Commento di: pier74
mamma mia cippo...
avevo visto le tue foto al tinga raduno non ti facevo così saggio...
Hai Copiato??
Commento di: Cippo4u
Nella vita ci deve essere sempre lo spazio per scherzare che per occuparsi di questioni serie, non credi? ;)
Commento di: pier74
quoto quoto quoto..
andare in moto è un divertimento e per me il divertimento è una cosa molto seria...
Commento di: SiGMa83
Credo che questa sia una questione d'estrema serietà... complimenti! ;-)
Commento di: TonioSan
Non è facile capire cos'è che fa abbassare la guardia...spesso forse non ce ne accorgiamo nemmeno, spesso è dovuto al poco cervello...
Commento di: CRIMINAL
..bell'articolo, complimenti! avrei scritto le stesse cose.
Commento di: ice1300cc
"Non dobbiamo viverli con l'ansia, perché altrimenti non potremmo godere delle meravigliose emozioni che la moto riesce a regalarci, ma comprenderli e adattarli alle diverse situazioni."
E qui, mi pare, il discorso si riapre da capo.
Sul capitolo "La padronanza del mezzo", non sono affatto d'accordo. Secondo me, cala la concentrazione sul mezzo poiché non occorre razionalizzare ogni manovra (frenata, cambio, accelerata, piega...): sono diventate automatiche con la conoscenza della propria moto. Tutta l'attenzione, così, può essere convogliata sulla strada, il traffico, e tutto ciò che è al di là della moto. Da quanto scrivi, pare quasi che guidare con la paura (per poca confidenza del mezzo) sia una ragione di sicurezza. In realtà, l'esperienza dimostra che è il contrario. Guidare con paure e insicurezze significa essere un pericolo per sé e per gli altri (lunghi tempi di reazione, manovre sbagliate, mancanza di controllo, attenzione suddivisa tra moto e strada).
Per il resto del "discorso"... un plauso sincero.
Commento di: Cippo4u
Non è nella questione il fattore meccanico, bensì l'approccio sensoriale al mezzo stesso e all'esperienza di guida.
Mi spiego con un esempio: prendiamo una curva a noi conosciutissima.
Le prime volte si andrà lenti, con paura e rispetto.
Col passare delle volte, sicuri di noi stessi e del nostro mezzo, scenderemo sempre di più.
Vuoi che in ognuno di noi è presente e latente una voglia di migliorarsi, ma "paradossalmente" potrebbe questa invece dimostrarsi pericolosa, non permettendoci di percepire la reale soglia di rischio?
La chiave di interpretazione della porzione dell'articolo a cui ti riferisci, non va intesa in quel modo. La maggiore esperienza si coniuga con una minore percezione del rischio.
Quindi non è un elogio alla paura, ma la presa in coscienza che è questa, in alcuni casi, che permette di porre un freno alle nostre azioni.
Commento di: Faustone
La frase "Non dobbiamo [devo] dimostrare niente a nessuno" mi capita di recitarla, quando sono solo.....
Bellissima analisi, grazie.
Faustone.
Commento di: Gab70
Il passare del tempo, i kilometri macinati, ma anche l'età, stanno modificando il mio modo di vivere la moto. Pur rimanendo l'unico mio mezzo di trasporto, la percezione di un maggior pericolo, di nuovi ostacoli, di un traffico saturo di mezzi, di strade spesso dissestate o rotonde viscide, tutto ciò e altro mi stanno facendo diventare sempre più prudente. O pauroso...
Ma secondo voi, 10/15 anni fa era la stessa cosa? O i rischi erano uguali?
...cavolo...sto parlando come mio padre...
Commento di: Aki58
Caro Cippo 4u, ho letto con attenzione il Tuo articolo e penso che, benchè sia interessante ed affascinante, hai trattato l'argomento in maniera un poco filosofica.
La ricerca di quale spinta emotiva ci porta a correre dei rischi può essere utile per conoscere se stessi ma non ci aiuta, più di tanto, a prevenirli; inoltre vi sono aspetti più quotidiani che andrebbero, a mio avviso, inseriti.
Per esempio, è possibile che una persona affronti maggiori rischi solo per una ragione di urgenza nel giungere ad un determinato posto, così com'è possibile che problemi, che assillano la mente, possano ridurre l'attenzione alla guida, per non parlare poi delle distrazioni che, può capitare, Ti vengono per una telefonata o per una cosa vista lungo la strada.
A questo punto, premesso che la guida è una cosa serie, credo che, per dare un contributo alla ricerca di un migliore stile di guida, vada evidenziata la necessità di:
1) tenere sempre il proprio mezzo in perfetta efficienza (e questo i motociclisti, più degli automobilisti, di solito lo fanno);
2) avere una perfetta conoscenza delle condizioni di viaggio di tutti gli altri mezzi che viaggiano per strada, onde evitare manovre che, per noi assolutamente normali, siano assolutamente impossibili per gli altri veicoli. Per fare un esempio, basti pensare al peso delle nostrre belle moto e ricordare che esse si fermano in spazi assolutamente impossibili per un'autovettura, figuriamoci per un mezzo di trasporto.
3) Osservare sempre, con molta attenzione anche i più piccoli indizzi che la strada, gli odori ed altro ci trasmettono. Basti pensare che, in presenza di forte vento, viaggiando in strade alberate, c'è la possibilità di trovare, all'uscita di una curva, un piccolo rmoscello spezzato: un'auto ci passa sopra e (forse) basta, per noi sarebbe diverso.
