Nel percorrere la storia dei molti marchi c'è un filo che le unisce: pochi mezzi, tanto genio e vittorie a profusione. Ma non sempre alle vittorie è corrisposto una solidità aziendale. Molti sono i casi di moto vincenti a cui segue la crisi aziendale.
Ecco alcuni esempi
Ducati 1978
La nascita del desmo si abbatte nelle corse come un ciclone. Vince il campionato mondiale formula tt nel 78 con Mike Hailwood con la 900 TT1. Ne derivò la mhr 900, ma questo gioiello rude e maestoso, non aveva neanche il motorino di avviamento, non evitò la capitolazione del marchio che non riuscì a capitalizzare i fasti delle piste nel mercato. Delicata inaffidabile, segnò per prima il destino un'azienda compromessa da difficoltà di mercato e da una gestione statale più che discutibile.
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Mike Hailwood all'isola di Man
Laverda 1982
Lunga e variegata è la storia del marchio di Breganze. Si impone fra le moto di grossa cilindrata a cavallo degli anni 70. Numerose le vittorie sulle gare stradali e di durata, arriva al suo apice nel 78 con una v6 1000 portata al Bol d'Or, una raffinata opera di ingegneria sperimentale. Nel 1982 la sua ultima imponente 1000, la avveneristica rgs. Nata per la formula tt che nel frattempo diminuisce la cilindrata massima a 750, avrà poco tempo per correre: le casse della Laverda sono spolpate da troppi progetti non sempre convincenti e da una crisi che penalizza tutti i marchi. L'aranciona resistette ancora qualche anno sopratutto con i 125.Oggi il marchio giace dormiente in un cassetto della Piaggio e gli stabilimenti sono della Diesel. Inglorioso epilogo.
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Nico Cereghini con la Laverda v6 al Bol d'Or 1978
Garelli 1987
Chi pensa a Garelli pensa ai tuboni concorrenti del Ciao. Ma durante gli anni 80 dominò il mondiale 125 arrivando addirittura nel 1987 con Gresini a vincere 10 su 11 gare, tranne il Portogallo dove forò mentre era comodamente in testa. Tuttavia mentre il mercato chiedeva i 125 carenati Garelli non si propose su questo segmento. Dopo una lenta agonia il marchio spirò.
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Gresini in sella alla Garelli 125 nel 1987
Gilera 1993
Le gare africane sono al massimo di popolarità e le enduro dominano le vendite. Gilera ripesca le attitudini al tassello ed irrompe con la rc 600. Subito vincente in categoria sviluppa la moto fino alla 750 rc che trionfa al Faraoni con Franco Picco, ma non presenterà alla Dakar perché si chiudono le serrande. Bella, innovativa, la Gilera anticipa con il Nord West di 10 anni la moda delle motard. Nel 1992 aveva in listino la cx 125 con la mono forcella ed il mono braccio posteriore poi ripreso da Ducati e non solo. Troppo avanti
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Franco Picco in Egitto al Faraoni 1992
Cagiva 1994
L'ostinazione dei fratelli Castiglioni è decisamente patologica. Corrono in superbike con Ducati e vincono, come nella Parigi Dakar con la Cagiva di Orioli. Ma la loro ossessione è il motomondiale nella classe 500. Ottimi risultati con Mamola e Lawson non sono sufficienti per spegnere il fuoco che arde. Arriverà la moto giusta con il pilota giusto John Kocinski, ma sarà troppo tardi dovranno ritirarsi a fine stagione. Un 3 posto nella classifica finale e la moto buona al museo.
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John Kocinski nel mondiale classe 500 1994
Ducati 1996
Troy Corser fa brillare la stella della più bella moto di sempre. La 916 riesce nell'impossibile impresa di superare la magnifica 851888 la moto che rilanciò la Ducati facendola diventare la rossa a due ruote. Ma la crisi aziendale dei Castiglioni che forse erano andati oltre le proprie possibilità in motomondiale costringe la famiglia a vendere la maggioranza delle azioni casa di Borgo Panigale Ad un fondo comune Statunitense.
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Troy Corser vince il mondiale 1996 in sella alla 916
Bimota 2000
Poco più che un atelier, i telaisti riminesi decidono che è giunta l'ora di misurarsi in sbk: prima gara e vittoria con Gobert. Budget inesistente e la produzione di moto troppo strane per essere comprese non permettono alla casa romagnola di procedere. Ritireranno la moto dopo poche gare e da li iniziarono sofferenze croniche che culmineranno con il fallimento.
