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Inviato: 20 Ago 2016 19:33
Oggetto: Un piccolo grande viaggio, intenso come tu non sai. Pirenei.
Nota dell'autore.... Haaa
1- mettiti comodo e procurati una flebo... A 'sto giro è lunga... Come tu non sai...
2 - scrivere per me, è raccontare di me. Esprimo tanto di opinioni ed emozioni....
3 - ho iniziato a scrivere appena tornata... Non rileggo... E nemmeno mi ricordo tutto quello che ho scritto... Chiedo venia per gli errori...
4 - ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale.... O quasi....
5 - se leggi in calce "ultima modifica.." è perché per fortuna ho riletto tutto, e tolto almeno gli errori ortografici più evidenti....
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Mio carissimo lettore, mia carissima lettrice, quando scrivo, mi perdo.
Mi ritrovo solo quando ho finito. Quando tutto si è trasformato, è passato dalla mia testa ai tuoi occhi. E dai tuoi occhi ad ovunque in te. In fondo poi, sono io che scelgo di lasciare qui queste parole, in viaggio, di cui ne diventi tu il proprietario, se non custode.
Da sole volevano uscire. Essere ben libere al di fuori di me. Le mie parole qui sopra su questa bianca tavola elettrica sono più felici. Stanno meglio lontane dalla nebulosa della mia mente. Qui sono tranquille, lineari e pulite. Tutte in bianco e nero. E poi, qui, ci sei tu. Tu che le leggi e in un qualche modo, te ne prendi cura. Ed è stupendo, perché scegli tu fino a quando o per quanto, hai voglia di curartene, di queste lettere distese come a prendere il sole. A prendere te...
Ebbene... Accomodati... Benvenuto, benvenuta, dentro il mio viaggio.
Piccolo, grande, bello... come tu non sai.
È il 17 agosto. È pomeriggio. Sono Tornata.
Tornata a casa. A digitare lettere. A sciogliere pensieri. In un calice di rosè sul mio tavolo. Il mio amato tavolo accanto alla finestra, dove tutto è cominciato, dove ho per la prima volta aperto una particolare cartina, "Pyrenees Andorra France, Spain". Qui sopra su questo legno c'è tutto il mio mondo, il mio piccolo grande mondo, in 17 giorni di viaggio. Da sola, con la mia moto. Ci sono i profumi della Provenza, i miei acquerelli, le fatture dei campeggi, i souvenir, gli scontrini infiniti di Nizza, le caramelle regalatemi al freddo del Col d'Aspet, il casco e il Garmin, il sapone per la tavola da surf, il carillon della Marsigliese, il mio diario, lo scontrino del tè caldo al Tourmalet, il piatto di vetro di Van Gogh, e le mie cartine geografiche.... Le mie amate mappe. Vissute e stravissute. Girate e ribaltate. Aperte e chiuse. Io le adoro come tu non sai.
Mi sento ancora frastornata. Per tutto. Forse non basta una doccia, finalmente a casa tua, per riequilibrare. Normalizzare. Riportare alla routine di sempre. Forse non ci vuoi tornare alla routine. Forse, non ci sei più lì. O se non altro qualcosa è cambiato.
Quando sono partiti degli amici motociclisti per la loro vacanza, li avevo salutati con una citazione "Le persone non fanno i viaggi. Sono i viaggi che fanno le persone" Jhon Steinbec. Di certo non immaginavo che una frase così intensa potesse riguardare anche me, magari un mio di viaggio. In moto poi. Figuriamoci. Davvero impensabile, visto il periodo: la frattura di due mesi fa al quinto metatarso si fa ancora sentire. Eppure, è fine luglio, le vacanze si avvicinano per tutti, anche per me. Ma attenzione io sono una persona molto fortunata, io sono un'insegnante e ho maggiore tempo rispetto ad altri, per trascorrere giornate senza lavoro. Ma sono giorni, per me, seppur certo di ferie, anche impegnativi. Non stacchi mai la spina. Continui ad essere madre. Devi cucinare, lavare, stendere, pensare. Ai tuoi due figli. I loro compiti, i loro dubbi, i loro bisogni. Rassicurare le loro paure. Non è certo tempo in cui sei ferma ad ascoltare solo te stessa e nient'altro. Nessun altro. No. Una madre non va mai in vacanza. Giorno e notte, sempre reperibile. Ed efficiente. Se poi sei da sola, devi esserlo, per forza di cose. Io faccio del mio meglio, da 16 anni. Ma lo so, non basta mai. Non mi sento mai abbastanza, nemmeno come madre. Abbastanza brava, abbastanza attenta, abbastanza presente. Avrei potuto fare di più per i miei figli. Avrei potuto offrire loro una qualità di vita migliore. Se solo fossi stata più attenta. Più consapevole. Più matura. Meno stupida di quanto tu possa immaginare. Io, ed i miei stramaledetti "errori".
