Cosa vuol dire Euro 1, Euro 2, Euro 3? Dove sta scritto? Cosa succede se la moto non lo è? Possiamo venderla? Possiamo circolare? Sono domande frequenti. Vediamo di risolvere qualche dubbio…
L’Euro 1, 2, 3, sono direttive europee (97/24 CE cap. 5 e successive) che impongono dei limiti alle emissioni inquinanti delle moto. Dal momento della loro entrata in vigore, tutte le moto nuove devono rispettare questi limiti.
Le moto Euro 0 e Euro 1 non si possono più vendere nuove (nessun problema per l’usato). Le Euro 2 si possono ancora vendere, anche dopo l’entrata in vigore della Euro 3: la normativa obbliga i costruttori a omologare Euro 3 solo i nuovi modelli. Le Euro 2 già in listino resteranno in commercio fino al gennaio 2008.
Catalizzate senza catalizzatore: sui giornali e in televisione si parla sempre più spesso di “blocchi dei veicoli non catalizzati”. Ma è una generalizzazione, in realtà le ordinanze di blocco non richiedono che auto e moto montino questo accessorio ma che rispettino, con o senza catalizzatore, le normative Euro 1, 2, 3. L’importante quindi è che sul libretto (per i ciclomotori) o sulla Carta di circolazione (per le moto), sia scritto (con le sigle previste) che il mezzo è Euro...
Le sigle sul libretto e la corrispondente categoria Euro
Euro 1: Tutti i modelli omologati dopo il 17 giugno del 1999 devono rispettarla. Come si riconosce? Per i ciclomotori, sul libretto deve esserci scritto “conforme alla direttiva 97/24 CE cap.5”. Per le moto targate, sulla carta di circolazione deve esserci scritto: “conforme alla direttiva 97/24 CE cap.5”.
Euro 2: Per i ciclomotori dal 17 giugno 2002, sul libretto deve esserci scritto “conforme alla direttiva 97/24 CE cap.5 fase II”.
Per le moto targate dal 1 aprile 2003, sulla carta di circolazione deve esserci scritto “rispetta la direttiva 2002/CE fase A”.
Euro 3: Per i ciclomotori ancora non è stata stabilita una data. Per le moto, a partire dal 1 gennaio 2006, sulla carta di circolazione deve esserci scritto “conforme alla direttiva 2003/CE”.
Cosa si rischia?:
I sindaci delle grandi città possono disporre il blocco del traffico quando si superano determinate soglie di inquinamento. Oltre a essere fermate le auto non catalizzate, può essere impedita anche la circolazione alle moto Euro 0 o raramente alle Euro 1 (generalmente a 2 tempi). In queste città le moto non “ecologiche” usate si rivendono con più difficoltà e perdono valore più rapidamente di quelle Euro 2 ed Euro 3.
Attenzione: i blocchi sono una cosa seria. Se venite “pizzicati” dalle forze dell’ordine a scorrazzare per la città con un veicolo che non potrebbe circolare (ad esempio un motorino Euro 0) si rischia una sanzione da 75 a 450 Euro.
Le “date di scadenza” delle omologazioni Euro:
La normativa Euro 1 per moto e ciclomotori è entrata in vigore il 17 giugno 1999. Da allora, sono entrate in vigore altre due fasi di Euro-omologazioni (Euro 1 ed Euro 2) e soprattutto sono state fissate date precise per porre un limite all’immatricolazione dei mezzi più inquinanti. Questo significa che i concessionari non possono immatricolare (e quindi vendere come nuovi) i mezzi che, di volta in volta, appartengono alla precedente normativa.
- Euro 0: Il termine per vendere moto e ciclomotori omologati Euro 0 è scaduto il 17 giugno del 2004.
- Euro 1: Il termine per vendere moto e ciclomotori Euro 1 è scaduto il 1 luglio del 2005.
- Euro 2: Il termine per vendere moto e ciclomotori Euro 2 è scaduto il 31 dicembre 2006, ma le Case anno ottenuto una proroga fino al 31 dicembre 2007, giugno 2008 per chi vende massimo 5.000 unità in Europa.
- Euro 3: Per il momento non c’è nessuna scadenza in vista, sia per le moto che per i ciclomotori.
