si alza, poi l'elettronica "taglia" per riportarla a terra e così via un'altra volta ancora, spezzando il ritmo; guidando come non dico un pilota ma almeno come un amatore molto ma molto preparato, l'elettronica stabilizza tutto ed in uscita l'avantreno si piazza a mezzo palmo da terra galleggiando per un centinaio di metri, mentre il traction legge quanta aderenza ha la gomma dietro e la moto esce dalla curva quasi sparata da una fionda. Indubbiamente R1 significa moto straordinarie fatte per raggiungere il limite ma, mi chiedo, non ci sarà spinti un po' troppo oltre? Quanti saranno in grado di guidare questa benedetta moto come merita? Probabilmente pochi ma sono sicuro che questa moto, come la prima, segnerà un'epoca perché il fascino di cavalcare un missile terra-terra non ha eguali anche se si è indegni di lei. Del resto, come disse un mio amico provando la mia R1 '99 che, ricordo per chi non lo sa, è fornita di ogni Grazia divina in fatto di accessori after market, il commento fu: "Gran bella moto, se un giorno deciderò di morire, saprò come farlo". Credetemi, ancora oggi non ho capito se fosse un complimento o meno....