Tu, hai mai sbagliato qualcosa nella vita? Hai mai pensato "se solo potessi tornare indietro?". Ti è mai capitato? Un fallimento, un buco nell'acqua, investimenti andati male. Quanto pesano gli errori? Chi ne paga le conseguenze? Io so solo che quando apri un finanziamento consistente significa che sei un po' nelle canne. Sono stata nelle canne per un po'. Per colpa della mia ingenuità, stupidità nei confronti di una persona in particolare. Sono stata un'irresponsabile nei confronti di me stessa. Ma all'epoca, quando avevo firmato per 10 anni di rate, mica sapevo tutto quello che sarebbe accaduto. Sprovveduta, non ho pensato che forse, in realtà, stavo rubando futuro ai miei figli. Non intendo cibo, abbigliamento, o cure mediche. Ci mancherebbe: sprovveduta non significa pazza incosciente. Significa però che quando firmi lì in un'agenzia, firmi la tua "condanna". Pensi ti diano una mano, veloce, immediata, risolvano, mentre in realtà stai incidendo sulla tua pelle che tu, non potrai più fare delle cose. Non potrai regalare viaggi ai tuoi ragazzi, ad esempio. Dovrai fare bene i conti ogni mese. Calcolare le uscite. Fare la spesa col pensiero anche al conto in banca. Roba che "prima" non esisteva. Significa che tu guardi i tuoi figli giocare, prendere il sole, leggere un libro e, quando realizzi, ti senti in colpa. Per tutto ciò che non sei stata. Che non sei stata capace di essere. Protettiva, economicamente. Non sei stata in grado di proteggere nemmeno te stessa, in passato, e ti senti "sbagliata" per non aver custodito dentro morbide mura finanziarie i tuoi figli. Attenzione, i miei ragazzi stanno benissimo. Chi li conosce lo sa. Lo vede. E poi certo io non sono in condizioni così nefaste. Ci mancherebbe. Il mio è più nervoso, rabbia, contro me stessa, per averlo permesso un passo nella fossa dei leoni così profondo. Mai, avrei dovuto lasciare mezza firma. Ma tant'è. I miei ragazzi sono cresciuti in un ambiente accogliente e costruttivo. Ma sono certa, che se non avessi commesso errori, anche loro ne avrebbero giovato. Manca solo più un anno per "scontare" la mia pena... Pecuniaria. E poi, finalmente sarò libera e padrona indiscussa del mio stipendio. Nessun finanziamento catastrofico. Solo più quello della mia moto... Nemmeno 40€ al mese. E allora, quando potrò, vorrò fare un bel viaggio con i miei due figli. Dove non lo so. Sceglieremo insieme. I miei ragazzi sono due persone straordinarie. Conoscono e comprendono la situazione. Sanno che alcune cose non possono essere praticabili. Ma c'è una cosa che voglio dirti di loro due, a loro interessa una cosa sola: essere amati. Ed io li amo, i miei figli, come qualunque madre, qualunque padre, può conoscere il significato di questa parola. E tu? Li ami i tuoi figli? Loro, lo sanno?
Comunque... Non è un caso se quando arriva la tredicesima, la metto via letteralmente. Prelevo, nascondo in un posto "segreto" in casa e tengo lì. Soldi fermi. Buoni solo per l'estate. Da godermi un po' con i miei figli, ed un po' da sola. Soprattutto da sola. Perché per me vacanza, significa prendersi tempo, concedersi tempo, per essere solo più chi realmente sei: te stesso. Me stessa. Non madre. Non figlia. Non sorella. Non amica. Staccare tutto. Staccare le relazioni con tutto e tutti. Il ruolo. Ridefinirlo completamente. Almeno per 10 giorni. Due settimane.
E per la sottoscritta, non esiste modo miglior per farlo se non con la moto. L'estate 2015 in Corsica vibra ancora il suo profumo. Ci sei tu, il tuo bagaglio e la tua moto. Una mappa e via. Senza nemmeno pensare, subito, al ritorno. Ci sei tu e tutta la voglia che hai di lasciarti tutto alle spalle, evadere, andare lontano. Muoverti.
