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Un piccolo grande viaggio, intenso come tu non sai. Pirenei.
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15681151 Inviato: 20 Ago 2016 19:33
Oggetto: Un piccolo grande viaggio, intenso come tu non sai. Pirenei.
 

Nota dell'autore.... Haaa

1- mettiti comodo e procurati una flebo... A 'sto giro è lunga... Come tu non sai...
2 - scrivere per me, è raccontare di me. Esprimo tanto di opinioni ed emozioni....
3 - ho iniziato a scrivere appena tornata... Non rileggo... E nemmeno mi ricordo tutto quello che ho scritto... Chiedo venia per gli errori...
4 - ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale.... O quasi....
5 - se leggi in calce "ultima modifica.." è perché per fortuna ho riletto tutto, e tolto almeno gli errori ortografici più evidenti....

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Mio carissimo lettore, mia carissima lettrice, quando scrivo, mi perdo.
Mi ritrovo solo quando ho finito. Quando tutto si è trasformato, è passato dalla mia testa ai tuoi occhi. E dai tuoi occhi ad ovunque in te. In fondo poi, sono io che scelgo di lasciare qui queste parole, in viaggio, di cui ne diventi tu il proprietario, se non custode.
Da sole volevano uscire. Essere ben libere al di fuori di me. Le mie parole qui sopra su questa bianca tavola elettrica sono più felici. Stanno meglio lontane dalla nebulosa della mia mente. Qui sono tranquille, lineari e pulite. Tutte in bianco e nero. E poi, qui, ci sei tu. Tu che le leggi e in un qualche modo, te ne prendi cura. Ed è stupendo, perché scegli tu fino a quando o per quanto, hai voglia di curartene, di queste lettere distese come a prendere il sole. A prendere te...

Ebbene... Accomodati... Benvenuto, benvenuta, dentro il mio viaggio.
Piccolo, grande, bello... come tu non sai.

È il 17 agosto. È pomeriggio. Sono Tornata.
Tornata a casa. A digitare lettere. A sciogliere pensieri. In un calice di rosè sul mio tavolo. Il mio amato tavolo accanto alla finestra, dove tutto è cominciato, dove ho per la prima volta aperto una particolare cartina, "Pyrenees Andorra France, Spain". Qui sopra su questo legno c'è tutto il mio mondo, il mio piccolo grande mondo, in 17 giorni di viaggio. Da sola, con la mia moto. Ci sono i profumi della Provenza, i miei acquerelli, le fatture dei campeggi, i souvenir, gli scontrini infiniti di Nizza, le caramelle regalatemi al freddo del Col d'Aspet, il casco e il Garmin, il sapone per la tavola da surf, il carillon della Marsigliese, il mio diario, lo scontrino del tè caldo al Tourmalet, il piatto di vetro di Van Gogh, e le mie cartine geografiche.... Le mie amate mappe. Vissute e stravissute. Girate e ribaltate. Aperte e chiuse. Io le adoro come tu non sai.

Mi sento ancora frastornata. Per tutto. Forse non basta una doccia, finalmente a casa tua, per riequilibrare. Normalizzare. Riportare alla routine di sempre. Forse non ci vuoi tornare alla routine. Forse, non ci sei più lì. O se non altro qualcosa è cambiato.

Quando sono partiti degli amici motociclisti per la loro vacanza, li avevo salutati con una citazione "Le persone non fanno i viaggi. Sono i viaggi che fanno le persone" Jhon Steinbec. Di certo non immaginavo che una frase così intensa potesse riguardare anche me, magari un mio di viaggio. In moto poi. Figuriamoci. Davvero impensabile, visto il periodo: la frattura di due mesi fa al quinto metatarso si fa ancora sentire. Eppure, è fine luglio, le vacanze si avvicinano per tutti, anche per me. Ma attenzione io sono una persona molto fortunata, io sono un'insegnante e ho maggiore tempo rispetto ad altri, per trascorrere giornate senza lavoro. Ma sono giorni, per me, seppur certo di ferie, anche impegnativi. Non stacchi mai la spina. Continui ad essere madre. Devi cucinare, lavare, stendere, pensare. Ai tuoi due figli. I loro compiti, i loro dubbi, i loro bisogni. Rassicurare le loro paure. Non è certo tempo in cui sei ferma ad ascoltare solo te stessa e nient'altro. Nessun altro. No. Una madre non va mai in vacanza. Giorno e notte, sempre reperibile. Ed efficiente. Se poi sei da sola, devi esserlo, per forza di cose. Io faccio del mio meglio, da 16 anni. Ma lo so, non basta mai. Non mi sento mai abbastanza, nemmeno come madre. Abbastanza brava, abbastanza attenta, abbastanza presente. Avrei potuto fare di più per i miei figli. Avrei potuto offrire loro una qualità di vita migliore. Se solo fossi stata più attenta. Più consapevole. Più matura. Meno stupida di quanto tu possa immaginare. Io, ed i miei stramaledetti "errori".
Tu, hai mai sbagliato qualcosa nella vita? Hai mai pensato "se solo potessi tornare indietro?". Ti è mai capitato? Un fallimento, un buco nell'acqua, investimenti andati male. Quanto pesano gli errori? Chi ne paga le conseguenze? Io so solo che quando apri un finanziamento consistente significa che sei un po' nelle canne. Sono stata nelle canne per un po'. Per colpa della mia ingenuità, stupidità nei confronti di una persona in particolare. Sono stata un'irresponsabile nei confronti di me stessa. Ma all'epoca, quando avevo firmato per 10 anni di rate, mica sapevo tutto quello che sarebbe accaduto. Sprovveduta, non ho pensato che forse, in realtà, stavo rubando futuro ai miei figli. Non intendo cibo, abbigliamento, o cure mediche. Ci mancherebbe: sprovveduta non significa pazza incosciente. Significa però che quando firmi lì in un'agenzia, firmi la tua "condanna". Pensi ti diano una mano, veloce, immediata, risolvano, mentre in realtà stai incidendo sulla tua pelle che tu, non potrai più fare delle cose. Non potrai regalare viaggi ai tuoi ragazzi, ad esempio. Dovrai fare bene i conti ogni mese. Calcolare le uscite. Fare la spesa col pensiero anche al conto in banca. Roba che "prima" non esisteva. Significa che tu guardi i tuoi figli giocare, prendere il sole, leggere un libro e, quando realizzi, ti senti in colpa. Per tutto ciò che non sei stata. Che non sei stata capace di essere. Protettiva, economicamente. Non sei stata in grado di proteggere nemmeno te stessa, in passato, e ti senti "sbagliata" per non aver custodito dentro morbide mura finanziarie i tuoi figli. Attenzione, i miei ragazzi stanno benissimo. Chi li conosce lo sa. Lo vede. E poi certo io non sono in condizioni così nefaste. Ci mancherebbe. Il mio è più nervoso, rabbia, contro me stessa, per averlo permesso un passo nella fossa dei leoni così profondo. Mai, avrei dovuto lasciare mezza firma. Ma tant'è. I miei ragazzi sono cresciuti in un ambiente accogliente e costruttivo. Ma sono certa, che se non avessi commesso errori, anche loro ne avrebbero giovato. Manca solo più un anno per "scontare" la mia pena... Pecuniaria. E poi, finalmente sarò libera e padrona indiscussa del mio stipendio. Nessun finanziamento catastrofico. Solo più quello della mia moto... Nemmeno 40€ al mese. E allora, quando potrò, vorrò fare un bel viaggio con i miei due figli. Dove non lo so. Sceglieremo insieme. I miei ragazzi sono due persone straordinarie. Conoscono e comprendono la situazione. Sanno che alcune cose non possono essere praticabili. Ma c'è una cosa che voglio dirti di loro due, a loro interessa una cosa sola: essere amati. Ed io li amo, i miei figli, come qualunque madre, qualunque padre, può conoscere il significato di questa parola. E tu? Li ami i tuoi figli? Loro, lo sanno?

Comunque... Non è un caso se quando arriva la tredicesima, la metto via letteralmente. Prelevo, nascondo in un posto "segreto" in casa e tengo lì. Soldi fermi. Buoni solo per l'estate. Da godermi un po' con i miei figli, ed un po' da sola. Soprattutto da sola. Perché per me vacanza, significa prendersi tempo, concedersi tempo, per essere solo più chi realmente sei: te stesso. Me stessa. Non madre. Non figlia. Non sorella. Non amica. Staccare tutto. Staccare le relazioni con tutto e tutti. Il ruolo. Ridefinirlo completamente. Almeno per 10 giorni. Due settimane.
E per la sottoscritta, non esiste modo miglior per farlo se non con la moto. L'estate 2015 in Corsica vibra ancora il suo profumo. Ci sei tu, il tuo bagaglio e la tua moto. Una mappa e via. Senza nemmeno pensare, subito, al ritorno. Ci sei tu e tutta la voglia che hai di lasciarti tutto alle spalle, evadere, andare lontano. Muoverti.

Beh... La tredicesima arriva in inverno. Ed io sapevo già che solo in moto avrebbero potuto avere un significato le mie vacanze. E poi signori, che dire? A fine novembre sono entrata in una concessionaria che vende di tutto, compresa attrezzatura tecnica da moto. Cercavo solo un paio di guanti invernali. Volevo continuare a girare, non era poi così brutto il meteo... Avevo solo freddo alle mani. Beh... Sono entrata per dei guanti e sono uscita con una moto. Mio Dio. Ancora non ci credo. Beppe, uno dei titolari, mi aveva notata guardare una moto. Anzi, il verbo giusto è "sognare" una moto. Proprio quella che su cui stavano sprofondando i miei occhi. E mi dice "Dai, vieni qui, salici sopra". Ci sono salita. Me ne sono innamorata. Completamente. Follemente. La volevo. Su quella moto c'era scritto il mio nome. Salti mortali per poterla acquistare. Io. Incredibile. Ho deciso che mi meritavo, per la prima volta in vita mia, qualcosa di nuovo. Assolutamente intonso. Unica proprietaria.
Oggi, ho amato la mia moto come tu non sai.
Lei è bella, come tu non sai.
Mi ha portato sui Pirenei come tu non sai.
Come io, non sapevo.
Come adoro i concessionari, si chiamano così perché ti "concedono" un sogno. Sei nel tuo presente delirante, e lì, lì da loro, ti concedi spazio per immaginare. Qualcosa di diverso. Qualcosa di nuovo. Una nuova te. Una nuova moto. Ero salita su quella moto ferma, sfavillante e così brillante sotto quei riflettori che proprio non sapevo a novembre, quale avrebbe potuto essere il mio futuro. Lo sognavo solo. Mica lo realizzavo. Beh, ti dico una cosa: realizzare, è più potente che sognare. È roba da far piangere. Come quando vedi sul libretto della Tua moto, per te la più bella bella al mondo, il tuo nome e cognome. Tanta roba... Ero felice come tu non sai.

Beh... Con una moto nuova, urge abbigliamento nuovo... Rido.. Mio fratello mi prendeva in giro per come mi presentavo in moto... Una tuta di pelle usata, molto vintage... Ma chissene... Con quella tuta e la mia errina 5 ne avevo già vista di strada... (Nota sulla ER5: quando l'anno caricata sul furgone per portarla via, sono stata male. Come se tutto ciò che avessi vissuto con lei, le persone incontrate con lei, i km, i luoghi visti grazie a lei, fossero stati cancellati. Andati via. Con lei. Ci mancava solo scrivessi due righe di "presentazione" da lasciare al nuovo acquirente"... Mi ero affezionata a quella moto ed ai suoi ricordi. Come tu non sai. O forse, tu, si, lo sai.)
E così i miei genitori, mi hanno regalato un buon completo da mototurismo in cordura marca halvarssons. E siccome hai acquistato una moto nuova il concessionario ti offre a buon prezzo anche altri articoli. Ho preso un navigatore serio, anche troppo per una come me: Garmin zumo 690 e bla bla bla. In due parole? Lo amo. San Garmin.... Mi è stato di aiuto una cosa che tu non sai.... Davvero. Quando viaggi da solo, tu ed il tuo equipaggio siete la priorità. Deve essere tutto perfetto. O almeno, per quel che sai fare. E per fortuna, un minimo, questo navigatore sapevo e so utilizzarlo. Voce applicazioni "pianifica percorsi" - "nuovo viaggio"... Ho pianificato un boato di viaggi... Uno persino a CapoNord... Cancellato già ovvio (per ora...). Fatto è che in questa vacanza, senza meta, quasi a caso, questo navigatore è stato un fedele compagno. Mi ha alleggerito cerebralmente. Spesso guardando una mappa cartacea mica sai quanti km ci sono. Io non lo so fare questo calcolo. Lui, il geniaccio, si. E ci prende. Con me, ci ha sempre preso. Preciso al minuto. Mi indicava quante ore di viaggio avrei dovuto ipotizzare. E per una come me, ancora inesperta di tutto, da sola in giro peri il mondo in moto, è qualcosa di importante.

Molto bene: siamo più o meno a dicembre, moto nuova, abbigliamento tecnico nuovo, navigatore nuovo. Fra tutto sorpassiamo i 7.000 euro di valore. Beh.... Con cotanta abbondanza vorrai mica fare le vacanze a Laigueglia???????????? Haaaaaaaaaaa....
Ho piccoli, grandi, sogni. I Pirenei.

Perché? Perché di si.
I viaggi nascono sempre in modo strano, o casuale se vuoi, senti parlare di un luogo, ti dicono cose tipo "lì è bellissimo", ti portano un souvenir, magari hai visto due robe su internet, magari hai visto un film e c'è un posto che ti piace, o magari dai un occhio al conto in banca e dici "bene, quanto lontano posso andare?". O magari chiacchieri in una cena e salta fuori la meta di un viaggio. Non lo so, i tuoi viaggi come nascono?
Per me è andata così: era il 2014. Agosto. C'era un report live qui sul Tinga "4 amici e 3600 km su e giù nei Pirenei". Da subito mi aveva colpito una parola, fin troppo abusata: amici. Ma questi, però, lo sono davvero. Posso riconoscerli tutti e quattro fra loro, Dentro, la definizione di amicizia: scambievole affetto e stima. Affetto e stima. Mica noccioline. Beh... I magnifici 4, BurnOut e Nazza, Bertran_de_Born, eggersi, si preparano per un viaggio, ispirato certo da un'altra ammirevole banda di matti: avete presente "Amici miei?"... Lo stile è un po' quello. In moto però! Li adoro tutti prussianblue, Mass52 e consorte, Enrico64 e compagna, OrsoGianni e Komet58... Questi sono un po' i veterani dei viaggi in moto...

Invece, i quattro ragazzi lì, nel 2014, i 4 amici, non avevano la più pallida idea di come e quanto le loro vite avrebbero potuto cambiare. Migliorare. Crescere. E così li "seguo" leggendo... E scrivendo. Io però due anni fa, mica li conoscevo 'sti quattro qua. Mica sapevo che avrebbero, due in particolare, dolcemente invaso, un pezzo della mia di vita e pure quella dei miei ragazzi. È incredibile scriverlo ora. E ne sono così contenta. In quel loro report, mi ero sentita persino "sgridata" da eggersi "ragazzi/e non inquinate troppo che poi l'admin vi cazzia. Tutti i commenti alla fine." Morale: le mie parole inquinavano. Scrivo per augurargli buon ferragosto e mi firmo "by inquinatrice". E forse lo sono davvero. Io ed i miei stramaledetti pensieri, che non sempre so dominare. O forse è il contrario: sono loro che dominano. Me. Comunque sia, come già successo quando mi innamorai del Galibier, è grazie alle parole di Bertrand lasciate su quel report live che mi si è accesa la lampadina "Attacchiamo il mitico Tourmalet".
Bene: io voglio i Pirenei. È così che è nato il desiderio. Impensabile nel 2014. Irrealizzabile nel 2015. Improponibile nel 2016. Eppure...

Cavoli... Di sti Pirenei ne sento parlare persino al raduno MotoAdvent luglio 2015.. Giuse73 parla con bunion "Francia, Spagna, Francia, Spagna, mare e montagna..." Il discorso è talmente al di fuori della mia portata che proprio non esiste anche solo immaginare di fare 300-400km al giorno. Montagne mai viste, ma figurati. Il delirio. Ed infatti, io, nel 2015 sono in Corsica, confini profumati quanto delineati per me. E la mia moto.

Ma sono talmente presa da quel sogno "Pirenei" che ogni tanto sul forum Topic OT WestGP posto qualche fotografia scrivendo "io sarò lì". Ci credo davvero. Poverina. Non sapevo cosa sarebbe accaduto il 21 maggio 2016. Dopo appena 1000km di rodaggio. Sono rovinosamente caduta in moto su un tornante. Perché sono scema. Perché mi sono spaventata. Perché un tipo in macchina ha invaso la mia corsia tagliando la curva. Ed io, ignorante, anziché guardare la strada, e accelerare verso la via di uscita, ho frenato. Con la moto già inclinata. Ciao. Per terra. Quinto metatarso del piede destro fratturato. Ero a Brincon. Ho portato la moto fino a casa senza nemmeno immaginare fosse una frattura. Che tristezza, quel giorno avrei dovuto incontrare Edo&Co a Susa per un giro. E invece nisba. Come sempre. Nessun giro con nessuno. Forse non lo reggo mentalmente. Forse non so stare con gli altri. Forse, mille forse.
Sicuro devo stare ferma più di un mese. Sicuro sono molto triste, molto abbattuta. Si disintegra tutto. Davanti alla concretezza della realtà dei fatti crolla tutto. Non sono capace di andare in moto. Questo è il pensiero che impera nel mio cervello. Aggiungo: un mese prima ero caduta da ferma. Da ferma. Non esiste. Nel giro di un mese siamo a quota n 2 voli. Con la moto nuova. N-u-o-v-a. Ma quest'ultimo ha conseguenze, che si ripercuotono sulla mia famiglia. I miei genitori sono preoccupati, mio fratello è preoccupato, i miei figli sono preoccupati. Pure il padre dei miei figli, è preoccupato. Forse sono preoccupati anche gli amici motociclisti. Forse hanno tutti ragione di esserlo. Il punto però è che comincio ad essere preoccupata anche io. Comincio a pensare al passato, che torna sempre, comprendo il timore dei miei genitori: un figlio già non c'è più a causa delle due ruote. Comprendo i miei figli: sono stata "disabile" per un paio di mesi. Molte cose, azioni, non riuscivo a compierle in autonomia. Un po' di rabbia, un po' di delusione. Amarezza. Confusione. Smarrimento. Non so più nulla. Cosa devo fare? Dov'è finita tutta la mia felicità per la mia moto nuova? Dov'è il mio sogno? Dove sono i Pirenei? Molto lontano. Buttati via. Buttata lì a caso quella mappa "Pyrenees" su cui avevo individuato a febbraio-marzo tutti gli imperdibili dei Pirenei. Avevo tracciato persino il percorso dei 4 amici...
Ma a volte i sogni si frantumano. Disastrosamente. Rovinosamente. O almeno, è così che li percepisci. Desideri da morire qualcosa che credi possa essere possibile, accessibile per te, e poi però sai, molto bene, che non puoi più raggiungere. Che dipenda da te o meno, in quei momenti non conta. Ti senti ko. Sconfitto. You lose. Hai perso. Perso la speranza. Non hai più nulla da sperare. Non ci credi più. Non ti senti più all'altezza del tuo sogno: è troppo. Il sogno non c'è proprio più.Ti è mai capitato? Se si, sai cosa ho provato.

Ma, in situazioni come queste, qualcosa in te sorge. Forse umiltà, forse consapevolezza, forse solo un nuovo desiderio. Ti rendi conto di non essere in grado di guidare. In realtà non lo hai mai fatto. Ascolti consigli di buone persone. E non desideri più i Pirenei. Non esistono proprio più. Esiste solo un nuovo e urgente desiderio: frequentare un corso di guida sicura. E lo frequenti. E scrivi due righe. Che lasci qui su forum. (Magari un altro giorno vedrai quelle altre parole, che vorrei potessero saltarti addosso a scolpirti "amati, ricordalo")

Comunque sia a fine luglio pratico circa 5 ore di lezione guida sicura con l'istruttore della FMI Stefano. Cinque ore che hanno avuto sane ripercussioni sulle 408 della mia vacanza intera... Mancavano le lezioni sui tornanti... Sarà utile recuperare...
Rido... Credo sia stato l'uomo cui io abbia pensato di più. Ad ogni singola curva... Un mantra... "Guarda la strada". Un mantra davvero. Guarda la strada Marta. La strada non è lì a terra. È avanti. Nella vita, guarda la strada. Guarda Avanti.

Sì, ho bisogno di questo, di guardare avanti. Di avere cura di me. Di aver cura del mio piede fratturato. Ho bisogno di guarire. Guarire anche i pensieri. Ma il tempo della guarigione non è mai veloce quanto tu vorresti. È quel tipo di tempo che ti offre l'opportunità di soffermarti. Fermarti sulle priorità. È il tempo che rispetta Il Tempo dell'organismo, e forse non ne esiste altro di tempo. È il tempo che ti fermi ad ascoltarti. Me lo fa notare bene la fisioterapista. Da quanto tempo non ascoltavo il mio corpo? Non lo senti il tuo corpo Marta? Non senti la tua schiena rigida? Non senti le tue anche bloccate? Non senti la tua caviglia inchiodata? Non senti il tuo stomaco stretto in un nodo? Non senti che forse, devi fermarti e concentrarti su di te? Non senti che forse ti devi riabilitare? Alla vita? Si. Forse non lo sento. Non sento più nulla. A volte è così. Ci provi, non vuoi sentire niente. Più niente. Il dramma è che ci riesci. Non stai male. Ma non stai nemmeno bene. È un meccanismo di difesa, ingranaggi concatenati fra corpo e mente. Chimica delle emozioni di cui non so nulla di nulla. Ma sono, a lungo andare, meccanismi autodistruttivi. Mi sto distruggendo e non me ne rendo conto? Ma va... Non so come funziono. Questo sì. Ed è grave. La fisioterapista toccava il mio corpo come fosse stata una maga. Leggeva oltre la mia pelle, narrava il mio passato. A lei ogni angolo del mio stomaco parlava. Lei sapeva ascoltarlo. Io non l'ho mai fatto. Mai così bene. Anche a lei dissi che il mio sogno "prima" erano "i Pirenei in moto". Ma non ero più sicura di nulla. Lei rispose "Tu ricordati di ascoltarti. Ovunque andrai, ascolta ciò che comunica il tuo corpo".
E tu? Lo sai ascoltare il tuo corpo?

Io ci ho provato...

Tanto che finalmente arrivano le mie vacanze. Le mie settimane da sola. Completamente. Totalmente.
All'inizio l'idea era di fare un paio di giri casa-Francia. Brincon è ad un passo. E poi c'è da girare per una vita copiando pedestremente i giri postati sul forum. Figurati... Ma non mi sarei sentita in vacanza. Mancava lo stacco concreto da casa. Io a casa non volevo tornarci. Così preparo il bagaglio per la vacanza-moto-tenda con destinazione "a caso" in Francia fra Alpi e Provenza. Sono sempre felice quando armeggio un bagaglio in partenza. È festa. Deve ancora tutto iniziare. Ho tutta la roba fuori, compreso camping gas. Che con tutta la tristezza del mondo ho dovuto lasciare a casa. Avevo pure comprato microtavolino spettacolo da decathlon..... Che ovviamente ci sta solo in macchina... Insomma ero proprio contenta. Non mi interessava minimamente più la meta, il dove. Mi interessava andare, viaggiare in moto. Io la moto e la tenda. Via... All'avventura... O come direbbe qualcuno "ac@xzoemjnkia"...

È il primo agosto 2016. Sono in partenza. Sono felice come tu non sai. Solo quando tornerò saprò dove sono stata. La moto è perfetta. Il carico un po' meno. Il mio piedino si fa sentire solo di sera: ho pure fratturato due giorni prima il quarto dito dello stesso piede "malconcio". La fisioterapista non ci credeva. Ha fasciato tutto e mia ha rassicurata sulla guarigione: nulla di che.
Saluto tutti su whatsapp. Chiudo la connessione dati. Non ci sono per nessuno.



Giorno 1 agosto 2016 "Si va!"
Casa-Monginevro-Briancon-Embrun-Monte Douphin- Risoul-Embrun
Notte camping De La Clapiere Embrun


Un motociclista, un grande viaggiatore, l'anno scorso dopo aver posato i suoi occhi sulle mie parole che raccontavano il mio viaggio in moto in un culla, la Corsica, scrisse una frase che mi commuove ancora adesso "ed ora, grazie anche all’ulteriore esperienza che hai accumulato, ti si apre un mondo di posti da visitare e c'è uno splendido futuro in moto, e, sono sicuro, anche di vita, che ti aspetta". Beh, quel tipo, dentro la saggezza dei suoi anni, ci aveva preso. Di certo per la moto.

Bene... È tutto stupendo! Sole e caldo. Siamo ad agosto! Sono felice a sorridere dentro il casco, contenta della mia moto e della mi prima meta. Embrun. Semplicemente Embrun. Perché conosco già, perché ho bisogno di sentirmi sicura, in un luogo a me sicuro. Scelgo questo paesino magnifico al bordo del lago di Serre Poncon,come base per i miei giri lì sulle Alpi Francesi. In tangenziale mi salutano pure le spider... Sul Monginevro mi salutano i motociclisti. Pochi per la verità, non c'è molto traffico da queste parti, immaginavo di più. Quando passo sulla strada dove sono caduta sono sempre un po' tesa e nella testa penso "non mi freghi"... E soprattutto "la strada Marta, guarda la strada". Non amo girare carica. Il peso lo sento e il ragno, seppur con le cinghie, non tiene fermo il carico. Si sposta sempre un po' ad ogni salto o curva lunga. Arrivo ad Embrun che non vedo l'ora di lasciare tutto. E farmi un giro lì. Dunque anche il campeggio lo conoscevo già... Tutto scelto ai fini del mio relax, interiore. Avevo bisogno di questo: una vacanza in sicurezza. Non sapevo ancora quanti km potevo reggere in un giorno, quali strade, quante ore di moto avrei sopportato. L'inizio di questa vacanza è stato perfetto. Ho scelto la cosa migliore, per me. Ogni giorno devo scegliere la cosa migliore, per me. E tu? Scegli mai la cosa migliore? Per te?

Ma torniamo a noi... Al mio primo giorno di vacanza...
Arrivo in campeggio, monto tenda, scarico tutto, e riparto... Mi guardano sempre un po' tutti quando arrivo. Non si aspettano il volto di una donna. Effettivamente l'imbardo tecnico da motociclista non rende giustizia alla femminilità di ogni donna. O almeno, quello che ho io. Perché di motocicliste ne ho viste, moltissime, tutte insieme al propio compagno, o comunque in gruppo. Non so perché ma 'ste ragazze erano bellissime e femminilissime pure dentro le loro tute. A me un tipo mi ha pure chiamata "mesieur", si è scusato poi 200 volte... In Spagna non è cambiata sta cosa "ehi hombre"... Solo a Nizza, finalmente avevo ripreso le mie sembianze... Del tutto femminili... Decisamente senza pantaloni e gioca da moto...