Euro 3… e poi?:
Le automobili omologate Euro 4 sono già in commercio da tempo. Per le moto invece non se ne parla ancora: non si sa quando saranno introdotte e neppure si conoscono i livelli di emissioni che avranno. Questo perché l’applicazione della normativa Euro 3 è ancora incompleta, per quanto riguarda le omologazioni dei veicoli a due ruote. Attualmente l’unica prova che le due ruote devono superare per ottenere l’omologazione è quella della riduzione delle sostanze inquinanti allo scarico. Ma, in realtà, la normativa prevede tutta un’altra serie di prove di tipo automobilistico che, a oggi, non sono mai state effettuate, e che dovranno entrare in vigore prima di passare alla successiva fase Euro 4. Tra queste prove c’è la verifica dell’impatto inquinante del mezzo dopo 30mila Km di vita del motore, o l’installazione a bordo di una spia che segnali il mancato funzionamento del catalizzatore.
E’ possibile “aggiornare” una moto Euro 0?:
Le moto “datate” a 2T e 4T, anche se inquinano meno rispetto ad alcune moderne autovetture, sembrano essere condannate. Ma molte Euro 0 possono diventare Euro 1, e così per le Euro 1, crescere a Euro 2, praticamente impossibile il passaggio a Euro 3, viste le molte modifiche costose.
Sulle Euro 0 regna il caos, specie in alcune regioni: sono da rottamare, anzi no, saranno bloccate per alcuni mesi, ma se sono storiche… Insomma, i motociclisti non sanno più che pesci prendere. Una soluzione per evitare la “mattanza” esiste, almeno per qualche modello. A suo tempo infatti molte Case avevano previsto la possibilità di trasformare moto e scooter da Euro 0 a Euro 1 (alcune addirittura la possibilità di passare da Euro 1 a Euro 2). Niente da fare invece per il passaggio a Euro 3: le modifiche sono troppe.
La possibilità di passare da Euro 0 a Euro 1 conferma una verità ignorata da molti amministratori: le moto a 4 tempi inquinano poco. Se farle passare a Euro 1 è solo questione di timbri e firme, perché non pensarci?
Quando è entrata in vigore la Euro 1, molte Case avevano in listino modelli che rispettavano senza difficoltà la nuova normativa, ma erano omologati con la vecchia. Hanno quindi deciso di far aggiornare l’omologazione in maniera retroattiva. Le operazioni da effettuare per “eurizzare” una moto cambiano a seconda che il motore sia a 2 o a 4 tempi.
Se è a 4 tempi è il caso più semplice, raramente sono necessari interventi meccanici, perché i motori già rispettano i limiti della normativa. L’unico vero lavoro da fare è andare in Motorizzazione per farsi aggiornare la Carta di Circolazione (spesa di circa 15 Euro).
Se è a 2 tempi questi motori sono più inquinanti dei 4 tempi e gli interventi da fare sono “pesanti”: si modificano le regolazioni del carburatore e si monta un catalizzatore. Il concessionario che fa il lavoro deve poi rilasciare una documentazione che attesta i lavori eseguiti e la trasformazione in Euro 1. Questo documento va tenuto assieme a quelli della moto. Qualche anno fa le Case proposero dei kit di trasformazione: molti sono andati esauriti e, salvo rimanenze in magazzino, la trasformazione sarà impossibile.
Euro 2 sempre più ecologiche, trasformare una moto da Euro 1 in Euro 2 non è una “missione impossibile”. Molti modelli di moto; Ducati, Yamaha e Honda, sono trasformabili in Euro 2, si tratta solo di modelli con motore a 4 tempi. La procedura è quella vista in precedenza. Impossibile invece fare il “passo doppio” passando da Euro 0 a Euro 2. In questo caso le modifiche sarebbero troppe.
Euro e Bollo
Infine vediamo anche il caos Euro proveniente dal Bollo:
Da sempre lo chiamiamo bollo, perché una volta era un contrassegno rotondo che si attaccava al faro. In realtà è una tassa di possesso. Il bollo va dunque pagato anche se teniamo la nostra moto in garage. Regola che però non vale per i ciclomotori, per i quali la tassa è solo di circolazione. Il federalismo ha fatto il resto, trasformando dall’01/01/1999 il bollo in tributo regionale. Così oggi ci sono aliquote differenti della tassa di possesso in funzione della regione di residenza.
Caos per le moto storiche, la confusione riguarda in particolare anche le moto d’interesse storico. Per queste, una legge del 2000 ha stabilito che il bollo tornasse ad essere tassa di circolazione forfettaria. E nonostante che la norma fosse molto chiara nei principi ispiratori, oggi ci troviamo con regioni in cui per le moto “datate” è correttamente prevista una tassa di circolazione fissa e altre dove la tassa è tornata ad essere di possesso. Diversi sono anche i criteri per rientrare fra i veicoli che godono dell’agevolazione fiscale. La norma esenta quelli che hanno compiuto il trentesimo anno d’età; facendo fede la data d’immatricolazione, o di produzione se il proprietario ha una documentazione in merito. Per quelle che hanno compiuto venti anni, la condizione è che siano inserite negli elenchi compilati annualmente dall’ASI (Automotoclub Storico Italiano) o dalla FMI (Federazione Motociclistica Italiana).