Beh... La tredicesima arriva in inverno. Ed io sapevo già che solo in moto avrebbero potuto avere un significato le mie vacanze. E poi signori, che dire? A fine novembre sono entrata in una concessionaria che vende di tutto, compresa attrezzatura tecnica da moto. Cercavo solo un paio di guanti invernali. Volevo continuare a girare, non era poi così brutto il meteo... Avevo solo freddo alle mani. Beh... Sono entrata per dei guanti e sono uscita con una moto. Mio Dio. Ancora non ci credo. Beppe, uno dei titolari, mi aveva notata guardare una moto. Anzi, il verbo giusto è "sognare" una moto. Proprio quella che su cui stavano sprofondando i miei occhi. E mi dice "Dai, vieni qui, salici sopra". Ci sono salita. Me ne sono innamorata. Completamente. Follemente. La volevo. Su quella moto c'era scritto il mio nome. Salti mortali per poterla acquistare. Io. Incredibile. Ho deciso che mi meritavo, per la prima volta in vita mia, qualcosa di nuovo. Assolutamente intonso. Unica proprietaria.
Oggi, ho amato la mia moto come tu non sai.
Lei è bella, come tu non sai.
Mi ha portato sui Pirenei come tu non sai.
Come io, non sapevo.
Come adoro i concessionari, si chiamano così perché ti "concedono" un sogno. Sei nel tuo presente delirante, e lì, lì da loro, ti concedi spazio per immaginare. Qualcosa di diverso. Qualcosa di nuovo. Una nuova te. Una nuova moto. Ero salita su quella moto ferma, sfavillante e così brillante sotto quei riflettori che proprio non sapevo a novembre, quale avrebbe potuto essere il mio futuro. Lo sognavo solo. Mica lo realizzavo. Beh, ti dico una cosa: realizzare, è più potente che sognare. È roba da far piangere. Come quando vedi sul libretto della Tua moto, per te la più bella bella al mondo, il tuo nome e cognome. Tanta roba... Ero felice come tu non sai.
Beh... Con una moto nuova, urge abbigliamento nuovo... Rido.. Mio fratello mi prendeva in giro per come mi presentavo in moto... Una tuta di pelle usata, molto vintage... Ma chissene... Con quella tuta e la mia errina 5 ne avevo già vista di strada... (Nota sulla ER5: quando l'anno caricata sul furgone per portarla via, sono stata male. Come se tutto ciò che avessi vissuto con lei, le persone incontrate con lei, i km, i luoghi visti grazie a lei, fossero stati cancellati. Andati via. Con lei. Ci mancava solo scrivessi due righe di "presentazione" da lasciare al nuovo acquirente"... Mi ero affezionata a quella moto ed ai suoi ricordi. Come tu non sai. O forse, tu, si, lo sai.)
E così i miei genitori, mi hanno regalato un buon completo da mototurismo in cordura marca halvarssons. E siccome hai acquistato una moto nuova il concessionario ti offre a buon prezzo anche altri articoli. Ho preso un navigatore serio, anche troppo per una come me: Garmin zumo 690 e bla bla bla. In due parole? Lo amo. San Garmin.... Mi è stato di aiuto una cosa che tu non sai.... Davvero. Quando viaggi da solo, tu ed il tuo equipaggio siete la priorità. Deve essere tutto perfetto. O almeno, per quel che sai fare. E per fortuna, un minimo, questo navigatore sapevo e so utilizzarlo. Voce applicazioni "pianifica percorsi" - "nuovo viaggio"... Ho pianificato un boato di viaggi... Uno persino a CapoNord... Cancellato già ovvio (per ora...). Fatto è che in questa vacanza, senza meta, quasi a caso, questo navigatore è stato un fedele compagno. Mi ha alleggerito cerebralmente. Spesso guardando una mappa cartacea mica sai quanti km ci sono. Io non lo so fare questo calcolo. Lui, il geniaccio, si. E ci prende. Con me, ci ha sempre preso. Preciso al minuto. Mi indicava quante ore di viaggio avrei dovuto ipotizzare. E per una come me, ancora inesperta di tutto, da sola in giro peri il mondo in moto, è qualcosa di importante.
Molto bene: siamo più o meno a dicembre, moto nuova, abbigliamento tecnico nuovo, navigatore nuovo. Fra tutto sorpassiamo i 7.000 euro di valore. Beh.... Con cotanta abbondanza vorrai mica fare le vacanze a Laigueglia???????????? Haaaaaaaaaaa....
Ho piccoli, grandi, sogni. I Pirenei.
Perché? Perché di si.