Comunque... È pomeriggio. Voglio vedere luoghi vicini che non conoscevo: Mont Douphin e Risoul.
Programmo il navigatore, do un occhio alla mia mappa e si va. Ooooooohhh mio carissimo lettore, carissima lettrice, il Mont Douphin è dolce come tu non sai. Delicatissimo. E poi arrivi lì e c'è una costruzione antica che non ti aspetti. Un ponticello che non ti aspetti. Parcheggio la moto, senza immaginare che avrei potuto percorrerlo ed arrivare in un micropaesino d'incanto. Comunque cammino sul ponte e sento musica. Seguo sempre la musica quando la sento per caso. È come un richiamo. Adoro questa cosa. E infatti, lì su quell'unica via, pochi locali e pochi tavolini ci sono due musiciste. E una tranquillità senza tempo. Mi beo di tutto. Anche della danza al vento dell'erba lunga sul colle. Mi fermo ad ammirarla per un po'. È così leggera. Così morbida. Soffia verde lì l'aria.
E poi riparto. Cosa c'è a Risoul? Perché quelli del WestGP vanno a Risoul? E poi tornano indietro? Haaaa... Sei obbligato a tornare indietro: non é un passo, vai su e torni giù per forza dalla stessa strada.... E ci vanno perché ci sono solo 2.334,445 curve e tornanti..... Ma va bene. Era quello che volevo: misurarmi. Da sola, tranquilla, su strade nuove. Volevo vedere come me la cavavo. Compreso lo schivio dei ciclisti. I ciclisti per me sono fonte di stress. E sono dei pazzi furiosi. Li ho visti in discese ad andare ai 60 all'ora e più. Vestiti con un costumino attillatissimo. E niente altro. Se per caso li sfiori, loro muoiono. Tu cadi e ti fai male. Ho paura dei ciclisti. Ne sto ben alla larga. Ma lì a Risoul ce ne sono molti... Tutto l'asfalto è per loro scritto, disegnato, colorato... Per la loro fatica... Mica la tua in moto!
Però Signori, che cos'è il panorama di Rissoul. È bello come tu non sai. Ti inebria stare su quel parcheggio enorme quasi vuoto. Quasi sospeso nel vuoto. D'inverno deve essere stracolmo. Strabianco. Strafreddo. Siamo sui 1500 m di altitudine e gli impianti sciistici son tutti più sù...
Torno scendendo con calma. Le discese sono per me più problematiche delle salite. Boh... Devo imparare ancora un boato di roba. Tecnica...

Arrivo in campeggio che sono tranquilla: ho fatto la spesa per la mia prima cenetta: aperitivo a base di vino rosso e salsa di guacamole e nachos, insalata sognino e pomodorini bio, pane alle mandorle e albicocche, formaggio molle cioccioso "la rustique" (che ha intanfato la tenda per due lunghissimi giorni. Il delirio... Giuro... Ho dormito all'aromaterapia di camambert... ma siccome ti voglio bene... non te la consiglio... Sono certa che mi credi sulla parola). Il mio pasto, freddo, è pronto. Ma era buono come tu non sai.

Mamma mia... Tu non sai cosa significa essere in un campeggio all'ora di cena, fino a quando non lo vivi. È un condominio a cielo aperto. Certi profumi, certe grigliate, tu cammini per andare a fare la doccia e attraversi con l'olfatto la cultura culinaria di un Paese. È stupenda questa cosa. E poi in Francia sono organizzatissimi. Ho visto tende con ingresso leaving su salone con caminetto più zona massaggio-relax, piscina idromassaggio per i bambini, angolo cottura tecnico-tattico che ha più roba di quella di casa mia, tavolini e sedie di ogni misura e modello, compreso il divano e la poltrona e il tavolino e il portaposacenere, ho visto robe che tu non sai. Che tu non ci puoi credere. Audi, Ragnge Rover, BMW, Mazda... E Luci e lucine e lucette, e cani a spasso, e biciclette e bambini. Mille bambini. Il campeggio è fatto apposta per i bambini. È tutto un gioco. Tutto una casetta una capanna, tutto bellissimo. Ed in Francia i bambini fanno tutto. Collaborano alla grande: lavano i piatti e fanno il bucato, portano i barattoli della spesa e aiutano i grandi. E ridono e scherzano con i genitori. Bambini italiani c'erano? Si. I più lagnosi. Fa riflettere questa cosa. Non poco. Effettivamente una vacanza in campeggio non è solo questione di portafoglio. Non c'è solo il risparmio. C'è molto di più. Ciò che un albergo non potrà mai offrirti. C'è il contatto. Con la natura prima di tutto. E con gli altri altrettanto. C'è la terra, disconnessa, come vuole lei, ci sono formiche e ragni, insetti che non conosci. Ci sono alberi infiniti, le loro foglie e le radici in mezzo alla strada sterrata. Ho sempre un paura fottuta di guidare nei campeggi: l'allerta è a mille. Ostacoli imprevedibili ovunque. E le stradine sono impervie e mai asfaltate. Delirio per una come me.
E ci sono pure le riflessioni in una tenda e negli animali che lì vi trovi. Sei tu l'invasore. Sei tu in terra loro. Se posso non uccido. Se sono tranquilla e riesco a gestire con calma l'insetto che vola, intrappolato, nervoso, nella tenda, lo faccio. Ma non sempre è così. Una volta ho ritirato l'asciugamano steso e noto un ragno gigante. Ho buttato sull'erba l'asciugamano. Mi ero spaventata. Mi aveva fatto senso. Non volevo schiacciarlo, volevo se ne andasse via. Pazzesco: in bagno ne avevo contati 6. Erano tutti lassù. Fermi, piccoli e tranquilli. Si facevano la loro vita attendendo di intrappolare insetti nella loro rete. A me che fastidio recavano? Nessuno. Il campeggio è rispetto. Rispetto davvero tutto? Io rispetto davvero? Temo di no. Un insetto l'ho ucciso. Aveva come delle forbici davanti alla testa. Camminava sul materassino. Un altro l'ho preso e lasciato andare via. Era una coccinella. Camminava sul materassino. Brava Marta, è proprio così che si fa. Si giudica dall'aspetto. Quello è brutto dall'aspetto offensivo e allora ti permetti di ucciderlo. Che grande coraggio. Complimenti. L'altro è buffo, pallino, apparentemente innocuo, simpatico e lui, lui sì, decidi che può vivere. Mamma mia. È così che funziona il mondo? Anche con le persone? Lui è brutto, non lo conosco, ha un aspetto sgradevole e allora deve morire. O non rompermi i c******i. E se muore non me ne frega un c@xzo. L'altro è bello, è piacevole, non mi fa nulla, è civile come me, allora va bene averlo al tavolo accanto. Chi decide cosa. Chi si mette in posizione di comando? Perché? Sono fortunata ad essere nata in questa parte del pianeta Terra. Io sono la coccinella. Posso permettermi tutto ciò che voglio. Ma ci sono zone del Pianeta in cui nasci "scarafaggio". Non hai nulla. Un destino quasi segnato. O forse è il resto del mondo a pensarti, crederti "scarafaggio". Quante cose non conosciamo? Quante cose ci fanno paura solo per questo motivo? Quante volte reagiamo in modo inappropriato? Solo perché ci crediamo più? Più forti, più grandi, più potenti, migliori? Ho ucciso tanti insetti nella mia vita. Zanzare in particolare. Se poi li vedo in casa, mi viene un nervoso che tu non sai. Prima non mi interessava nulla della loro morte. Ora non mi flagello di certo se muore una formica a causa mia, ma ci penso. Un secondo ci penso. E in questa vacanza, mi è capitato spesso di pensare agli animali, alle vite, che muoiono. Calpestate.

Detto ciò.... io, quella prima sera, lì ad Embrun, ero felicissima. Ero dove volevo. Avevo fatto quello che volevo. Ci ero riuscita. Mi sentivo pronta per un altro giro. Piuttosto impegnativo: la Cime de la Bonette. Parliamo di quota 2860 metri sul livello del mare. Roba che quelli del WestGP definiscono "il giro del quartiere". Per me non è solo un viaggio. È Il viaggio.

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15681153 Inviato: 20 Ago 2016 19:34
 

Martedì 2 agosto 2016 " Il tuo posto nel mondo"
Embrun - Vars - Cime de la Bonette - Isola - St- Sauveur Tinee - Col de la Couillole - Guillaumes - Col de la Cayolle - Barcelonette - Savines Le Lac - Embrun
Notte camping De La Clapiere Embrun


P...Era da un anno che non dormivo in tenda. Ho dormito bene, ho buona attrezzatura. O forse era solo la prima notte. Ho amato i grilli e i versi di chissà quali uccelli al mattino presto. Chissà cosa si dicevano. Perché qualcosa sicuro stavano comunicando... Magari... " Gurda questa... Ma l'hai vista?... Cosa vuole fare?... " Rido... Doccia veloce e una buona colazione nella mia tendina a base di latte di soia e cereali e via... Seeeeeeeeeeeee..... Maaaagaaaariii...
Ho scoperto che da quando pensi "andiamo" a quando veramente accendi la moto parte almeno un'ora. Il delirio... Ma chissene! È vacanza! Non devo dare conto a nessuno. Devo fare solo ciò che mi sento di fare. E io voglio La Bonette. Ma prima c'è il Vars.
Oooooooooohhh caro lettore, cara lettrice: io amo il Vars. Ci arrivo con tutta la calma del mondo. Mi piace troppo quel bar con quel patio di legno lì davanti a tonnellate di montagna. Non mi fermo però questa volta. Nemmeno un caffè. Io voglio la Bonette. Mamma mia cosa è stato questo giro. Avevo una mappa. Stradine gialle e nomi di paeselli. Avevo "programmato" la sera prima il mio girello sul Garmin. Di mezzo c'erano pure un paio di gorge. Al mattino tutta arzilla pensi di fare tutto. Non sai ancora un c@xzo, ma pensi di fare tutto. È tutto così facile guardando una mappa. Ti è mai capitato? Scorri lì sopra il dito e dici "meeeeem gnouuuuuuuuuu arrivo qui... Poi gnouuuuuuuuuu... Arrivo qua....." ... Che fusa... Ma avevo fatto così anche per la Bonette. Solo che ora, ero lì davvero, ad inizio strada, sotto al cartello che diceva "Col de la Bonette-Restefond 2802 m d'altitude, Plus haute route d'Europe".
Mi concentro bene. E vado. Su. Su. Su. Su. Non finisce mai. La strada. Che porta su, a 2802, non finisce mai. Ma è meravigliosa come tu non sai. Impegnativa come io, non sapevo. Tornanti. Quanti ne vuoi. Non tutti ampi e a vista. Più si sale e più sono stretti. Ma io vado piano. Mi superano le moto. Mi salutano. E li vedo sempre andare via. Tutti. Sono tutti così leggeri gli altri. Io per chi mi guarda devo essere un piccolo delirio... Ma non mi importa. Devo solo guidare con attenzione e concentrarmi sulla strada. E andare avanti. Tranquilla. Ed è incredibile. È bellissimo. È freddissimo. Un freddo che pulisce gli occhi. Tu che arrivi su e sai che puoi fare il giro intero della cima di una montagna. No dico, quante volte ti capita? Mi vengono in mente le montagne di sabbia dei bambini. Tu immagina una cosa simile e col dito segni la stradina che "circumnaviga" la cima. Ecco la Cime de la Bonette è qualcosa di simile. Ma la montagna non l'hanno fatta i bambini. E sulla strada ci sei tu con la tua moto. E quando arrivo su, non so mai come mettere la mia errina. Si è spenta due volte. E poi, a dire il vero, è solo questione di calma, ti fermi, e osservi dove puoi parcheggiare in sicurezza il tuo mezzo. Mezzo di libertà. Lassù c'erano motociclisti che ammiravano, anche, la mia moto, un boato di ciclisti fermi a scattare foto del trofeo conquistato. La Bonette. E macchine. E camper. I camper li odio più di tutti. E c'era pure la gendarmerie. E c'erano Loro. Le Alpi. Oooooooooooooohhh mio caro lettore, mia cara lettrice, le Alpi, da lì, da La Bonette, sono belle, come tu non sai.
Con la moto ferma puoi salire a piedi fino alla vetta della montagna. La stradina è cosparsa di piccoli "tempietti" di pietre. Costruzioni del tutto umane. Un accenno di ipotesi di passaggio. Di traccia. Naturalmente del tutto insignificante su questa terra. Perché Signori, quando arrivi lassù, quando ti buca l'anima tutto quello che vedi a 360 gradi attorno a Te, Tu, non puoi fare altro che inchinarti davanti a Madre Terra.
Mamma mia Cos'è la Bonette. È il luogo in cui Tu ridimensioni tutto. Attribuisci il reale valore alle Cose. Non sei nessuno. Sei uno zero. Non conti nulla. Non sei niente in confronto a ciò che vedi. Che è l'immenso nell'immenso del Pianeta Terra. È devastante questa cosa. Il tuo tempo è effimero. Il tuo respiro è un amen. In confronto. Alla storia del Pianeta. Alla storia di queste Montagne. Delle Alpi. Sono lì da milioni di anni. Noi, esseri umani, siamo qui da quanto? Da meno di loro. È la scienza a dirlo. Quanto vale il nostro passaggio Qui? Cosa ci facciamo qui? Siamo solo ospiti, e spesso, temo, indesiderati del Pianeta Terra. Ma c'è una cosa straordinaria che va detta. Ne siamo parte. Siamo parte integrante di questo magnifico equilibrio che si muove e muove e muove da sempre. Da quell'inizio che fu. Il Big Bang. L'essere umano c'è. Esiste. Io esisto. Lo so di esserci. Io sento la mia vita scorrere in me ogni volta che mi emoziono. Ogni volta che ascolto il battito del mio cuore. Ogni volta che respiro. Ogni volta che vedo il mio sangue. Lo amo il mio sangue. Ad ogni prelievo guardo sempre l'ago infilarsi nella pelle e riempire una provetta. C'è così tanta vita lì dentro. Come tu non sai. O forse Tu, sì, lo sai.
Senti così tanta vita alla Bonette che stai quasi male. Non è solo la tua vita, piccola, quasi inutile, è la vita del mondo. Di tutti. È troppa roba. Troppi pensieri. Troppi turisti. Che ti guardano mentre commossa raccogli una pietra. Vuoi portarti a casa un pezzo di Quella storia. Del Pianeta. Non vuoi certo comporre anche tu un "tempietto" in memoria di che poi? Quelli che vedo sono in memoria di chi? Di cosa? Non possono essere certo dedicati al proprio ego per essere riusciti ad arrivare proprio lì... In bicicletta o in moto. Non avrebbe senso. E non avrebbero senso nemmeno se fossero dedicati a "Madre Terra" o per chi ci crede "a Dio". Forse non amo i templi e basta. Forse penso che ovunque, sia possibile fermarsi e riflettere. Per chi ci crede "pregare". So solo che, per me, la Cime de la Bonette è Contemplazione dell'Eterno. In cui sei incastrata dentro. E nemmeno lo hai scelto. Sei nata e basta. Sta a te scegliere di vivere, al meglio che puoi. Prima di morire. Perché è sicuro. Tu morirai. È da milioni di anni che funziona così... È un ciclo.... Lo dice la scienza... Ma prima, ricordati di Vivere!

Bene... Ho la testa che scoppia. Non riesco ancora a realizzare ciò che ho visto. Come mi sono sentita. Invidio tutti quelli che girano per i colli, leggeri come farfalle.... Io ho la testa che pesa. Sono un rinoceronte. Che deve salire in moto e farsi parecchi km ancora prima di tornare alla base. Quindi attenzione e concentrazione. Mi devo impegnare. Si scende. Qui alla Bonette puoi scegliere se tornare indietro dalla stessa strada o fare altro. Io faccio altro. Mamma mia.... La discesa più lunga del terra, da quest'altro lato.... E poi un tornate. A dx. L'ho fatto talmente piano che la moto si è spenta. O non lo so cosa sia successo. So solo che ero ferma. Mi è venuto in mente l'istruttore "Adesso avrai paura a fare i tornanti a dx". Non ci credo, forse aveva ragione. O forse mi mancava una lezione sui tornanti.... Booooooooooooohhhhhh.... O forse sono impedita e basta.... A te è mai capitato di sentirti "impedito"? .... Comunque, riaccendo e riparto. Ma la cosa non mi è piaciuta. E continuo il mio giro. C'è un altro colle che volevo vedere tal Cayolle... Bene. Fatto anche quello. Solo che prima di arrivarci ci ho impiegato due anni e tre quarti... Compreso il passaggio su una stramaledetta stradina strada asfaltata da cani: col de la Couillole... Delirio. Ero stanca. Come tu non sai. E devo ascoltarmi. La fisioterapista... Le sue parole... E mi fermo in un bar. Come adoro i bar dei paesini. Sono lì, tranquilli, il mondo gli passa davanti, ma loro sono lì. Due sedie e due tavolini. E ombrelloni. E il mio caffè e la mia sigaretta, alla menta. Un po' di tranquillità. Ero più o meno a Roubion, dovevo decidere se fare le gorge du Cians e Dalouis oppure no. E la scelta è andata per il no. C'è prima la mia sicurezza. La mia stanchezza da sciogliere. E la concentrazione da recuperare. Voglio tornare verso Embrun. Mi dirigo verso il col de Cayolle che a dire il vero nemmeno l'ho "sentito"... Boh... Sarà l'effetto Bonette... Viaggio proprio con grande calma. E c'è un fiume qui sotto. Lo vedo. Ne sento il fragore vivace. Mi fermo ancora. Lo fisso. Per un po'. Come scorre veloce l'acqua lì. Come è trasparente l'acqua lì. Cristallina. È un'ipnosi quel suono. Lo registro. In questa vacanza ho registrato molti suoni. Della natura in particolare. Ci sono istanti di lei che ti rigenerano. Quel torrente mi ha rigenerata. Riparto. Barcelonette è qui vicina. Embrun è dietro l'angolo.
Oooooooooooohhhh caro lettore, cara lettrice, ero felice come tu non sai, quando ho scoperto di ripercorrere la stessa strada dell'anno passato che attraversa il lago di Serre Poncon per tornare a casa... Quel blu di quel lago è intenso come tu non sai. È lì, ed è tutto per te. Io lo amo quel tratto di strada. Da percorre dolcemente per permettere a quei colori di innondarti gli occhi... Barcelonette- Savine le Lac... Una meraviglia. Credimi. È così in tutta serenità mi dirigo verso Embrun.

Ora però voglio raccontarti un fatto. Perché è una roba strana. Dunque, ci sono tante rotonde sulla strada principale. Ed io le ho sempre percorse con in testa le parole dell'istruttore "guarda là". Però quel giorno lì, non ho guardato solo là. Qualcosa ha distolto l'attenzione. Una rana. C'era una rana nelle mezzo della strada della rotonda. E decine e decine di macchine che la percorrevano. Io non l'ho presa. Ma nemmeno ho voluto uscire alla mia uscita. Ho continuato la rotonda per vedere se la rana era riuscita ad attraversarla per raggiungere il prato. Ebbene, la gomma della macchina davanti a me l'ha schiacciata. Io ne ho sentito il rumore. Ho sentito scoppiare il ventre di quella rana. Lei è morta. Io non ho potuto fare nulla. E ci mancherebbe che si ferma il traffico di una rotonda magari provocando incidenti gravi a persone. Lo so. Però quella rana è morta. Io l'ho sentita morire. L'autista nemmeno se ne era accorto.

Sono poi uscita alla mia regolare uscita. Avevo bisogno di una doccia e di un bagno.
Ooooooooooohhh caro lettore, cara lettrice..... La tranquillità di quel lago, a quell'ora, verso il tramonto, è avvolgente come tu non sai. Ero stanca. Ma il vino della sera prima lo avevo ancora. Nachos e guacamole pure. Bene: aperitivo sulla spiaggia. Dopo un bagno in cui ho annacquato la mente. Allagato i pensieri. E ammirato il Cielo sospesa sul confine fra acqua e aria. Amo rimanere ferma così quando sono in uno specchio d'acqua. E poi il mio corpo ne aveva bisogno. Riassesto schiena e articolazioni. Piedino compreso. Relax totale. E poi quel praticello di erbetta finissima, io seduta, il sole color arancio e il mio aperitivo... E poi ancora una cena... In tenda. Faccio fuori il famoso formaggio, che però sciolto così era buono come tu non sai...

E poi è buio. E tutti si preparano per la fjesta. È agosto! È vacanza! Musica a palla. Che alla sottoscritta ha rotto i cogljioni una cosa che va bene. Ma chissene... Mica ci sono solo io. Qui i ragazzi voglio divertirsi! E poi ad un tratto, io cammino nel campeggio. Sto andando a lavare la scodella in alluminio. E realizzo: non sono più capace di fare un tornante. Non sono più capace di fare tante cose. Non sono più capace, nemmeno, di amare.

E decido: domani me ne vado. Voglio altro. Voglio le Gorge du Verdon.
 
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15681154 Inviato: 20 Ago 2016 19:35
 

3 Agosto "Altro. A volte hai solo voglia di altro"
Embrun - Savines-Le-Lac - St Vincente le Fort - Digne les Bains - Castellane
Notte camping Mistral Castellane


Dunque, mi sveglio che sono felice di andarmene. Una vita per rificcare sulla moto tutto l'ambaradan "Circoatram"... Stringhe cinghie e tira e molla e hai dimenticato un pezzo e porca vacca.... E gli altri ti guardano... Un misto fra ammirazione e tenerezza... E finalmente sei pronta. Anzi no. Ti scappa la pipì. Fermati, scendi, spegni, cammina... Coooooomodo fare la pipì con i pantaloni più ingombranti del mondo nelle toilette più strette del mondo... Con i ragni che ti guardano... Poverini... Vabbè s'è fatta una certa. Si va. Ovvero si prega che in quella cacchio di stradina di campeggio non attraversino palle, bambini, biciclette, vecchi, e giovani, auto e motorini.... Sono carica come un mulo... E sto carico continua ad essere non troppo sicuro. Stramaledico tutte le stradine dei campeggi sterrate, erbate, ghiaiate... Non parliamo poi di quelle in salita e discesa in curva... Praticamente 12 euro una notte in un campeggio e avrei pagato 100€ qualcuno che mi avesse portato la moto fuori da quel delirio... Urge "corso sterrato"... O giù di lì... Voglio una moto da cross. O la bacchetta magica... "Bididi bodidi bù... Chiodata sei tu!" E la gommina si trasforma.... Seeeeee.... Magaaaariii.....

Mah... Giornata easy oggi. Direi solo di "trasferta" strade principali e via. Direzione Castellane. Perché? Perché ci ero passata l'anno scorso. E devi sapere una cosa su Castellane: Castellane é moto, come tu non sai. Ce ne sono un boato. Su quella rotonda ne ho viste a decine e decine... E sono tutte stupende. E molte stracariche. Adoro vedere gli altri motociclisti in viaggio. Da soli, in gruppo, sono tutti bellissimi. Abbiamo tutti in comune questa cosa: la passione. Siamo degli irrimediabili appassionati, amiamo all'infinito accendere la moto, quel motore, qualunque esso sia, è il suono che vibra il tuo futuro, è quello che immagini tu possa fare, salire sopra la tua moto, posizionare le mani sul manubrio è comandare non solo la tua moto. Ma la tua vita. Sei tu il capo, decidi tu cosa fare, dove andare. C'è una felicità che conoscono solo i motociclisti a stare seduti lì sopra per ore, a realizzare cose che con nessun' altro mezzo potresti fare. Con nessun'altro mezzo potresti sentire. È così bello! L'aria, il sole, la strada, ed è tutto libero! Non ci sono confini fra te e il mondo. Certo l'attrezzatura tecnica. Deve esserci. Protettiva. Ma arriva tutto così immediato quando sei in moto. Così diretto. I motociclisti sono diretti. Schietti. Andare in moto è anche questo. Dio come mi piace viaggiare in moto. Lo adoro come tu non sai.
E anche una strada come quella di oggi, per me è bellissima. Castellane è bellissima. Ed io arrivo e mi fermo al primo campeggio che trac dopo quella bella rotonda... Sono già in direzione gorge du Verdon...

Stupendo questo camping, pulito e ordinato e per nulla caro. Ma fa un caldo pazzesco. Sauna dentro qui pantaloni rigorosamente neeeeeeeriiiiiii mentre monto la tenda. E a na certa, me li sono pure tolti. Le comiche per togliere abbigliamento tecnico appiccicato alla pelle... Seduta in una tenda di un metro per 2... A 3000 gradi...
Accanto a me una coppia di olandesi e dietro me una roulottina stupenda, micrroba, e tutta la tendina curata, il giardinetto curato e il di annetto, le candeline, le lucine i cuscini... Per un secondo mi sono sentita a casa mia... E non c'era nessuno. Ero davvero curiosa di vedere di chi fosse. Oooooohh... La proprietaria era una donna come tu non sai: sembrava uscita da un film stile Amarcord. Era una donnona prominente, una senata pazzesca, e un sorriso rassicurante. Era lì in vacanza con le figlie e un'amica. Roba da film. Erano incredibili 'ste quattro qua. In questo campeggio noto una moto, pare sia da cross, una tenda, scarpe da uomo, fornello e la targa: italiana. Ero curiosa di vedere chi fosse il proprietario. Non immaginavo certo potesse avere si e no 18-19 anni. Beh, quel ragazzo aveva tutta la mia stima. Avercene di giovani che hanno voglia e piacere di viaggiare in moto così. Di scoprire e conoscere il mondo così. Di crescere e formarsi uomini ricchi di esperienze così. Non era certo il tipo di ragazzino stile Prada e occhiali da sole, e solo chiacchiere in bocca. Avrei voluto fargli i complimenti, ma non ci sono riuscita per tempistiche, era andato via. Ogni lasciata è persa. Soprattutto in un camping: avrei dovuto smettere di dipingere alzarmi e regalargli un acquerello complimentandomi con lui. Ma non l'ho fatto. Non con lui. Sarà, ma sono un'insegnante, e scopro che il mio mestiere è penetrante. A Castellane non ho potuto non notare l'ingresso di una scuola. E quella Bandiera, Francese che sventolava libera. E, quell'incisione, accanto allo stipite della porta d'entrata "Libertè, Egalitè, Fraternitè". E c'è un asciugamano appeso, e un ragazzino che parla al telefono. Forse quella scuola d'estate accoglie i ragazzi che praticano sport lì sul Verdon. Non so... Ma mi sembrava che lì in Francia le cose andassero meglio. Ma poi no. Le riflessioni sulla scuola sono infinite. Cosa insegniamo? Quali uomini e quali donne formiamo? Quale attenzione abbiamo dei nostri giovani? Dei giovani d'Europa? Quale storia insegniamo? Quella del Paese? E quella degli altri? I punti di vista sono però diversi. Se in classe hai un allievo tunisino, la storia la vede sotto un altro punto di vista. Ciò che è per alcuni una vittoria, per altri è un'invasione. Cosa vogliamo, noi insegnanti? In cosa crediamo? Nell'intelligenza delle persone, intelligenza anche emotiva però. Nella capacità di ascoltare. Nella capacità di mettersi a confronto. Nell'opportunità di crescere conoscendo l'altro. Rispettando l'altro. Crediamo nella libertà che ogni ragazza, ogni ragazzo possa divenire ciò che egli è. Sente di essere. Dobbiamo offrire gli strumenti per fare in modo che ognuno diventi il proprio futuro. Dobbiamo individuare le risorse, scoprire le potenzialità e spesso mostrarle ai ragazzi e farli innamorare di loro stessi. Di tutto ciò che possono fare, possono diventare. E c'è uguaglianza in questo: l'atteggiamento è lo stesso per tutti. Indistintamente. Non conosco insegnianti francesi, non so com'è la situazione concreta in Francia. Ma ricordo una lettera firmata da insegnati di Seine-Saint-Denis, periferia di Parigi, per Charlie Hebdo, che ho ammirato per coraggio, crudezza, e sincerità.
Link a pagina di Claudiavago.me
Da allora, è cambiato qualcosa? Non lo so. Penso che anche quando cammino penso troppo. E sono in vacanza. E devo solo rilassarmi e scattare 2000 fotografie. E lo faccio.
Passeggio per Castellane tranquillissima, turista. E scopro pure che c'è una vietta in centro paese... L'anno scorso. Mie ero fermata, ma in piazza per un boccone con la moto carica a vista..
È stata una piacevolissima sorpresa! C'è una fontana carina come tu non sai... Quella vietta è colorata... come tu non sai. Mille locali, mille negozietti, mille persone che chiacchierano, sorridono e si divertono. E allora decidi che magari tinfermi lì e ti mangi una pizza.
Dunque... Una cosa devo dirtela: una donna da sola che va al ristorante la notano. Soprattutto i camerieri. Di cui, ti assicuro, non ne posso proprio più. Ma ti notano anche i commensali. E ti guardano un po' increduli "Da sola al ristorante, non si può. Poverina.".... "Poverina un c@xxo".... Se dipendesse da me andrei ogni giorno al ristorante... È fighissimo! Ti siedi comoda comoda, ordini piatti succulenti e ti arrivano belle che fatti. Spettacolo. Che si paga. Ma è giusto sia così. Pizza ai peperoni e birra... Stupendo... Un pasto caldo.
Nel mentre scrivo, ho la mappa e cerco di capire che cosa voglio fare domani. Ho cambiato idea 456 volte al minuto. Già in fase di programma. Alla fine qualcosa faró. Di due cose ero davvero certa: volevo vedere le Gorge du Verdon e Aix en Provence.

