Citazione:
Non sottoporsi al test del palloncino non è più reato. Bianchi: correggeremo la norma
MILANO — È un sabato sera di fine estate. I carabinieri si appostano alle porte di Bologna per controlli sulla velocità e sul tasso alcolemico di chi guida. Il decreto legge che inasprisce le pene a chi si mette al volante ubriaco è entrato in vigore da un mese. Tra le persone controllate c’è un automobilista che ha certamente alzato il gomito: barcolla, parla lentamente e con difficoltà, relazionano i carabinieri. Ma rifiuta di sottoporsi al «test del palloncino». Escamotage per evitare la condanna penale per guida in stato di ebbrezza. Le cose stanno così. L’etilometro è stato depenalizzato: chi rifiuta di soffiare commette solo un illecito amministrativo mentre in precedenza era previsto l’arresto fino ai tre mesi.
Ma il vero problema è che senza quell’esame le forze dell’ordine non hanno la possibilità di stabilire in quale delle tre fasce di alcolemia (individuate dalla nuova legge) l’automobilista ubriaco può essere collocato. Così, nel caso bolognese, quando la pratica è arrivata in procura, il pm Valter Giovannini è stato costretto ad archiviare. Cosa che non sarebbe accaduta qualche mese fa. Con le vecchie norme bastava accertare lo stato di ubriachezza: il palloncino non era indispensabile, adesso sì. Prima con la sintomatologia (l’alito vinoso, l’atteggiamento barcollante, discorsi sconnessi) si poteva dimostrare ugualmente la violazione e punire l’automobilista, anche penalmente. Ora, fissate tre soglie di tasso alcolemico con relativa graduazione delle sanzioni penali e amministrative, si deve necessariamente accertare la quantità di alcol nel sangue delle persone sottoposte a controllo. E se questo non è possibile, gran parte delle procure sceglie la via dell’archiviazione. A Bologna si sta applicando la legge in modo retroattivo, con il risultato che sono stati revocati decine di decreti di condanna.
Ci sono uffici giudiziari che invece decidono di procedere comunque penalmente, ma nel modo più garantista possibile, associando i casi di chi guida ubriaco (ma rifiuta la prova del palloncino) alla fascia alcolemica meno grave. Ovviamente gli avvocati hanno campo spianato per i ricorsi. Il ministero dei Trasporti ammette il paradosso della nuova legge che dà la possibilità agli automobilisti indisciplinati di farla franca. «Effettivamente in questo momento, per chi rifiuta l’etilometro, è prevista solo una sanzione amministrativa — fa sapere il portavoce del ministro Alessandro Bianchi —.Mac’è in discussione un disegno di legge alle Camere in cui sarà inserita la penalizzazione del rifiuto del test del palloncino e sarà re-inserita la possibilità di stabilire lo stato di ubriachezza con la semplice sintomatologia ». «Nella vecchia normativa non c’erano le classi di alcomia— sottolinea Giordano Biserni, presidente dell’Associazione amici e sostenitori della polizia stradale - mentre ora senza il palloncino alcuni magistrati ci vengono a dire che in base alla semplice descrizione non sanno a quale livello associare il caso di turno. E archiviano ». Anche a Torino si sono verificati casi paradossali.
Quello di un giovane che ha soffiato nel palloncino una prima volta: tasso alcolemico alle stelle: 1,6 grammi per litro, molto al di sopra del massimo consentito. Rischiava la condanna a 6 mesi, un’ammenda fino a 6 mila euro e ritiro della patente fino a due anni. Peccato che fosse talmente ubriaco che non è riuscito a ripetere il test. «Accertamento tecnico incompleto». Caso archiviato.
MILANO — È un sabato sera di fine estate. I carabinieri si appostano alle porte di Bologna per controlli sulla velocità e sul tasso alcolemico di chi guida. Il decreto legge che inasprisce le pene a chi si mette al volante ubriaco è entrato in vigore da un mese. Tra le persone controllate c’è un automobilista che ha certamente alzato il gomito: barcolla, parla lentamente e con difficoltà, relazionano i carabinieri. Ma rifiuta di sottoporsi al «test del palloncino». Escamotage per evitare la condanna penale per guida in stato di ebbrezza. Le cose stanno così. L’etilometro è stato depenalizzato: chi rifiuta di soffiare commette solo un illecito amministrativo mentre in precedenza era previsto l’arresto fino ai tre mesi.
Ma il vero problema è che senza quell’esame le forze dell’ordine non hanno la possibilità di stabilire in quale delle tre fasce di alcolemia (individuate dalla nuova legge) l’automobilista ubriaco può essere collocato. Così, nel caso bolognese, quando la pratica è arrivata in procura, il pm Valter Giovannini è stato costretto ad archiviare. Cosa che non sarebbe accaduta qualche mese fa. Con le vecchie norme bastava accertare lo stato di ubriachezza: il palloncino non era indispensabile, adesso sì. Prima con la sintomatologia (l’alito vinoso, l’atteggiamento barcollante, discorsi sconnessi) si poteva dimostrare ugualmente la violazione e punire l’automobilista, anche penalmente. Ora, fissate tre soglie di tasso alcolemico con relativa graduazione delle sanzioni penali e amministrative, si deve necessariamente accertare la quantità di alcol nel sangue delle persone sottoposte a controllo. E se questo non è possibile, gran parte delle procure sceglie la via dell’archiviazione. A Bologna si sta applicando la legge in modo retroattivo, con il risultato che sono stati revocati decine di decreti di condanna.
Ci sono uffici giudiziari che invece decidono di procedere comunque penalmente, ma nel modo più garantista possibile, associando i casi di chi guida ubriaco (ma rifiuta la prova del palloncino) alla fascia alcolemica meno grave. Ovviamente gli avvocati hanno campo spianato per i ricorsi. Il ministero dei Trasporti ammette il paradosso della nuova legge che dà la possibilità agli automobilisti indisciplinati di farla franca. «Effettivamente in questo momento, per chi rifiuta l’etilometro, è prevista solo una sanzione amministrativa — fa sapere il portavoce del ministro Alessandro Bianchi —.Mac’è in discussione un disegno di legge alle Camere in cui sarà inserita la penalizzazione del rifiuto del test del palloncino e sarà re-inserita la possibilità di stabilire lo stato di ubriachezza con la semplice sintomatologia ». «Nella vecchia normativa non c’erano le classi di alcomia— sottolinea Giordano Biserni, presidente dell’Associazione amici e sostenitori della polizia stradale - mentre ora senza il palloncino alcuni magistrati ci vengono a dire che in base alla semplice descrizione non sanno a quale livello associare il caso di turno. E archiviano ». Anche a Torino si sono verificati casi paradossali.
Quello di un giovane che ha soffiato nel palloncino una prima volta: tasso alcolemico alle stelle: 1,6 grammi per litro, molto al di sopra del massimo consentito. Rischiava la condanna a 6 mesi, un’ammenda fino a 6 mila euro e ritiro della patente fino a due anni. Peccato che fosse talmente ubriaco che non è riuscito a ripetere il test. «Accertamento tecnico incompleto». Caso archiviato.
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