I viaggi nascono sempre in modo strano, o casuale se vuoi, senti parlare di un luogo, ti dicono cose tipo "lì è bellissimo", ti portano un souvenir, magari hai visto due robe su internet, magari hai visto un film e c'è un posto che ti piace, o magari dai un occhio al conto in banca e dici "bene, quanto lontano posso andare?". O magari chiacchieri in una cena e salta fuori la meta di un viaggio. Non lo so, i tuoi viaggi come nascono?
Per me è andata così: era il 2014. Agosto. C'era un report live qui sul Tinga "4 amici e 3600 km su e giù nei Pirenei". Da subito mi aveva colpito una parola, fin troppo abusata: amici. Ma questi, però, lo sono davvero. Posso riconoscerli tutti e quattro fra loro, Dentro, la definizione di amicizia: scambievole affetto e stima. Affetto e stima. Mica noccioline. Beh... I magnifici 4, BurnOut e Nazza, Bertran_de_Born, eggersi, si preparano per un viaggio, ispirato certo da un'altra ammirevole banda di matti: avete presente "Amici miei?"... Lo stile è un po' quello. In moto però! Li adoro tutti prussianblue, Mass52 e consorte, Enrico64 e compagna, OrsoGianni e Komet58... Questi sono un po' i veterani dei viaggi in moto...
Invece, i quattro ragazzi lì, nel 2014, i 4 amici, non avevano la più pallida idea di come e quanto le loro vite avrebbero potuto cambiare. Migliorare. Crescere. E così li "seguo" leggendo... E scrivendo. Io però due anni fa, mica li conoscevo 'sti quattro qua. Mica sapevo che avrebbero, due in particolare, dolcemente invaso, un pezzo della mia di vita e pure quella dei miei ragazzi. È incredibile scriverlo ora. E ne sono così contenta. In quel loro report, mi ero sentita persino "sgridata" da eggersi "ragazzi/e non inquinate troppo che poi l'admin vi cazzia. Tutti i commenti alla fine." Morale: le mie parole inquinavano. Scrivo per augurargli buon ferragosto e mi firmo "by inquinatrice". E forse lo sono davvero. Io ed i miei stramaledetti pensieri, che non sempre so dominare. O forse è il contrario: sono loro che dominano. Me. Comunque sia, come già successo quando mi innamorai del Galibier, è grazie alle parole di Bertrand lasciate su quel report live che mi si è accesa la lampadina "Attacchiamo il mitico Tourmalet".
Bene: io voglio i Pirenei. È così che è nato il desiderio. Impensabile nel 2014. Irrealizzabile nel 2015. Improponibile nel 2016. Eppure...
Cavoli... Di sti Pirenei ne sento parlare persino al raduno MotoAdvent luglio 2015.. Giuse73 parla con bunion "Francia, Spagna, Francia, Spagna, mare e montagna..." Il discorso è talmente al di fuori della mia portata che proprio non esiste anche solo immaginare di fare 300-400km al giorno. Montagne mai viste, ma figurati. Il delirio. Ed infatti, io, nel 2015 sono in Corsica, confini profumati quanto delineati per me. E la mia moto.
Ma sono talmente presa da quel sogno "Pirenei" che ogni tanto sul forum Topic OT WestGP posto qualche fotografia scrivendo "io sarò lì". Ci credo davvero. Poverina. Non sapevo cosa sarebbe accaduto il 21 maggio 2016. Dopo appena 1000km di rodaggio. Sono rovinosamente caduta in moto su un tornante. Perché sono scema. Perché mi sono spaventata. Perché un tipo in macchina ha invaso la mia corsia tagliando la curva. Ed io, ignorante, anziché guardare la strada, e accelerare verso la via di uscita, ho frenato. Con la moto già inclinata. Ciao. Per terra. Quinto metatarso del piede destro fratturato. Ero a Brincon. Ho portato la moto fino a casa senza nemmeno immaginare fosse una frattura. Che tristezza, quel giorno avrei dovuto incontrare Edo&Co a Susa per un giro. E invece nisba. Come sempre. Nessun giro con nessuno. Forse non lo reggo mentalmente. Forse non so stare con gli altri. Forse, mille forse.
