Neanche io voglio fare polemica. Sia chiaro. Mi permetto di dare solo la mia visione delle cose.
Intanto, per quanto riguarda non solo la lingua italiana, ma tutte le lingue... smettiamola di pensare che una determinata forma linguistica sia invariabile nel tempo. le lingue cambiano, si evolvono e si modificano. All'Accademia della Crusca questo lo sanno molto bene. Non è una scelta formale l'uso de LO/GLI. è solo una scelta di obsolescenza. Nel linguaggio comune, cioè nella lingua italiana corrente, è più corretto (si ho scritto bene... più corretto) l'uso di IL/I.
Perchè nell'uso comune "suona" meglio la seconda ipotesi e non la prima. Siamo in un periodo di transizione della lingua italiana (come lo è stato nel latino centinaia, migliaia di volte) in cui alcune "forme" linguistiche tendono a venir deprecate a favore di altre.
Daltronde nessuno oggi, per riferirsi AL FILM si sognerebbe di usare la forma "LA FILMA", in uso fino agli anni '40. (FILM -> PELLICOLA -> la pellicola è femminile -> L'italianizzazione della parola inglese deve mantenere il genere femminile -> LA FILMA).
Tanto più un giornalista dovrebbe rimanere legato a costrutti che vengono deprecati dalla lingua corrente. Per cui... ben vengano I PNEUMATICI o IL PNEUMATICO.
Purtroppo questo concetto evolutivo delle lingue noi o "impariamo poco". Questo per una questione che riguarda la scuola italiana. Soprattutto per "merito" di quei licei (Scientifico, classico) che ti "propinano" le ingue morte come delle forme "Monolitiche" in cui LA REGOLA grammaticale è IL FONDAMENTO della lingua. Una settimana di filologia classica e la prima cosa che si impara è la seguente: "Le regole sono importanti, ma cambiano nel tempo".
Tradurre dal latino Cicerone con le regoline che ti danno al liceo è facile (e per forza, il Latino che studiamo nei licei E' un latino medioevale "vagamente" modellato sul Latino di Cicerone)...
Poi si arriva ad altri autori ed è un delirio... per questo ci sono "le eccezioni" alla lingua... con casi che non concordano più, verbi e costrutti che vanno per conto loro...
I professori di liceo non hanno il buon gusto, o il tempo o la voglia (o nella buona fede, probabilmente pensano di confondere lo studente... cosa che per altro sarebbe tutta da dimostrare) di comunicare ai poveri studenti che "le fantomatiche eccezioni" sono tutto tranne che "eccezioni". Semplicemente l'autore X (esempio: Seneca) non PARLAVA, e TANTOMENO SCRIVEVA il Latino di Cicerone. La lingua era diversa. Tutto li.
Da questo punto di vista il concetto è semplice. Funziona con TUTTE le lingue. Nessuna esclusa.
Succede anche con la nostra mentre stiamo qui a parlare.
Poi ci sono le accezioni dialettali, che sono un'altro paio di maniche. Non si dovrebbero usare nella lingua scritta... e questo è giusto. Ma sono molto radicate nella lingua parlata.
Io sono romagnolo... e certe volte, quando qualcuno viene da fuori lo vedo strabuzzare gli occhi al sentire alcuni dei costrutti che abbiamo qui. Io li amo molto nella mia linvgua... e li amo molto anche nelle lingue delle altre regioni. E non mi da fastidio sentirle. Trovo che arricchiscano la FORMA italiana di sfumature interessanti e hanno un loro perchè.
Esempio: In romagna, in dialetto si dice indifferentemente (almeno nella zona di Ravenna, se ci si sposta a Cesena il dialetto cambia... ma guarda un po') "Mi sono rimaste 5 mele" e "Ho rimasto 5 mele".
La versione più "antica" è la seconda: HO RIMASTO. Perchè? Perchè il verbo avere deve determinare il POSSESSO di quelle 5 mele. Sono mie, le ho io, le possiedo.
Con il sopraggiungre dell'italiano come lingua principale in questi territori, l'uso del verbo avere non concordava e il dialetto si è "italianizzato" acquisendo la forma "MI SONO RIMASTE 5 mele". Ma se volessimo essere "aulici" dovremmo dire "HO RIMASTO".
Tutta questa pappardella per dire... che le linguie sono bellissime e sono molto più "dinamiche" di quanto ci aspetteremmo. Non solo. Certe volte dovremmo anche guardarci intorno e renderci conto che forse siamo noi che andiamo troppo lentamente.
Un piccolo OT. In Italiano noi siamo abituati a mette il CH per rendere la C dura. Non è sempre stato così. Nel dialetto Senese il CH non esisteva. Esisteva la K. Con l'avvento dell'Italiano, che è modellato sul Fiorentino (ma non è così, ad esempio, in Manzoni, che in alcune opere usa un italiano modellato su altre basi), la K non c'era ed è stata deprecata. Oggi vediamo in altri "lidi" un ritorno ad una lettera più sintetica del CH. Il che è sbagliato dal punto di vista della lingua italiana, certamente... ma questo "ritorno" può essere anche visto come una naturale evoluzione della lingua "per semplificazione". La K in italiano siamo "spinti ad usarla" non solo per il contatto con "lingue altre" ma anche perchè già l'abbiamo posseduta.