Ovviamente non voglio togliere merito al Tuo articolo nè dilungarmi oltre, anche perchè, con i miei 37 anni di motocicletta alle spalle, non ho perso ancora la voglia di smanettare (come si diceva alla mia epoca - si dice ancora così?)
Saluti
Commento di: Cippo4u
Grazie per l'intervento.
Ma volevo sottolineare, che lo scopo dell'articolo non è offrire degli spunti pratici sul comportamento tecnico di guida, bensì un'analisi psicologica dei multifattori che intervengono durante la guida.
E ovvio che poi ogni argomento si può agganciare a molti fattori, potenzialmente interessanti al fine di completamento, ma visto la forma e struttura degli articoli destinati in questi spazi, ho ritenuto opportuno focalizzare l'attenzione su alcuni aspetti piuttosto che allungare l'argomento che, comunque, potrà avere successivi traini a seguire, magari con gli utilissimi spunti e note che emergono dai commenti.
Commento di: luposolitario
quoto,quoto,quoto!
Abito a Milano dove la maggior parte dei mezzi a due ruote sono scooter e tutti i giorni andando al lavoro vedo PURTROPPO a terra qualcuno di questi.
Bravi, certamente a aprire la manetta, a darsi spallate alle rotonde "ho visto anche questo", a superarti al semaforo con un 50cc mentre aspetti il verde, a imprecare contro tutti e cosi' facendo venir meno il rispetto per noi motociclisti.
Ne sanno fare di cose, sono davvero in gamba, peccato pero' che sono meno bravi a fermarsi.
Scusate capisco di essere fuori tema ma........
Commento di: ManuXp
Quoto vivamente...grande articolo, anche se in un paio di passi mi sono ritrovato :-P ti terrò a mente quando salgo in moto!!!
Grazie della tua saggezza ;)
Commento di: ice1300cc
Mettetevi d'accordo, però. Tu dici:
"La sindrome del “seguire il leader”
Ovvero la cieca fiducia in chi ci precede. Siamo esseri umani, e lo sbaglio è insito nelle possibilità casistiche, anche nelle persone più esperte.
Se è vero che il pack leader è la persona responsabile in colonna, è pur vero che anch'esso può esser soggetto ad errori di valutazione. Ne consegue che, chi è dietro, abbassando la sua dose di reattività e valutazione tecnica cercando di seguire traiettorie e variazioni da parte di colui che ci è davanti, può incontrare il problema con molta facilità."
Mentre ONDADUT scrive:
"Consiglio sempre (mi ripeto) dopo qualche giornata di prove di seguire un amico per capire come si piega e come si impostano le traiettorie.
Da dietro si ha molta più sicurezza e lo trovo un metodo ottimo per vincere le paure." (Vincere la paura dei primi km).
Curioso, eh? ;-)
Commento di: Cippo4u
Non c'è nulla per cui mettersi d'accordo, o di particolarmente curioso a mio avviso.
Stiamo parlando di una situazione bifronte, per certi versi antitetiche, ma che alla fine rappresentano le due facce di una stessa identica medaglia, dove una non esclude l'altra.
Ma per soddisfare la tua personale curiosità, ti spiegherò meglio il concetto anche se, a mio avviso, era già ricognizzabile nell'articolo stesso.
Se è vero che colui che è davanti a noi può insegnarci molto, sia a livello comportamentale su strada che strettamente tecnico, in pratica affidiamo a lui la nostra fiducia nell'interpretazione della guida, vedi traiettorie, tempi di staccata, velocità di percorrenza, sorpassi e quant'altro.
Questo ovviamente, fa diminuire la nostra percezione del rischio, in quanto la maggiortapte delle operazioni di valutazione le demandiamo a questi.
Ma anche lui potrebbe essere soggetto a errori di valutazione, i quali potrebbero coinvolgere anche noi.
Per essere ancora più sintetico e pratico: a qualcuno di noi sarà capitato di avere davanti una persona, magari considerata esperta, che su una curva sbaglia i tempi e esce un pò lungo. A me è capitato, e seguendo la sua traiettoria ho sbagliato anche io, uscendo abbastanza dritto da una curva...
Commento di: ice1300cc
Tutto chiarissimo.... ma la domanda era un'altra.
Seguire o non seguire?
Commento di: Cippo4u
Seguirlo ma restando consapevoli di ogni possibile evenienza.
Commento di: JAJA
Sagge parole...
Commento di: fry56k7
ma quando si prende la patente A1 - A2- A3
LE DICONO QUESTE COS??????!!!!!!!!!!!!!
MIO FIGLIO A 16 ANNI E UN GIORNO
PORTAVA L' APRILIA TUONO 125
CON IL FOGLIO ROSA PER STRADA
IO ERO DIETRO CON LA MIA MOTO
CHE MI SGOLAVO, MA ALLA SCUOLA GUIDA
NON GLI ANNO DETTO NIENTE DI QUELLO CHE GLI DICEVO IO!!!!!!!!
E PER GLI ALTRI?????
MINE VAGANTI COMPRESO MIO FIGLIO
A 21 ANNI E UN GIORNO PUOI SALIRE ANCHE SU UN MILLE POI FAI I QUIZ E POI L'OTTO E I BIRILLI
A POSTO. HAI LA PATENTE MA NON SAI PORTARE LA MOTO SU STRADA
Commento di: fry56k7
DESIDERAVO INVIARE IL MIO MOTTO:
E' IL FANTINO CHE PORTA IL CAVALLO O IL CAVALLO CHE PORTA IL FANTINO????!!!
CIAO A TUTTI