Moto
La motocicletta, un po' di storia e di emozioni
Scritto da mandrake - Pubblicato 06/03/2008 17:17
La motocicletta è un generatore di passioni. E non solo per i bikers alla easy rider o per chi vuole sentire il vento della velocità, magari inseguendo quel senso di libertà che spesso manca dentro di noi.

E' un modo di essere, che ha sedotto l'arte, conquistato il cinema, ispirato la letteratura, con concetti e contenuti che vanno oltre le caratteristiche tecniche dell'oggetto meccanico.

Evoluzione a motore della bicicletta, la motocicletta rappresenta il primo segno di benessere di un popolo economicamente non in grado di sostenere l'automobile come mezzo privato. Non stupitevi, dunque, se in Cina, in India, in Vietnam o in Mongolia troverete affaticate due ruote che ospitano in sella anche tre persone, addirittura intere famigliole, o ancora che vengono usate come veicoli da carico: in tutti questi casi leggerete negli occhi di piloti e passeggeri la soddisfazione di stare in sella, che non è molto diversa da quella del centauro incallito o del campione in pista.

La motocicletta è anche un rito: quello della vestizione, della preparazione accurata nell'indossare la tuta, stivali, sottocasco, casco, pronti per affrontare l'asfalto e sentirne l'odore. Un rito che non fa distinzione di età, sesso o razza: chi pensa infatti che appartenga soltanto al mondo maschile, commette un errore. Il gentilsesso ha incrementato la propria presenza sulle due ruote a motore, complice il ritorno degli scooter, più facili da giudare e più fruibili a un target esclusivamente urbano.

Non solo: gli scooter hanno avuto il merito di rilanciare il mercato della motocicletta, boccheggiante verso la fine degli anni '90. Che soddisfazione per l'icona di questi modelli, l'inossidabile Vespa, arzilla sessantenne che ha rivoluzionato il modo di andare in motocicletta e che, ancora oggi, non conosce soste nel suo successo. E che successo pure gli scooteroni, idonei anche ai lunghi viaggi: hanno allargato le maglie di chi poteva diventare motociclista anche se, al tempo stesso, hanno creato una corrente di detrattori tra i bikers duri e puri. Per loro non sono moto: sugli scooteroni non si sale in sella, ma si è seduti come... in poltrona... e toglietevi dalla testa di piegare in curva!

La storia e il successo della motocicletta devono un tributo all'Italia e non solo perché ha inventato lo scooter: è stata protagonista agli albori sia dal punto di vista delle case produttrici sia da quello delle competizioni, ieri come oggi, con modelli e piloti che, all'inizio del terzo millennio, dominano il circus del motomondiale.


Fa quasi tenerezza vedere le immagini in bianco e nero o i filmati sbiaditi dei pionieri della motocicletta, signorotti coi baffoni in abito da passeggio che mostrano orgogliosi e un po' goffamente il funzionamento della loro invenzione, con dimostrazioni che spesso comportano rovinose cadute a terra per via del precario equilibrio. Per non parlare dei primi modelli, che tradivano la parentela con la bicicletta e la discendenza dal velocipede, una sorta di bicicletta che conserva i pedali come principale organo di propulsione, ma che dispone anche di un motore inseribile a comando.

E' passato più di un secolo dall'invenzione della motocicletta, ma considerando il progresso tecnico e tecnologico, ne sembrano trascorsi almeno dieci. Un'evoluzione che ha spazzato via marchi che hanno scritto importanti pagine di storia della motocicletta, ma che si sono persi nei meandri del tempo, vittime di vicissitudini improvvise e di declini inevitabili.

Ma chi si può definire il "signor motocicletta"? Alla fine del XIX secolo grazie all’inventiva del francese Georges Bouton, vide la luce il primo triciclo a motore, cui fece seguito, poco tempo dopo, la realizzazione di un veicolo motorizzato a due ruote: gli autori di questa invenzione furono i fratelli russi Werner, e la battezzarono “motociclo”.

La prima moto con il motore a scoppio viene fatta risalire a due inventori tedeschi, Gottlieb Daimler e Wilhelm Maybach, (poi diventati famosi per le automobili…), che realizzarono il primo prototipo nel 1885 in una piccola officina di Cannstatt, vicino a Stoccarda. Un altro progenitore è considerato il veicolo a vapore dell’inventore francese Louis-Guillaume Perreaux, che depositò i primi brevetti nel 1868.

Anteriormente alla fine del XIX secolo i primi esemplari funzionanti vennero messi in vendita: da lì parti inesorabile l’evoluzione della motocicletta in tutto il mondo, Europa e Stati Uniti in primo piano. Fino agli anni ’60 la produzione era in gran parte appannaggio del vecchio continente, con italiani, inglesi e tedeschi in particolare evidenza, dopodiché sono arrivati i giapponesi, che hanno monopolizzato e continuano ad essere i protagonisti del mercato.