Torno in camping. Tutto buio. Tranne la mia tendina. La mia tenda brillava di una luce sorprendente. Marronnnn "è sceso un santo ed è atterrato propio sulla mia tenda".... Mi avvicino... Bene: la cara signora stile Amarcord della roulottina accanto, aveva un faro. Non solo le sue lucine e candeline, ma un faro. Puntato sulla mia tenda. Massì lo spegneà. Uuuuuuuuuuu..... Come no! Il delirio prendere sonno. Ma tanto alla fine, anche a faro spento qualcos'altro ha destato l'attenzione, di tutti. Era notte. Buio pesto. E stelle. Ed un elicottero. Enorme, arancione. Lui sì aveva il faro. Continuava a muoversi come a cercare qualcosa. Tornando i camping effettivamente avevo visto una macchina dei pompieri muoversi a velocità spropositate. Non so cosa fosse accaduto. Qualcuno era nei guai. Guai seri. Eravamo tutti fuori dalle tende. Tutti in silenzio. E dopo molto tempo l'elicottero va via. Si spera col suo prezioso carico. Certamente umano. Si spera, vivo. Non so perché ma mi è venuto in mente un film. Con Christian Bale "L'alba della libertà": cosa può significare per una persona che è in condizioni precarie, vedere arrivare l'elicottero che può col suo personale di bordo, aiutarti e portati via in luogo sicuro? Immagino un ospedale nel caso di Castellane. Come stanno le persone che lo pilotano? Ma quanto sono ingamba? Grandiosi. Erano pompieri. Grandiosi i pompieri di tutto il mondo. Un plauso a loro, sempre.

Bene.. Mi addormento con quel suono sordo di quel l'elicottero che mi è rimasto nelle orecchie tutta la notte.

Ultima modifica di atram il 20 Ago 2016 21:24, modificato 1 volta in totale
 
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15681155 Inviato: 20 Ago 2016 19:36
 

4 Agosto 2016 "Bello avere le idee chiare eh! Ridicolo..."

Castellane - Girge du Verdon - Moustiers - Ste Marie - Riez - Tavernes - St Maxim - Aix en Provence - St Maxim Barjols - Sillans la Cascade - Aups - Moustiers St Marie - Castellane.
Notte camping Mistral Castellane


Già rido... Ho cambiato idea di tracciato ogni secondo...

Però... Che meraviglia, le Gorge du Verdon, sono belle come tu non sai.
Me le faccio al mattino, vorrei poter dire presto ma no sarebbe vero... Sono in vacanza mica ho orari, ed é impagabile questa cosa. Ho solo "intenzioni" di orari... Entro le 20.00 voglio essere al camping. È così sarà.
Mamma mia che bel giro. Di solito adoro le strade delle gole sui torrenti. In Corsica ne ho viste un paio di cui me ne ero innamorata. È stupendo perchè tu hai la costa diretta della montagna su un lato e lì sotto, l'acqua che scorre inesorabile... E mille curve e sali e scendi e gallerie nella roccia. Le adoro quelle gallerie. Col soffitto naturale a vista.. Scopri cosa c'è dentro la montagna. Non deve essere stato semplice scavarle, realizzarle. Ma ci sono e quando ci sei dentro ti sembra di attraversare l'esofago di un dinosauro... Sono stupende. Come tutte le Gorge du Verdon. E poi c'è l'improvviso. Ciò che non ti aspetti: un campo di girasoli allegro come tu non sai. E poi c'è Lui. Il Verdon. Ed è immenso come tu non sai. Io non lo immaginavo maaaaaaiiiiii che avrei potuto all'improvviso vedere quello che ho visto. È meraviglioso. È azzurro. È gigante. È il Verdon! Tratti di strada intensi per lo spettacolo, naturale ricordiamolo, che ti si apre alla vista. Ti rinfranca dalla tensione di ogni curva o tornate praticato con molta attenzione. Sono stupende le Gorge dunVerdon. Ma c'è anche un traffico da far invidia la tangenziale nell'ora di punta. C'è un'altra cosa che proprio non sopporto in moto: le code. È tutto un casino. Frizione e freno ogni millesimo di secondo, piedi su, piedi giù... In salita e in discesa... E per fortuna ero scarica. Sari caduta 77 volte. ......... Via da lì. Decido di andare via da lì. Voglio la strada. Vuota. Libera. Aria fresca! Mica tubi di scappamento! Porca pupazza...ci manca solo che mi debba innervosire qui, con tutto sto bendidio.... È così taglio verso al Provenza. Strade piuttosto a caso. Ma finisco in un paesino delizioso come tu non sai. Lo adoro. E non ho la più pallida idea del suo nome. Ma aveva una via così alberata è così fresca che me ne sono innamorata. Parcheggio bene la moto, ombra, e via a fare un giretto. E acquisti... Cartoline. In Francia hanno biglietti e cartoline stupende. Ne compro tre. E mi perdo dentro quel negozietto così Provenzale... Profuma tutto...
Oooooooooohhh mio caro lettore... Mia cara lettrice... Lì le strade profumano come tu non sai. Ritorno sulla moto e sono felice come una bimba, continuò il mio giro spersa della Provenza, quelle casette, quelle finestre colorate, quei profumi... E tutta quella lavanda.... Io purtroppo ci sono passata che molti fiori erano già stati colti, ma lo stesso lì, l'asfalto era intriso di quell'aroma. Ed è stupendo! Tu sei lì, in moto, fra un dritto e una curva, qualche auto sparuta, e hai sempre il lilla nel naso. Sì, lì l'aria è colorata. Color lavanda... Come tu non sai.
E procedo... Voglio vedere Aix en Provence.
E la strada da Saint Maxime ad Aix è un po' noiosa e trafficata. E fa un caldo che tu non sai.
Refrigerio in una stazione di servizio, che pare abbandonata. E qui succede una cosa. Che tu non sai. Non lo immaginavi. Non era mai accaduto prima. Non avrebbe mai potuto accadere prima. Prima, non li conoscevi. Ma prendi il cellulare, la connessione dati è sempre spenta. Volevi staccare tutto. Però c'è una bustina. Una persona ti ha scritto un messaggio. Desidera solo sapere come va. Se tutto procede bene. Ne sono sorpresa. E pure contenta. Gli rispondo un mezzo tema. Non ho il dono dell'ermetismo... Lo avrai certo capito pure tu che mi leggi... (Nel caso scusami se sono ogni tanto un po' prolissa e pedante e noiosa... Ma non sono capace di essere "altro"... Però c'è sempre tempo per migliorare...). È stato strano ricevere quel messaggio. Persino la mia famiglia mi sgrida perché mi faccio viva sempre troppo poco. Amalapena scrivo "tutto ok" (... Tò so essere ermetica anche io...). Ma loro lo sanno che la loro preoccupazione per la figlia in giro da sola in moto se la devono gestire loro senza ribaltarla su di me. E poi in fondo, è questione di fiducia. E sanno che in moto, io, vado piano. È stato bello ricevere quel messaggio inaspettato perché mi ha dato un senso di qualcosa che non conoscevo. L'appartenenza. Ad un gruppo. Di motociclisti, amici fra di loro, e per il bene che gli voglio, certo un po' amici anche miei.

Quella cara persona mi dà due dritte su ulteriori rotte provenzali, che però mio malgrado non sono riuscita a fare. Come spesso mi capita mi dico "Bene... Sarà buon motivo per tornarci".
Arrivo ad Aix en Provence... Cittadina... Traffico e semafori e piazze e negozi. Mi fermo, l'archeggio in ombra e mi siedo in un bar fantastico: ha il vapore acqueo fresco... Attendo la cameriera. Tirò fuori la mia roba, ho una sete della mdonn@, e attendo. Continuo ad attendere. E va bene, in Francia se la prendono comoda. Ma io ho un po' di km da fare per tornare a casa... Mi alzo e me ne vado. Volevo fare un giro per la città, ma il caldo è tremendo. Con tutta la roba addosso non è poinagevole entrare nei negozietti che adoro... Niente. Però ho sete. E fame. Camino e mimaddentrominuna viuzza fresca e tranquilla come tu non sai. C'è un kebabbaro. È la fine: io non mangio carne da settembre. Palata fuori un panino insalata, pomodoro, maionese e formaggio chevre... Mangio poco formaggio pure... Ma c@xzo ho fame... Sbrano tutto e mi godo una coca cola da mezzo litro serena come un puciu. Ora, vedi, io sono lì seduta, nella calma più totale, il francese di origine visibilmente straniere, forse tunisine, marocchine o non so, mi crede spagnola. No, sono italiana. E lo osservo. Lui, gli altri quattro seduti poco lontano, tutto il suo negozio nemmeno pi così curato, quella via e quei palazzi fatiscenti. Perché sì, quell'angolo lì era surreale. Era tutta surreale la situazione. Compresi i piccioni che cagavano dal quinto piano centrando a 700km orari i tavolini senza ombrellone. Mmmminki@... Ma dove sono finita?? 4.367,18 pensieri mi hanno attanagliata. Magari 'sti qua sono dei "bombaroli pajura"... Magari sono questi che si ficcano un gilet al tritolo e scoppiano felici come un pasqua di ammazzare tutti. Mamma mia. A una certa rido. Rido da sola. Dell'abbondanza della stupidità dei miei pensieri. Del mio pre-giudizio. Ma ci mancherebbe. Guai fosse così. È inammissibile "pensare" di non volere avere più contatti con tizio o caio solo perché di una religione diversa dalla tua, un credo diverso dal tuo, che però ti rimanda a sofferenza e dolore. Guai, sarebbe uno specchio pericoloso. Non puoi riflettere ciò che leggi sul giornale, ciò che vedi in TV o su YouTube sulle persone che incontri per caso, in giro per il mondo. Non funziona così. Nulla mi dà il diritto di provare "sgradevolezza" nei confronti di quel tipo che mi ha servito il kebab. Se non per dati oggettivi, come per qualsiasi altro alimentare, italiano compreso: pulizia e ordine. Comunque che storia 'sto panino... Ringrazio, mi alzo e me ne vado. Voglio tornare a Castellane. Fino a Saint Maxime stessa strada.... E poi un'altra. E poi mi sono persa. Verso sera. Finalmente nessuno. Ci sono io e le Gorge du Verdon che mi godo come tu non sai. Al tramonto è ancora più bello. I colori sono pastello e non c'è il caos di grida portate dal vento dalla spiaggia nell'euforia di un giorno di sole cocente. No, al crepuscolo sono un sogno le Gorge du Verdon, come tu non sai. E me le faccio tranquilla. Tranquillissima. Ma poi ho un problema. Mezzo litro di coca e poi ancora di acqua vogliono evadere dal mio corpo... Mi scappa la pipì. Gran casino. Non ci sono aree di servizio... Haaaa... Chissene... Mi fermo a gancio in un posto... Moto davanti. Faccio per tirarmi giù i pantaloni e Alt! Si ferma una macchina. Due spagnoli. Che non se ne vanno mai. Si fanno la sigaretta più lunga della terra. Non finisce mai. Se ne vanno. Faccio di nuove per... Alt! Si ferma un camper. Non ne posso più. Ho partorito due figli, la mia vescica è mica quella di una ventenne ehh..... Se ne vanno. Giusto in tempo. Finalmente riesco a fare plin plin... Ma si ferma un'altra macchina. La situazione è per me di un imbarazzo che tu non sai. Devo, perché devo, tirarmi su i pantaloni... Comprese le mutandine di pizzo che sì, un minimo di femminilità ce l'ho nè.... Beh 'sti francesi sono dei grandi... Scendo tutti, ma proprio tutti, dalla macchina. E con molta non chalans fanno finta di niente. Come se io non esistessi. Tiro su tutto. Mi nascondo dentro il casco e parto... Non a razzo perché non sono capace... Ma avrei tanto voluto... Mamma mia... Che storia... Ridicola. Un giorno ridicolo. Un intero giro ridicolo...

Ma non le Gorge du Verdon. Incantevoli come tu non sai.
 
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15681156 Inviato: 20 Ago 2016 19:37
 

5 agosto 2016 "Ma tu, hai mai sentito parlare del Maestrale?"

Castellane - Draguignan - Le Luc - St Maxime - Aix en Provence - Arles
Camping xzo ne so.


Notte preoccupante. In campeggio sicuro non si può pensare di dormire a quattro cuscini, di sera è tutta una cerniera che si apre si chiude si riapre, tira di qua e scorri di là zzzzzz.. Zzzzzzzz. Ma fosse solo quello... Fa ridere la cosa... Credimi, si sente tutto. Anzi, di, tutto. Ho sentito cose che tu non sai. Ma puoi immaginarle. Sono sicura che puoi farlo. La cosa fa ridere perché le persone credono che il proprio muro di tela, spessa come carta velina, sia giustamente il propio regno, dove puoi fare tutto quello che vuoi. Peccato però che la carta velina non sia propinamente un muro di cemento che blocca i suoni... La fisica del suono è interessante in un campeggio... Di sera e mattino presto compreso... Facendo il possibile per rimanere "elegante" ti dico solo che i suoni più sereni sono quelli delle coppie innamorate... Il devasto quelli della tenda accanto che siano fatti trippa e fagioli... Per non parlare di quando si sono addormentati. Mi ha trapanato il cervello quel russare. 'Na roba che tu non sai....... E si è aggiunta pure la pioggia. Non ci credo. Meglio sentire la pioggia... Amen. Mi sveglio (seeee magari... Mi sono svegliata 876,542 volte...) e la tenda è un casino. Tutto umido. Materassino, lenzuolo, saccoapelo, tutto. Zero voglia di rimanere lì. Pensando alla giornata di ieri mi viene da pensare che sono propio scema... Potevo già portarmi tutto via.. Ero ad Aix en Provence. Bene comincio a pensare che la vacanza possa essere davvero itinerante. Basta basi. Si arriva e si riparte.

Voglio andare via. Voglio andare ad Arles. Io la amo già. Come tu non sai.
Arrivarci è stato il delirio. Come tu non sai. C@zzo di vento. Una roba mai vista. Ce n'era già un po' lì a Castellane, ma nulla di esagerato. Io sono di nuovo carica come un mulo e faccio "vela" una roba che "Lunarossa" potrebbe invidiarmi. Ma é un casino. È pericoloso. Avrei voluto rifare le Gorge, ma messa così è un problema. Opto per le vie grandi segnate di rosso sulla mappa. Strade easy. Davvero nulla di complicato. Se non fosse per sto vento di una potenza incredibile che mi sposta la moto in continuazione. Da Castellane ad Arles sono circa 300km. Per me, fatti così, saranno come 300.000. È stata davvero dura arrivare al riparo anche solo al Mac Donald di Saint Maxim. Tutte le curve la moto si spostava, ed il carico pure. Una tensione alla guida che tu non sai. E poi, lì, dentro a sto Mac, mi fermo. Sono completamente scompigliata. E ho fame. E non ho nemmeno voglia di leggere i menù. Prendo uno a caso. Tanto fanno tutti pietà. Ma almeno qui ti servono subito. Ti idrati una cosa che va bene, e qualcosa mangi. Pure quella sottospecie di hamburgher. Se c'è una cosa che nelle mie vacanze va completamente a putt@ne è l'alimentazione. Gran casino. Il mio stomaco ne risente. Comunque mi rifocillo e riparto.
Statale. Maronnnnnnnn.... Quante c@xzo di rotonde. Ad ogni rotonda con sto vento credevo di volare. Rallenta, scala, dai la precedenza, guarda la strada, curva, accelera... Un delirio col vento. A seconda di dove dovevi girare il vento era contro, a destra a sinistra, e tutt'intorno. Mi sono spaventa più di una volta. Letteralmente ho visto la mia moto spostarsi di un metro e oltre senza che io lo comandassi. Rettilinei in mezzo al vuoto. Non una pianta... Dritto b@stard0... Invasioni di corsia preoccupanti. Specie con i camion che vengono giù nell'altro senso. Roba da aver paura. Un tipo in moto commette lo sbaglio di salutarmi. Toglie la mano dal manubrio e la sua moto fa un movimento strano. Che lui però ha immediatamente gestito. Mai salutare quando c'è vento. Per un pezzo ho fatto una strada che sembrava un'autostrada: assurdo, in velocità andava meglio. Reggevo meglio la moto. O lei reggeva me, aggrappata alla moto. Fatto è che ho guidato malissimo. Tesissima. Ma volevo arrivare ad Arles. Assolutamente.. Mi dicevo "sei arrivata fino a qui, dai c@zzo!" E ce l'ho fatta. Arrivo ad Arles. Un po' provata, ma sono qui, sono dentro un pezzo di vita di un uomo. Sono dentro Van Gogh.

Il primo campeggio che vedo mi ci butto dentro come fosse la Mecca... Sconvolta entro e mi lamento del vento. La tipa mi guarda e mi dice "Madame, mais c'est il Mistral"... "Signora.. Ma è il Maestrale!" Ma bbbbbbbafffffanculo ho pensato in un nanosecondo. La tipa mi dice che era il primo giorno, caricava bene ancora due e poi gli altri quattro scaricava. Insomma 8 gg di ventazza. E porca miseria che vento. Che raffiche che roba. Pazzesca come tu non sai. Bene. Immagina montare la tendina circo-atram con questa lieve brezza marina..... Se qualcuno mi ha ripreso, finisco sicuro su paperissima&co... È stato il delirio. Il, delirio. Pure parcheggiare la moto... Maronn 'st'erba... Ma ce la faccio. E ci manca solo io non sia in grado di assicurarmi per la notte il mio cantuccio. Che il Maestrale ha gentilmente rimodellato... Come c@zxo gli pareva e piaceva. Un vento implacabile. Mi ha strappato tutto. E in tutto questo delirio ridevo. Forse un po' isterica.. Sclerata alla Van Gogh? Magari sì ... E mi dicevo "dov'è che devo andare io? Quali giri devo fare io?". Piscina. Ecco, un bel giro in programma: piscinazza. È ancora una volta mi calmo come tu non sai. Il camping è enorme. Un'infinità di roulottine microbe e magnifiche... E tantissimi inglesi e olandesi. E un italiano in bicicletta, mi dice pure che stava facendo "Genova-Barcellona": l'ho guardato e ho pensato "ma tu sei pazzo dentro il cervello". Poi però ammette che ha preso il treno, perché la "brezza" sollevatasi era un problemino-ino pure per lui. E ci credo. Ha fatto solo bene.
Ed è così che cammino in mezzo al vento, fra lo scroscio delle foglie degli alberi e mi dirigo in acqua. Ancora una volta è lei a lenire la mia stanchezza. A coccolare i miei pensieri. Ed io sono di nuovo sospesa su quel confine che tanto amo a galleggiare fra acqua e Cielo. E il Mastrale dipinge le nuvole come tu non sai. Quale artista può essere migliore di lui? Nessuno.

Il vento è tremendo... Ma ora che sono tranquilla, parcheggiata, lavata e mangiata e profumata voglio fare un giro ad Arles. Di prendere la moto non se ne parla. Cammino. In fondo a Torino cammino sempre così tanto. Mi piace camminare, si notano cose che in altro modo non osserveresti. Camminando è tutto a misura d'uomo. Il contatto è diretto fra te e la terra. Non gomme. Di nessun tipo: bici, moto, auto ecc. Ci sei tu e i tuoi piedi. Meglio se con buone scarpe. Io ho stivali... E ho camminato tutta la sera... La tipa del camping mi aveva dato una mappa. A me interessava un luogo solo. Uno preciso. Il quadro di Van Goh. Il caffè la nuit. Me lo indica. Haaaaa... Io a piedi con le mappette del centro città... Mi nipote di 7 anni sarebbe più brava di me. Non lo so... Devo avere una repulsione per sta cosa. Per il programma. Boh.. Ho solo individuato il luogo presso cui avrei dovuto trovarmi per tornare indietro "I giardini d'estate". E poi mi sono persa. Come tu non sai. E perdersi ad Arles è meraviglioso. Cammino andando a caso, dove qualcosa mi attrae, un colore di un palazzo, una finestra, una piazza. Una bellissima da cui si vede Arles in alto... Tutti i tetti rossi, al tramonto, delicati come tu non sai. E poi cammini e amo gli eventi all'improvviso: l'arena. Che parla storia di Roma come tu non sai. O forse sì, tu lo sai, anche meglio di me. Costruita 80 anni dopo la nascita di Cristo. Ha resistito per questi 1936 anni e certamente ha anche attraversato gli occhi di Van Goh. Chissà se anche lui, passeggiando per le vie, fu attratto dalla musica da esse derivanti.... Sì perché a me è capitato. Passeggi, ti perdi in fotografie che quando le scatti la gente ti guarda per capire cosa davvero stai immortalando... E poi senti musica, suonata dal vivo. Come adoro la musica suonata così: hai gli artisti davanti a te. Vedi il loro volto che cambia scolpito dalle note che essi stessi suonano. Era jazz. Ooooooooooooohhh mio carissimo lettore, mia carissima lettrice... Come mi piace il jazz.... Come tu non sai. Ho amato quel calice di rosso, seduta in quel locale ad assaporare musica suonata da uomini in camicia a maniche lunghe arrotolate e pantaloni di lino. Non avevano meno di 60 anni. Erano stupendi. Fra il maestrale che suona le sue foglie, una tromba e un sax, un tamburo e un contrabbasso mi perdo completamente. Sto benissimo. Adoro questo posto. Questo locale. Adoro Arles, come tu non sai.

Ultima modifica di atram il 20 Ago 2016 21:46, modificato 1 volta in totale
 
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15681157 Inviato: 20 Ago 2016 19:38
 

6 agosto 2016 "Dal mio diario: "Sono in un luogo incantato. Sono dentro un quadro. Sono dentro un viaggio nel tempo"

Arles. Ferma, come tu non sai. Niente moto: impera il Maestrale
Camping xzo ne so


La notte, per quanto il vento sia stato forte, scorre serena. Ho un saccoapelo da favola che mi ripara bene. E poi sono davvero tranquilla nel mio guscio di tela di carta velina... Inoltre avevo già deciso che sarei rimasta ferma. Un vento del genere proprio non lo sopportavo. Turista. Oggi sono turista. Zainetto preparato, cappellino, occhiali, pantaloncino, maglietta e via. Ciabattine e via...

Ooooooooohh.. Arles di giorno è bella come tu non sai...
Mi perdo subito dentro il mercato. Quanti colori, quanti profumi, compro il mondo, lavanda, un piatto, un coccio, sapone... È tutto bellissimo! Mi sembra una festa... Ma poi, voglio vedere il Rodano. Voglio vederne il colore. E cammino. E ci arrivo. E tutto sommato non è nulla di che. Di giorno... Perché di sera certo si trasforma... Van Gogh lo sapeva. E così ritorno a girare a caso per Arles. Scatto 2000 fotografie. Impazzisco per le porte e le finestre. E qui, in Provenza, lo sanno. E ne hanno una cura straordinaria. O forse è così da sempre. Hanno a cuore l'aspetto d'entrata in casa. Come se l'entrata potesse già raccontare qualcosa che poi ci sarà dentro casa. Calore. Colore. Profumi e dolcezza. Tenerezza fra cuscini e tovaglie di tavole imbandite. Non mi stupisce che Van Gogh si sia perso qui. Qui è un'esaltazione di sensi. Una decantazione continua. Ti innamori di un posto così. È penetrante. Tutto. I passi sulle stradine, gli scalini, i negozietti, i locali.

In mezzo a tutti quei colori, a quell'aria sprigionata di festa perenne, di vacanza e d'estate, stridono quattro ragazzi. Come tu non sai. Indossano tute mimetiche, casco appeso, gilet imbottito, e mitra in mano. Basco e occhiali da sole. Sono i militari francesi che presiedono Arles. E ti riportano a Parigi. A Nizza. Alla morte. Ad una guerra. Senza fine. Ma tu sei lì, in pantaloncini e infradito. E passeggi, beata, o quasi, fra i locali di Arles.

