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Inviato: 24 Mag 2012 19:21
Oggetto: Dolomiti: la bellezza della porta accanto
Si fa presto a dire Dolomiti e illudersi che chi ti sta ascoltando sappia per questo di cosa stai parlando. Quando penso alle Dolomiti, ho negli occhi alcuni angoli in cui ogni tanto devo tornare per ritrovare quel sentimento di perfezione da cui sono stato segnato e lontano dal quale non si può stare troppo a lungo senza provare un vuoto, una mancanza. Non è detto che questo sentimento si rinnovi pienamente ogni volta che ritorno sui miei passi, ma non manca mai del tutto e le pietre cantano sempre la loro canzone, a volte pianissimo e altre volte fortissimo.
Non è nemmeno detto che una cima o un passo ti gettino addosso il loro incantesimo al primo incontro e potranno restare grigi luoghi di transito per molto tempo, fino a quando in maniera imprevedibile il gioco del sole e delle nuvole trasfigurerà la roccia in pilastri di una cattedrale in cui inginocchiarti o nei bastioni di un castello da conquistare o finché il volo planato della cornacchia sui nevai sospesi muoverà il desiderio di alzarti ed abbassarti con lei oltre l’umano.
Due di questi luoghi formidabili sono per me: Passo Rolle e il gruppo delle Pale di San Martino e Passo Staulanza, sovrastato dalla tozza mole del Monte Pelmo, venendo dalla Val di Zoldo. Un altro è la Val Cellina percorsa da un torrente le cui acque hanno l’incredibile luminosità dell’acquamarina. L’itinerario che segue li mette insieme in un anello che attraversa gran parte delle Dolomiti orientali e occidentali.
A Predazzo si imbocca la statale 50 del Passo Rolle e del Monte Grappa che sale dolcemente nella Val Travignolo, passando per l’abitato di Bellamonte e attraversando la foresta di abeti rossi di Paneveggio. Ben presto compare di fronte il becco affilato del Cimon della Pala e mano a mano che ci si avvicina a Passo Rolle, le cime possenti della Vezzana, del Focobon, dei Bureloni e, un po’ defilato, il Monte Mulaz. Una serie di ampi tornanti permette di superare il salto finale e di giungere al Passo, di per sé poco attraente se non per il panorama circolare che offre. Appena oltre, sul versante di Primiero, una stradina bianca, spesso inaccessibile con la motocicletta, porta al balcone di Baita Segantini che almeno una volta bisognerebbe raggiungere, se si passa da queste parti.
Scendendo lungo la divertente serie di tornanti del versante meridionale verso Siror, compaiono sulla sinistra la Rosetta e lontano il Sass Maor e la Pala di San Martino. Si attraversa l’abitato di San Martino che in questa stagione è una ghost town e si arriva a Tonadico dove si devia a sinistra sulla statale 347 del Passo Cereda e Passo Duran, bella strada che porta ad Agordo.
Il versante meridionale è forse meno spettacolare di quello settentrionale, ma la bastionata che accompagna la strada, spesso deserta, fra Mis, Don e Gosaldo ti accompagna fedele fino a Passo Cereda, assieme al gruppo del Piz Sagron e del Sass de Mura sulla destra.
Al Passo Cereda consiglio una sosta al Rifugio Passo Cereda, dove si possono gustare ottimi piatti tradizionali ad un prezzo onesto e conditi con un gran sorriso. Meglio comunque resistere alle tante tentazioni perché la strada è ancora lunga e scende innanzitutto ad Agordo, vigilata dalla lunga bastionata del Monte Civetta.
Ecco, il Civetta è montagna severa che non mi si è ancora concessa nel suo lato gentile, ma mi ha sempre opposto un ghigno arcigno e corrucciato, sia che abbia cercato di conquistarla a piedi o di lusingarla girandovi attorno.
Ad Agordo proseguiamo sulla Statale del Passo Cereda e del Passo Duran che si diparte appena a sud dell’abitato e si inerpica, stretta e molto tortuosa, in vista della Moiazza da un lato e della Cima di Pramper dall’altro. È una strada panoramica, ma da percorrere con rispetto e senza fretta perché ricca di curve cieche e molto utilizzata dal traffico locale e da gruppi di motociclisti in entrambi i sensi di marcia.
Giunti al Passo Duran, la vista si apre sulle Dolomiti Zoldane e sulla tozza mole del Pelmo. La discesa è rapida fino a Forno di Zoldo e veloce a Longarone.
Risaliamo la Valle del Vajont e proseguiamo per la piana di Cimolais e la Val Cellina. La strada è bellissima: ampia, ben disegnata e con un ottimo manto stradale. Ben preso ci affianca il torrente Cellina che ci accompagnerà fino al lago di Barcis con i suoi ghiaioni bianchi e le sue acque chete in cui si vorrebbe immergere i piedi e giocare fino a notte. Al lago, consiglio di attraversare il ponte sospeso e girare a destra per percorrere la Val Pentina fino all’Agriturismo Pian dei Tass in cui passare la notte dopo una gustosa cena. Altamente consigliabile la prenotazione.
Il giorno dopo, ritorniamo sui nostri passi fino a Longarone e a Forno di Zoldo per proseguire sulla sp 251 verso Passo Staulanza e Selva di Cadore. La strada è ancora entusiasmante e ci accompagna a lungo la massicciata del versante est del Monte Civetta mentre si fanno sempre più incombenti il Monte Pelmo e i suoi ghiaioni. Dal Passo scendiamo con bella corsa a Selva di Cadore dove abbiamo molte possibilità. Noi abbiamo scelto la strada di Passo Giau che conosco ancora poco e che non mi ha ancora svelato la sua vera anima. La strada è tortuosa e ricca di tornanti; piano piano si mostrano la Gusella, il Nuvolau, l’Averau e, una volta al Passo, la muraglia della Croda da Lago, il Sorapiss, la Tofana e in basso la conca smeraldina di Cortina.
La discesa è una delle strade di montagna più divertenti che abbia percorso e, una volta a Pocol, svoltiamo a sinistra per salire a Passo Falzarego, scendere in Valle di Livinallongo, risalire a Passo Pordoi per arrivare in Val di Fassa e da lì tornare a Predazzo… ma questa è un’altra storia.
Altre foto qui: Link a pagina di Giulio1954.com