E chissà quali sono questi secondi e terzi singnificati che ci siamo persi, magari qualcuno verrà a dirceli.
Citazione:
Prima “state attenti, perché prima o poi la libertà ve la fottono, come con il casco obbligatorio, mentre per me lo Stato si deve occupare soprattutto di traffico e semafori e non di ciò che è giusto o sbagliato, morale o immorale”. Poi si è espresso “assai criticamente nei confronti delle norme che prevedono sanzioni nei confronti di chi venga trovato ubriaco al volante”. Vasco Rossi, che si sarebbe scagliato contro alcune delle norme più civili del Codice della Strada, ha suscitato non poche polemiche.
È di qualche giorno fa l’invettiva contro l’obbligo del casco, come esempio di quanto lo Stato castri le libertà individuali; oltre a quanto vi abbiamo riportato ha pure aggiunto: "Vivere vuol dire anche rischiare perché la vita è un miracolo, un equilibrio precario e non è nemmeno garantita da leggi ipocrite che - ha ammonito - vi tolgono solo la libertà, come la falsa sicurezza, ma la libertà ha un costo, non è acquisita, ma va difesa tutti i giorni, sempre continuamente, anche a costo di morire" (qui forse stava proprio componendo una canzone, chissà NDR). Ma forse il cantante, quando si è espresso in questo modo a San Siro, ha dimenticato i costi sociali della sanità che vanno ben oltre alla libertà individuale di indossare o meno il casco.
Poi, rilanciate da Panorama, nuove dichiarazioni contro “le leggi che puniscono chi guida ubriaco” che sarebbero, secondo il romagnolo ” una vergogna. A queste ha risposto Giordano Biserni, presidente dell’Asaps con una lettera al cantante: “Caro Vasco Rossi, ti prego smentisci queste fregnacce che avresti detto. Fallo perché tanti giovani ti ascoltano. Tu sei un'icona: ora che le cose sulla strada vanno un po' meglio vogliamo veramente tornare a stendere più spesso lenzuoli bianchi sull'asfalto per colpa di sbronzi alla guida?”.