Sicuro devo stare ferma più di un mese. Sicuro sono molto triste, molto abbattuta. Si disintegra tutto. Davanti alla concretezza della realtà dei fatti crolla tutto. Non sono capace di andare in moto. Questo è il pensiero che impera nel mio cervello. Aggiungo: un mese prima ero caduta da ferma. Da ferma. Non esiste. Nel giro di un mese siamo a quota n 2 voli. Con la moto nuova. N-u-o-v-a. Ma quest'ultimo ha conseguenze, che si ripercuotono sulla mia famiglia. I miei genitori sono preoccupati, mio fratello è preoccupato, i miei figli sono preoccupati. Pure il padre dei miei figli, è preoccupato. Forse sono preoccupati anche gli amici motociclisti. Forse hanno tutti ragione di esserlo. Il punto però è che comincio ad essere preoccupata anche io. Comincio a pensare al passato, che torna sempre, comprendo il timore dei miei genitori: un figlio già non c'è più a causa delle due ruote. Comprendo i miei figli: sono stata "disabile" per un paio di mesi. Molte cose, azioni, non riuscivo a compierle in autonomia. Un po' di rabbia, un po' di delusione. Amarezza. Confusione. Smarrimento. Non so più nulla. Cosa devo fare? Dov'è finita tutta la mia felicità per la mia moto nuova? Dov'è il mio sogno? Dove sono i Pirenei? Molto lontano. Buttati via. Buttata lì a caso quella mappa "Pyrenees" su cui avevo individuato a febbraio-marzo tutti gli imperdibili dei Pirenei. Avevo tracciato persino il percorso dei 4 amici...
Ma a volte i sogni si frantumano. Disastrosamente. Rovinosamente. O almeno, è così che li percepisci. Desideri da morire qualcosa che credi possa essere possibile, accessibile per te, e poi però sai, molto bene, che non puoi più raggiungere. Che dipenda da te o meno, in quei momenti non conta. Ti senti ko. Sconfitto. You lose. Hai perso. Perso la speranza. Non hai più nulla da sperare. Non ci credi più. Non ti senti più all'altezza del tuo sogno: è troppo. Il sogno non c'è proprio più.Ti è mai capitato? Se si, sai cosa ho provato.
Ma, in situazioni come queste, qualcosa in te sorge. Forse umiltà, forse consapevolezza, forse solo un nuovo desiderio. Ti rendi conto di non essere in grado di guidare. In realtà non lo hai mai fatto. Ascolti consigli di buone persone. E non desideri più i Pirenei. Non esistono proprio più. Esiste solo un nuovo e urgente desiderio: frequentare un corso di guida sicura. E lo frequenti. E scrivi due righe. Che lasci qui su forum. (Magari un altro giorno vedrai quelle altre parole, che vorrei potessero saltarti addosso a scolpirti "amati, ricordalo")
Comunque sia a fine luglio pratico circa 5 ore di lezione guida sicura con l'istruttore della FMI Stefano. Cinque ore che hanno avuto sane ripercussioni sulle 408 della mia vacanza intera... Mancavano le lezioni sui tornanti... Sarà utile recuperare...
Rido... Credo sia stato l'uomo cui io abbia pensato di più. Ad ogni singola curva... Un mantra... "Guarda la strada". Un mantra davvero. Guarda la strada Marta. La strada non è lì a terra. È avanti. Nella vita, guarda la strada. Guarda Avanti.
Sì, ho bisogno di questo, di guardare avanti. Di avere cura di me. Di aver cura del mio piede fratturato. Ho bisogno di guarire. Guarire anche i pensieri. Ma il tempo della guarigione non è mai veloce quanto tu vorresti. È quel tipo di tempo che ti offre l'opportunità di soffermarti. Fermarti sulle priorità. È il tempo che rispetta Il Tempo dell'organismo, e forse non ne esiste altro di tempo. È il tempo che ti fermi ad ascoltarti. Me lo fa notare bene la fisioterapista. Da quanto tempo non ascoltavo il mio corpo? Non lo senti il tuo corpo Marta? Non senti la tua schiena rigida? Non senti le tue anche bloccate? Non senti la tua caviglia inchiodata? Non senti il tuo stomaco stretto in un nodo? Non senti che forse, devi fermarti e concentrarti su di te? Non senti che forse ti devi riabilitare? Alla vita? Si. Forse non lo sento. Non sento più nulla. A volte è così. Ci provi, non vuoi sentire niente. Più niente. Il dramma è che ci riesci. Non stai male. Ma non stai nemmeno bene. È un meccanismo di difesa, ingranaggi concatenati fra corpo e mente. Chimica delle emozioni di cui non so nulla di nulla. Ma sono, a lungo andare, meccanismi autodistruttivi. Mi sto distruggendo e non me ne rendo conto? Ma va... Non so come funziono. Questo sì. Ed è grave. La fisioterapista toccava il mio corpo come fosse stata una maga. Leggeva oltre la mia pelle, narrava il mio passato. A lei ogni angolo del mio stomaco parlava. Lei sapeva ascoltarlo. Io non l'ho mai fatto. Mai così bene. Anche a lei dissi che il mio sogno "prima" erano "i Pirenei in moto". Ma non ero più sicura di nulla. Lei rispose "Tu ricordati di ascoltarti. Ovunque andrai, ascolta ciò che comunica il tuo corpo".