Perchè Signori.... Arles sono i locali! I, locali! Mamma mia quando sono arrivata di sera, mi ero innamorata di tutti i bistrot attorno all'arena... Tavolini, e gente fuori che guastava di tutto e di più. Candeline e lucine. Ed ogni locale il suo colore, il suo arredo. Stupendo. Stupendi tutti...
Non sarà mica un caso se Van Goh ne ha ritratto uno. Uno in particolare. Mamma mia. Cosa è stato per me, vedere con i miei occhi il "Caffè la nuit". Emozione. Come tu non sai. In quella piazza ci arrivo quasi per caso. E poi, quella tenda così gialla. E il nome del locale: caffè la nuit. Mi fermo un attimo a guardare il menù, immaginando prezzi spropositati. Ed invece no. Si poteva fare. Menù turistico a 14 € è positivo. La signora mi nota: sono titubante. Ma poi la guardo, guardo il locale e dico sì. Il cameriere mi fa accomodare nel posto più bello al mondo: il divano bordeaux adiacente il muro del dehor del locale. Lo stesso muro dipinto da Van Gog. Mi siedo accarezzando quel velluto. Mi guardo intorno con una clama infinita. Infinita. Ho bisogno di tempo per realizzare. Sono dentro un quadro. Io sono dentro un dipinto. Un opera, di Van Gogh. Mi commuovo.
La sensazione è strana. Io non sono una critica d'arte. E meno che mai un'artista. Io guardo un quadro e mi piace o non mi piace. Mi dice qualcosa o mi lascia indifferente. Mi trapassa il cuore oppure no. I dipinti di Van Gogh li avevo visti a scuola. Erano nel libro più interessante di tutti i libri di scuola. Erano sul libro di arte delle medie. Non mi ricordo nulla di nulla di "storia dell'arte". Ma quei suoi quadri, lì su quelle pagine riuscivano a regalarmi bellezza. Tutta quella bellezza che a scuola spesso non esiste. Mi avevano regalato colore. Un'invasione di colore. Creatività. Vitalità. Energia. Io ho cartoline sparse per la casa delle opere di Van Gogh. Ho un libro, aperto su una pagina particolare: caffè la nuit. Mi ricordo persino alcuni quadri prendere vita in inframmezzi televisivi di qualche secondo. Uno era propio del locale in cui io ero seduta. A scuola, l'insegnante non lo disse che il "caffè la nuit" dipinto da Van Gogh esisteva e si poteva andare a vederlo. Io non immaginavo mai più potesse essere davvero possibile. Non credevo di vedere davvero quel muro giallo e quella tenda. Gialla. Di potermi sedere ed ordinare un pranzo. Ho mangiato con devozione, lì in quel luogo. Tutto ciò che ho ordinato. E mi ha fatto male vedere segni di trascuratezza, come i cicles attaccati al parquet, tovaglioli a terra e fili elettrici appesi. Ma ero lì. Ero dentro la storia di Van Gogh. Che in quel quadro è la storia di tutti.

Quante volte ti è capitato di fermarti in un bar? In un ristorante? Ordinare qualcosa? Gustarlo. Gustarti il luogo in cui sei? Io giro spesso da sola. Anche nella mia città. Spesso mi capitata di sedermi da sola nei caffè del centro. Talvolta anche al ristorante. I locali sono piccoli ambienti rassicuranti, che quasi senti familiari, in cui accadono cose. Evolvono situazioni. Succedono fatti.
A Torino ci sono locali storici quali il ristorante "Il Cambio" o la gelateria "Fiorio" di via Po, frequentati all'epoca da personaggi come Camillo Benso Conte di Cavour... Si vocifera che l'Italia sia nata a tavola... Ma poi.. Diciamo la verità, quando capitata qualcosa di bello da festeggiare, non porti a cena fuori la tua compagna? La tua famiglia? Quando puoi, non te lo prendi un aperitivo seduto furi con gli amici? Quando sei stanco di un viaggio, quanto è bello fermarsi a mangiare qualcosa? Quando vuoi fare una sorpresa a qualcuno, non ti capita mai di portarla o portarlo furi a mangiare? Quando vuoi rivedere una caro amico che non vedi tempo non ti capita mai di andare a cena fuori? E quanto bene si sta lì così? Serviti e riveriti mentre tu non pensi ad altro che alle persone che hai di fronte? Sorrido...
I miei viaggi, quasi sempre partono da una mappa aperta sul tavolo di un locale e una birra servita lì sopra. Persino molte, moltissime, mie parole nascono dai tavolini dei locali. Un diario in particolare è stato scritto quasi tutto fra i tavolini dei locali. Ho versato lacrime pesanti sui tavolini dei locali. Quel diario ce l'ho ancora. Non lo butterò mai in tutta la mia vita. Ha significato troppo per me. Ora però si è trasformato: le parole sono diventate colore, acquerelli. Ho dipinto su quelle pagine di dolore tutto il mio desiderio. Di andare avanti. Nonostante tutto. Sono passati anni... Ma io, continuo a scrivere e dipingere... A gurdare la strada.

Nei locali c'è leggerezza. C'è il profumo. Di un piatto di spaghetti alle vongole. C'è l'aroma di un barolo. C'è l'artista di strada che suona per te. Nei locali ci sono le persone che si amano. Si guardano negli occhi, si stringono la mano. Ci sono le lingue del mondo, inglese, arabo, cinese, spagnolo, francese... Ci sono i bambini che piangono, e le mamme ed i papà che cullano. Ci sono le amiche che ridono. Le coppie che litigano. Le parole pesanti che si scambiano. Ci sono schiaffi che volano, abbracci che stringono. Ci sono i baci. I brindisi fragorosi. Nei locali si siede il mondo. Il mondo delle emozioni. Quelle della gente comune, che si porta dentro il propio di mondo, con tutte le proprie sofferenze, ma lì, sembrano sedute anch'esse a dare respiro a chi le vive quotidianamente. Nei locali c'è il sorriso. Persino dei camerieri. E le loro sigarette fumate a fine servizio.

Io non so cosa avesse colpito Van Goh al "caffè la Nuit". I colori, l'atmosfera, la notte. Non so quanto tempo avesse dedicato al suo dipinto. Forse un critico d'arte saprebbe dirmi persino quante pennellate ci sono in quel quadro. Ma non potrebbe mai raccontarmi perché Van Gogh aveva scelto proprio il Caffè la nuit. E meno che mai, il critico, potrebbe dirmi come "si sentiva" Van Gogh mentre dipingeva quel quadro, lì.

Cosa avrà provato? Come sarà stata l'espressione del suo volto? Quante sensazioni lo avranno attraversato? Era così giovane. 35-36 anni? Follia. Dicono che era pazzo. Forse era solo molto sensibile. Forse amo gli artisti per questo. Hanno una sensibilità struggente. Loro, mettono in ordine il senso del mondo. Ed i pazzi siamo non che non vediamo. Non ascoltiamo. Non ci fermiamo. Calpestiamo e basta.

Ma gli Artisti no. Loro no. Loro amano quanto tu non sai. Loro accarezzano il mondo con un pennello, e ti regalano i loro occhi. Un pezzo della loro anima. Che continua a brillare come tu non sai. Sono loro che ti ricordano che il nostro breve passaggio su questa terra, ha un valore, come tu non sai. Amo gli artisti. Tutti.

Ho amato il caffè la nuit, quanto tu non sai.

Ultima modifica di atram il 20 Ago 2016 21:55, modificato 1 volta in totale
 
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15681158 Inviato: 20 Ago 2016 19:40
 

7 agosto "È qui che inizia il vero viaggio: Pirenei"

Arles - Perpignan - Ille Sur Tet - Col de Perche - Col de Puymorens - Pas de la Casa - Port d' Envalira - Andorra la Vella


Dopo aver passato un'intera giornata ad Arles, dopo essermi innamorata del caffè la nuit, dopo aver scattato 2000 fotografie, mi sveglio e penso che il vento magari si è calmato un po'. (Convinzioni... Sono un danno). Decido che ho voglia di cambiare. Ho voglia di vedere altro. Ho voglia dei Pirenei. Voglio, immensamente voglio i Pirenei. Sono qui, ad un passo. Almeno toccarli. Almeno leggere il cartello Midi Pyrenees. Bene: devo dirigermi a Perpignan. Non ci credo. Sto preparando tutto, serissima, e mi sto dirigendo verso Perpignan. Scelgo l'autostrada. Il vento è ancora piuttosto forte. Almeno lì non trovo rotonde e ci sono buone aree di servizio per le mie soste. Scelgo la sicurezza. La mia. Sempre la mia. Non amo l'autostrada, ma in questa vacanza ho dovuto percorrerla più di una volta.

Tu non sai cosa vuol dire per me, essere su quell'autostrada, in moto da sola. Cosa significa leggere sui cartelli stradali "Barcellona". Ero lì, nel 1998. 13 persone: 7 moto di cui 3 in coppia e una macchina. Direzione Moraira. Lontano. Tutta autostrada. Una roba da spararsi in bocca. Quante cose avrei dovuto capire, già lì. Già in quella vacanza lì. Era già tutto scritto. Ma infondo f@nculo il passato. È impagabile essere così qui. Adesso. Solo io e nessun' altro. Io e la mia volontà.

Qualche mese fa, quando ero ferma a causa della frattura, un motociclista mi scrisse due parole, aveva cura della mia sicurezza. Mi riteneva "una motociclista volitiva". Una che se vuole, fa. Da sola. Gli risposi che mi sentivo volitiva. Sentivo. Appunto. Sentivo solo di volere delle cose. Ma dal sentire di volerle al realizzarle ce ne passa. Forse, quel motociclista ci aveva preso. Volevo i Pirenei. Mi dirigo verso i Pirenei. L'autostrada col vento è stata abbastanza impegnativa. Ma è bello fermasi negli autogrill, incontrare gli altri motociclisti e scambiare due parole. Molti italiani. Molti vanno verso Barcellona. Ma come si fa penso io. Hai i Pirenei qui! Perché Barcellona in moto?? Ma in fondo è bello così. Ognuno sceglie per sè ciò che è meglio fare. Per me il meglio è salire da Perpignan.
Quando sono partita, avevo preso in mano la cartina che avevo comprato mesi e mesi fa, quasi sbuffando. Figurati. Però era lì. Nella borsa da serbatoio. Dapprima nascosta. E poi non ci credo. Mi fermo. Sono a Perpignan. Cambio la mia mappa. Pyrenees Andorra. Francia-Spagna. Non ci credo ancora li vedo, sono qui di fronte a me. Sono morbidi qui sotto, vicino al mare. Ma io ci sto sopra. Li sto salendo. Incomincio a sentire le curve, la strada un po' più tortuosa, due tornanti in mezzo ad un paesino. Guido concentrata. Ma poi mi allontano sempre di più da Perpignan. E sempre di più mi addentro verso quelle montagne che sognavo. E arrivo a vedere paesaggi che tu non sai. Sono magici i Pirenei. Ci sono come altipiani che tu non immagini. Non ricordo nemmeno più il nome di quel paese. Ma è morbido come tu non sai. Tutto color paglia, di quel marrone che sembra oro al sole. Ed è silenzio e calma. Chiesette e casette sparse, balle di fieno arrotolate a ricordarti la vita della campagna, profumo d'erba fresca. Non ci credo. Sono sui Pirenei. Nel casco mi vien da piangere. Ma faccio il possibile per trattenere. Non si può guidare con le lacrime. Lascio appena il velo di una fievole commozione. Mi fermo in parcheggio di un paesello. Devo vedere la cartina. Capire dove sono. E decidere davvero cosa fare. Tornare indietro o andare avanti. È pomeriggio. Non tardissimo. Voglio andare avanti. Voglio vedere Andorra La Vella. Col de Perche, Col de Puymorens e Pas de la Casa. Questi i colli che mi separano da lei. Controllo il carico. Bevo un po' d'acqua. Si riparte.
Mamma mia, sto salendo le strade di questi colli, lo sto facendo davvero. Non c'è molto traffico e questo mi giova. C'è un bel sole e anche questo giova. Sul col de Puymorens mi scatto una foto ricordo. E poi contino, tranquilla, la mia strada. È Pas del La Casa che mi impressiona. Siamo già ad Andorra, ne passo la frontiera credendo fosse un casello per pagare i Passi. Sbaglio pure corsia e mi infilo in quella dei camion... E c'è il mondo. È un pasello Pas De La Casa... È un'autostrada a due corsie quel passo. Roba da occhi strabuzzati... È pazzesco, doppia corsia sui tornanti... Praticamente una pista. Non per me ovvio. Io vado sempre tranquilla. Sempre alle mie velocità. Sempre rispettando i limiti. Quasi che i cartelli autostradali mi dessero "ordini"... Questione di sicurezza... La mia. Haaa... In certi tratti c'è da prendermi in giro... Lo faccio da sola..

Però Signori, sono arrivata. Ad Andorra la Vella ci sono arrivata. Ora cerco camping e sono a posto. Per oggi sono una donna felice come tu non sai.

Camping trovato. Arrivo che parlano spagnolo... Cavoli, me la cavo meglio col francese. Ma se parli l'eurese, ti capiscono tutti. Qui, si paga subito. Nessun problema. Ho trovato posto dove acquattarmi... Tutto è perfetto. E invece sto c@xzo era perfetto. Per me una strada sterrata in salita con una live curva è il flagello dei flagelli. Arrivo in sto camping in stato di ko mentale. Sono sui Pirenei e non ci credo. Fa un caldo paura. Sono. Sveglia dalle 6.00 e mi devo fare in ste condizioni sta cakkio di stradina campeggiosa??? Ma dov'è il fattorino delle moto? Io lo voglio. Io lo pago. Gli lascio la mancia. .... Non non c'è. Però c'è il campeggiatore. Un tipo che se ne arriva con un motorino sgangherato e vede che sono una "madama con la moto". Non ci crede. Bene. Siamo in due. Va fuori di testa. Continua a parlarmi e guardare la moto. Fare complimenti col braccio e il pugno chiuso, tipo "che forte"... Io penso che non mi ha ancora vista salire sulla moto... Io penso che tutti si fanno idee veramente sbagliate sul mio conto. Non è che se sei donna e hai una moto allora sei ipercazzuta... Io dentro la mia moto mica ho cavalli eh! Voi.. Forse... Gli altri, magari. Avranno pure stalloni. Io avrò se va bene un gruppetto di minipony alati che vomitano arcobaleno... Si.. Hai capito bene quelli dei cartoni animati.. Quei pupazzetti rosa per cui vanno matte le bimbe di mezzo mondo. Io ho quelli dentro la mia moto...

E sono bravi... Mi hanno pure portato su 'sta mezza striscia sterrata senza ammazzare nessuno e salire sopra le tende di nessuno... O tirar giù le moto di qualcuno... Maronnn....

Fermo la moto e non la tocco più. Tenda. Voglio montare la tenda. Farmi una doccia, fare spesetta. E starmene tranquilla. E scrivere le mie cose sul diario, programmare le mie tapine e voilà... faccio proprio quanto ho detto.... Quasi... È domenica... Qui è tutto chiuso. Cammino lungo il torrente che bagna Andorra, c'è una scuola che mi colpisce: ha il nome scritto con le lettere grandi luminose, come quelle dei grandi negozi o testate giornalistiche. Ed è ordinata come tu non sai. Panchine, armadietti, area gioco, tutto perfetto. Ma non ho voglia di riflessioni.... Cammino e vado avanti.. E finalmente trovo un supermercato aperto. Mi rendo conto di aver cambiato Paese quando per radio sento solo musica spagnola. E qui parlano spagnolo e mangiano spagnolo. Adoro i supermercati perché puoi assaggiare la cultura quotidiana delle persone che abitano quel Paese... In Francia mi è capitato di vedere agnolotti al ragù sotto vetro. Inguardabili. Figurati mangiarli... Qui anche, hanno di tutto. In particolare le "trapas" ce n'è per ogni sfizio... Ma io ho lo stomaco ko. Fra colazioni sparute, pranzi dimenticati e cene inconsistenti. Vorrei 1 kg di riso integrale e olio extravergine. E stop. Mi sono illuminata... In quel supermercato vendevano quinoa, riso basmati, riso integrale e cus cus tutto senza condimento e soprattutto già pronto. Ne ho comprato una dose. Compresa una bustina di parmigiano reggiano italiano DOP.... Sta sera mangio "sano"...
Torno verso il camping e scatto ancora qualche foto: mi sà di lusso Andorra. Boutique e macchinoni infiniti. Non è certo il posto in cui vorrei vivere. E poi 'sti palazzoni in mezzo alle montagne. Tutti appiccicati come tu non sai. 'Na roba brutta come tu non sai.
Comunque arrivo. E subito mi sento un attimo in imbarazzo: prima di andare via avevo fatto il bucato, col sapone alla lavanda che profuma come tu non sai. E poi adoro fare il bucato a mano in quei lavatoi come una volta. Su quel marmo a cuneette si fa una schiuma incredibile... È come lavorare la pasta a mano... Ma hai i tuoi panni. Mutandine, reggiseni, maglietta e rosa, maglietta e con i cuoricini... Tutta roba moooooltooo seria da motociclista... Kazzutissima.... Haaaaaaaa...
Bene, tutta 'sta robetta era stesa a prendere il sole fra la mia tenda e un albero. In campeggio ti ingegni come tu non sai... Fatto è che accanto a sto albero c'è un ktm 1190 adventure nuovo fiammante. Bello come il sole. Targa italiana. Il tipo stava montando la sua tenda. Quello sarà arrivato, avrà visto la mia moto, tutta la mia roba stesa e chissà cosa avrà pensato... Io rido nei miei pensieri: mi spiace, sono solo io, mica un strafiga mondiale... Anzi. E sapessi poi come ci vado su 'sta moto... Haaa... Sembra molto preso dal suo lavoro. O forse non osa girarsi. Io sono lì, ad un metro, devo entrare in tenda, è italiano, mi pare scortese non salutare. E poi, mera e cruda verità, ho un debole per ktm. È così e basta. Lo saluto, si volta ed è giovanissimo. Occhi azzurrissimi. Non so quanti anni abbia avuto, ma se arrivava a 25-26 era già tanto. Mi squadra un secondo dentro i miei pantaloncini e ciabattine fiorelline e mi dice "Ma che ci fai qui?". Attimo di gelo. Il baratro. Che c@zzo ci faccio qui? Perché sono proprio qui? "Volevo vedere i Pinerei". Pinerei... mia nipote di 4 anni li chiama così... Mamma mia, avrò mica 4 anni e non so nulla del mondo? No, ne ho 39 e non so nulla del mondo.
Una vacanza itinerante in campeggio, è anche questo: incontro fra persone. Ed è bellissimo. Ad una come me, interessano due cose, da dove vieni e dove vai. Chiacchieriamo con serenità, parliamo di moto e di viaggi. Mi dice da dove arriva e dove vorrebbe andare. Mi racconta che desiderava fare i Pirenei sterrati. Un pezzo lo aveva già fatto. Io lo guardo con un po' di ammirazione mista ad invidia: ho avuto problemi a fare 10 m di sterrato propio qui, lì gli dico, indicando la salitina. Ride. Spontaneo. Rido pure io... Però è vero, invidio tutto quello che chi batte strade sterrate vede. Cose diverse, paesaggi non raggiungibili da chiunque, profumi della natura ancora più intensa e selvaggia. Invidio chi sa girare su itinerari sterrati in montagna. Io non lo so fare. E già grazie se riesco a fare qualche km su asfalto, senza farmi male... Invidio chi magari ci passa anche la notte fra le stelle, una tenda ed un caffè. E la moto lì accanto. Avventura. E tecnica. Immagino molta tecnica. Che a me manca. Forse un giorno proverò. Boh... Chissà...
Intanto incomincia a farsi buio, si sente dalla cittadina la movida, aria di fjesta e musica a manetta. Ma la mondanità propio non mi interessa. Non è quello che cerco in questa mia vacanza. In nessuna vacanza, a dire il vero. Solo a 18 anni mi poteva interessare: Riccione. Eppure, anche all'epoca, decisamente mi persi più in 5 giorni a Roma che non in 7 fra discoteche e giovanissimi già devastati. Il tipo vorrebbe andare a fare un giro nel paese. Ma alla fine stiamo chicchierando così tranquillamente che non ci va più. Io dipingo un acquerello, anzi più di uno. Evidentemente dovevo scaricare un po' di pensieri. Dipingere per me è questo. Abbandonarmi. Non pensare. Quel ragazzo lì se ne era accorto. Io non so com'è, mica sapeva chi ero, cosa facevo, nulla sapeva di me o della mia vita. Eppure me lo aveva detto. "Tu pensi troppo". Diretto come poche persone conosco. Forse è questo il mio problema. Penso. Ma che c@xzo ho da pensare. Spegniti c@xxo. Per una volta spegniti! Blocca 'sta testa! Non pensare! Non programmare tappe. Non programmare nulla. Sei in vacanza. Fai quello che ti senti al momento che ti senti. Per come lo senti. Quella sera ho smesso persino di scrivere il mio diario "tecnico". Che in realtà già nei primi 6 giorni di tecnico aveva ben poco... Volevo però capire quanti km al giorno percorrevo. Quanti pieni. Quante spese. E quindi testa che pensa al conta km, all'ora di partenza, di arrivo... Proprio io... Non ci ero mai riuscita a farlo come si deve 'sto diario tecnico. Proprio come il libretto delle immersioni PADI. Tutta la prima parte di scheda tecnica vuota. Forse la data e il luogo... Non cambierò mai. Apprendere la tecnica per me è complicatissimo. Quella sera sono stata benissimo. Ero tranquillissima ed era bellissimo scoprire pezzi di vita di una persona, cui sapevi perfettamente che non avresti più incontrata. Durante la chiacchierata nomina il forum del Tinga. Attimo di panico, mio. L'ultima cosa che voglio fare ora è dirgli che sono atram. Me ne sto zitta zitta, quatta quatta. Ma si parla di raduni ed io gli racconto dell'Advent. Della festa che è. Che sono, tutti i raduni, di moto.

Ci auguriamo una bonanotte ed ognuno va a dormire nel propio guscio.
Ma non sapevo ancora che le parole ascoltate dalla voce di quel tipo andassero a vibrare corde, in me, delicate e profonde. Quella notte faccio un sogno. Un sogno sereno, eppure particolare. Sogno il ragazzo appena conosciuto. Sogno mio fratello. Quello morto a causa di un trauma cranico. Quello morto perché non aveva il casco. Quello morto perché aveva commesso un'imprudenza. Non si gira senza casco. Non si prova un motore alle 7.00 del mattino solo perché vuoi sentire come tira. Sogno il fratello morto sotto casa perché uno gli ha tagliato la strada. Quando lui era regolarmente, seppur imprudente, nella sua regolare corsia. Destino. O che ne so.

Sogno che io e quel tipo eravamo seduti a chiacchierare, proprio come la sera prima. Ma ad un certo punto vedo arrivare una figura a me familiare: era mio fratello, ed aveva in mano un casco. Era il casco di Optimus Prime. Nel sogno mio fratello si avvicina a quel ragazzo e gli dona quel casco. Il ragazzo lo prende e sorride come se avesse compreso il significato del gesto: protezione. Proteggiti. Amati. Nessuna parola. Nessuna voce di mio fratello. Non me la ricordo più. Non mi ricordo più molte cose di lui.

Sono le tre di notte, i giovani in piazza continuano a ballare. Questa movida mi riporta alla vita, alla realtà. Sono a dormire dentro una tenda, sui Pirenei, ad Andorra la Vella.
Domani è un altro giorno.
Altro da fare.
Altro da scoprire.
Da conoscere.

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15681160 Inviato: 20 Ago 2016 19:41
 

8 agosto 2016 "Freddo, come tu non sai"

Andorra la Vella - La Seu d' Urgelle - Adrall - Sort - La Pobla de Segur - Coll de Creu de Perves - Pont de Suert - Col du Portillon - Col de Peyresourde - Col d'Aspin
Notte in un campeggio da favola.


Mi sveglio stranita. Forse un po' turbata. Il tipo sta già organizzando la sua roba sulla moto. E non è certo messo come me. A proposito mi disse "immagino tu vada in giro in modo imbarazzante"... E beh.. Non ho borse laterali e bauletti. Aveva dato un'occhiata veloce a tuuutta la mia roba e poi mi disse "lodevole"... E sorride. Imbarazzanteeeeeee????.... Chissà cosa mi avrebbe detto se mi avesse vista partire da Nizza per arrivare a casa.....

Fatto è che scelgo di non pensare. Quella mattina faccio solo quello che mi sento. Ho il mio acquerello in mano, colori striati, senza forma. Non esiste forma nella mia mente. È tutto un casino. Non ci sono linee chiare e nette a tracciare qualcosa. Una qualsiasi figura. Nulla. C'è il nulla. Ma ne prendo uno, lo stesso. Uno di ieri sera. Scrivo due righe dietro. E mi avvicino al ragazzo. E gli dico che l'ho sognato. Non volevo raccontargli il sogno. Non avevo intenzione di turbarlo eventualmente. Ma lui desidera sapere. Smette di fare quello che stava facendo, si ferma, si accende una sigaretta e attende. E sia come desideri ragazzo. Gli racconto il sogno, che era comunque sereno. Non gli dico però che la persona che gli ha regalato il casco era mio fratello. Morto su due ruote. Gli dico solo che quel dono arrivava da una persona particolare. Lui è tranquillo. Gli regalo il mio acquerello. Legge la "dedica" e apprezza. E mi dice "si vede che sei un'insegnante". A questo punto ho bisogno io di una gentilezza. Aveva parlato del Tinga. Mi rivelo e gli dico chi sono. E gli chiedo di farmi un favore: mandarmi un messaggio per dirmi che era arrivato a casa e che la sua vacanza era stata buona. Quando voleva. Non so se mi arriverà mai quel messaggio. Ma so che sono stata bene ad ascoltare un mio bisogno. A fare ciò che mi sentivo di fare nel momento stesso in cui lo sentivo. È stato bellissimo regalargli quell'acquerello.

Lo vedo andare via in silenzio sul suo ktm. Ha cura di accendere la moto solo fuori dal camping. Lo sgrido pure perché non indossava pantaloni tecnici. A maggior ragione ricordo il mio sogno... Mi saluta con una stretta di mano. E via.

E via pure io! Preparo tutto. Carico tutto. Prego per la discesa su sterrato. Indenne. Evviva..... E via sulla strada, via sulle montagne, via dentro i Pirenei! Sono sui Pirenei! Dunque cosa ho voglia di fare? Cosa voglio vedere? Dove voglio andare? Un paio di colli qui vicino ci sono. Proviamo a farli. Sempre con tutta la mia calma. La calma del mondo. A tratti inquietudine.

Che meraviglia. Che, meraviglia. Come tu non sai.
Volevo la terra di Spagna. Volevo entrare in Spagna! Sono entrata in Spagna. Fantastico, i cartelloni stradali parlano spagnolo "ricuerde"... E il paesaggio è anche un po' diverso. Più "desertico" meno paesini. Meno caos. Seguo la strada principale, che è comunque bella e ci sono curve che posso affrontare anche ai 70-80 km/H in tutta sicurezza. Costeggio fiumiciattoli e laghetti. Mi fermo a Pont de Suert che sono assestata e accaldata. Trattoria spagnola: muratori, operai, e vacanzieri di passaggio. Qui si deve mangiare da dio. Ma se mangio ora, mi abbiocco in moto. Chiedo solo una Coca-Cola. E adoro sentire parlare spagnolo. Sopratutto i bambini. Ma quanto lo parlano bene 'sti bambini lo spagnolo... Beati loro. Io ci capisco poco nulla. Qui, sono cica o guapa. Presumo sottointendano almeno "femmina". Mi rilasso un secondo per vedere cosa posso fare. E realizzo che devo girare la cartina dall'altro lato. Sono a metà Pirenei! È stupenda questa cosa! Bene! C'è il Pourtillon e il Peyresourde. Che sono entrambi stupendi. Sono i Pirenei!
E poi amo questa cosa: in un attimo sei ovunque. Francia. Spagna. Culture, lingue, diverse. Ma entrambe, lì sui Pirenei! E i militari francesi sul confine, con mitra spianato, ti ricordano costantemente che sei su territorio Francese. Territorio segnato. Dal sangue.