Delle tante moto prodotte, però, alcune sono state capaci, con la loro personalità dettata da forme e dettagli, da meccanica ed estetica, di trasmettere emozioni, di codificare uno stile di vita ed un modo di essere che prescinde da status o stratificazioni sociali. Prendete per esempio le Harley-Davidson, esempio universalmente riconosciuto di moto-mito: dal punto di vista puramente meccanico e telaistico lasceranno magari perplessi i fanatici della meccanica e delle pure prestazioni, ma i modelli di Milwaukee hanno un’anima e chi ne ha avuta una lo sa. Le Harley sono da sempre, fin dal 1903, quando a Milwaukee i fratelli Arthur e Walter Davidson iniziarono a costruirle nel capannone ricavato nel giardino di casa con l’amico William Harley.

Sono un simbolo di libertà che più di altri incarna la voglia di viaggiare, di evadere, di fuggire, che urla al mondo il piacere della vita come il rombo inconfondibile che esce dalle marmitte. Non sono un fattore di moda, ma un modo di essere, non sono solo per centauri in giubbotto di pelle e borchie che si perdono lungo le highway: incarnano un sogno che prima o poi si avvera.

E non ci sono solo le Harley tra i miti: non dimenticate l’austriaca KTM, icona delle fuoristrada, le giapponesi Honda, Suzuki e Kawasaki, le britanniche Triumph, le altre statunitensi Buell ed Indian, oppure il folto gruppo italiano con Ducati, MV Agusta, Moto Guzzi, Cagiva, Aprilia, Mondial e Parilla. Miti di ieri e di oggi, nati soprattutto dalle competizioni, padroni della velocità e padri di personaggi leggendari. A proposito di attualità, il presente parla tedesco, quello di Monaco: la BMW, altro marchio storico, oggi più che mai sta catalizzando la storia recente soprattutto per quanto riguarda i lunghi viaggi.


Chiunque sia salito in sella per il desiderio di viaggiare e di conoscere che cosa c’è oltre il quotidiano, percorrendo 100 o 100.000 chilometri, ha assecondato l’indole umana: quella di andare lontano, di scoprire che cosa c’è dietro ogni curva, sfidandosi per la sete di conoscenza e per capire quali sono i limiti, propri e della motocicletta. Il giro del mondo è ovviamente l’impresa massima, ma è lo stesso spirito che accompagna la gita della domenica, il weekend o le vacanze.

L’importante è viaggiare, con la moto però e con il suo rituale: la preparazione del mezzo, il carico del bagaglio adeguato ed essenziale con l’immancabile cerata, la tenda da campeggio e gli attrezzi per eventuali riparazioni volanti, la vestizione. Se poi i viaggi diventano imprese tali da meritarsi gli onori della cronaca, tanto meglio. Come quelle portate a termine a bordo di una vespa: sì avete capito bene, non moto tagliate ad hoc per i grandi viaggi come le custom o i modelli che raggiungono la velocità del suono, ma lo scooter per definizione, capace di macinare senza problemi centinaia di migliaia di chilometri sulle strade spesso non asfaltate, da Roma al Vietnam, da Melbourne a Città del Capo, dall’Alaska alla Terra del Fuoco, da Atene a Capo Nord. Senza allenamenti specifici del “pilota per caso” e senza sponsor, per giri del globo che fanno balzare sulla sedia anche chi è pigro. Non importa quanto tempo è occorso, a volte sono stati necessari anni.

Chi giura amore eterno alle due ruote condivide con esse gli anni migliori della propria vita.
 

Commenti degli Utenti (totali: 8)
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Commento di: myke il 06-03-2008 20:45
grande mandrake, proprio bell'articolo... condivido pienamente quello che dici. E devo proprio dire che fino ad oggi la moto mi ha regalato delle emozioni talmente belle che faccio persino fatica a descriverle... mi sa proprio che me ne sono innamorato perdutamente :)
Commento di: shadow830 il 06-03-2008 21:03
fantastico ed emozionante articolo!!! si, credo proprio di essere motociclista dentro e fino in fondo....
non trovo le parole per descrivere quello che provo quando salgo, accendo il motore e inizio il viaggio...
so solo che non tramonterà mai questa passione....
lamps anna:-)
Commento di: kart64 il 07-03-2008 00:02
bellissimo articolo..da un grandissimo autore..ledys and gentleman mr...Maaandrake!! ;o) al maremma ci vengo con le tue moffole XD !!
ciao!!!
Commento di: Rain il 07-03-2008 00:22
Grande Alessio . . . quasi quasi scendeva anche la lacrimuccia . . .

"Chi giura amore eterno alle due ruote condivide con esse gli anni migliori della propria vita" io direi invece che condivide con esse TUTTA la vita e non solo gli anni migliori!! Complimenti. .
Commento di: Giusy83 il 08-03-2008 16:54
Grande Madrake, articolo bello ed emozionante da leggere tutto d'un fiato..
"E' un modo di essere"...hai perfettamente ragione...
Commento di: zavorrina76 il 13-03-2008 09:09
Un articolo che nasce dal cuore e dalla passione. Grazie , anche per me che sono una semplice zavorrina.
Commento di: nightrider311 il 14-03-2008 12:17
..mancano le Yamaha tra le Jap.....
Commento di: briskolo il 14-03-2008 21:47
complimenti....meriterebbe stare come articolo su un giornale specializzato nella sezione Editoriale..devo solo dire che lo scooter non è nato in Italia, già negli anni 20 in America qualcosa si produceva, è che la Piaggio ne ha fatto dello scooter un'icona mondiale.