L’ASI ha sempre sostenuto di non poter accettare come di interesse storico i mezzi senza visionarli per certificarne l’autenticità. La FMI invece, pur avendo un registro storico, annualmente si preoccupa di compilare e rendere nota questa lista. Solo che le regioni, come al solito, procedono in ordine sparso. Così per alcune fa fede il semplice dato anagrafico, mentre altre richiedono l’iscrizione del singolo veicolo al registro storico ASI o FMI.
Per quanto riguarda la regione Lazio, la FMI ha pubblicato sul suo sito un fac-simile di autocertificazione che serve in caso di contestazione con la Regione, che interroga la FMI caso per caso.
Ma anche per le nuove, il calcolo della tassa di possesso per le moto non considerate di interesse storico si basa sulla potenza del mezzo espressa in Kw. così come riportato sulla carta di circolazione. Se la vostra moto però ha qualche anno sulle spalle, potreste ancora trovare questo dato espresso in (CV). In tal caso il fattore di conversazione è 1 CV = 0,736 Kw.
La norma prevede il pagamento di un importo fisso per mezzi che hanno fino a 11Kw, quindi i ciclomotori e molti scooter, compresi quasi tutti i 125 cc. Per le moto e gli scooter che superano tale potenza, all’importo fisso va aggiunto quello che si ottiene moltiplicando un coefficiente fisso per il numero di Kw riportato sul libretto. Attenzione però, perché i trabocchetti sono dietro l’angolo! Il recente Collegato alla Finanziaria ha introdotto infatti tariffe differenziate per i bolli in funzione del tipo di omologazione della moto. E poi resta l’addizionale regionale.
Quando si paga:
Il bollo va pagato entro il mese di immatricolazione di un veicolo nuovo. Se però questa è avvenuta negli ultimi dieci giorni del mese, si ha tempo fino all’ultimo giorno del mese successivo. E se questo è un festivo o un sabato, la scadenza sarà prorogata al primo giorno feriale successivo. Diversa la regola in Lombardia e Piemonte dove si può pagare fino all’ultimo giorno del mese successivo a quello di immatricolazione. In ogni caso, il mese di immatricolazione va pagato per intero. Se avete acquistato una moto usata da un rivenditore che l’aveva messa in esenzione bollo, fa fede la data di autentica notarile dell’atto di vendita.
La scadenza naturale del bollo della moto è a gennaio o a luglio; dunque va pagato nei mesi di febbraio o agosto di ogni anno. Questo significa che nel caso di una moto nuova, quando si paga il primo bollo bisogna allinearsi a queste scadenze, con un calcolo che può essere eseguito automaticamente solo dagli uffici dell’ACI o dalle agenzie di pratiche auto. Diversamente dovrete andare sul sito www.agenziaentrate.it, cercando lo strumento di calcolo nella pag. “servizi”, capire quanto si deve pagare e andare a versare il bollo dal tabaccaio, alla posta o, se possibile, in banca.
Quando si paga il bollo, state attenti: capita che ai terminali risulti un’omologazione “Euro” diversa da quanto riportato sul libretto (per i motivi legati alla omologazione retroattiva effettuata dalle Case, di cui abbiamo visto in precedenza). In questo caso, come comportarsi? I bolli stanno tornando a essere un incubo per noi motociclisti. Non bastavano gli aumenti, adesso ci si mette anche la burocrazia! Da quest’anno gli importi dipendono dall’Euro di omologazione della moto: le più tartassate sono le Euro 0, le più “favorite” gli Euro 3. Peccato che ciò che è registrato negli archivi informatici non sempre corrisponda alla realtà. Così ci sono moto Euro 2 che hanno pagato come Euro 0: per potenze elevate, la differenza può essere di decine di Euro.
Tutto dipende da quando ci si accorge dell’errore del calcolo del bollo, cioè se prima o dopo aver pagato. Ecco cosa fare nei due casi.
Prima di pagare; se l’importo del bollo vi sembra “sballato”, chiedete che Euro risulta essere la moto. Se è sbagliato non pagate! Gli uffici ACI possono aggirare il sistema informatico e far pagare il bollo corretto. Ma, l’errore nell’archivio resta. Nei ruoli tributari risulterà quindi un bollo errato e quindi potrà partire una cartella esattoriale per chiedere il “dovuto”. Occorrerà far fare la correzione. Se però la regione è convenzionata con l’ACI la correzione si potrà fare direttamente al momento di pagare il bollo.