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Gobert conduce alla vittorria la Bimota SB8R all'esordio sulla bagnato di Philiph Island
Aprilia 2004
Forse annoiato da 15 anni di dominio totale nel motomondiale Ivano Beggio stupisce il mondo con una delle più innovative moto di sempre la rxvsxv. Il diabolico progetto prevede un bicilindrico a v da 450550 su cross enduro motard. Molte vittorie nel motard fin dall'esordio, alcune nell'enduro, buoni piazzamenti nelle marathon, tanta fatica nel cross. Il pikes peek regalerà la popolarità negli Usa. Le versioni commercializzate sono tecnicamente difficili da guidare, dalla messa a punto delicata, eccellono sopratutto nelle continue rotture e per mettere mani in un bicilindrico quattro tempi da gara ci vuole un portafoglio bello gonfio. Complice anche un progetto motogp fuori portata per Aprilia, rxvsxv sarà una l' ultimo capolavoro di Noale prima del passaggio del marchio alla Piaggio
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Jerome Giraudo vince il mondiale S2 nel 2004 all'esordio della aprilia sxv 4,5
Husquarna 2007
Sempre di Castiglioni stiamo parlando. Testardi con un'unica idea in testa vincere a tutti i costi. Costantemente fra i primi nell'enduro, è nel motard che costruiscono un palmares ineguagliabile. L'ultimo in classe s1 con Adryen Chareyre e la bellissima sm 450 rr fino alla cessione della casa di Cassinetta a Bmw nel 2007.Comincia la stagione dello shopping tedesco
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I fratelli Charier in mondiale S1 in sella alla SM 450 RR. Vinceranno il mondiale costruttori, Adrien il piloti mentre nello stesso anno Gerald Delphine vincerà il mondiale su Husqvarna SM 660 RR
Ducati 2012
Anni duri a Borgo Panigale. Il matrimonio che tutti gli Italiani volevano, quello tra Valentino Rossi e la Ducati non è felice. La moto scalpita e il dottore non trova la giusta cura e dopo due anni e tanti milioni buttati si divorzia. Meglio per tutti: il dottore torna a sorridere e Ducati riprende a sviluppare la moto con Dovizioso. In sbk Carlos Checa nel 2011 vince l'ennesimo mondiale con la 1098 r. Ma le cicatrici del matrimonio andato male si vedono nelle languide casse. Wolkswagen tramite Lamborghini non si farà scappare l'occasione di appropriarsi del marchio più iconico del motociclismo sportivo.
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Carlos Checa vince il mondiale 2011 in sella alla Ducati 1098 RR
Mv agusta 2015
Nella classe super sport nel gradino più alto del podio ritorna uno dei marchi italiani più vincenti di tutti i tempi Mv Agusta Dopo 40 anni torna li dove i Castiglioni la volevano fin dal 98 quando Tamburini produsse una delle sue perle più lucenti la f4 750. E mentre la pista incorona Clouzel la Mercedes entra nella società dopo gli anni delle vicissitudini Harleystiche non proprio felici.
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Cluzel riporta in alto la MV Agusta dopo 40 anni
Gli imprenditori motociclistici Italiani forse sono affetti da un virus che annebbia la vista quando si parla di bilanci, ma sono i più geniali appassionati di gare motociclistiche al mondo. Oltre a sperperare budget esagerati nelle corse, non capitalizzano a sufficienza le vittorie per l'inaffidabilità dei propri mezzi. Ma è proprio questa lucida follia che ci fa amare le moto italiane. Moto nate per vincere disegnate dalla passione, non moto nate per vendere disegnate copiando. Ma c'è un ultimo aspetto amaro che ci fa amare i nostri marchi. Le concorrenti spesso quando non potevano batterle riuscivano a modificare i regolamenti mettendole fuori causa sfavorendole: nell'ordine il bicilindrico Garelli la Ducati sbk le Aprilia due tempi. Piccoli fragili, politicamente irrilevanti, nei costruttori italiani arde il sacro fuoco contagioso della passione.
Probabilmente in futuro questa lista andrà integrandosi, ma sinceramente spero non imparino la lezione, meglio visionari ingegneri che hanno scritto la storia, che insignificanti business man dediti al solo profitto.
Gallici Alessandro