Ciao a tutti!
Scrivo questo topic sperando di fare un piacere a tutti coloro che, come me, fanno molta fatica ad affrontare i tornanti in sella.
Quando mi documentavo su questo forum a riguardo, avevo molta confusione, data secondo me dalla diversa angolazione dei tornanti che venivano presi in considerazione nella scrittura delle varie opinioni. Come qualcuno ha scritto, nessuna curva è uguale a un'altra, però si possono delineare diverse strategie a seconda del tipo di tornante che si presenta.
Io sono di Marostica, in provincia di Vicenza. Per effettuare le varie prove in questo mese ho scorrazzato senza sosta in tutte le strade possibili limitrofe a dove abito, delineando 4 tipologie di strada differenti che affronto quindi in modo completamente diverso. Chiaro che all'interno delle stesse strade ci sono delle piccole variazioni, ma la sostanza dei tornanti trovati è pressochè identica.
Chiaramente non mi sento ancora "arrivato" e sono sempre pronto a sbagliarmi in qualunque cosa descriverò, quindi come dice il ragionier Fantozzi "abbiate pietà"

1) Tornanti molto larghi: qui mi riferisco ai tornanti presenti, per esempio, sulla strada del Costo, che da Schio porta fino ad Asiago, tristemente nota dalle nostre parti per i numerosi incidenti. Qui il problema non si pone nemmeno, perché più che tornanti sono delle curve a U con raggio comunque decisamente largo. Questo tipo di curve le affronto in 3° marcia, piegando quanto basta e dosando il gas per una buona percorrenza. Non ho necessità di pinzare troppo il freno, arrivo riducendo la velocità di freno motore e la affronto in serenità. In discesa a seconda del raggio decido eventualmente se farlo in 2°, a gas pelato leggermente.
2) Tornanti "medi": qui invece parlo dei tornanti presenti sulla strada che porta a Cima Grappa, partendo da Romano d'Ezzelino. Qui la difficoltà è leggermente più elevata perché il raggio si stringe. La marcia utilizzata in questo caso, per quanto mi riguarda, è la 2°. Lo svolgimento della curva è simile al tornante precedente, ma piego decisamente di più. Entro in curva a velocità più moderata e con il motore già in tiro, accelerando progressivamente fino all'uscita. In discesa lascio che la forza di gravità lavori e non pelo più il gas come prima, apro solamente a fine tornante.
3) Tornanti stretti: questi erano quelli che mi davano più problemi. Parlo dei tornanti presenti per salire ad Asiago partendo da Marostica, passando per Conco, o Lusiana, oppure partendo da Bassano e salendo per San Michele continuando poi per Pradipaldo (strada che si può affrontare anche da Marostica, andando per Valle San Floriano e facendo la famosa Salita della Rosina). La tecnica che mi è stata più utile in assoluto, in questo caso, è stata quella dell'utilizzo del freno posteriore combinato all'acceleratore per tenere il motore in tiro, in 2° marcia. Rispetto al gioco di frizione, che utilizzavo all'inizio per paura di spegnimenti a centro curva, questa strategia mi è risultata davvero utile e mi ha reso la guida meno stancante e più fluida. Poco prima dell'inserimento in curva, pelo il freno posteriore e percorro la curva con il gas aperto ma "trattenendo" l'accelerazione con il freno, per poi gradualmente rilasciarlo in uscita. In discesa lascio andare la moto con la forza della gravità, a 2° marcia rigorosamente inserita, modulando eventualmente col freno posteriore per regolare la velocità.
Una cosa che ho notato dopo diversi esperimenti è che non ci sono gran differenze tra i tornanti in salita e in discesa, guidando come sto facendo ora. Chiaramente il dosaggio del gas è diverso, ma credo che la difficoltà in discesa che avevo prima (e che molti lamentano) sia soprattutto una faccenda psicologica e un problema nell'impostazione di una curva con angolo decisamente più stretto della salita.
Spero che tutto questo possa essere utile a qualuno!

E se sbaglio qualcosa, non esitate a farmelo notare
