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Come promesso, ripartiamo pian piano...

I tre viaggi

Il viaggio secondo Carlo

Passarono altri anni e furono benigni per tutti e tre che, chi prima o chi dopo, andarono in pensione in buona salute. Carlo al vertice di un'onorata carriera tutta in seno alla Benemerita, Mario nella diletta Azienda Ospedaliera e Giuseppe come Magnifico Rettore della propria Accademia. In realtà non avevano smesso di lavorare del tutto ma si incontravano ogni giorno presso l'attività di Giuseppe per dargli una mano e anche per noia. Fu mentre erano seduti a tavola per il pranzo che Mario lanciò la bomba.
“Sentite ragazzi...”
“A chi ragazzi???”
“Hai ragione Carlo... Sentite ragazzi e carabinieri...”
“v********o Mario”
“Uff, la volete piantare... se dovete dire qualcosa bene sennò io vado a farmi una pennica...”
“Hai ragione Giuseppe. Ora, se sua Eccellenza il Generale mi fa parlare vi dico cosa mi è venuta in mente.”
“Oltre alla forfora, dici?”
“Fastidioso come un prurito anale, Carlo...”
“Lo so, sono bravo, eh?”
“Certo... certo... Dunque, l'idea è questa: siamo anziani, siamo pieni di soldi e non abbiamo più un c***o da fare...”
“Parla per te... io ho un sacco di roba da fare...”
“Certo Giusè ma niente che non possa fare qualcun altro. Ora se la piantaste di lessarmi i santissimi e mi lasciaste parlare, l'idea sarebbe questa... faremo 3 viaggi... della roba seria... Ognuno deciderà un tragitto e gli altri l'accompagneranno. Ok? Che ne dite?”
“A me l'idea mi garba di molto” toscaneggiò Carlo, “anzi ho un'idea bellissima cui penso da anni... da quando i ragazzi sono diventati grandi...”
“Fammi indovinare”, lo interruppe Giuseppe, “adesso proporrai una Coast to Coast made in USA.”
“Figlio d'un cane d'un carrozziere imbroglione: c'hai preso in pieno.”
“Eh, eh... lo conosco il mio pollo col pennacchio.”
“Ok, bravo Carletto. Vada per gli States. Hai già in mente un tragitto?”
“Ho qualche idea ma la devo mettere a fuoco perché...”
“Ma cosa vuoi mettere a fuoco: scommetto tutto quello che vuoi che parlerai di Route 66...”
“Giusè, hai mai pensato di leggere la mano... anzi, nel tuo caso, il culo?”
“No Carlo, preferisco lasciarlo a te.”
“Beh, non c'è niente di male nella Route 66 e poi sono convinto che Carletto ci stupirà.”
“Bravo Mario, tu si che mi capisci, non come questo zotico arruffalamiere.”
“Guarda che zotico lo dici a tua sorella...”
… e via di seguito baruffando... rimasero intesi che si sarebbero rivisti la sera stessa, al bar di Tore per mettere a punto l'invasione dell'America.
Puntuali come le tasse arrivarono alla spicciolata al bar. Tore non c'era più; no, non era morto... s'era semplicemente rotto le scatole di stare dietro ad un bancone ed aveva ceduto l'attività alla giovane nipote per tornarsene al paese di S a coltivare l'orto. La ragazza fortunatamente per i frequentatori storici aveva deciso di lasciare il bar così come l'aveva trovato limitandosi a dare una rinfrescata alle pareti e ad eliminare un po' di ospiti abusivi quali topi, ragni, gechi e qualche piccione. L'igiene del locale ne aveva guadagnato grandemente, cosa apprezzata anche dagli avventori più rustici.
Seduti ad un tavolino d'angolo, un'occhiata distratta al telegiornale, ordinarono un paio di bottiglie di birra e si misero a concionare di viaggi, Google Maps, TripAdvisor ed altre amenità.
“Allora ragazzi, ho deciso l'itinerario, una vera bellezza ma prima vi devo chiedere: come portiamo le moto in America?”
“Carlo, è semplice: non le portiamo.”
“Ma come... e Yama? E Leonida? E il carrettone di Giuseppe?”
“v********o...”
“Niente Carlo, mi sono fatto quattro calcoli e Yama non si muove e poi, pensaci un attimo. Spedire le moto è un casino pazzesco, col rischio che rimangano danneggiate per colpa dei corrieri: lo sai che quelli riescono a sbriciolare il granito. Imbarcarle su una nave ci prenderebbe un sacco di tempo. No, la cosa migliore è viaggiare leggeri: una volatina fino a New York e da lì noleggiamo tre moto ad uso degli aborigeni e ci facciamo il nostro viaggetto.”
“Aborigeni... mmh, mi hai dato un'idea...” rimuginò Giuseppe.
“Per me va bene, non ho mai guidato una di quelle motone. Dato che ci sono mi voglio prendere la più grossa e pesante disponibile.”
“Eccolo qua il caramba sborone. Per quanto mi riguarda io ho guidato di tutto quindi portare una custom non mi fa né caldo né freddo.”
“Io mi prenderò di sicuro il modello più leggero: non voglio incasinarmi con moto da quattro quintali” - chiuse Mario. “E adesso, Carletto, facci vedere questo tracciato delle meraviglie.”
“Beh, come anticipato dal Frate Indovino dei carrozzieri, l'idea portante è fare la Route 66 anche se con delle modifiche. Innanzitutto ci facciamo la New York-Chicago senza problemi. Da Chicago parte la Route che percorreremo fino a Winslow, passando per Denver.”
“Perché, che c***o c'è a Winslow?”
“Ma come Mario, non sai cosa c'è a Winslow, non sai che il caramba nostro ha l'animo poetico?”
“Giusè, non ci sto capendo una cippa.”
“E se ti dicessi Eagles, Take it Easy. Lì viene citata la cittadina di Winslow...”
“È vero: pensa che ci hanno costruito una statua che ricorda la canzone... Per me ed Elena quella canzone è importante così la conosco a memoria e ne conosco anche i particolari più strani.”
“Roba da matti, tipica cagata americana. E tu per questa cosa quanto ci fai deviare?”
“Niente Mario” - rispose Carlo un po' offeso - “come ti ho detto Winslow è sulla Route 66. La deviazione toga ve la faccio fare dopo.”
“Se vuoi andare a DisneyWorld io non vi seguo...” ringhiò Giuseppe.
“Nel caso Disneyland... ché verrebbe anche di strada: DisneyWorld è in Florida, dall'altra parte del continente.”
“Ma tu queste minchiate come le sai? Sono basito.”
“Perché non hai figli; se ne avessi avuto, mio caro Mario, anche tu sapresti tutte queste minchiate.”
“No, ragazzuoli, la deviazione che vi propongo è un'altra: da Winslow facciamo un salto a Las Vegas, giusto per rilassarci e magari vincere qualche spicciolo, tanto siamo fortunati noi quindi, dal Nevada torniamo in Colorado, precisamente a Denver per il grande salto, sulle orme di Kowalsky.”
“Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii” ululò Mario. “Carlo, sei un genio!!! Punto Zero, Vanishing Point... siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, da Denver a San Francisco.”
“Bravo Mario, ero sicuro che ti sarebbe piaciuto.”
“Io invece non ci ho capito un emerito...”
“Giusè, non preoccuparti ché ti passo il DVD.”

To be continued...