E tu? Lo sai ascoltare il tuo corpo?
Io ci ho provato...
Tanto che finalmente arrivano le mie vacanze. Le mie settimane da sola. Completamente. Totalmente.
All'inizio l'idea era di fare un paio di giri casa-Francia. Brincon è ad un passo. E poi c'è da girare per una vita copiando pedestremente i giri postati sul forum. Figurati... Ma non mi sarei sentita in vacanza. Mancava lo stacco concreto da casa. Io a casa non volevo tornarci. Così preparo il bagaglio per la vacanza-moto-tenda con destinazione "a caso" in Francia fra Alpi e Provenza. Sono sempre felice quando armeggio un bagaglio in partenza. È festa. Deve ancora tutto iniziare. Ho tutta la roba fuori, compreso camping gas. Che con tutta la tristezza del mondo ho dovuto lasciare a casa. Avevo pure comprato microtavolino spettacolo da decathlon..... Che ovviamente ci sta solo in macchina... Insomma ero proprio contenta. Non mi interessava minimamente più la meta, il dove. Mi interessava andare, viaggiare in moto. Io la moto e la tenda. Via... All'avventura... O come direbbe qualcuno "ac@xzoemjnkia"...
È il primo agosto 2016. Sono in partenza. Sono felice come tu non sai. Solo quando tornerò saprò dove sono stata. La moto è perfetta. Il carico un po' meno. Il mio piedino si fa sentire solo di sera: ho pure fratturato due giorni prima il quarto dito dello stesso piede "malconcio". La fisioterapista non ci credeva. Ha fasciato tutto e mia ha rassicurata sulla guarigione: nulla di che.
Saluto tutti su whatsapp. Chiudo la connessione dati. Non ci sono per nessuno.
Giorno 1 agosto 2016 "Si va!"
Casa-Monginevro-Briancon-Embrun-Monte Douphin- Risoul-Embrun
Notte camping De La Clapiere Embrun
Un motociclista, un grande viaggiatore, l'anno scorso dopo aver posato i suoi occhi sulle mie parole che raccontavano il mio viaggio in moto in un culla, la Corsica, scrisse una frase che mi commuove ancora adesso "ed ora, grazie anche all’ulteriore esperienza che hai accumulato, ti si apre un mondo di posti da visitare e c'è uno splendido futuro in moto, e, sono sicuro, anche di vita, che ti aspetta". Beh, quel tipo, dentro la saggezza dei suoi anni, ci aveva preso. Di certo per la moto.
Bene... È tutto stupendo! Sole e caldo. Siamo ad agosto! Sono felice a sorridere dentro il casco, contenta della mia moto e della mi prima meta. Embrun. Semplicemente Embrun. Perché conosco già, perché ho bisogno di sentirmi sicura, in un luogo a me sicuro. Scelgo questo paesino magnifico al bordo del lago di Serre Poncon,come base per i miei giri lì sulle Alpi Francesi. In tangenziale mi salutano pure le spider... Sul Monginevro mi salutano i motociclisti. Pochi per la verità, non c'è molto traffico da queste parti, immaginavo di più. Quando passo sulla strada dove sono caduta sono sempre un po' tesa e nella testa penso "non mi freghi"... E soprattutto "la strada Marta, guarda la strada". Non amo girare carica. Il peso lo sento e il ragno, seppur con le cinghie, non tiene fermo il carico. Si sposta sempre un po' ad ogni salto o curva lunga. Arrivo ad Embrun che non vedo l'ora di lasciare tutto. E farmi un giro lì. Dunque anche il campeggio lo conoscevo già... Tutto scelto ai fini del mio relax, interiore. Avevo bisogno di questo: una vacanza in sicurezza. Non sapevo ancora quanti km potevo reggere in un giorno, quali strade, quante ore di moto avrei sopportato. L'inizio di questa vacanza è stato perfetto. Ho scelto la cosa migliore, per me. Ogni giorno devo scegliere la cosa migliore, per me. E tu? Scegli mai la cosa migliore? Per te?
Ma torniamo a noi... Al mio primo giorno di vacanza...