Non saprei descriverti i paesaggi che mi hanno attraversato. Ma ricordo un baretto in cui mi sono fermata. Era simile al mio Vars. Una sosta lì era obbligata. E adoro le soste. Basta un quarto d'ora, 20 minuti, il tempo di un caffè, una sigaretta, il tempo di stare fermi ad ammirare il luogo in cui sei, che ti senti meglio, pronta per continuare. La tua strada. Tu e la tua moto. E sei tu a guidare il tuo sogno. Pirenei!
Bene la meraviglia continua... foto ricordo scattate... Riflessi di nuvole dipinte sul mio casco immortalate... Posso ripartire. Col d'Aspin. È un colle di 1490 mt di altitudine. Ma è incredibile tutto ciò che vedi salendo. Panorami che tu non sai. Non ti aspetti. Ampi. Lunghi. Fantastici come tu non sai. Non sono capace di descriverli. Non sono capace di descrive questo pezzo del Pineta Terra. È stupendo! Che opera meravigliosa hanno compiuto milioni di anni. Chi sono io per beneficiarne così tanto? Ringrazio sempre, quando passo in luoghi così. Così intensi.

Comincio però ad essere stanca. Voglio scendere giù dall'Aspin e fermarmi in un camping.

La discesa pare non finire mai. O forse quando hai già qualche km sulle spalle tutto lo percepisci un po' più pesante.

Sono circa le 18.30. Si sta annuvolando e comincia a fare freddo. Appena qui sotto l'Aspin, noto qualche tenda e un paio di roulott. Ma non sembra un campeggio. Boh... Mi avvicino. Non c'è alcuna reception. Bello. E adesso? Sono stanca. Voglio fermarmi. Un tipo apre un cancello di legno stile ranch e mi infilo. Lui mi guarda, intuisce che sono un po' "fatiguè" e mi dice, fermati qui e pagherai domani. Qualcuno alla reception arriverà.

Un posto incredibile. Solo montagna. Che vedi bene alta su di te. La strada che porta su all'Aspin, un mezzo albergo "fermè" chiuso e una casa. E questo pezzo di terra, anzi di erba. Con una baracca in mezzo che fungeva da bagno/doccia/lavatoio. E il ruscello dove i bambini pescavano.

Quando arrivo per 'sti bambini è una sorta di festa. Incredibile... Loro riconoscono che son una "dame"... "Regarde là dame avec motò".... No guarda, vedi di guardare da un'altra parte prima che faccia un gran casino. E lo stavo facendo il gran casino. Ho fatto il giro di 'sto pezzo di terra. Tutto sterrato ed erba. Mi fermo metto giù il cavalletto, per fortuna sono ancora vicino alla moto e la vedo sprofondare verso sinistra. Con uno sforzo sovrumano e quelle ultime energie rimaste, riesco a tenere su la moto. A risalirci e sceglie zona migliore. Che non esisteva. Ho lasciato la moto sulla stradina... Tanto non doveva passare proprio nessuno.
In montagna l'erba è diversa. È tutta mollosa sofficiosa. Ecco perché piace tanto alle mucche. È di un morbido che tu non sai. Fa freschetto. Monto tenda, gonfio materassino, faccio doccia calda in sto posto improbabile e sono felice di avere per cena zuppa di verdure e quinoa, crostini, il mio olio extravergine e sale speziato. Peccato non fosse caldo a dovere. Mentre preparo la mia cenetta, noto arrivare un motociclista. Anche lui se ne frega. Apre il cancello di legno rosso, mi alzo lo guardo, guardo la mia moto e spero non gli crei problemi. Ma figurati se gli creava problemi. Arriva, tutto imbardato di pelle nera, casco nero e occhi azzurrissimi. Si ferma stupito come tu non sai. Mi chiede da dove arrivo. "Tourin". "Toutseul?" "Oui". "Mais c'est vrai?" Si. È vero! Arrivo da Torino, da sola. In moto. Era sbalordito. Ma brillante come tu non sai.

Io ho fame e nella mia casetta-capanna mangio la mia cenetta. È tutto tranquillissimo qui attorno. Saremo nemmeno in 10 fra tende e camper. È bello come tu non sai. Questo è il camping che mi è piaciuto di più. Molto affine a ciò che desideravo, proprio in quel momento lì in quel posto lì. Niente ristoranti. Niente supermercati. Niente musica in piazza. Solo tu e i Pirenei. Il loro profumo. Il loro freddo, anche.

Bene io ho finito il mio pasto. Sono serena nella mia tenda e ad un certo punto vedo camminare quel motociclista con passo calmo e sicuro, con una bottiglia di vino in una mano, un calice di cristallo, e la sua tazza di alluminio nell'altra. E una mappa. E sta venendo qui. Verso di me.

Questo tipo, francese, arriva così, bello come il sole di maggio, avrà avuto 40-45 anni. Si siede sull'erba accanto alla mia tenda e mi offre questo calice di vino che lì, così, ho amato. Col panorama più bello del mondo, i Pirenei. E poi indossava un maglione di cotone pesante con bottoni e tasche. Ed era un cardigan ktm. No... Per favore, no.... Marta, stai brava. E sono stata brava sì. Che ci mancherebbe. Un uomo con la fede è un'intoccabile. Mi ha fatto strano perché anche lui ha guardato la sua fede. E poi si è messo la mano fra i capelli. E l'ha tenuta lì per un po'. Mi ha fatto sorridere la cosa: non c'è motivo di "nascondere" un matrimonio. A meno che sia lui a nascondere te. Ma io non sono sposata. E ho rispetto del significato intrinseco di un matrimonio. E sono stata tranquilla sì. Niente di peggio in questa mia vacanza di espletare un "rapporto occasionale", col rischio, seppur protetto, di ricordarsene portando a casa virus/batteri/schifezze varie. Anche no, grazie. Non è bello trovarsi in ospedale per un prelievo di sangue, scongiurando il peggio, perché hai saputo che il "fidanzato" ha fatto tante altre cose. Con altre donne. Tutela Marta. Sicurezza. Esagerata? Mah? Tu quando hai fatto l'ultimo controllo??

No. Non è quello che mi interessa "l'occasione". Sebbene mentalmente sia l'optimun. Sai perfettamente quando inizia e soprattutto quando finisce. Sai che, finisce. Punto. Lo sai ancora prima che abbia inizio. Questo dà un senso di "sicurezza emotiva". Non c'è alcun abbandono. Alcuna emozione. Meno che mai sentimento. E quindi non ci sono smancerie. Non avrebbero significato alcuno. Per un giorno. Per una manciata di giorni. Per una vacanza. Ma ci mancherebbe. Via. Via la tenerezza. Via la dolcezza. Via tutto 'sto superfluo. Solo la realtà. Nuda e cruda. E siccome però, l' ho conosciuta quel tipo di realtà, e so come si sta, come sta la mia testa, dopo, semplicemente, ora, evito. Evito alla grande tutto ciò che può nuocere me. Può farmi male. A mio scapito forse. Si. Ma non mi interessa. E poi una come me, non è certo interessata esclusivamente all'aspetto fisico di un uomo. C'è altro. La testa. I pensieri. E l'eleganza.

Sì, c'è una cosa che adoro negli uomini. L'eleganza. E la determinazione. Quel tipo lì, voleva conoscere proprio me, scambiare due parole con me. Ne aveva l'intenzione. Certo ero l'unica motociclista donna, da sola, nel mezzo di quel prato sperduto nei Pirenei. Però lui è stato carino. Ha colto l'occasione e interessato un minimo a sapere cosa ci facevo lì, che giro avevo fatto, da quanto tempo andavo in moto e dove ero diretta, si è presentato con un "dono", il vino, la mappa e le sue parole, e abbiamo chiacchierato. Solo chiacchierato. Avrei anche potuto essere così stanca da non avere alcuna intenzione di fare nemmeno due parole. Perché una donna, qualsiasi donna, è libera. Libera di scegliere cosa fare o non fare. Con chi parlare e con chi non parlare. Con chi fare l'amore e con chi assolutamente no. E nel secondo caso, continuare a vivere serena, senza persecuzioni, schiaffi, pugni, o altro di peggio. Un uomo che sia uomo è più che in grado di gestire la "frustrazione del rifiuto". È in grado di rispettare il "No" di una donna.
Sono una donna da sola in questa vacanza. E sono abbastanza lontana, in terra straniera. Non voglio grane con nessuno. Di nessun genere. E perciò chiacchiero solamente con le persone che incontro.

E nel mio francese malpronunciato, e poco conosciuto ho provato lo stesso ad esprimere il mio pensiero a quel tipo lì: quando viaggi da solo, le persone che incontri ti donano un pezzo della loro vita. Quando sei fermo così, in campeggio, chiacchieri con una tranquillità che non sempre provi nella vita di tutti i giorni. E senti di fidarti di ciò che ascolti. Non avrebbe senso raccontare bugie. Per cosa, per far colpo? Ma su chi? Ma perché? Ma ci mancherebbe. In viaggi così, fra motociclisti che incrociano per caso le tessere del loro puzzle della mappa di una vacanza, non hanno bisogno di raccontare falsità. Si presentano per ciò che effettivamente sono, spogliati da abiti di ruolo lavorativo e famigliare. In viaggi così, ci sei solo tu e la tua testa. Tu e la tua storia. La tua persona. La tua autenticità. E le persone che hai di fronte si fanno un'idea di te per quel che sei lì, in quel momento lì. E ti considerano e trattano per come ti presenti. Per come sei. Ed io sono tutto, fuorchè un'arrogante sbruffona. Anzi, adoro ascoltare.

Questo tipo ha sempre viaggiato. In tutto il mondo. Vive in un'isola dalle parti del Madagascar. Era venuto in Francia per salutare i genitori, che anche loro motociclisti hanno girato il mondo. Il padre gli aveva preparato la moto. Perfetta per il figlio che voleva fare il giro dei Pirenei e andare a trovare il fratello e la sorella. La cura di un padre che prepara la moto che deve guidare il figlio è uguale in tutto il mondo. Parlava 4 lingue fluentemente. Francese, inglese, spagnolo e tedesco. E capiva molto bene l'italiano.

Mi mostra sulla cartina dove è stato, mi racconta di Pamplona e San Sebastian. Ooooooh... Come vorrei raggiungere Pamplona... Come tu non sai. Mi indica il suo giro verso casa. Finiamo il vino e poi, sempre con grande eleganza si congeda. Andava a mangiare anche lui qualcosa. Nella sua tenda. Non aveva alcun altro interesse.

È stato un piacere infinito chiacchierare con questa persona.

Si fa sera. In montagna il buio è buio come tu non sai. E ti avvolge una pace che non ricordi.
Accendo la mia lucina da camping, la metto dentro una bustina rossa per non disturbare, e lì, così, ancora una volta dipingo un acquerello. E quando è asciutto scrivo due righe. Mi alzo e cammino verso la tenda del francese. Gli dico che non avevo nulla da offrire, ma desideravo regalare quell'acquerello. E lui mi dice che mi ha vista tutto il tempo mentre dipingevo. Ed ha apprezzato il gesto. Torno nella mia tenda, mentre lui legge il suo libro. I motociclisti da soli in giro per i Pirenei leggono libri. Anche il tipo del ktm leggeva un libro. Entrambi trattavano di moto. Libri diversi, persone diverse, età diverse. Ma avevano lo stesso suono: il motore di una moto, la ricchezza di un viaggio.

Che freddo Signori lì in quel metro quadro di velo sotto un cielo poco stellato. Tante nuvole nere, nere come tu non sai. Avevo proprio freddo. Accendo il cellulare e vedo un po' di messaggi. Avevo scritto agli amici partiti in moto per le loro vacanze. Volevo sapere se erano tutti rientrati e se tutto fosse ok. In fondo in moto può sempre succedere di tutto. È stato bello, lì, nel mio cantuccio leggere le loro parole. Era andato tutto bene. Seppur con un po' di pioggia. E poi un saluto. Cui rispondo grazie. Perché in quel momento lì, in quella situazione lì, rannicchiata e infreddolita dentro il mio saccoapelo quanto mai avrei voluto potesse essere vero. Per il senso del calore che lascia, un abbraccio. Ma io non so più cosa significa. So farlo. So regalarli i miei abbracci. Sono io che decido, non ne ho paura, è un bisogno, è spontaneo e naturale avvicinarmi e abbracciare. Ma essere abbracciata è altro. Altro che io non so più come si sta. Non so più da un tempo che tu non sai. Ma io sì. Io lo so. È un tempo infinito.

La notte è fredda e piovosa. Acqua sulla tenda. Acqua dentro la tenda. Acqua ovunque.

Ultima modifica di atram il 20 Ago 2016 22:26, modificato 1 volta in totale
 
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15681161 Inviato: 20 Ago 2016 19:42
 

9 agosto 2016 "Piove. Niente Tourmalet. In compenso c'è Lourdes... Come sono fortunata..."

Pioggia
Col d'Aspin - Lourdes
Albergo "Le commerce"


Mi sveglio presto. Ci svegliamo tutti presto. Ha piovuto tutta la notte. È tutto bagnato, moto, prato, tenda. È tutto nuvolo. Le nuvole in montagna non scherzano. Fanno bene il loro lavoro: accupano. Tutto grigio. Tutto fermo e silenzio. Non si sentono nemmeno scendere o salire le moto sul colle. Non c'è nemmeno il tipo dell'albergo per poter pagare il camping.

Il motociclista francese mi offre un caffè caldo che ho apprezzato come tu non sai. Entrambi guardiamo la mappa, ognuno cerca di capire cosa è meglio fare. Di sicuro non si può rimanere lì. A 12 gradi. Il francese aveva il termometro... Quando ho letto non ci credevo. Dovevo raccogliere tutto e spostarmi. Ma dove? Io volevo il Tourmalet! È qui dietro! Ma con sto tempo proprio no. Che sappia io è il più impegnativo dei Pirenei, fra i più alti, 2115 m. Questioni di sicurezza, la mia. Oggi lo evito. Già ma dove vado? In un'altro campeggio sarebbe uguale. Non avrebbe senso.
Non ci credo. Guardo la mappa. Lourdes è ad un passo e lì sicuro ci sono alberghi a ameno di 50€ senza bisogno di prenotare. Bene. Mi preparo e mi dirigo verso l'ultima meta da me anche solo ipotizzata in questo viaggio.

E quel tratto di strada dal Col d'Aspin a Lourdes, fra la pioggierrllina sottile ed un timido sole è bello come tu non sai. Verde, come tu non sai. Pochi km, ma pacati e rilassanti.

Garmin è fantastico. Mi porta sempre nel posto giusto. Sono a Lourdes. Non ci credo.

Trovo l'alberghetto, con una stanzina in soffitta deliziosa come tu non sai e lascio tutto lì. Doccia calda di un'ora. E poi crollo per un po' nel letto. Mi sveglio che è pomeriggio. Non so cosa fare. Me lo faccio un giro qui oppure sto ferma? Cammino di nuovo per queste vie a risvegliare ricordi e pensieri o me ne sto buona buona in stanza?

Sono a Lourdes. Lo avevo detto alla famiglia. Persino mia cugina si è messa a ridere. Non ci credeva. Propio io. A Lourdes... Secondo mia madre ne avevo bisogno... Secondo me qui sono tutti pazzi. Ma ho rispetto di tutto e di tutti. Mi ordinano bottigliette di acqua da casa... Perciò sono in piedi e cammino per Lourdes.

Ma questa volta sono da sola. Non sono con la scuola nei miei ben due viaggi di classe delle superiori col treno dedicato in partenza da Porta Nuova. Non sono nemmeno con un ex fidanzato, un lupo travestito da agnello. No. Sono da sola. Felicemente da sola.

E soprattutto, sono un'Altra. Quella Marta di quel tempo, non esiste più. Già all'epoca ero disgustata dai convenevoli della scuola che frequentavo. Più eri devota e pia e maggiore era la considerazione di te. Più grana avevano i tuoi e più erano lodati e stimati. E quindi tu "valorizzata". Questo mi è rimasto di quella scuola. L'ipocrisia, come tu non sai. C'era una ragazza su quel treno che si era dimenticata di prendere l'acqua. È entrata in bagno alla Stazione di Porta Nuova e ha riempito la bottiglietta. Un'altra dormiva lì al collegio della scuola. Dietro al quadro della santa devota aveva una foto di Kart Cobain. Ed entrambe erano il pupillo degli insegnanti. Io che a viso aperto, in quel contesto ecclesiastico mi ero permessa di esprimere un'opinione dicendo che secondo me non era giusto arrivare all'altare vergine, fui segnata nel libro nero. E peggio, tratta come la pecorella smarrita. Anni assurdi quelli delle mie superiori. Ma incredibilmente sono ben contenta di aver frequentato proprio quella scuola lì. Aver acquisito proprio quel titolo di studio lì. Grazie al quale posso insegnare, in meravigliose, ruspanti, concrete e vere quanto tu non sai, scuole statali.

Sono a Lourdes e non credo molto in Dio. Cammino qui un po' smarrita. Ed è pazzesco tutto quello che vedo. Bancarelle ovunque. Negozi ovunque. Si vende di tutto. Dalla bottiglietta da 10ml al calister di 25 lt, santi e santini, madonnine in plastica, porcellana e metallo... C'è pure il "Palais du rosaire". Lourdes è il pozzo di San Patrizio della Francia. E poi mi viene in mente la scena di un film. Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli. Quando ero bambina e ci credevo, non immaginavo che Gesù potesse arrabbiarsi. Beh, fu in quel film che mi ricredetti. Gesù, interpretato da Robert Powell, poteva arrabbiarsi eccome. Me lo ricordo in quella scena. Aveva ribaltato tutto. Tutte le bancarelle. Tutte le offerte e i sacrifici. Era furente! Non era ammissibile che si potesse mercanteggiare "nella casa de Padre". O giù di lì.

Qualcosa non mi torna. Ma qui le persone comprano questi souvenir con una tale devozione e silenzio che mi lascia impressionata. W la libertà. La libertà di professare la propria religione. E di rispettarle. Ma qualcosa continua a non quadrarmi.

Lourdes sono le persone che camminano davanti alla grotta, sono le candele accese ripiene di preghiere e speranze, sono le calze bianche delle infermiere, sono le carrozzine quante tu non sai. Prima farme e poi in movimento. Sono le voci di tutto il mondo. Ogni lingua è qui. Sono le fontane che sgorgano acqua, ritenuta da molti miracolosa. Per me è fresca come tu non sai. Lourdes sono gli scalini scavati dai passanti. Quanti passi può reggere una pietra? Sono due lucchetti su un mancorrente. Uno all'inizio e uno alla fine. Una promessa? Lourdes è un mosaico di pietre coloratissime, che fotografo. C'è oro lì in mezzo. Brilla. Lourdes è quella corona gigantesca dorata. Sono le guglie della chiesa che dietro le nuvole in controluce divengono inqueitanti, Lourdes è il torrente lì accanto. Scorre da millenni. Lourdes sono le statue di marmo della "Maison Raffl Paris", sono i cartelli che indicano WC nel giardino d'entrata del santuario. Lourdes è sacro e profano. Sarebbe interessante organizzare un addio al celibato da queste parti. Chissà se li fanno. Qui i giovani come vivono? Quanto ne sono condizionati da questo luogo? Quanto può influenzarti un luogo del genere? Dipende. A me ha emozionato più Arles. Mi spiace. Ma è così.
Ma per chi ci crede, essere qui, avrà certo un suo significato. Raccoglimento. Preghiera. Non so. A dire il vero a 15 anni in quel mio primo viaggio, ero rimasta sbalordita allo stesso modo di adesso. Non è possibile tutto 'sto commercio.... Ma a Roma è uguale. Forse peggio... Boh...

Ma oggi, ammetto, che mi viene pure da pensare altro. Lourdes insegna che l'integrazione delle persone con difficoltà, malattie e disabilità più o meno gravi può esistere. È veramente tutto organizzato alla perfezione. Possono accedere quasi ovunque. Molto bene, ma se tant'è, non è che magari quelle persone vorrebbero pure, allo stesso modo, starebbero pure bene, anche e non so solo, magari alle terme? Magari a praticare sport in un qualche modo accessibili? Le Paralimpiadi narrano storie di straordinaria tenacia e determinazione. Voglio dire se è possibile tanto volontariato e tanta attenzione a luoghi come Lourdes, e qui sì sono davvero capaci in questo, può essere immaginabile qualcosa di simile anche in altri luoghi? Ed offrire così l'opportunità di tutto, soprattutto di sceglie, e l'uno e l'altro? Non propriamente, esclusivamente, religiosi? Casinò? Discoteche? Bar? Ristoranti?... Spiagge!! Ma possibile non ci sia l'accesso in autonomia o con aiuto per una persona disabile in carrozzella! Come siamo indietro. Mi fermo. Ho altri mille pensieri. Ma non voglio pronunciarmi oltre. E ancora, le mie, sono opinioni, in quanto tali del tutto opinabili.

Mi viene in mente un collega, un filosofo. Un giorno si parlava in aula Docenti di dio, degli atei ecc. Gli dissi che ci credevo poco. Ero piuttosto propensa alla teoria del BigBang. Lui mi rispose che in realtà gli atei invidiavano i religiosi. Lo guardai con profondità immensa negli occhi: "Senti, fammi andare in classe và". Boh...

Finisco il mio giro, prendo pure l'acqua per chi la desiderava, ma non entro nelle Chiese. Mi sentivo a disagio. No aveva senso il mio passaggio lì. Nel rispetto di chi invece, era immerso in preghiera.

Comincia a piovigginare di nuovo. Cammino e c'è tanta polizia. Pure per entrare nel santuario controllavano zaino e borse. Alle suore un po' meno... (Proprio non sono capace di stare buona eh..)

E ad un tratto ho come un quadro davanti a me. Sul letto del fiume si riflettono le mura e le luci dei palazzi che lì sopra paiono galleggiare. Sono stupendi. Ed i pescatori lo sanno. Sono lì, sembra essere gente di Lourdes. Scatto qualche foto. Un paio di primi piani delle canne da pesca. Sono stupende. Lourdes è, i suoi abitanti. Ed è un ristorante dove mi siedo per un pasto caldo. Un piatto di tagliolini al salmone. Anzi tag-jolini al salmone...

Torno in albergo. Fantastico. La moto è a posto qui sotto. Salgo in stanza. E crollo in quelle lenzuola bianche e fresche come tu non sai. Domani il meteo dice sole. Domani voglio il Tourmalet. Lo voglio come tu non sai.

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15681163 Inviato: 20 Ago 2016 19:44
 

10 agosto "Tourmalet. Come tu non sai."

Lourdes - St Marie de Campan - Col du Tourmalet - Arras en Lvanden - Col de Soulor - Col d'Abisque - Col du Portalet - Biescas - Jaca

Notte camping Jaca


Non ho dormito bene. Sarà Lourdes, sarà il temporale nella notte, saranno i miei pensieri, ma ciò che speravo fosse una notte intera di sonno, scopro essere una notte insonne.

Ma c'è il sole. Apro la finestra sui tetti grigi di Lourdes e c'è il sole. Non posso chiedere di più. Preparo tutto. Faccio una colazione lì in albergo carica che tu non sai. Oggi Tourmalet. Pago esco. Preparo la moto e c'è un francese motociclista. Anche lui Pirenei. Ma solo quelli francesi. Non ci credo. Cos' hanno quelli spagnoli che non vanno? È da matti. I Pirenei sono montagne! Stupende! I confini li abbiamo tracciati noi uomini. Noi, li chiamiamo spagnoli o francesi. Ma sono montagne. Punto. E gli dico che voglio andare sul Tourmalet. Il tipo guarda me, la moto e il carico. E mi chiede se sono sicura. Si informa da quanto tempo ho la patente e da quanto guido. Incomincio a preoccuparmi. Mi dice di stare molto attenta. A tutto. Curve, tornanti e animali per strada. E soprattutto ai ciclisti. Che arrivati lassù c'è "tout le monde" ... (..il tipo non è mai stato sullo Stelvio)

E va bene. Metto pure i guanti invernali. Avevo letto sul report di Bertrand che faceva un freddo pajura... Però in realtà così non sento l'acceleratore come prima. Meglio con i guanti di pelle estivi. E così mi fermo e li ricambio. Sicurezza. La mia. Patirò un po' il freddo, ma al comando del manubrio devo sentirmi sicura. E vado. Riparto. Verso il mio sogno. Sto andando verso il mio sogno. Io e la mia moto.

E la strada è dolce. In realtà è dolce. E si sente l'aria di montagna. E si vede la montagna nuda di pelle d'erba verdissima. E si vedono le mucche sulla strada. E vado piano. E salgo. Un tornante, concentrata Marta, guarda la strada. Poi un altro. Concentrati, guarda la strada. E continuo, la mia salita verso il Tourmalet. La mia salita verso me. La mia salita sul mio mondo. Ed è lì. Il Tourmalet. Con la sua bici di ferro come monumento. Con la sua targa in pietra, il suo piccolissimo negozietto e quel bar. Cui ho versato lacrime come tu non sai.

Arrivo su al Tourmalet e riesco a parcheggiare la moto in modo decente. Ci sono tanti altri motociclisti. C'è sole. Il cielo è così limpido che vedi tutto. È imponente anche il Tourmalet. Come tratti delle nostre Alpi. Scendo dalla moto. Poso il casco. E mi guardo attorno. Ci sono. Sono sul Tourmalet. Gli occhi cominciano a velarsi da soli. Non ci credo. Sono dentro quelle fotografie che postavo sul forum questo inverno. Sono davvero io e sono davvero qui. Mi scatto due foto. E gli occhi sono sempre velati.

Poi, entro in quel bar. Caldo e accogliente come tu non sai. Mi siedo accanto alla finestra. Poso il casco. Il navigatore. I guanti. Il sottocasco. Ordino un tè caldo e una fetta di torta ai mirtilli. Arrivano entrambe le cose. Ed io le guardo. Guardo lo scontrino "Col du Tourmalet" e piango. Un pianto così composto come tu non sai. Silenzioso e mesto come tu non sai. Ero lì. Io ero lì. Io che non dovevo, che non potevo, che non sapevo, che è meglio di no, che lascia stare, che fai altro, che fai attenzione, che perché proprio i Pirenei, io che sono caduta, io che mi sono fratturata, io che non sono capace di andare in moto, io che devo imparare a guidare la moto, io che sono una madre, io che sono una donna, io che sognavo e basta, io che sono un niente infinitesimale su questa terra, io, proprio io sono qui. Sono sul Tourmalet. Io lo volevo. Io l'ho raggiunto. Ma quella torta ai mirtilli mi fa piangere come tu non sai. Io sono sul Tourmalet, da sola. Realizzo. Realizzo anche questo. E fa un male, che tu non sai. In quell'istante sono la persona più sola su questo mondo. Realizzo che non sono capace. Non sono più capace di stare con gli altri. Realizzo che posso andare ovunque. Ovunque io voglia. Perché la determinazione di una donna è più potente di qualsiasi altra cosa al mondo. Ma cosa me ne faccio della mia tenacia? Della mia caparbietà? A cosa mi serve? Sono da sola lì in quel bar. A perdermi dentro pensieri. Che nemmeno scrivo. Non li voglio nemmeno vedere su carta. Sono da sola lì in quel bar a perdermi guardando il vapore del te che si dissolve nell'aria. Io mi sto dissolvendo, nel nulla.

