L’uomo sin dai primordi si è reso conto della sua intrinseca fragilità ed ha cercato il modo di proteggersi, dapprima con pelli animali e cortecce, poi con mezzi sempre più sofisticati.
Ma per quanto faccia e farà il corpo umano è una macchina meravigliosa, incredibilmente leggera ed efficiente, ma strutturata per ben determinati impieghi e troppo fragile per altri.
L’essere umano è nato per camminare e occasionalmente correre, in ogni caso alla velocità che sviluppa, la scatola cranica e l’impalcatura ossea gli consentono la resistenza necessaria per sopravvivere ad eventuali inconvenienti.
L’evoluzione ci ha portato a saggiare la scatola cranica dei nostri simili con mezzi sempre più sofisticati, si è cominciato con un semplice bastone per finire ai proiettili con uranio impoverito.
E’ stata una continua rincorsa tra mezzi di offesa e mezzi di difesa, purtroppo i mezzi di difesa sono sempre soccombenti, perché in ogni caso ciò che difendono è fragile, e gli impatti si trasmettono inesorabilmente attraverso i materiali.
Detto questo introduciamo un concetto, senza scendere nei dettagli delle formule, che ci dice che un corpo in movimento ha una energia che si chiama cinetica, anzi più precisamente “l’energia cinetica è il lavoro che si può ottenere dall’arresto di un corpo in moto” (notare il doppio senso) e che questa energia aumenta rapidamente con il crescere della velocità.
Quindi è facile dedurre che l’effetto dell’urto dipende solo dalla velocità di impatto; e solo nel momento dell’impatto si produce l’effetto sotto forma di deformazione plastica, frattura, perforazione, rimbalzo e amenità simili.
Ossia se io peso 70 kg e mi appoggio su una porta trasmetto sulla stessa, ipoteticamente, una forza di 70 kg, se io arrivo correndo ed impatto contro la medesima porta questa forza non sarà più di 70 kg, ma sarà data dal prodotto della mia massa (70 kg) per la mia velocità elevata al quadrato il tutto diviso due (ecco perché l’ispettore Callaghan prende la rincorsa per sfondare una porta ed usa una 44 Magnum).
Questo concetto è sempre stato chiarissimo all’uomo, pur senza conoscerne la formula, tanto è vero che ha sempre impresso la maggior velocità possibile agli oggetti che dovevano spaccare la zucca del suo prossimo.
E veniamo a noi ed alle nostre protezioni, dal punto di vista della sicurezza possiamo definirle “quasi inutili”, non fraintendete, non perché effettivamente non servano, ma perché non riescono a proteggere il nostro corpo in caso di un vero e proprio impatto. (Comunque anche in questi casi fanno la differenza magari tra una frattura esposta e una non esposta.)
Vanno sempre indossate e assicurate bene al nostro corpo, ma non dobbiamo illuderci che ci mettano al riparo da qualsiasi evento; servono solo per limitare i danni, e sempre se la forza dell’impatto è contenuta entro certi limiti.
Un esempio per chiarire il concetto, sono in pista sulla mia moto, scivolo ad una certa velocità che imprime al mio corpo una certa forza, più propriamente energia cinetica.
A causa di questa energia io continuo a scivolare sull’asfalto, mano a mano la dissipo durante l’attrito con il terreno sotto forma di calore, se mi va bene continuo a scivolare fino a che non ho dissipato tutta l’energia e mi fermo, le protezioni in questo caso funzionano e mi hanno protetto evitandomi danni maggiori.
Stessa situazione, ma su strada, il mio corpo inizia a scivolare sull’asfalto, ma dopo pochi metri urta un marciapiede (o un altro ostacolo), la mia energia cinetica ancora non è stata dissipata, impatto il marciapiede con una forza che è data dal quadrato della velocità per il mio peso (sempre diviso due), è come se su di me si abbattesse un maglio di diverse tonnellate, a questo punto le protezioni risultano efficaci solo nella prima fase di scivolamento, al momento dell’impatto l’energia cinetica è talmente tanto elevata che non riescono ad evitarmi i gravissimi danni provocati dell’urto.
Quindi sempre protezioni indossate, ma attenzione perché bisogna in ogni caso usare prudenza, quando non ci sono “vie di fuga”, ma pali, guardrail, marciapiedi, muretti e ostacoli vari guardate il vostro contachilometri, moltiplicate la velocità per se stessa e poi per il peso della vostra moto con voi sopra e dividete tutto per 2, in questo modo saprete che botta che vi arriva se vi dovesse andare male.
Torniamo all’uomo che tenta di sfondare la porta, i suoi 70 kg, se con la rincorsa raggiunge la velocità di 10 km orari, diventano quasi 270 kg, immaginate cosa può succedere alla sua spalla se la porta non cede? La porta si trasforma in un ostacolo fisso e tutta l’energia dell’urto viene ceduta alla spalla in una frazione di secondo.
Ora provate a immaginare 70 kg spinti a 120 km/h; fanno la bellezza di 38.578 kg, adesso capite perché ho detto che le protezioni sono “quasi inutili”, l’unica vera protezione è il cervello, bisogna accenderlo quando si sale in moto; e poi ci vuole una buona dose di fattore Q, del quale è inutile disquisire, ma che qualche volta fa la differenza.
Vogliamo provare a fare un calcolo?
- Motociclista 70 kg + moto 210 kg = 280 kg
- Velocità 120 km/h = 33,33 m/s (metri al secondo)
e qui divertitevi a pensare ai tempi di reazione in caso di frenata di
emergenza.
- Massa 280 x velocità al quadrato 1110,88 = 311.046,4 / 2 = 155.523,2 Kg
- SONO 155,5 TONNELLATE !
Concludo scusandomi con i “fisici” per avere invaso un campo non di mia competenza avvalendomi di reminiscenze scolastiche abbastanza sbiadite, qualora trovaste delle inesattezze perdonatemi e fatele presenti.
In ogni caso non era mia intenzione dissertare di leggi fisiche, ma il cercare di rendere chiaro un concetto importantissimo per la sicurezza:
IN CASO DI IMPATTO LA GRAVITA’ DEL DANNO AUMENTA CON L’AUMENTARE DELLA VELOCITA’; LE PROTEZIONI IN CASO DI IMPATTO DIRETTO, SOPRATTUTTO SE A VELOCITA’ ELEVATE NULLA POSSONO.
QUINDI NON AFFIDATE LA TUTELA DELLA VOSTRA INTEGRITA’ FISICA ESCLUSIVAMENTE ALLE PROTEZIONI, PER TORNARE A CASA “SANI” E’ FONDAMENTALE UNA ADEGUATA MESSA A PUNTO DEL CERVELLO.