Arrivo in campeggio, monto tenda, scarico tutto, e riparto... Mi guardano sempre un po' tutti quando arrivo. Non si aspettano il volto di una donna. Effettivamente l'imbardo tecnico da motociclista non rende giustizia alla femminilità di ogni donna. O almeno, quello che ho io. Perché di motocicliste ne ho viste, moltissime, tutte insieme al propio compagno, o comunque in gruppo. Non so perché ma 'ste ragazze erano bellissime e femminilissime pure dentro le loro tute. A me un tipo mi ha pure chiamata "mesieur", si è scusato poi 200 volte... In Spagna non è cambiata sta cosa "ehi hombre"... Solo a Nizza, finalmente avevo ripreso le mie sembianze... Del tutto femminili... Decisamente senza pantaloni e gioca da moto...
Comunque... È pomeriggio. Voglio vedere luoghi vicini che non conoscevo: Mont Douphin e Risoul.
Programmo il navigatore, do un occhio alla mia mappa e si va. Ooooooohhh mio carissimo lettore, carissima lettrice, il Mont Douphin è dolce come tu non sai. Delicatissimo. E poi arrivi lì e c'è una costruzione antica che non ti aspetti. Un ponticello che non ti aspetti. Parcheggio la moto, senza immaginare che avrei potuto percorrerlo ed arrivare in un micropaesino d'incanto. Comunque cammino sul ponte e sento musica. Seguo sempre la musica quando la sento per caso. È come un richiamo. Adoro questa cosa. E infatti, lì su quell'unica via, pochi locali e pochi tavolini ci sono due musiciste. E una tranquillità senza tempo. Mi beo di tutto. Anche della danza al vento dell'erba lunga sul colle. Mi fermo ad ammirarla per un po'. È così leggera. Così morbida. Soffia verde lì l'aria.
E poi riparto. Cosa c'è a Risoul? Perché quelli del WestGP vanno a Risoul? E poi tornano indietro? Haaaa... Sei obbligato a tornare indietro: non é un passo, vai su e torni giù per forza dalla stessa strada.... E ci vanno perché ci sono solo 2.334,445 curve e tornanti..... Ma va bene. Era quello che volevo: misurarmi. Da sola, tranquilla, su strade nuove. Volevo vedere come me la cavavo. Compreso lo schivio dei ciclisti. I ciclisti per me sono fonte di stress. E sono dei pazzi furiosi. Li ho visti in discese ad andare ai 60 all'ora e più. Vestiti con un costumino attillatissimo. E niente altro. Se per caso li sfiori, loro muoiono. Tu cadi e ti fai male. Ho paura dei ciclisti. Ne sto ben alla larga. Ma lì a Risoul ce ne sono molti... Tutto l'asfalto è per loro scritto, disegnato, colorato... Per la loro fatica... Mica la tua in moto!
Però Signori, che cos'è il panorama di Rissoul. È bello come tu non sai. Ti inebria stare su quel parcheggio enorme quasi vuoto. Quasi sospeso nel vuoto. D'inverno deve essere stracolmo. Strabianco. Strafreddo. Siamo sui 1500 m di altitudine e gli impianti sciistici son tutti più sù...
Torno scendendo con calma. Le discese sono per me più problematiche delle salite. Boh... Devo imparare ancora un boato di roba. Tecnica...
Arrivo in campeggio che sono tranquilla: ho fatto la spesa per la mia prima cenetta: aperitivo a base di vino rosso e salsa di guacamole e nachos, insalata sognino e pomodorini bio, pane alle mandorle e albicocche, formaggio molle cioccioso "la rustique" (che ha intanfato la tenda per due lunghissimi giorni. Il delirio... Giuro... Ho dormito all'aromaterapia di camambert... ma siccome ti voglio bene... non te la consiglio... Sono certa che mi credi sulla parola). Il mio pasto, freddo, è pronto. Ma era buono come tu non sai.