E però, nonostante tutto, nonostante la consapevolezza stritolante di essere una donna da sola da un tempo infinito, nonostante tutto questo, penso che il mio tè caldo e quella torta di mirtilli valgono come tu non sai. Io sono forte come tu non sai. Sono fragile come tu non sai. Ho paura come tu non sai. Di sentire. Il mondo. Gli altri. Le persone. Il Tourmalet.

Il Tourmalet, ha significato tutto questo. Ha inciso in me un pezzo della mia vita. Scolpito la mia solitudine e brillato il mio coraggio. Di esserci. Di continuare. Di andare Oltre. Guarda la strada Marta. Guarda Avanti.

Piango inesorabilmente. Ancora e sempre silenziosamente. Senza disturbare chi lì è felice per la sua conquista. Ciclisti. Chi lì è di passaggio con la ragazza o gli amici. Motociclisti. Mi guardano tutti. Cameriera e proprietario. Bambini. Nessuno osa rivolgermi la parola. Colgo un senso di rispetto, che tu non sai.

Ma mi concentro. Devo ordinare ai miei occhi di smettere. C'è ancora molta strada da fare. Vietato piangere dentro al casco. Vietatissimo.

Mi alzo. Vado in bagno. Mi sciacquo il viso. Irriconoscibile. Gonfi e rossi i miei occhi. Sono un mostro. Un mostro di donna... Un mostro di motociclista...

Lascio le mie lacrime. Butto via quei fazzoletti bagnati di sofferenza e gioia pure. E vado a comprarmi un ricordo... Più significativo non potevo trovarlo: pelle. Un portamonetine di pelle con inciso un castoro. E una parola "Tourmalet".

Accendo la moto. Metto il casco. E sorrido... Non riesco a tirarla indietro. Come amo questi tratti di realtà concreta, ti riportano con i piedi per terra. Chiedo a due motociclisti di darmi una mano. Si prodigano... E con una leggerezza che io mai avrò, uno dei due sposta la mia moto. Mi fa i complimenti e mi saluta, con quella frase che tanto adoro "Bone rute"..

Giù. Si scende giù. Ho voglia di Spagna. Ho voglia di Pamplona. Magaaariiii.... Figurati se ci arrivo... Figurati se, non, ci arrivo. Non oggi. Domani.

Ho ancora molta strada e altri due o tre passetti. Subito non sono del tutto concentrata. La testa è ancora al Tourmalet. Ma poi quel che vedo è così incantevole che stop, basta pensieri al Tourmalet! La testa deve essere qui. Al presente! Sulla splendida strada che sto percorrendo. Su questi paesaggi. Su questi Pirenei! E così guido a velocità a me sicure e percorro il Col de Soulor, il Col d'Abisque, e il col du Portalet.

Ooooooooh caro lettore, cara lettrice... Il Col du Portalet è bello, come tu non sai. A dire il vero non ho sentito impegnativi tecnicamente nessuno di questi, nemmeno il Tourmalet. L'Agnello è impegnativo. Lo Stelvio è impegnativo... La Bonette... mi è parsa straimpegnativa... Ma questi no. Alle mie velocità ovvio... Sempre entro i limiti. Da brava cittadina rispettosa delle leggi...

Comunque il Portalet è una favola. Arrivi sù e non ti aspetti una specie di altopiano verdissimo, freschissimo, trafficatissimo. Lì sì, c'era davvero tutto il mondo. Ma è sul confine. E fa ridere la cosa perché c'è il nome scritto sui due cartelli uno appiccicato all'altro... Nelle due lingue francese e spagnolo...

Io proseguo... Sono di nuovo in Spagna! Voglio Pamplona. Ma accipicchia. Sono stanca. Comincio a sentirla sulla schiena e sui polsi la mia tensione. Ascoltati Marta... Fermati. E così decido di cercare un camping. Azz. Problema, da dove sono il più vicino è 30km... Sono stanca ma chissene. Avevo superato Jaca. Ma ci ritorno: il camping è lì.

Dunque, arrivo in questo camping che evidentemente devo essere visibilmente provata. Ma io non lo so. Io non me ne accorgo. Gli altri sì.

Il campeggio è particolare. La zona è particolare. Non più montagne altissime e verdissime. Ma qualcosa di più basso. Di più dolce e morbido. Collinoso. E color oro. Qui mi ricorda il primo paesello visto salendo da Perpignan. È caldo questo posto. Ma qui c'è un non so che di nomade come tu non sai. Non è il supercampeggio attrezzato come ho visto in Francia. No è più casalingo. Più easy. E di nuovo mi stava per volare la moto sul prato. Ma questa volta ero sopra ed è stato facile reggerla. Scendo. Mi tolgo il casco. Tolgo il ragno, le cinghie, lascio giù la borsa. Tolgo la tenda. È ancora bagnata dal Col d'Aspin. La apro. Con tutta la calma del mondo. È fracica. Gonfio il materassino. È bagnato fradicio pure lui. Stendo il lenzuolo fra la tenda e la moto. Non posso dormire all'umido. Lascio il materassino fuori li di fronte ad asciugare. E poi vestita ancora da moto, mi ci siedo sopra. Esausta. Apro lo zaino, prendo le sigarette, gli acquerelli e dipingo. Fumo e dipingo. Lascio su quella carta tutto il colore del mondo. Sempre così, senza forma. Solo colore. Acqua e colore. Acqua che brilla al sole. E mi innamoro di una pianta che gioca al sole e al vento. E per terra disegna luce e ombra che tu non sai.

Messa così, in quello stato lì, devo aver fatto pena. Compassione. Tenerezza. Non lo so. I quattro ragazzi spagnoli nel camper accanto mi offrono una lattina di birra. Il tipo arriva senza dire una parola. Ci sono situazioni in cui propio non è necessario parlare. E quella birra era fredda e buona come tu non sai. L'ho aperta amando il suono della linguetta di metallo che si torceva e andava giù. L'ho bevuta come se fosse stata l' acqua di Lourdes. Ma non è finita. Devo essere messa così male, che la coppia di francesi nel camper mi offre due fette di melone. Che io, imbarazzata per tanta cura, non riesco a credere a cosa mi sta capitando. E mangio quel melone dal sapore così dolce come tu non sai. E mi alzo e regalo a quella coppia un mio acquerello. "Non ho nulla Signora, ma almeno questo è per lei". La donna dal cuore d'oro torna con un piatto d'insalata, pane e un tovagliolo. Per me. Tutto per me. Senza che io chiedessi nulla. Dicessi nulla. Facessi nulla. Mi sono sentita a disagio come tu non sai. Non sapevo come "ripagare". Non sapevo nemmeno se fosse giusto farlo. Ero in una situazione surreale. Ma incredibile, avevo fame. Ho mangiato. E ho bevuto quella birra. Alla goccia. E mi è venuto in mente un libro. O forse tante situazioni. Il libro è "Nel mare ci sono i coccodrilli". Lo ha scritto un mio allievo. Afgano. Lui sa cos'è la fame. Quella vera. Non certo la mia. Ci mancherebbe. Ho pensato a tutti quelli che per strada scrivono su cartoncini "ho fame". Ho pensato ai Paesi in cui si muore, di fame. Ho pensato che non avevo fatto nulla per meritarmi quell'insalata, quella birra. Ho pensato che anche a me è capitato di comprare panini e lasciarli a chi per strada, ha fame.
Che valore ha quel panino. Che sapore aveva quella mia insalata servita lì, così, in quel momento lì. Un sapore che tu non sai. Un valore che tu non sai.
Gentilezza, solidarietà, altruismo, attenzione, cura, protezione, ascolto, è arrivato tutto in quel camping. Così nomade. Così inaspettato. C'è mistero nelle persone. C'è bontà nelle persone. O almeno in quelle, lì incontrate.

Comincia a farsi sera. Finalmente è tutto asciutto. Poso tutto in tenda. Devo fare per forza il bucato... Sono stanca non ne ho voglia, ma vado. E signori.... Come ho fatto bene andare propio in quel momento in lavanderia. Un tugurio, con finestre e tende. Tolgo le tende. Ed é un quadro quello che ho di fronte. Il tramonto sull'oro. Colori che tu non sai. Quale grande artista è il sole, lì. Ho amato fare il bucato lì a Jaca, al camping Victoria.

E ho steso tutto sulla moto. E sentivo acclamare gli spagnoli. E ho regalato anche a loro un acquerello. E cosa per me incredibile, hanno apprezzato. Anche loro hanno apprezzato quell'insignificante rettangolo colorato... Ma era carino. Il momento era carino. Pure lì con quei quattro lì, che stavano vedendo una partita di calcio: Barcellona-Sampdoria... Spagna Italia. Stracciata come non mai.... Haaaaa... Calcio: dici Juve e si illuminano gli occhi di tutti. Tutto sommato pure i miei. Juve è casa mia.

Crollo. Nella mia tendina crollo. Fiacca di tutto. Della mia giornata dei miei km di pensieri. Ed emozioni, come tu non sai.

Ultima modifica di atram il 20 Ago 2016 22:50, modificato 1 volta in totale
 
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15681164 Inviato: 20 Ago 2016 19:45
 

11 agosto 2016 "Voglio l'Oceano. Voglio Biarritz"

Jaca - Ponte la Rena - Pamplona - Oricain - Urrugne - Biarritz
Camping Le Pavillon Royale


Bene.. Vento. Una notte al vento. Ancora. Uff... Ma oggi in programma ho Pamplona. E se riesco l'Oceano. Biarritz. Vediamo un po' cosa riesco a fare...

Colazione lì in camping in un bar che scopro essere frequentato da muratori, carpentieri, operai e camionisti. Non da turisti. Donne. Da sole. In pantaloncini e mogliettina. Sono l'unica donna. Mi sento a disagio. Ma pare siano tutti abbastanza concentrati su birra e alcol. Alle 10.00 del mattino. Mi faccio 'sto caffè e latte in tempo zero. Torno in tenda e smonto tutto. Incomincio un po' a rompermi le palle di monta e smonta. Ma devo...

Moto pronta si parete. Oooooooooooooohhh caro lettore, cara lettrice.. quello che vedi su questa strada è bello come tu non sai.... Ricordi il tramonto che ho amato a Jaca... Bene il paesaggio è tutto così, colline morbidissime e specchi di azzurro nei laghi, ma è tutto molto selvaggio. Ampio, dà un senso di respiro. Strade buonissime. Viaggio che è un piacere. Solo,il vento ogni tanto è fastidioso. Comunque arrivo nei pressi di Pamplona. Che mi è parsa caotica. Traffico e casino. Che pizza. Non ho voglia di casino. Se continua così me ne vado. Quanto sono scema. Hai un navigatore spaziale, usalo! Non è stato necessario... Il centro era sotto i miei occhi. Parcheggio. Lascio la moto carica per forza di cose. E vado a fare due passi. Voglio vedere con i miei occhi quanto sono "fuori di testa" sti spagnoli. Pamplona è famosa per la corsa dei tori di San Firmino. Che di certo non amo. Non la comprendo. Non ne sento lo stesso ardore cui ne vivono gli spagnoli. Anzi. Mi spiace pure per quel toro. Non è molto naturale la cosa. Povera bestia. Ma è solo un'opinione. Non vorrei urtare la sensibilità di nessuno. Anzi... Mi sà che a Pamplona è stata urtata la mia di sensibilità... 2.345,7 negozi di carne. Di ogni tipo, in ogni formato. Ho visto panini e focacce con prosciutti che tu non sai. Succulenti senza dubbio per chi ama la carnazza... Ecco, quella non sono più io. Quella Marta là non c'è più. È così. Non mi sento più di mangiare carne. Se posso evito.

Giro per Pamplona che ho un caldo becco. Turismo a piedi in tenuta tecnica è improponibile. Scatto foto qui e là. E mi colpiscono tre cose:
1 - i leoni reali con la corona in mezzo incisi sul palazzo del Comune: mi trovo nel Regno di Spagna.
2 - l'arena di Pamplona è il cancello di legno altissimo per contenere i tori (poverini)
3 - i portaimmondizia disegnati con i fumetti - estro creativo ribelle a manetta

Lascio Pamplona quasi subito. Giro davvero veloce. Non è il mio posto. Però posso dire di averla vista. Ma non certo di averne respirato e condiviso lo spirito.

Roba che può accadere solo davanti all'Oceano. Cui naturalmente ci arrivo. Biarritz.

Sono felice come tu non sai. Arrivo in questo campeggio che non vedo l'ora di smontare tutto. E farmi il bagno nell'Oceano. Camping pieno di olandesi, inglesi, tedeschi e naturalmente francesi. Pochissimi gli italiani. Moto pure. Non neo ne ho viste molte. Piuttosto furgoncini Volkswagen e camper di ogni forma... Tende di ogni forma. E tavole da surf. Ovunque. Sotto i camper, accanto all'albero, vicino al tavolo, di lato, a pancia in giù a pancia in sù... Tutte bellissime. E mute. Un boato di mute appese, colorate come tu non sai. In quel camping c'è la doccia apposta per sciacquare le tavole da surf, perché Biarritz è questo: Surf. Ed è bellissimo essere propio lì, in costume e asciugamano. E camminare per quel campeggio che dà accesso diretto all'Oceano. Che suona una musica che tu non sai. Suona il Tempo. Ha rumore sordo l'oceano, le sue onde. Lascio giù asciugamano, e via. Voglio quell'acqua sulla mia pelle. Voglio immergermi nell'Oceano. Ed è bellissimo avere i piedi lì dentro. Camminarci. Tuffarcisi. È diversa l'acqua dell'Oceano, é più leggera, più fluida. Ha un sapore di, di, non lo so, di Oceano.

Non era la prima volta che vedevo l'Oceno. Ma era da tanto tempo che non lo riascoltavo. E penso che gli altri non se ne rendano conto. Chi da queste parti ci abita ci è abituato. Magari loro, non hanno mai visto il Mare Nostrum. Ma certo, il nostro sì che si può definire "Nostrum": é microscopico. Ha confini ben precisi e delimitati. Mare che i romani conoscevano meglio di me sicuro. Ma l'Oceano, è altro. È tutta un'altra cosa. L'Oceano è il luogo, come la Cime de La Bonette, che rimette in sesto il tuo posto nel mondo. Può fare paura. L'Oceano conserva in sè un'energia impressionante. Tu la senti Quell'energia. È l'energia dell'origine del mondo. Ti attraversa. È penetrante. Tu fai il bagno lì, ma sei dentro acqua che ha miliardi di anni. Acqua che era nascosta in pioggia di meteoriti, che arrivavano chissà da dove, e chissà perché. Acqua racchiusa lì dentro come un dono dallo spazio. Dischiusa sulla roccia incandescente del nostro pianeta. Miliardi e miliardi e miliardi di anni fa. Abbiamo una concezione particolare del tempo. Noi riusciamo a ragionare in anni, forse in secoli. Ma non riusciamo, o almeno io, a comprende il Tempo del Pianeta Terra. Mi chiedo come fosse, quando tutto era roccia e acqua. Chissà che magnifico colore aveva quell'infinito. Senza confini. Senza terre emerse.
Biarritz è Oceano. E Oceano è vita come tu non sai. O forse sì, tu lo sai. Batteri unicellulari, le prime forme di vita, sul nostro Pianeta Terra. Oceano è evoluzione, come tu non sai.
Biarritz è una roccia enorme sulla spiaggia che al tramonto brilla smeraldo. Come tu non sai. È meravigliosa quella roccia. È lì, sicuro da mille e mille anni. Ed è Oceano il suo profumo. È vita la sua presenza! Così verde!

Biarritz è una passeggiata sulla spiaggia, a raccogliere sabbia dell'Oceano. È stare seduti lì, così, solo a contemplare. O forse desiderare di essere in mezzo, fra di loro: agli allievi di una scuola di surf. Come adoro gli insegnanti, tu non lo sai. Trasmettono la loro passione, loro lì, i segreti dell'Oceano, per solo assecondarlo, almeno in un'onda, un solo attimo. Amarlo, e rispettarlo, anche così. I surfisti, sono belli come tu non sai.

Biarritz sono i ragazzi seduti in cerchio sulla spiaggia di sera, sono braccialetti coloratissimi e capelli biondissimi. Biarritz è una ragazza assorta accanto alla sua tavola da surf. Biarritz è un ragazzo in scuter ed infradito: con una mano guida e con l'altra tiene la tavola.

Biarritz è diversa da ciò che tu sai: ciò che conosci, in quel ramo del Mare Nostrum. Biarritz non è Alassio. E nemmeno Nizza. Biarritz è Biarritz...

Ed è pure un ristorante, in cui ordino le classicissime moule & fritts ( cozze e patatine fritte) e c'è da ridere. Io scrivo e fotografo. Anche le portate. Il tavolo accanto è convinto io sia un cheff o una giornalista di chissà quale testata. Fatto è che tutti i camerieri mi trattano benissimo. Persino il proprietari mi chiede come mi sono trovata nel loro locale. Mamma mia che ridere.... Giammai io mi trovi a scrivere di locali. Ciò che chiederei è di vedere la cucina, scriverei rimanendo in cucina, mica seduta al tavolo... Giudicherei con criteri diversi un locale... Perché un locale non è mica solo il piatto che esce dalla cucina. Un locale è prima di tutto il suo personale. È una squadra. Se questa funziona bene, allora tutto gira bene. Ma se va male, attriti, casini, conflitti, è un macello. Il cliente lo vede, lo sente e lo mangia. Mangia il nervoso altrui. E non è bello. Soprattutto se hai deciso di andare a mangiare fuori per evitare il tuo di nervoso...

Comunque pago, dicendo che era tutto perfetto. E rido da sola, come tu non sai.
E torno in moto di sera, che con solo i jeans e una maglietta, a guidare così, mi sento nuda.

Notte da urlo: al camping mega galattico di surfisti c'è concerto. Fjesta pajura. Io a dire il vero salto di brutto. Vado a fare ungaro in spiaggia. E l'Oceano di sera, è coinvolgente come tu non sai.
 
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15681166 Inviato: 20 Ago 2016 19:46
 

12 agosto 2016 "Donde estàs Marta?"

Biarritz - Sta Jan Pie du Port - Roncisvalles- Burlada - Jaca - Biescas - Fiscal
camping a Fiscal El Jabali Blanco


Mi sveglio serena. Rismonto tutto e carico sulla moto. E quando vado via è un po' una festa: i bambini accompagnati dai padri e le madri si avvicinano a guardare la moto. E sono bellissimi, i bambini in camping, come tu non sai. Ma 'ste stradine di campeggio le odio comunque. Bene, sui Pireeni ci sono stata. Il Tourmalet mi ha trapassata. L'Oceano l'ho contemplato. Ora casa. Voglio tornare a casa. Ma prima Roncisvalles e Navarra. Care persone mi hanno detto che la Navarra era una favola....

Fa un caldo pazzesco. C'è un traffico pazzesco. Via di qua subito. Dunque devi sapere caro lettore e cara lettrice, che in buona zona della Spagna e pure un tratto di Francia c'è un cartello. Che però a 'Na certa non sopportavo più "Cammino di Santiago". Non ho voglia ora di vedere su internet tutto 'sto cammino. Ad ora so due cose, anzi tre:
1 - ero ragazzina, mia cugina mi raccontò che una sua amica, fece sto cammino. Durante sto cammino s'innamorò follemente di uno che faceva lo stesso cammino. Tornarono a casa, si sposarono. Immagino abbiano figli...
2 - conoscevo il titolo di un libro "Il cammino di Santiago" di Paulo Coelho. Mai letto.
3 - ho letto un libro "Undici minuti" di Paulo Coelho. La storia di una donna. Di una puttan@. E nel mezzo c'è sto benedetto cammino.

Non so altro. Probabilmente mi dovrò fustigare per questo.... Ma di quel cartello in moto, non ne potevo più. 3456,34 ciclisti e 23376,18 persone a piedi in autostop. Tutta roba da schivare sapientemente ovunque. Curve, contro curve, tornanti, salite e discese. Teletrasporto. Urge invenzione: teletrasporto. Io giuro che in queste vacanze, ci fosse stato, lo avrei utilizzato. Solo una volta: nell'ultima tappa verso casa. Delirio.

Comunque viaggio, stando attenta a tutto, soprattutto alla strada. Che è bella qui. Mi piace. Nulla di preoccupante. Corsie enormi e velocità accessibili anche a me. E pian pianina arrivo a Roncisvalles. Perché tappa qui? Perché è storia. Carlo Magno, La Chanson de Roland, la battaglia di Roncisvalle nel 778. Le solite robe: ci mettiamo d'accordo, tu mi aiuti, io ti do questo in cambio, però se mi tradisci faccio un casino della m@donna. Sù per giù è andata così... E come ora, da allora, non è cambiato nulla. Le guerre esistono. Soprattutto quelle ad apparenti fini religiosi. Cristiani e musulmani. All'epoca, per quel che so, si forzavano le persone in un credo. Altrimenti morivano. Penso agli ultimi fatti accaduti in Francia cosa è cambiato?

Ma stop pensieri. Roncisvalle a dire il vero non mi ha lasciato nulla di che. Troppi turisti e ancora il cammino di Santiago onnipresente. Via. Via di qua. Voglio la via veloce per tornare verso casa. Riattraverso un bel pezzo dei Pirenei che tanto mi è piaciuto. Quell'altopiano in mezzo all'oro... Burlada, Jaca, Biescas... E poi delirio. Ero incavolata nera con quelli della Natinal Geographic. Ma puoi????????? Ma puoi fare 'ste robe????? No, dico stesso colore. Preciso e identico. Questi signori qua, di questa cartina che ho amato come tu non sai "Pyrenees Andorra" hanno pensato bene di non usare un altro colore per indicare la strada che va da Biescas ad Ainsa: la metà della metà in larghezza, rispetto alla strada percorsa fino ad ora. Microscopica e impervia. Tutta una curva. Ed in più ho avuto un problema: sarà stato l'asfalto caldo, molto caldo, saranno state le gomme calde, molto calde, sarà stato il carico, molto carico, ma fatto è che ad ogni curva sentivo andare via la gomma posteriore. Una brutta sensazione. Brutto guidare così. Non sapevo cosa fare. La gomma posteriore faceva un po' quello che voleva lei spostandosi lateralmente ad ogni curva. Sembrava quasi di cadere. E la cosa non esiste. Ma come? Ho fatto quello che volevo, sono arrivata fino a qua ed ora cado? Non sia mai. Mi sono fermata. Ero un po' stanca. Volevo arrivare ad Ainsa. Ma in quelle condizioni no. Non ci sarei arrivata. Ero preoccupata, qui in Spagna non ci sono campeggi ogni secondo come in Francia. E sono in una zona solo montana. Pirenei. Scendo giù con grande calma e attenzione. Noto un campeggio. Accanto al cartello "Cammino di Stantiago". Evviva. Anzi no. Evviva un c@zxo. Di nuovo. Sterrato, pietre ovunque e salita. Ma non ci credo. Ma perché. "Fatttorinoooooo di motoooooooo..... dove seiiii.....". Niente da fare. Con un'agitazione improponibile mi faccio sto pezzo di strada campeggiosa. Non ne posso più di campeggi. Sono l'unica da sola. Sono l'unica in moto. Sono l'unica italiana. Maronnn dove sono finita. Ero davvero a pezzi. Con sta gomma che mi preoccupava, in 'sto posto sperduto di cui manco sapevo il nome. Non sapevo nulla. Ma c'era la piscina. Piccola, semplice, ma in muratura. Fantastica. Monto tutto. Accanto un tipo in vacanza col suo cane. Achille era bello come tu non sai. Il proprietario un po' meno... Un buzzarro senza senso: canottazza e birra sempre in mano. Uno spettacolo... Che mi guarda e mi chiede da dove arrivo. Rispondo e gli racconto in brevissimo. Mi chiede dove vado. A casa. 1000km nemmeno e ci sono. Mi guarda come io guardavo il tipo della bici Genova-Barcellona... Si mette un dito alla testa e mi dice in spagnolo, che ho perfettamente compreso in italiano "ma tu sei pazza". Si. Lo sono. Come tu non sai.

Ma annego in quella piscina, tensioni di ogni sorta, pensieri di ogni sorta. In acqua il mio corpo si riplasma. Si riassesta. Lo sento. Sento le ossa. Le articolazioni e il respiro. La moto è ferma all'ombra. La tenda a posto. Sono tranquilla. Anche oggi è andata.

Siiiii, certo. No. Non è andata così. Sarebbe finita così se, non avessi ascoltato quella musica, se non avessi deciso di seguirla, se non fossi uscita dal camping, se non avessi incontrato quel vecchio.

Dopo il bagno in piscina ho fatto una doccia calda luuuuuungaaaaaa. Quanto tu non sai. Poi tornando in tenda sentivo come una musica. Pianoforte. Tutti facevano un gran casino in sto camping, gli spagnoli sono festaioli, mi stavano irritando. Si sentiva una musica meravigliosa provenire da là, da quella zona lì, casette lì. Forse chiesetta lì. Qualcuno stava suonando il pianoforte. Volevo ascoltare meglio. Più da vicino. Mi cambio al volo. E cammino fuori dal camping. Ed eccome se c'era il pianoforte. C'era pure il violino. Ed era meraviglioso. Entro dentro 'sta specie di chiesa, ma non vedo altari o croci o preti, sembra quasi una conferenza. È una costruzione antica, di pietra, di montagna. Ci sono dipinti. E un sacco di gente seduta. Ma è gente del popolo. È gente di qua, dei Pirenei. Non vedo tacchi a spillo o cravatte. L'atmosfera è quella di un paese stretto a ricordare. Non potevo chiudere meglio la mia vacanza sui Pirenei. Perché qui oggi, si onorano i Pirenei. Queste persone hanno affetto per le loro montagne. È casa loro. Le amano. Le conoscono. Bene, molto bene. I Pirenei sono la loro storia. Le persone che sono qui, qui sedute, che tossiscono con i visi scolpiti di rughe e sole hanno affezione per la loro terra, esattamente come i valdostani per le loro Alpi. Come i trentini per le loro Dolomiti. È un aspetto comune questo "amore" per la montagna, per chi lì ci nasce e cresce. Le letture che ascolto in spagnolo in quel momento lo rimarcano. Non comprendo molto. Ma intuisco. E mi stupisco. Ero tesa e preoccupata, affaticata. Spersa chissà dove. Ma qualcosa di bello c'è sempre. Di inaspettato c'è sempre. Devo ricordarmelo. A questo pensiero, alla musica del violino vibrata lì, sui Pirenei, mi commuovo. Queste sono montagne che lascino il segno. Sono persone che lasciano il segno. Più di tutti un uomo, un vecchio.

