Stef93 ha scritto:
Assolutamente nessun problema! Anzi, sono contento che ci sia una discussione, perché è solo così che possono nascere delle idee. Sarò anche io diretto: il target di Scrambler non è il motocilista "puro", attento agli aspetti tecnici e magari nostalgico, come puoi essere tu da quello che desumo dalle tue affermazioni. Per quello c'è eventualmente Ducati. Per darti un'idea, una delle direttive imposte dal marketing (che per quanto sia difficile da accettare è una delle funzioni che tengono in piedi le aziende) è stata quella di non accostare mai la Scrambler d'epoca con quella nuova, che, nomenclatura e somiglianze estetiche a parte, vuole essere qualcosa di nuovo, non una riproposizione vintage (tipo Triumph). Oppure ancora, di non far mai comparire il marchio Ducati accanto a quello di Scrambler. Da ciò deriva un target di cliente che è fondamentalmente in antitesi con la concezione di motociclista tradizionale. E probabilmente sì, questo si avvicina molto al concetto di fighetti, poco interessati ai contenuti, ma più all'immagine.
Questo per farti capire che quando lanci sul mercato un nuovo prodotto, la creazione di un "mondo" che gli gira attorno è necessario per riuscire a piazzarlo. Oggi i prodotti non si vendono più soltanto facendoli comparire in un listino o esponendoli in uno squallido locale con il pavimento di piastrelle bianche. Il consumatore oggi è sempre più esigente, vuole sviluppare un senso si appartenenza alla marca, ossia vuole instaurare con lei, nel tempo, una relazione di fiducia e di lealtà. E questo avviene solo se la marca in risposta gli fornisce elementi che vanno oltre la semplice attività di consumo/acquisto.
Capisco che questi sembrano concetti campati per aria e distanti da un sentimento più terreno e viscerale come quello che hai espresso tu (e nel quale, credimi, mi rispecchierei se stessimo parlando di auto), tuttavia sono questi i meccanismi che si innescano quando un consumatore sceglie una marca rispetto ad un'altra. O meglio, sono quelli che una marca spera di creare.
Questo per farti capire che quando lanci sul mercato un nuovo prodotto, la creazione di un "mondo" che gli gira attorno è necessario per riuscire a piazzarlo. Oggi i prodotti non si vendono più soltanto facendoli comparire in un listino o esponendoli in uno squallido locale con il pavimento di piastrelle bianche. Il consumatore oggi è sempre più esigente, vuole sviluppare un senso si appartenenza alla marca, ossia vuole instaurare con lei, nel tempo, una relazione di fiducia e di lealtà. E questo avviene solo se la marca in risposta gli fornisce elementi che vanno oltre la semplice attività di consumo/acquisto.
Capisco che questi sembrano concetti campati per aria e distanti da un sentimento più terreno e viscerale come quello che hai espresso tu (e nel quale, credimi, mi rispecchierei se stessimo parlando di auto), tuttavia sono questi i meccanismi che si innescano quando un consumatore sceglie una marca rispetto ad un'altra. O meglio, sono quelli che una marca spera di creare.
Sì dillo ad Honda che piazza le sue moto poco emozionali e tanto pratiche (come quelle della serie NC) in cima alle classifiche di vendita.
Per quanto io non apprezzi neanche quelle moto (per motivi diversi) sono in un certo senso l'anti-scrambler da questo punto di vista: poco marketing e focalizzato sulle peculiarità tecniche come il DCT (che a me fa ribrezzo ma a molti piace) e non sulla creazione di "mondi" o "marchi" paralleli.
E i concessionari Honda di solito sono "squallidi locali con le piastrelle bianche", però se c'è un prodotto con caratteristiche interessanti il mercato risponde.
Tutto il discorso della creazione del "mondo" serve, sempre a mio avviso, solo a sovraprezzare un bene: ecco perché quando entri in un concessionario Ducati o BMW (e bada, dico questo pur avendo io stesso anche una BMW) trovi un ambiente diverso, così come quando entri in un negozio Apple trovi un ambiente diverso rispetto al multistore di elettronica del centro commerciale... però poi tutta questa apparenza la paghi, come se fosse un valore del prodotto, cosa che invece non è.