Mamma mia... Tu non sai cosa significa essere in un campeggio all'ora di cena, fino a quando non lo vivi. È un condominio a cielo aperto. Certi profumi, certe grigliate, tu cammini per andare a fare la doccia e attraversi con l'olfatto la cultura culinaria di un Paese. È stupenda questa cosa. E poi in Francia sono organizzatissimi. Ho visto tende con ingresso leaving su salone con caminetto più zona massaggio-relax, piscina idromassaggio per i bambini, angolo cottura tecnico-tattico che ha più roba di quella di casa mia, tavolini e sedie di ogni misura e modello, compreso il divano e la poltrona e il tavolino e il portaposacenere, ho visto robe che tu non sai. Che tu non ci puoi credere. Audi, Ragnge Rover, BMW, Mazda... E Luci e lucine e lucette, e cani a spasso, e biciclette e bambini. Mille bambini. Il campeggio è fatto apposta per i bambini. È tutto un gioco. Tutto una casetta una capanna, tutto bellissimo. Ed in Francia i bambini fanno tutto. Collaborano alla grande: lavano i piatti e fanno il bucato, portano i barattoli della spesa e aiutano i grandi. E ridono e scherzano con i genitori. Bambini italiani c'erano? Si. I più lagnosi. Fa riflettere questa cosa. Non poco. Effettivamente una vacanza in campeggio non è solo questione di portafoglio. Non c'è solo il risparmio. C'è molto di più. Ciò che un albergo non potrà mai offrirti. C'è il contatto. Con la natura prima di tutto. E con gli altri altrettanto. C'è la terra, disconnessa, come vuole lei, ci sono formiche e ragni, insetti che non conosci. Ci sono alberi infiniti, le loro foglie e le radici in mezzo alla strada sterrata. Ho sempre un paura fottuta di guidare nei campeggi: l'allerta è a mille. Ostacoli imprevedibili ovunque. E le stradine sono impervie e mai asfaltate. Delirio per una come me.
E ci sono pure le riflessioni in una tenda e negli animali che lì vi trovi. Sei tu l'invasore. Sei tu in terra loro. Se posso non uccido. Se sono tranquilla e riesco a gestire con calma l'insetto che vola, intrappolato, nervoso, nella tenda, lo faccio. Ma non sempre è così. Una volta ho ritirato l'asciugamano steso e noto un ragno gigante. Ho buttato sull'erba l'asciugamano. Mi ero spaventata. Mi aveva fatto senso. Non volevo schiacciarlo, volevo se ne andasse via. Pazzesco: in bagno ne avevo contati 6. Erano tutti lassù. Fermi, piccoli e tranquilli. Si facevano la loro vita attendendo di intrappolare insetti nella loro rete. A me che fastidio recavano? Nessuno. Il campeggio è rispetto. Rispetto davvero tutto? Io rispetto davvero? Temo di no. Un insetto l'ho ucciso. Aveva come delle forbici davanti alla testa. Camminava sul materassino. Un altro l'ho preso e lasciato andare via. Era una coccinella. Camminava sul materassino. Brava Marta, è proprio così che si fa. Si giudica dall'aspetto. Quello è brutto dall'aspetto offensivo e allora ti permetti di ucciderlo. Che grande coraggio. Complimenti. L'altro è buffo, pallino, apparentemente innocuo, simpatico e lui, lui sì, decidi che può vivere. Mamma mia. È così che funziona il mondo? Anche con le persone? Lui è brutto, non lo conosco, ha un aspetto sgradevole e allora deve morire. O non rompermi i c******i. E se muore non me ne frega un c@xzo. L'altro è bello, è piacevole, non mi fa nulla, è civile come me, allora va bene averlo al tavolo accanto. Chi decide cosa. Chi si mette in posizione di comando? Perché? Sono fortunata ad essere nata in questa parte del pianeta Terra. Io sono la coccinella. Posso permettermi tutto ciò che voglio. Ma ci sono zone del Pianeta in cui nasci "scarafaggio". Non hai nulla. Un destino quasi segnato. O forse è il resto del mondo a pensarti, crederti "scarafaggio". Quante cose non conosciamo? Quante cose ci fanno paura solo per questo motivo? Quante volte reagiamo in modo inappropriato? Solo perché ci crediamo più? Più forti, più grandi, più potenti, migliori? Ho ucciso tanti insetti nella mia vita. Zanzare in particolare. Se poi li vedo in casa, mi viene un nervoso che tu non sai. Prima non mi interessava nulla della loro morte. Ora non mi flagello di certo se muore una formica a causa mia, ma ci penso. Un secondo ci penso. E in questa vacanza, mi è capitato spesso di pensare agli animali, alle vite, che muoiono. Calpestate.
Detto ciò.... io, quella prima sera, lì ad Embrun, ero felicissima. Ero dove volevo. Avevo fatto quello che volevo. Ci ero riuscita. Mi sentivo pronta per un altro giro. Piuttosto impegnativo: la Cime de la Bonette. Parliamo di quota 2860 metri sul livello del mare. Roba che quelli del WestGP definiscono "il giro del quartiere". Per me non è solo un viaggio. È Il viaggio.
Ultima modifica di atram il 21 Ago 2016 0:02, modificato 1 volta in totale