Esco da quel posto, mi compro qualcosa da mangiare poi in tenda ed entro in un bar. Prima però mi ero persa nel micro supermercatino di zona indicato pure dal cartello col disegnino del cartellino della spesa. Hanno di tutto e di più. Io compro pure un sasso di lana profumato. Come tu non sai.

Comunque... Entro in questo bar. Mi siedo e apro la mappa dei Pirenei. Ho il mio quaderno accanto. Devo scrivermi almeno i giri che ho fatto. E vedere come rientrare in Italia. La sto studiando la mappa... E c'è nel tavolo di fronte a me un vecchio. Un fisico asciutto. Pelle abbronzata, capelli neri e barba. Sembra "il vecchio pazzo" di paese. Occhi intensi come tu non sai. Nerissimi. Pare sia un po' bevuto... Ma è innocuo e qui è come se lo conoscessero tutti. Tutti lo salutano per nome. Tutti ne hanno un benevolo rispetto. Ma sembra quel tipo di rispetto per cosa è stata una persona. Per cosa ha fatto nel suo passato. Comprendo dopo, un po' di cose. Mi guarda con insistenza. Sorrido. In linea di massima sorrido. Tutto sommato, dagli anziani del mondo c'è solo da imparare. Mi chiede da dove vengo. Gli rispondo che sono di Torino. Juve. E continuo a scrutare io, la mappa. La cosa fa sorridere il vecchio che dice ad alta voce in spagnolo parole che comprendo... Una roba tipo " Ma cosa c'è da studiare tanto? I Pirenei sono facili. Sono tutti dritti. O sei in Spagna o sei in Francia. Estudia la mapa?!!?" E ride con quella coppia di spagnoli seduti accanto al mio tavolo. 'Sto vecchio mi sta prendendo in giro alla grande. Boh... Forse ha ragione. Forse non c'è nulla da studiare, vedere, ripercorre. Scrivere. Poi si alza. E cammina verso di me. Si siede accanto a me. Ed io faccio in modo che sia comodo. Tolgo lo zaino da lì. Poi quella domanda. Guarda la mappa, guarda me e mi chiede "donde estàs?". Panico. Che c@xxo ne so dove sono. Ma che ne so io, sarò in un paese di 30 anime. C'è più gente in campeggio. Che c@xzo ne so di dove è sto paese. Non so nemmeno come si chiama. Mamma mia. Non lo avessi mai detto. Il vecchio si inalbera. Tutto irto sul suo fisico nodoso nervoso mi fissa e dice "Es la primiera cosa! Donde estàs!" E poi uno sproloquio fra cui ho capito " Sono stato in Nepal, in Tibet, in Perù, in China, e sapevo, sempre, dove ero. Ho camminato il mondo e non mi sono mai perso. Perché, perché sapevo dove ero! Esta è Fiscal"
Porca Ev@... Questo c@azzo di paese ha un nome. Si chiama Fiscal! Ma figurati se io lo sapevo. Io non so nulla. Io non so "donde estàs Marta". Dov'è Marta? Nella mappa della vita, dove c@zzo è Marta? Esiste? C'è quel nome sulla mappa? In mezzo a sto mondo io, ci sono? Qualcuno lo sa? Qualcuno mi sente? Tu, mi senti?
Quel vecchio mi ha sconvolto. Una domanda mi ha fatto: dove sei? Il crollo. Il devasto. Ora cercare sto paese sulla mappa è una sfida. Devo trovarlo. E meno male che c'è la s.... Che altrimenti era Fical... Mamma mia... Sto vecchio. Sto Saggio. Sto viaggiatore del mondo. Ecco perché ne avevano tutti buona considerazione, nonostante il suo alitino fresco di vino...
Ce la faccio. Trovo Fiscal sulla mappa. E porca vacca mi rendo conto che Ainsa è lontanissima. Chiamo l'anziano e gli mostro fra vergogna e orgoglio Fiscal. Comincia a darmi dei consigli, ma non ha capito, io non sono a piedi, sono in moto. Miiiiiiiiiiiii..... Quando ho pronunciato la parola moto, si è illuminato. Ducati, mi dice! Io non lo so, ma anche i quattro ragazzi a Jaca, mi avevano chiesto Ducati? Come se un italiano dovesse obbligatoriamente avere una Ducati. Sei italiano, c@azzo prendi una moto straniera. Solo italiana, solo Ducati. Era più o meno questo l'atteggiamento... A me è venuto da ridere. Voleva vedere la moto. Che era in campeggio. Voleva andare in campeggio. La cosa si stava facendo preoccupante... È arrivata la polizia. A bere un caffè, nulla di che. E pure loro salutano il vecchio saggio per nome. E lui sta bravo fermo e zitto. Ed io saluto e me ne vado. Quatta quatta.

Senza perdermi. Almeno fino al campeggio.

Che storia incontrare questo signore qua. Nella sua semplicità ha evidenziato tutto. Quante volte non sai dove sei. Quante volte non è chiaro quello che stai facendo. A te è mai capitato? Sono le situazioni più pericolose. Quelle che se ti muovi fai danno. Perché non si sicuro di nulla. Non sei sicuro di te. E attorno è tutto nebbia. Ignoto. Devi aspettare un secondo. Che qualcosa si schiarisca. Devi fare il tuo punto nave. Devi sapere dove sei, sulla mappa. Per capire dove puoi, vuoi andare.

Ed io, voglio andare a casa.

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15681168 Inviato: 20 Ago 2016 19:47
 

13 agosto "

Fiscal - Ainsa - Hospital - Tunnel Aragnouete-Bielsa - Lannemezan - St Girons - Foix - Carcassone
Notte camping Carcassone


Mi sveglio dopo aver dormito un'altra notte assurda a suon di musica fino alle 3 del mattino. I giovani spagnoli montanari pireneesi vogliono divertirsi. Mamma mia, non finiva mai. Che gran casino. Faccio colazione in assoluto relax al bar del camping. Hanno saccottini al cioccolato enormi. Mangio tutto. Oggi Carcassone. È una buona tappa. Da lì posso decidere diverse cose.
Ma intanto devo arrivarci.
Sbaracco tutto. Il tipo spagnolo in canotta sbaracca pure lui. E continua a dirmi, vieni a Valencia, vieni a Valencia. E ci andrei solo per Achille, il cane nerissimo con occhi dolcissimi. Che era bello come tu non sai.

Ma va... Quale Valencia... Forse Barcellona. Ci penso sù un attimino. Non è lontana. E so già che deve essere bello scendere giù dalla Spagna verso il mare. Però, però non ho voglia di megacasino. Sbattoni in moto. Tenda alberghi e parcheggi. Ci andrò, magari in volo, magari in nave. Ma un'altra volta. Voglio casa. Basta tende. Basta materassini. Basta incontri che ti spaccano e colli che ti trafiggono. E mappe con stradine fetenti... Basta. Sono orgogliosa di me e di quello che sono riuscita a viaggiare. Dei km percorsi alle mie velocità, per la mia sicurezza. Ma ho voglia di fermarmi qualche giorno da qualche parte. Non so ancora dove. Forse Nizza. Io la amo Nizza. Magari faccio un giro lì.

E viaggio. Verso il tunnel Aragnouette. E la strada è bellissima. Perché i Pirenei, tutti, sono bellissimi. Ma non amo i tunnel. Per fortuna questo era davvero ben illuminato e lungo come tu non sai. E sono incredibili le gallerie di questo tipo. Non so quale sia storicamente il tunnel più vecchio che buca una montagna per far scorrere più fluidamente le persone, il commercio. Ma ricordo una cosa. Quando da bambina al mare facevo la montagna di sabbia era sempre bello scavare da un lato e dall'altro, fino a quel punto, minuscolo e sottile, in cui poi le mani si incontravano. E passava l'acqua che ci versavo. Chissà com'è per gli ingeneri e architetti e operai vari, che lavorano di qua e di là e poi un bel giorno si incontrano! Bellissimo se poi sono Paesi diversi ad incontrarsi. Spagna e Francia in questo caso.

E voilà... Sono in Francia. E già mi sento un po' più vicina a casa. E viaggio tranquilla. E le montagne si abbassano, ma sono sempre lì. Lì dietro. Nello specchietto retrovisore. E nel casco è come se sentissi un po' di malinconia. Un po' di nostalgia. Per il col d'Aspin. Per il Tourmalet. Per i Pirenei.

Nulla da dire su questa tappa. Non è accaduto nulla. Strade regolari, velocità regolari. Molto dritto. Un po' noioso. Ero solo un po' triste. Nel mio andare verso Carcassone. Sensazione particolare. Tutto scorre accanto e sai però, di tornare indietro. Saluti con più gioia chi vedi nella corsia opposta, in moto, carica da vacanza, in direzione Pirenei.
Ma ero anche contenta di dirigermi a Carcassone. Di tornarci. Da sola.

Il paesaggio diventa particolarmente gradevole poco prima di Carcassone. Sono in campagna. La campagna francese è bella come tu non sai. Quei colori, quella morbidezza, quelle collinette ed i campi, girasoli, grano, viti... È dolce. Morbido. Anche la strada e le sue curve. Ma di nuovo succede quella cosa: la gomma posteriore fa quello che vuole lei. E la cosa mi turba. Stesse condizioni di ieri, tante ore di viaggio, diversi km, caldo ecc boh.. Vado più piano. Castellane è qui, imposto il navigatore: dove si va? Alloggi... Camping...

Stupendo. Ce n'è uno qui sotto il castello. Posso arrivarci a piedi. Posto c'è. Pago l'entrata mi consegnano mappa di Carcassone e mappa del campeggio. Il più grande della terra. 'Sta mappa era un casino. Frecce ovunque. In tutte le direzioni. Numeri delle piazzole segnate a vista solo sulla mappa. Nella realtà è stato un casino trovare i numeri... Ma sono contenta la stradina è asfaltata. Peccato solo che l'abbia girata per 20 minuti.... Era tragicomica la cosa. Io ero inc@zzata nera. Odio guidare nei campeggi. Ero stanca e non vedevo l'ora di farmi una doccia. E il mio posto non lo trovo. Mi fermo e non mi accorgo di parlare ad alta voce "Ma porca troja ho fatto più di 3000 km e tutto è andato bene, arrivo qui e mi perdo??? Haaaa donde estàs Marta... La "maledizione" del vecchio colpisce ancora..." Fatto è che al chiaro e nitido richiamo dell'italianissimo "porca troja" si fiondano in tre per darmi una mano... Ma stanno ridendo... E ci credo... Giravo ad mjnkiam da un'ora...... Ma mi aiutano. E l'aiuto lo apprezzo sempre quanto tu non sai. Soprattutto in situazioni ridicole come quella...

E poi comincia ad alzarsi il vento. Che bello. Devo montare la tenda. È la fine. Ma se ci sono riuscita col Maestrale... Posso farcela anche 'sta volta. L'ho dovuta pure rammendare che se non partiva la stecca...

Doccia: attenzione, camping da oltre 200 piazze e n docce 4, anzi 8. 4 maschi e 4 femmine. Ma si può? Coda. E si parla, abbozza, francese, spagnolo... Delirio. Dopo aver conquistato l'acqua calda di una doccia, che sciacqua via la stanchezza come tu non sai, mi preparo per Caracassone.

Ormai è quasi sera. Ma io non lo sapevo. Non sapevo che lì c'era un ruscello immerso negli alberi. Era fresco come tu non sai. Delicato come tu non immagini. Era natura come tu non sai. Meravigliosa. L'ho amato quel posto. Gli alberi cadevano i loro rami e le loro foglie come a far solletico all'acquetta che scorreva, a tratti lentissima, a tratti più veloce, una discesa e il ruscello giocava allo scivolo... d'acqua... Bellissimo. Mi sono fermata lì per un po'. Il rumore di un ruscello mi incanta. Quel suono così costante, sempre uguale, vedere un punto, soffermarsi sempre su esso, pulisce i pensieri. Io amo i ruscelletti come questo. E poi signori, questo è sotto il Castello di Carcassone.... Mamma mia che costruzione imponente.

Cosa doveva essere all'epoca vivere lì dentro. Di certo percepivi un minimo di protezione...

Arrivo al castello che è sera inoltrata. E subito mi fa effetto una cosa: un militare a sorvegliare l'ingresso di una porta. Sempre tenuta da guerra, basco in testa, elmetto alla cintura, gilet antiproiettile e mitra in mano. Sono passati secoli, ma cosa è cambiato? Si continua a combattere. A difendere il confine. Confine della libertà. Mille anni fa erano cavalieri con scudi e spade. Oggi è sempre esercito, di una Nazione con proiettili, e missili. Magari anche atomici, il caso lo richiedesse. Mi fa effetto. Questo ragazzo, giovanissimo, proprio qui a presidiare per ragioni di sicurezza questo castello, ti riporta istantaneamente alla realtà del tuo tempo. Ancora una volta ai giornali. E telegiornali. Che non leggo e che non vedo da un po'. Non so nulla di cosa stia accadendo nel mondo. So che ci sono le Olimpiadi. Ma non le sto seguendo.

Cammino ancora distratta per Carcassone. E non ho nemmeno voglia di girarla tutta. Di rivedere il locale presso cui mangiai anni e anni fa con un tipo. Il solito lupo travestito da agnello. Mamma mia. Già all'epoca avrei dovuto alzarmi e dirgli "continua pure da solo". Ma ero cieca. Accecata dalle mie illusioni. Sono io che ho permesso ogni cosa. Che mi ha nel tempo logorata. E che non mi perdonerò mai. Mai. Io, ed i miei errori.

Così, un po' frastornata, scelgo una brasereie in Palace du chateau. E mangio. Mangio di gusto come tu non sai. 20€ per un mondo di sapori, così francesi. Insalata di salmone, cassoulet languedoc, formaggi o dolce. Era nel menù turistico... Che buona quella cassoulet... Buona come tu non sai. E carne, come io non sapevo. Quanta ce n'era... Una porzione infinita. Ma era così caldo quel coccio in terracotta, era così profumato, che ho affondato il cucchiaio in quei fagioli come fossi stata una contadina... Come li amo i piatti che narrano sapori di antico. Di tradizione tramandata di generazione in generazione. Alcuni poi hanno l'odore della terra, ne sono intrisi. Sono meravigliosi. Assaggio anche un pezzo di carne, era morbidissima. E devo dirlo, era buonissima.

Sono stanca e ho sonno. Voglio dormire già sapendo che lì in campeggio non sarà un sonno regolare, pieno, di quelli che al mattino ti sveglie ti senti davvero riposato. Ma non sapevo ancora che da qualche parte nel castello c'era fjesta. Luci da disco e musica da disco... È agosto. È il 13 agosto. E i francesi hanno voglia di far festa. Seppur con i militari col mitra spianato.

Ora, c'è un fatto che ti voglio raccontare. Stavo tornando in camping. E in campeggio era tutto buio. Era illuminata solo la stradina asfaltata su cui stavo camminando. Tutto silenzio. E ad un tratto sento il rumore di qualcosa che cammina. Guardo in basso e vedo camminare, io credo un grillo o una cavalletta, non lo so, la mia ignoranza in materia è abissale. Fatto è che era buffissimo. Di un verde delicatissimo la sua corazza. Dondolava a destra e sinistra, non so perché si comportasse così. Poi si è fermato. Deve avermi notato ed immagino aver avuto una paura che tu non sai. Io sono enorme in confronto a lui. Lo trovo un esserino bellissimo. Desidero scattargli una fotografia. Prendo il cellulare e noto che gira la testa verso di me. Ha occhi neri. Io lo guardo, lui mi guarda. Contatto. Relazione. Scatto e vado via. Non voglio mica terrorizzarlo. Come vado via e lui è finalmente libero dalla mia ombra, riprende quel ticchettio e dondolio. Ed io sono pure contenta per lui. Ma il tempo di rigirami e sento la macchinina da golf della sicurezza che gira nella notte per il camping sulla stradina asfaltata. Nemmeno il tempo di intimare un alt con la mano che sento, di nuovo, come per la rana, scoppiare il ventre di quella cavalletta sotto la ruota di quella macchinina. Il tipo della sicurezza si è fermato. Io sono basita e dispiaciuta e mi sento stupida. E non so che dirgli. E nemmeno lui. E poi gli indico l'animale fermo, schiacciato, lì sull'asfalto. Lui mi guarda dispiaciuto per me e mi dice " Ma sono io che ho fatto questo?" "Desolè madame". E poi però risale sulla macchinetta, mi guarda e accende le luci. Meglio, ora è meglio. Ma tanto quella cavalletta è morta. Calpestata da una ruota. Non so che pensare. Non penso.

Torno in tenda... C'è la musica del Castello che mi rintrona... Sono andati avanti fino alle 3.00.... Pure loro. Per me un'incubo.

Ultima modifica di atram il 20 Ago 2016 23:24, modificato 1 volta in totale
 
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15681171 Inviato: 20 Ago 2016 19:51
 

14 agosto "È passato appena un mese."
Carcassone Nizza. Roba da urlo. Tutta autostrada. Mai più.
Notte 14 - 15 - 16 Nizza in albergo...
Ferma tutto il 15 e 16


Dunque é mattino. Dormito di merd@. Voglio andare via.
Voglio Nizza. Voglio un albergo a Nizza. E approfitto del Wi-Fi del camping e pronoto due notti su Bookingcom con arrivo in giornata. Faccio colazione con tutta calma, preparo la roba con tutta calma, sono pronta per partire. Sono circa le 11.00. Mi è venuto un infarto. Piccolo dettaglio: non avevo ancora acceso il navigatore per vedere quanta strada c'era da fare... Mamma mia, nel mio viaggio ho programmato autostrada solo una volta per questioni di sicurezza da Arles a Perpignan. Quel vento lo sento ancora. No immaginavo avrei dovuto riprenderla. Eccome.... Uff. Io pensavo nella mia bella testolina di continuare a farmi la campagna francese e prima o poi arrivare verso la costa e tirare per Nizza. Sì, ma siamo al 14 di agosto. Il Garmin senza autostrada mi dava 9 ore di viaggio. Che se ti fermi sono 15... Delirio. Vedo in autostrada. 'Na palla infinita 4-5 ore. Beh... Se non voglio perdere la grana della mia prima notte a Nizza, devo per forza fare autostrada. Che bello. Il 14 agosto in autostrada in moto. E per fortuna ero in moto... Code che tu non sai... Caselli che tu non sai... Rallentamenti improvvisi che tu non sai. Stress che tu non sai. Da 110 km/h a 10 km/h in 5 secondi. In una parola? Pericoloso. Mi era venuto in mente l'istruttore. La frenata. Il suo "fancul0, non ti prendo" mentre mi spiegava il significato del saper frenare. E ho frenato. Abs spettacolo. Le autostrade sono comode, ma le insidie di incidenti sono presenti certo anche lì. Agosto poi può rivelarsi un massacro. Ma non qui. Per fortuna le code sono lavori in corso o bivi con altre autostrade.
Comunque sia... Delirio che tu non sai... O forse sì. Sai.....

Mi fermo in un autogrill: sto sognando la mia doccia in albergo. Compro olio e balsamo e sapone e sto già meglio. Bevo acqua a litri e riparto. Fa un caldo senza senso.

Ed arrivo. Arrivo a Nizza. Ed io, amo Nizza come tu non sai.

Adoro questa città. È la città del mio sbarco dalla vacanza dell'anno scorso in Corsica. La città che avevo scelto di vedere e attraversare perché qui ad un passo c'è la famosa Rue Napoleone... Me ne ero innamorata l'anno scorso di Nizza ed i suoi locali, i suoi negozi e quella promenade sul mare. Immensa. E mille persone a correre, pattinare, camminare, passeggiare, cani, biciclette, bambini, anziani, passeggini... Io me lo ricordo. È la città in cui ho ricordi di me soltanto. Ricordi buoni! Belli! Costruttivi! Da sola avevo camminato per Nizza. E da sola ci ricammino.

Ma prima l'arrivo in albergo. È un approdo... Il viaggio, il caldo, mi ha sfiancata. La tipa alla reception lo nota.. Mi consiglia di posare la moto giù in garage, una saunagarage avrebbe dovuto dire... Ma tant'è prendo tutto. E lascio lì la tenda con una certa soddisfazione... E pago. E vado su in stanza. E c'è la vasca. C'è la v-a-s-c-a da b-a-g-n-o. Oooooooooohh caro lettore, cara lettrice... Ho fatto un bagno caldo come "solo una nobile" può concedersi.... Rido queste parole sono sicura di averle lette da qualche parte... Effettivamente l'immersione in una vasca da bagno colma di acqua calda, schiuma, profumi e oli vari, mi regalano sempre un senso di profondissima cura di me. Adoro dedicarmi questo tempo. Adoro essere donna. Lo adoro come tu non sai. Quando scendo giù in reception per uscire, la ragazza quasi non mi riconosce. E ci credo.. Finalmente sono lavata e profumata, persino truccata.. Voglio un vestitino nuovo, un po' di lingerie, un pastis... Voglio relax. Ma è arrivato altro.

Nizza è boutique come tu non sai. È quella via Avenue Malaussena che prosegue in Avenue Jean Medecin strapiena di negozi come tu non sai. E la metro che leggerissima scorre nel mezzo. Un sacco di gente avanti e indietro a camminare, comprare, guardare... Me compresa ovvio. Io adoro tutti i negozi di biancheria intima. Ooooooooooh cara lettrice, caro lettore.... Qui hanno pizzi e veli belli come tu non sai. Ma sono cari. O almeno per le mie tasche... Ma succede una cosa. Mentre cammini. Ti stai avvicinando. Lo sai. Ci sei già stata. Più o meno sai che da Place Massena non manca molto. Alla Promenade. La Promenade Des Anglais. Ed è il 14 agosto. E ad un tratto il tuo viso lo senti serio. Serio come tu non sai. Ma io sì. Io lo so quanto è serio il mio volto. E poi la vedo, Quella Promenade. Mi dirigo verso lei, voglio camminare lì sopra. E ci arrivo. E vedo Nizza intera. Che è bella come tu non sai. Dolce come tu non sai.
E noto transenne. E prima ancora il silenzio. Composto dei passanti. Ed io sono una passante. Sono una passante su questo mondo. Su quella Promenade. E vedo fiori posati a terra. Cuori e candele. Lettere e biglietti. E bandiere. Francesi. Così francesi, come tu non sai. Una ragazza è seduta davanti a quel che rimane di un ricordo di qualche caro. Piange. Mi commuove vederla. Io so come ci si sente, quando è appena passato un mese. Dalla morte. Di qualcuno cui hai voluto bene. Si sta male. Male come tu non sai. O forse sì. Tu lo sai.
Ma lì è andata diversamente. Il 14 luglio a Nizza non è morto un giovane di 23 anni, come poteva essere mio fratello, causa imprudenza e sfortuna per una mancata precedenza. No. È andata diversamente.

Come rane. Come cavallette. Schiacciate sotto le ruote di un camion. Ma erano persone.
Sono lì, davanti a quei fiori, a quel cordoglio, a quelle candele accese di giorno, al sole, ma non riesco proprio ad immaginare cosa possa essere stato. Non ne sono capace. La mia mente non è in grado. Non arriva a tanto. Mi commuove quel tratto di Nizza. E scendo giù sulla spiaggia di sassi. Mi siedo e dipingo. Acquerello: blu, bianco, rosso. Nero. Guardo il mare. Affondo pensieri in quel blu. Così diverso dall'Oceano, così immensamente uguale. Acqua del Pianeta. Riesci a sciacquare via tutto? Forse si. Forse dovresti.

Lascio quel piccolo acquerello per terra, sulla Promenade, sul bordo di tutto. Dopo i peluches, le pietre, le candele. Le lacrime.

Ci sono giorni che passano e non ti ricordi nulla. Dov'eri e cosa facevi. Ci sono altri gironi che ti ricordi con una precisione impressionante tutto. Perché sono giorni in cui i fatti scrivono la storia, dell'umanità. L'11 settembre del 2001 ero incinta al settimo mese di mio figlio, e stavo provando una panciera in un negozio, quando dentro il camerino mi sono fermata, per ascoltare la radio: canzoni fermate. Il dj continuava a ripetere le torri gemelle stanno crollando. New York sotto attacco. Ma le notizie erano confuse. Forse ancora oggi lo sono. Morirono molte persone.
Continuano a morire molte persone: attentato Charlie Hebdo, attentato al Bataclan. Bruxelles. Tunisi. Attentato a Capitali. Con tutto ciò che esprime simbolicamente colpire la Capitale di una Nazione. Non una cittadina. Una cittadina sulla costa. Costa Azzurra.

Ho saputo del massacro di Nizza il mattino del 15 luglio. Dalla chat di un gruppo in cui si parla di moto e i maschi, di fanciulle. Una chat dove si ride. Si ammortizza il peso della giornata. Ma quella mattina era densa. Si leggeva della preoccupazione di chi lì, a Nizza, conosceva persone. Aveva parenti e amici. Ho avuto quasi paura a chiederne in serata notizie. Tutto ok. Per loro tutto ok.

Quello che voglio dire è che per la prima volta ciò he è accaduto a Nizza, ha toccato, vibrato la sua onda d'urto anche in Italia. Per chi abita in Piemonte, in Lombardia, in Liguria, Nizza è casa. È dietro l'angolo. Ci fai una giornata al mare in moto. Ci fai un ponte, un fine settimana. Una vacanza. Ho un'amica che a casa lì vicino. Voglio dire che Nizza non è solo turismo come può essere un giro a Parigi. È consuetudine, per chi abita qui al nord Italia, sono tre ore di autostrada. E Nizza è meravigliosa come tu non sai.

Ma io lo so. È per questo che ci sono tornata. Io amo Nizza.

Non riesco a rimanere lì. Su quella Promenade. Ho voglia di farmi un giro, di rivedere mille e mille locali. E sono felice, si sta facendo sera e il centro storico è stracolmo di persone. È il 14 agosto... È anche vacanza... Anche per i francesi... Sono tutti qua. Stupendo! Io li adoro quei locali lì... Oooooooh caro lettore, cara lettrice.... Hanno porzioni di pasta come tu non sai... Sono giganti! Sono scodelloni, piattoni e forchettoni... Mi fermo in uno.. "Taverne Malaussena"... Ordino un piatto di tagliolini solo per sentir pronunciare dal cameriere tag-jiolini... Al roquefort. Mamma mia... Ci navigavano i tag-jiolini in quel bianco (... che devo digerire ancora adesso). Ma erano buoni come tu non sai. Ed io ero finalmente in relax come tu non sai. Un intero giorno di fermo era necessario. E così ho continuato andare a spasso per Nizza. Tornando anche sulla Promenade Des Anglais. Che di sera, fa effetto come tu non sai. Ma per fortuna Nizza è artisti di strada che rapiscono i tuoi occhi e le tue orecchie, e giustamente qualche moneta del tuo portafoglio. Allietano e alleggeriscono la mia testa. Li guardo ballare, suonare tamburi e dipingere ritratti che tu non sai. E poi crollo. Voglio il mio letto. In albergo. Fantastico.

