Giorno 3 - 01/06/15
Locaia - Arezzo - Le Balze - Il Chianti - Locaia
Il risveglio è sempre dolcissimo, e fa il paio con la colazione... dolce ed abbondante!
Prepariamo le cavalcature e ci avviamo: la prima parte del viaggio scorre placidamente, nel fresco di un mattino soleggiatissimo, all'ombra di tanti alberi (ma quanti ce ne sono da 'ste parti?!?
) e lungo una strada che ti riconcilia con la vita.
Si passa sopra Siena e si procede verso est; poi, da Monte San Savino, si piega un poco verso nord e si raggiunge Arezzo per un saluto ad una persona a me carissima: vedo per la prima volta questa cittadina pulita, ordinata, con la cinematografica piazza Grande, e mi sento veramente bene. Ci tornerò in altrettanto buona compagnia, magari per la giostra del saracino, chi lo sa...
All'uscita dal piccolo parcheggio nel quale abbiamo lasciato le moto, i miei compagni di viaggio approfittano di un buco nel traffico, che si richiude quando provo a passare io...
impiego secondi preziosi a districarmi e li perdo. Più o meno (mooolto più o meno!
) mi ricordo l'itinerario da me progettato e provo a riprendere i miei amici più avanti... il risultato è che giro mezz'ora per Arezzo e frazioni limitrofe prima di ribeccare i miei amici vicino alla stazione!
Ripresa la strada maestra insieme, attraversiamo sotto un sole cocentissimo la piana aretina, verso nord-ovest; da Loro Ciuffenna in poi, entriamo ufficialmente nella strada del vino "Terre di Arezzo", che costeggia la riserva naturale delle Balze.
Questa strada, in costa, è stretta e tortuosa ma consente di godere dall'alto del bel panorama del Valdarno, senza subirne la tradizionale caldazza devastante; in più, circondato com'è da vigneti, uliveti ed aziende agricole, suggerisce ai noi facoceri che da 'ste parti si può pure mangiare un sacco bene!
La mattinata volge al termine, ci viene quella tipica famina da cinghiali...
ma non incontriamo locali degni di nota lungo la strada, solo agriturismi per raggiungere i quali è necessaria una moto-jeep 2x2... iniziamo ad essere stanchi e poco lucidi, godiamo meno dei panorami agresti (che restano comunque affascinantissimi)... poi, finalmente, giungiamo a Reggello e ci fermiamo in un baretto sulla piazza principale.
Lo saccheggiamo come d'abitudine e ripartiamo rinfrancatissimi verso Figline Valdarno; da qui fino a Porcellino (di cui ci viene data d'ufficio la cittadinanza onoraria...
) niente da segnalare, a parte i 33° con tasso di umidità pari al 97%.
Nell'amena frazioncina si imbocca la strada verso Meleto che, in confronto al resto del paesaggio circostante, sembra Mordor...
e poi si sale, lungo un bel misto divertentissimo, verso il Chianti: Castelnuovo dei Sabbioni e poi l'amena Cavriglia, della quale ho sia teneri che asperrimi ricordi.
Il misto prosegue in mezzo al verde: è tutto così meraviglioso che faccio fatica a descriverlo, la dolcezza del paesaggio va gustata con uno stile di guida più rilassato rispetto al nostro solito e così facciamo, accompagnando le rotondità della strada con morbidi pensieri.
Gaiole, Radda, Castellina... uh, cosa vediamo all'orizzonte? UN TEMPORALE!
Memori della frase pronunciata da
qualcuno il giorno prima... preghiamo l'Innominabile di non rompere troppo le balle... e speriamo di non farci innaffiare proprio oggi!
Proseguiamo il giro previsto e veniamo premiati: l'ultima parte, da Castellina Scalo verso Monteriggioni e poi ancora verso Locaia, è contraddistinta da strada bagnata e nuvole nere ma non prendiamo nemmeno una goccia sul testone, riuscendo a tornare sani ed asciutti al casale che ci ospita...
se si esclude il fatto che l'ultimo tratto di sterrato bagnato ci riduce le motine da buttar via!
Dopo pochissimi minuti dal nostro arrivo, inizia il diluvio universale con grandine e tutto il necessario... c'è andata di lussissimo!
Per consolarci del fatto di non poter godere di un po' di ristoro all'esterno, visto che il fortunale ci costringe in soggiorno, ci diamo alle letture attendendo che la tempesta passi; dopo un'oretta buona, è tutto finito e torna il sereno.
Io ed Alex andiamo a passeggio, lungo la vicina vallata in cui pascolano i cavalli, a curiosare nel vicino monastero: troviamo un'oasi di pace, deserta (probabilmente le monache sono alla funzione vespertina, o a cena), che invita alla riflessione ed all'intimismo. Che bello!
Torniamo con una fame da lupi (strano) e ci diamo all'ultimo bagordo, un po' malinconico proprio perché è l'ultimo: non ci godiamo granché l'ultimo drinkino, tanto che avanzano vodka e sciroppo alla menta.
Due parole in soggiorno, un giretto al fresco di fuori, prepariamo un pezzo di bagaglio e poi andiamo a nanna, già proiettati al pallostradale viaggio di ritorno.