Pasquale non c'è più.
Mi decido solo ora a scrivere quest'esperienza, per sfogo, per rabbia per impotenza... per un confronto.
Pasquale muore in moto il 6/aprile sulle strade del Gargano: cade scivolando (o cosa?) il suo corpo si separa dalla moto ed invade l'altra corsia. Un fuoristrada che sopravviene... fatalità. Sfortunata tragica fatalità. Tutto all'improvviso??!
Sopraggiungiamo e... la tragedia è compiuta
Non vediamo segni di frenata sull'asfalto, l'auto ferma e stranamente dritta e composta sulla propria carreggiata. La realtà è lì e non te ne capaciti. La disperazione di tutti. Ed è subito evidente che non c'è nulla da fare.
Tante cose a tutt'oggi non sono chiare, nonostante rilevazioni delle F.O.. Unica cosa chiara, la causa del decesso: presa in pieno la testa.
Articoli sul giornale già sentenziosi: addosso ai motociclisti che "assalgono" le strade garganiche nella domenica. Ma della dinamica dell'incidente neanche l'ombra.
NON HO PAROLE... e non le ho avute per tanti giorni... per ragionare, per chiarirsi dentro, per capire il senso di tante cose... della nostra vita nei confronti di destino e fatalità.
Sono risalito in moto dopo un pò, per una particolare circostanza, e non ho avuto alcun timore - un po di prudenza - pensieri che vanno....
Ripensi a quanto gustavi quell'andare allegro tra curve, pieghe, rombi di motore... sentendo la tua moto, la sua ciclistica diversa rispetto a quella che avevi prima (i confronti fra moto). Si facevano insieme agli altri amici i confronti su questioni tecniche della moto e di motociclismo, scrivevi su Forum, ne riparlavi con amici al bar... Proprio quegli amici con i quali hai il tuo gruppo, fai le tue "uscite", i tuoi riti della partenza, del caffè, delle battute in allegria... e dello scarico di adrenalina nell'impegno e nella concentrazione di guida della tua moto.
Dopo quanto successo, il pensiero è andato alla famiglia di Pasquale, che lascia una moglie casalinga con un bimbo che non sa ancora, ed uno in grembo alla sua giovane moglie. Ci siamo subito attivati, ma il problema c'è tutto nella sua drammaticità.
Intanto ho deciso di vendere la mia moto, di lasciare tutto questo meraviglioso mondo che avevo deciso di rispolverare dopo la mia precedente esperienza motoristica da quindicenne.
Tra i vari discorsi che si sono detti, accavallati, ripetuti, sentenziati... sono emerse tante paternali sull'incoscenza dei rischi di incidenti sulla moto.
Ma poi qualcuno ("amico" o cosa?) ha avuto il cattivissimo gusto - che non ha avuto neanche mia moglie - di farmi presente che con due bellissimi bimbi come i miei, sarei solo un incoscente a continuare ad "uscire in moto" per rischiare di non veder crescere i miei figli e di non esserci più in questo mondo, per la mia famiglia.
Ho pensato che qualsiasi cosa mi possa eventualmente succedere "in moto", una frase del genere mi farebbe da rimorso eterno e non me la perdonerei mai.
Ciao a tutti, continuerò a leggervi con piacere, anche per ricordarmi che ero uno di voi.
Lamps