Arrivo e l'albergo è chiuso. Suono e arriva un tipo della sicurezza. E mi fa morir dal ridere. Parla francese ma ha uno spiccato accento sul Veneto andante... Secondo lui non posso essere altro che francese. Mi dice che ne ho il viso. Siii... Ceeeertoooo.... Son di un francese che tu non sai... Haaaa.... Rivelo le mie origini e lui mi parla in veneto di Fossano... Siamo a posto... Sorrido gli auguro una buona notte e finalmente sono nel mio lettino comodo che tu non sai.


Mi sveglio però che ho un mal di schiena da pajura. Non so perché. Stai a vedere che mi manca il materassino gonfiabile.... Oggi vorrei solo mare. Spiaggia e mare. Ma un amico che conosce bene Nizza mi dice che l'albergo è in centro e ho un sacco di cose da vedere. A dire il vero non ho tanta voglia di prendere la mappa e visitare tutto quello che non avevo visto la volta scorsa. Ma sono qui... E il consiglio arriva da chi Nizza gli è cara. Ebbene mi incammino...

Ooooooooooooooohh caro lettore, cara lettrice..... È ferragosto! E Nizza splende come tu non sai. È stupenda! E compro il mondo. Ci sono i saldi... E cammino un mondo.. Passi da turista a Nizza...

Nizza è Nicetoile.. Un centro commerciale enorme, in cui vendono zainetti meravigliosi e lì in un negozio mi incanta l'acqua in un vetro che scivola giù costante, lo vorrei a casa quel vetro lì, Nizza è sdraiarsi su uno dei sui curati giardini, bere una cosa, rigenerarsi all'ombra di una palma, Nizza è camminare sulla Promenade al sole delle due del pomeriggio, cocente, bianchissima, Nizza è la piccola statua della libertà davanti all' Opéra, Nizza è la gente sulla spiaggia che prende il sole, è mare azzurro, Nizza sono i militari armati che camminano a gruppi di quattro sulla Promenade in tenuta da guerra. Con gli occhiali da sole. Nizza sono le sedie blu di ferro sulla passeggiata. Che le ami solo quando ti siedi lì, e stai fermo lì, per un po', mentre la vita di Nizza ti scorre davanti agli occhi. Oppure è il mare ad inondarti gli occhi. Sono senza tempo quelle sedie blu. Io le adoro come tu non sai. Nizza è un mercatino d'antiquariato che non ti aspetti. Bancarelle e cocci di pocellana, e tovaglie ricamate e pizzi e merletti, e mare: lampare, remi, oblò. Adoro tutto. Nizza è il Palazzo di Giustizia. Cui mi soffermo un attimo. E ne fotografo, ancora una volta, la bandiera e tre parole. Liberte. Egalite. Fraternite. Palazzo di Giustizia. Ma che cos'è la giustizia? Tu lo sai cos'è? Perché io no. Non lo so più. Non so più come si fa, giustizia. C'è da perdersi qui di fronte, al colore di questa bandiera, alla sua storia. A ciò che ha significato per l'Europa intera. La Rivoluzione, anche o forse soprattutto umana, è partita da qui. Dalla Francia. Quel 14 luglio 1789, 227 anni fa, quella Presa della Bastiglia da parte del popolo ha influenzato la storia del mondo. È da quei fatti, dagli animi vigorosi come quello di un Generale, un uomo, il Generale La Fayette vissuto in quel tempo che nasce "La Dichiarazione dei Diritti dell'uomo e del cittadino". Siamo nel 1789: "Articolo 1: Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti...". È da lì che si ispirano altri Generali, altri Presidenti e animi ardenti, come il Generale Roosevelt, dopo un'altra guerra, mondiale questa volta, dopo 159 anni viene emanata un'altra Dichiarazione, Universale questa volta, che da quella francese così lontana trae appunto, ispirazione, è la "Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo" delle Nazioni Unite, del 1948. "Articolo 1: Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza."

Nasciamo liberi. Dovevano scriverlo. Qualcuno però nel 1789 si era dimenticato delle donne. Ma ci pensò Olympe de Gouges a ricordarlo, con la sua opera "Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina". Fu ghigliottinata. Nel 1793. Le donne che pensano fanno paura. Non era libera di esprimere il suo pensiero... Ed oggi?... Qualcosa è cambiato?

Non so più niente. So che lì, in quella piazza lì, davanti al Palazzo di Giustizia di Nizza, mi perdo. Smarrita in pensieri, del tutto inutili. Di nuovo, donde estàs Marta? Lo nota un uomo sulla cinquantina. Viene verso di me. "C'est bon madame? Are you ok?". Uuuuu.... Come no. Massì, è tutto ok. Va bene. Va tutto bene. Sono nel 2016, è agosto e sono in vacanza. Cascata. Voglio vedere la Cascade... E mi dirigo sempre a piedi verso il Castello. E una volta arrivata su, la vista da lì è spettacolare come tu non sai. Brilla. Brilla tutto. Brillano i tetti, brilla la Promenade, Brilla come non mai la Baie des Anges. La baia degli angeli. Gli angeli di Nizza.

Acqua e menta in un bicchierone infinito nel baretto lì e poi giù a vedere la Cascade. Che ti bagna come tu non sai. Completamente. Ma fa un caldo pazzesco. Li adori quegli schizzi lì. E poi girovaghi in quel che rimane di quel castello, che lì a Nizza parla di Roma. E Roma ha una storia da capogiro. Che io certo tutta e bene non conosco. Ma c'è lì in mezzo in quegli anni, prima della nascita di Cristo, una parolina da nulla: Repubblica. Ancora...

Via... Basta... Scendiamo giù. Torniamo fra negozietti e bistrot... Torniamo nel turismo di una Nizza colorata come tu non sai. E camminiamo e camminiamo. E ad un certo punto, ancora una volta, musica. Casse. Potenti. È il 15 agosto. È fjesta! Ma mai più immaginavo da lì. Uno spettacolo. A Nizza il Museo d'Arte Moderna ed il Teatro sono una costruzione stupenda! Ci passano le macchine... Non sono brava a descrivere tecnicamente... Devi andare e vedere. Mi spiace. Ma c'è una scalinata che si apre direttamente sul Teatro e lì c'è una fontana con un drago di specchi e c'è sta musica che rimbomba ovunque... E c'è un giardino e ci sono, come in ogni città, i ragazzi sugli skate davanti al teatro e gli artisti di strada che si allenano... È stupendo!

E poi tu cammini per la Promenade du Paillon... e scopri che Nizza sono le sedie giranti su un parquet di legno... Nizza sono i bambini. Un mondo di bambini che giocano sul prato a rincorrersi, giocano a palla, saltano e si aggrappano a lunghe attrezzature a loro dedicate... Ci sono giochi da giardino di ogni tipo qui... E ci sono le loro voci che ti inebriano... Nizza è famiglia, nonni e nipoti, mamme e passeggini e carrozzine, Nizza è una fontana grande quanto tu non sai. È uno specchio d'acqua che riflette la tua anima. Nizza è il Mirroir d'eau. Ed è lì che ho compreso. È lì che ho immaginato. È lì che ho pianto. Fra le fontane. Fra quei mille bambini che in costume giocavano e ridevano. Nell'acqua felici di vederle. Di toccarle. Di camminarci sopra. Sì, perché lì, in quel nastro di Nizza le fontane sono per terra e ce ne sono tante come tu non sai. E danzano come tu non sai. Ed io ho scattato foto come tu non sai. E ho capito. Nizza è la testa di mia figlia schiacciata da un camion. È la schiena di mio figlio calpestata da un camion. È mia nipote di 5 anni irriconoscibile sventrata sulla Promenade. Nizza è mio fratello che piange sua figlia. Nizza sono io che realizzo Cosa è stato. E piango, di una tristezza che tu non sai. Nizza sono quei bambini, morti, sulla Promenade Des Anglais il 14 luglio del 2016.

Nizza sono tutti questi bambini, che qui, adesso, nella gioia del sole, della freschezza, del futuro, ridono e giocano liberi. Insieme a mamma e papà. E questo mi riempie il cuore. Di Speranza.
Se vai a Nizza, ti prego, onora la Promenade. Ma goditela anche. E non dimenticare di farti un giro lì, alla fontana, a farti trapassare il cuore da quei bambini lì. Perché ne sono sicura. Ci sono. Ci sono sempre.

Mare. Spiaggia. Acqua. Sole. Pietre. Voglio questo. Un gran bel bagno. E ci vado. E mi ci tuffo a pesce.... E sono di nuovo tranquilla... Ancora una cena fuori, e decido che qui mi fermo un'altra notte.

Camminando di sera verso l'albergo non posso negare che Nizza siano anche gli accasciati, rifiutati, dispersi negli angoli dimenticati della città. Nel buio ce ne sono quanti tu non sai.

Per fortuna nella mia notte crolla la mia mente. Nessun pensiero triste. Anzi un sogno. Di pace, come tu non sai.

Bene... Sono ancora a Nizz e sono felicissima di essere qui. È assurdo lo so, ho pianto lo so, ma sono contenta di essere qui. Perché io amo Nizza come Tu non sai... E il suo mercato. Ooooooooooohhh caro lettore... Cara lettrice il mercato di Nizza è colore e profumo come tu non sai! E cittadini come tu non sai! È stupendo! Lo adoro! Scatto 3456,12 foto... È una festa per i sensi... E poi se c'è una cosa che mi piace tanto è vedere la vita quotidiana di un luogo, le persone che davvero lo abitano, cosa comparano, cosa mangiano, cosa fanno, dove si incontrano.... Arles, Biarritz, Carcassone, Nizza... E poi come sempre mi accade, ovunque, anche qui a casa da me, io cammino per le vie spesso col naso all'insù: sono una spiona di case... Le finestre aperte le adoro. Intravedi i soffitti, dipinti, affreschi dalle mie parti che tu non sai, tende e luci che a Nizza non sai..

Dopo il mercato torno veloce in albergo. Domani devo andare via. Però è successa una cosa: la moltiplicazione dei panni e dei pesi. Ma quanta roba ho comprato? Tutte cavolate da poco, ma accipicchia dove le metto??????? È un casino. Urge zaino. Devo comprare uno zaino. Oooooohhh caro lettore... Cara lettrice.... quale grande problema.... Me ne ero già innamorata di uno. Entro da Nicetoile e lo compro. Sono felice come tu non sai. Avrò Nizza, avrò la mia vacanza, avrò i Pirenei sulle spalle per tutto l'anno di lavoro a scuola. In qualsiasi momento a scuola, sul lavoro, guardare quello zaino sarà evasione. In un secondo sarò qui. Amo i souvenir per questo motivo. Li guardi e sei esattamente nel luogo in cui li hai presi. Ma io sono tipa da altro tipo di souvenir. Io amo le pietre. Avevo comprato un barattolo di vetro rosa, con un fiore rosa, volevo andare sulla spiaggia di sassi e riempirlo di sassi. E naturalmente l'ho fatto.

E mi sono seduta su quelle sedie blu, su quella Promenade, a guardare a caso l'acquario umano che mi attraversava gli occhi.

E poi mi sono alzata. E ho camminato. E ho attraversato una zona che non avevo ancora notato. Ancora bandiere. Ancora candele. Ancora fiori, parole ed un disegno. Un fumetto. Che immediato il tratto ti infilza più di qualsiasi parola. I bambini. Angeli nella Baia degli Angeli. E tu sali quei gradini in un silenzio che non conosci. Tutti salgono quei gradini in un silenzio che nessuno conosceva. E vedi un tappeto di pelouches. Di fiori. Di candele. Di parole. Di foto. Di disegni. È il 16 luglio. Mi chiedo per quanto tempo ancora sarà così. Così dura. Così doloroso. Scendo guardo ancora altri fiori, altra cera per terra. E una bandiera, enorme, francese. E leggo le parole. E non le riesco a sopportare. Qualcuno scrive che quei bambini sono accolti da Dio e che vivono un'altra vita.

Forse è così. Non lo so. Per me no. Non è così.

Forse credo che la morte sia talmente incomprensibile ed inaccettabile che ci sono persone che hanno bisogno di pensare che la vita non è questa. Che non finisce tutto qui. Che non è giusto che sia così. E allora si pensa ci sia Altro. E ti appelli ad Altro. Ti affidi ad Altro. Forse la morte è così tanto difficile da sopportare perché sai che la vita è meravigliosa. Sai che esistere è un'esperienza straordinaria. Inebriante. Forse la morte è inconcepibile alla mente umana perché reca un dolore lacerante. Non avere più tuo fratello a tavola a mangiare, perché è morto, fa effetto. Produce un cambiamento incontrovertibile nella tua di vita. Ne sei assolutamente impotente. Forse è complesso comprendere la morte perché l'organismo stesso è a tutela, della vita. Ma la morte è anche, e prima di tutto, naturale. Solo, un solo mica da poco, non si riesce ad accettare che si possa morire così. Calpestati. È dis-umano. E nella storia dell'umanità di fatti dis-umani ne sono accaduti, e temo accadranno, ancora e ancora.

Speri non riguardino te. Speri non riguardino i tuoi cari. Speri. E soprattutto vivi.

Perché lo ripeto, a Nizza c'è anche questo: una vita che tu non sai!

Ed io la voglio questa vita, e questa sera è la mia ultima sera qui. E voglio fare quello che fanno molti qui. Comprare patatine fritte, sedermi sulle sedie blu e gustarmele con tutta calma. E, naturalmente lo faccio.

Amo Nizza perché un po' mi assomiglia. Un passato devastante, ancora presente, ma con una gran voglia di tornare a brillare.

Ultima modifica di atram il 20 Ago 2016 23:46, modificato 1 volta in totale
 
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15681175 Inviato: 20 Ago 2016 20:06
 

17 agosto 2016 "Sono una nuova donna."

Nizza-casa


Dunque.. Mi sveglio. Ho male al piede e la schiena non sta meglio. Forse ho camminato troppo in questi due giorni. Ma devo andare via. Preparare il bagaglio a dovere, è essenziale. Voglio fare Rue Napoleone. È bella come tu non sai. Ma è un casino. Ma ci provo. Bene ho finito. La moto non la vedo quasi più. Borsa da serbatoio che è la torre di Pisa, pende pure... Borsone ripieno di tutto con le cerniere che ancora poco e si strappano, la tenda c'è pure lei. E lo zaino su di me. Maglietta, paraschiena, giacca tecnica, gilet fluo e zaino. Il delirio. D-E-L-I-R-I-O. Dov'è che devo andare? Rue Napoleone cheeeeeeeee.... Sono pure senza broda. E lampeggia.. E qui nisba gasolatori. ..... Maronn... Il navigatore mi porta in uno.. Chiuso. Un'altro, inesistente. Placco un motociclista e gli chiedo dove posso trovare un benzinaio. Quello mi guarda e mi dice di seguirlo. È la fine. Devo seguire in queste condizioni nel traffico di Nizza uno in moto. Come sono felice. Ma ce la faccio... E il tipo ad ogni semaforo vuole sapere cose.... Ma cosa c'è da dire, ho fatto un piccolo giro sui Pirenei... E finalmente c'è anche il benzinaio. E una scuola guida. Di moto. Istruttore e allievi. 'Sti ragazzi qua li vedo e vorrei dirgli "Guardate che non si va in moto così, capito!", quelli però guardano me, messa così, con un misto di apprezzamento, stima, invidia... Ed io invidio le loro moto. Vuote. Snelle e leggere. Mamma mia, voglio il teletrasporto. Haaaaa... L'erba voglio non esiste nemmeno nel giardino del re.

Faccio il pieno, sono ancora più pesante. Direzione Mentone. E qui il navigatore, da bravo motociclista, mi incomincia a far salire su una stradina che sarà stata bella come tu non sai. Ma alla prima curva ho sentito spostare la moto senza che io lo comandassi. Fra zaino e carico col ragno era tutto un casino. Devo andare via da lì. Peccato si vedeva Nizza dall'alto. Ma vurrya mai volare proprio adesso. No. Haimè scelgo autostrada.

E il viaggio fila liscio. Srotolo km, e distendo pensieri. Arrivo anche in Italia e riesco a beccare l'unico autogrill con entrata e uscita con una curva a gomito. Ma volevo un caffè. Italiano. Italiano come tu non sai. Buono come tu non sai. O forse sì. Tu lo sai.

Sono seduta ad un tavolino, casco appoggiato e guanti lì. Ho il mio caffè. Ho la mia moto davanti a me. E mi ricordo una foto del mio primo viaggio al mare. In quel febbraio non avrei mai immaginato tanto. Comincio a realizzare quello che ho fatto.

Salgo sulla moto. L'accendo. Chiedo ad un motociclista di scattarmi una foto. Non ne ho una sulla moto in tutta la vacanza. Lo ringrazio. E riparto. Di nuovo, via. A casa.

Entrare a Torino fa male. Come tu non sai. Sono triste come tu non sai. È tutto finito. Come tu non sai. Torino mi è stretta come tu non sai. Vorrei cambiare mestiere. Vorrei viaggiare e scrivere. Vorrei davvero poterlo fare. Ma nella vita non puoi fare tutto ciò che vuoi. Ed io lo so.

Arrivo a casa. Davanti al garage. Guardo la mia moto. E piango. Mi accascio su di lei e scarico Ogni tutto. Tutto. Se le moto non fossero solo un pezzo di ferro, la mia ti giuro, mi avrebbe abbracciata. Sono partita da questo garage e non sapevo nulla dei km che avrei potuto percorrere. Della strada che avrei potuto attraversare. Da sola. Ma sono tornata. E sono intera. Sono riuscita ad essere padrona di me. A decidere sempre per il mio meglio. Ad avere cura di me. Sono riuscita a gestire situazioni.

Ho sognato questo viaggio come tu non sai. Ho voluto i Pirenei come tu non sai. Ho avuto un coraggio che io non sapevo. Io non credevo. Io non conoscevo. O forse sì. Lo conosco il mio coraggio. Fin troppo bene. È un propulsore inarrestabile. Mi dà vita Quanto tu non sai.

Ho fatto un viaggio sulla Luna, di andata e ritorno.
3.944 km di emozioni. Emozioni come tu non sai.
O forse sì, adesso le sai.

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Nota finale dell'autrice.

Non si pensi dopo aver letto, a quanto potrebbe essere stata "ingamba" la viaggiatrice su due ruote atram. No. Anzi. Viaggiare da soli è meraviglioso. È una cosa che amo. Cresci come tu non sai. Ogni decisione è per la tua sicurezza, ogni scelta e la sua conseguenza pesa sulle tue di spalle. Non puoi prendertela con nessuno se sbagli. Sbagli tu. Ma io ci sono abituata. Io sono da sola da un tempo infinito. Ho fatto questo tipo di viaggio non certo per sentire i complimenti da mio padre. Lui era ben felice di sapermi arrivata a casa. Era preoccupato una cosa che va bene. Ma quando mia ha vista era contento. E serio mi ha detto "sei proprio figlia mia", come se nella mia piccola impresa avesse scorto riflessi di luce della sua personalità. Non ho fatto questo viaggio nemmeno per tornare a casa e dire ai miei figli "Avete visto! Che mamma eh!". A loro non gliene può fregare di meno. Mi vogliono bene con o senza moto. Ma sanno che quando vado in moto sto bene. Non ho fatto questo viaggio, meno che mai, per "dimostrare" qualcosa agli amici motociclisti. A loro non gliene può fregare di meno dei km percorsi. A loro interessa, come, li ho percorsi. Loro mi accettano così, così come sono. Una lumaca. E a loro, voglio bene.

Ho fatto questo viaggio solo per me stessa.
Ho fatto questo viaggio da sola perché ho paura.
Gli altri mi fanno paura.
Viverne la presenza fa paura.
Voler bene, fa paura.
Sono una vigliacca quanto tu non sai.
Ma condividere deve essere bello quanto io non so.
Io non so più.

Infatti, ringrazio tutte le persone che ho incontrato nel mio viaggio: mi hanno arricchito della loro presenza.
E ringrazio chi ha ispirato per primo questo mio sogno "Pirenei": Bertran_de_Born. E il resto di quei quattro amici là... BurnOut, Nazza, ed eggersi.
E ringrazio di cuore chi, con delicatezza infinita, durante la vacanza ha condiviso in un sms il mio piccolo, grande, intenso, giro.

E ringrazio specialmente TE, mio caro lettore, mia cara lettrice.
Ti sei avventurato fino a qui. Sei resistito fino a qui. Grazie per il tuo tempo qui depositato. In fondo viaggiare da soli è anche questo: scrivere e regalare parole. Regalare parte di me. A Te.


Prossimo viaggio? Prossimo sogno?

Sogno un viaggio.
Senza guidare.
Senza piangere.
Senza scrivere.
Senza paura.
Di sentire.

Marta

Ultima modifica di atram il 20 Ago 2016 23:53, modificato 1 volta in totale
 
15681177
15681177 Inviato: 20 Ago 2016 20:20
 



Questa sono io...
Era solo l'inizio...
Di un viaggio intenso come tu, ora sai...
 
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15681191 Inviato: 20 Ago 2016 21:27
 

Coinvolgente, entusiasmante, interessante, appassionante...
emozionante come tu, Marta, forse non sai. icon_wink.gif
O forse si, lo sai 0510_abbraccio.gif 0510_abbraccio.gif
 
15681205
15681205 Inviato: 20 Ago 2016 22:12
 

Scrivi così tanto che tu non sai.... icon_eek.gif
In moto si fa pipì subito senza aspettare! 0509_banana.gif
E' giusto rispettare qualsiasi forma di vita!
Vivere .... sempre ..... e le persone che incontriamo in viaggio meritano un ns. abbraccio 0510_abbraccio.gif ....
Un mio amico con una Suzuki Tu250 è stato sui Pirenei a luglio partendo in nave vs Barcellona rientrando poi in Italia via strada anche per lui è stato un gran bel viaggio.
La ER 6f è una moto che desidero forse a settembre la metterò vicino alla W800, ciao e complimenti per la tua avventura in doppio_lamp.gif 0509_up.gif
 
15681263
15681263 Inviato: 20 Ago 2016 23:03
 

Spettacolo Marta!!! Ci ho messo due ore ma non riuscivo a smettere di leggere!!

Sei stata semplicemente GRANDE!!!!
Complimenti per il tuo viaggio (non solo di km), e grazie per averlo condiviso..

Tu hai un dono 0510_abbraccio.gif 0510_abbraccio.gif 0510_abbraccio.gif 0510_abbraccio.gif 0510_abbraccio.gif


Adesso attendiamo le foto! Soprattutto dei tuoi acquerelli!
 
15681353
15681353 Inviato: 21 Ago 2016 9:53
 

Wow,con ituoi scritti, riesci a coinvolgere ed emozionare il lettore.

Grazie.
 
15681357
15681357 Inviato: 21 Ago 2016 10:03
 

topomotogsx ha scritto:
Coinvolgente, entusiasmante, interessante, appassionante...
emozionante come tu, Marta, forse non sai. icon_wink.gif
O forse si, lo sai 0510_abbraccio.gif 0510_abbraccio.gif


Grazie... 'Sta volta volta era davvero arduo arrivare fino alla fine... rotfl.gif rotfl.gif

Ma grazie per la tenacia...
E poi tu, sai certo cosa significa viaggiare da soli... 0510_five.gif

Un sorriso viaggiatore!
Ciu
atram 0510_saluto.gif 0510_saluto.gif
 
15681359
15681359 Inviato: 21 Ago 2016 10:07
 

Bimbo7 ha scritto:
Scrivi così tanto che tu non sai.... icon_eek.gif


...Chi io???? eusa_whistle.gif eusa_whistle.gif eusa_whistle.gif eusa_whistle.gif eusa_whistle.gif ... Colpa della moto... I giri con lei... eusa_doh.gif eusa_doh.gif rotfl.gif rotfl.gif rotfl.gif rotfl.gif rotfl.gif 0509_si_picchiano.gif

Se per caso ti sono diventati i capelli bianchi puoi serenamente dare la colpa ad atram.... icon_asd.gif icon_asd.gif icon_asd.gif

Ma grazie davvero anche a te, per essere passato qui. E aver lasciato il tuo pensiero. In fondo anche questo è incontro icon_smile.gif

Un sorriso!
atram 0510_saluto.gif
 
15681363
15681363 Inviato: 21 Ago 2016 10:21
 

nazza ha scritto:

Tu hai un dono 0510_abbraccio.gif 0510_abbraccio.gif 0510_abbraccio.gif 0510_abbraccio.gif 0510_abbraccio.gif


Guarda non so a cosa ti possa riferire... Ma non so se sia propriamente "un dono" il "prolisso"..... rotfl.gif rotfl.gif rotfl.gif
Ma sei Cara quanto tu non sai!

E grazie a Te per essere stata lì sui Pirenei prima di me... Con quegli altri 3 là... La foto di quel ponte e il suo riflesso era un quadro.

Felice pure di sapere che sei sopravvissuta alla lettura... icon_asd.gif icon_asd.gif icon_mrgreen.gif

A proposito di foto... Ne ho solo 2000 e passa... E per fortuna non mi sono fermata ore sui colli rotfl.gif rotfl.gif rotfl.gif

Un abbraccio grande grande!
atram 0510_saluto.gif 0510_saluto.gif 0510_abbraccio.gif 0510_abbraccio.gif 0510_abbraccio.gif 0510_abbraccio.gif
 
15681368
15681368 Inviato: 21 Ago 2016 10:26
 

svicolone ha scritto:
Wow,con ituoi scritti, riesci a coinvolgere ed emozionare il lettore.

Grazie.


Grazie 0510_five.gif ... Rido... Mi sà che a 'sto giro ho esagerato... icon_redface.gif icon_redface.gif icon_redface.gif All'inizio siete lettori... Nel mentre vi trasformate... E alla fine diventate dei "sopravvissuti"... al report di atram... 0509_si_picchiano.gif

Ma grazie davvero per essere passato da queste parti e aver lasciato traccia del tuo passaggio...

Un sorriso!
atram 0510_saluto.gif
 
15681475
15681475 Inviato: 21 Ago 2016 16:48
 

Aggiungo un po' di foto per alleggerire....
Da cellulare è un casino... devo inserirle una alla volta....


Mont Douphin. .... ho un debole per porte e finestre...

Ultima modifica di atram il 21 Ago 2016 17:59, modificato 1 volta in totale
 
15681476
15681476 Inviato: 21 Ago 2016 16:51
 



Cime De La Bonette. Non esiste fotografia che possa rendere ciò che lì ti attraversa.
 
15681480
15681480 Inviato: 21 Ago 2016 16:53
 



Apero relax ad Embrun.....
 
15681481
15681481 Inviato: 21 Ago 2016 16:54
 



Acquerello a Castellane....
 
15681484
15681484 Inviato: 21 Ago 2016 16:57
 



Il Verdon.... bello come tu non sai.
Devi andare.... Credimi!
 
15681485
15681485 Inviato: 21 Ago 2016 16:58
 



Arles.... tu cammini e all'improvviso... ti meravigli.
 
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