Dopo aver pagato: se la regione è convenzionata con l’ACI si potrà presentare la domanda di rimborso agli sportelli ACI, altrimenti dovrete seguire le procedure regionali, informandovi agli uffici per la riscossione dei tributi.
Per i ricorsi, per le controversie sulla tassa di possesso, la competenza è delle Commissioni Tributarie Provinciali. Il ricorso potete presentarlo autonomamente, anche senza farvi assistere da un avvocato, se l’importo è inferiore o pari a 2.582,28 Euro, escluse sanzioni e interessi.
Gli uffici abilitati a correggere gli errori negli archivi informatici sono quelli dell’ACI (nelle regioni convenzionate). Bisogna portare con se il libretto di circolazione (che riporti l’Euro corretto) per mettere le cose in regola. La procedura è gratuita, ma bisogna mettere in conto le code agli sportelli. In alternativa ci sono le agenzie di pratiche auto, che si fanno pagare care.
Dove conviene pagare?
Il versamento della tassa di possesso può essere effettuata con modalità diverse, regione per regione. Di norma ci si può rivolgere a una delegazione dell’ACI, dove si pagherà un costo del servizio pari a 1,55 euro (ma in alcune regioni è gratuito). Poi si può pagare presso le poste (costo 1 euro), le tabaccherie abilitate e le ricevitorie del Lotto (1,55 euro) e in qualche caso alcune banche (Lazio, Lombardia, Toscana e Provincia di Trento, con costi diversi). Nelle regioni convenzionate si può anche pagare con il Telebollo (al telefono con carta di credito) o con il Bollonet (via Internet, sempre con carta di credito). In questi ultimi due casi però, i costi salgono quasi sempre, comprendendo per molte regioni una aliquota aggiuntiva pari al 2% dell’importo dovuto. Tranne nella Provincia di Bolzano, dove il servizio è gratuito.
Il consiglio per evitare grane (ovviamente se dovete ancora pagare il bollo) è di fare i versamenti in una delegazione ACI, almeno per questo primo anno. Solo così è possibile sapere se ci sono “intoppi” burocratici sulla registrazione dell’Euro.
Ritardi e cessato possesso.
Chi paga il bollo in ritardo è soggetto a una sanzione pari al 3,75% della tassa se il ritardo è di 30 giorni e al 6% se entro l’anno. In più deve pagare gli interessi, pari al 2,5% su base annua. Il calcolo dell’importo da pagare non è semplice, per cui, o andate all’ACI o da un’agenzia di pratiche auto abilitata, oppure lo fate attraverso il sito www.agenziaentrate.it, e poi vi recate lo stesso giorno a pagare il bollo presso un esercizio abilitato nella vostra regione.
Se il ritardo del pagamento supera l’anno, la sanzione aumenta al 30%, più un interesse dell’1,375% per ogni semestre. Se la moto vi è stata rubata prima della scadenza del bollo, l’annotazione al PRA della perdita di possesso vi sarà sufficiente per non pagare, sempre che questa venga effettuata entro l’ultimo giorno del mese coperto da pagamento. Se invece la moto vi viene rubata o viene demolita dopo la scadenza del bollo, dovrete pagare una nuova annualità. Ma ci sono delle eccezioni in Puglia, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Piemonte, Abruzzo, Basilicata e Provincia di Trento. Ogni regione si è mossa con regole diverse, però, di norma, se vi rubano la moto nel primo mese della nuova annualità e non avete ancora pagato il bollo, potete non pagarlo. Diversamente, se avete già pagato, potete ottenere la restituzione dell’intero importo. In caso di furto, alcune regioni prevedono la restituzione dell’intero importo. In caso di furto, alcune regioni prevedono la restituzione delle mensilità non godute. Per saperne di più il consiglio è di visitare i siti Internet o di chiamare i call center regionali.
Quali sono le regioni convenzionate con l’ACI?
Si è visto che la procedura per le regioni convenzionate con l’ACI (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Puglia, Toscana, Trentino-Alto Adige) è uniforme, per le altre non è così. La competenza sul bollo è regionale, quindi ogni amministrazione stabilisce le proprie procedure, comprese quelle per correggere gli Euro sbagliati. A rimetterci è il cittadino che dovrà “scoprire” le procedure corrette.
Nella speranza di essere stato quanto più chiaro possibile, per quanto sia possibile (scusate il gioco di parole), spero che questo articolo possa servire a fare un po’ di chiarezza, ed esser d’aiuto a chi si districa poco, nel caos dell’Euro 1, 2, 3.
Doppio lamps
Cento40