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Inviato: 22 Ago 2009 10:58
Oggetto: report Milano-Ostuni: strada dritta non sempre è retta via
Da tempo organizzavamo una discesa in Puglia passando per l'ex Jugoslavia. Da tempo avevamo deciso l'itinerario e programmato tutto, due settimane tra viaggio e qualche giorno di riposo a Ostuni dai suoceri, ritorno con il servizio FS moto in treno. Da tempo avevamo prenotato tutto, traghetti e treno.
Invece no.
A un mese dalla partenza Grazia si vede ridurre le settimane di ferie da due a una e il nostro viaggio sembra sfumare.
Sembra, perché dopo vari cambi biglietti che sarebbe noioso spiegare, il viaggio, seppur con qualche aggiustamento, l'abbiamo fatto lo stesso (e seguirà report).
Io però mi sono dovuto fare Milano Ostuni da solo.
Avevo giorni di ferie in più e allora ho pensato, me la prendo comoda e invece di farmi la tirata in autostrada faccio l'interno.
Ne è nato questo viaggio nel viaggio. Un itinerario che non ha i tempi rilassati di una vacanza (avevo comunque solo 48 ore per farmi più di 1000 km) ma non ha neanche le strade lunghe, veloci, e diritte di un tappone di trasferimento.
Sono state 48 ore io e la mia moto, strade statali dell'Italia Centrale, un avvicinarmi alla meta, costante, sinuoso, e solo apparentemente illogico.
Smonto dal lavoro alle 17.30 di martedì 28 Luglio e alla faccia della sinuosità mi sparo tuttautostrada Gallarate-Bologna. A Bologna mi aspetta il mio amico Davide, per una serata enogastronomica in un ristorante che conosce lui, mi dice di fidarmi. Faccio bene perché mangiamo e beviamo alla grande. Il posto si chiama l'officina dei sapori (o l'officina del gusto, non ricordo) ed è poco fuori città, a Castenaso. Il proprietario è piuttosto istrionico, ci dice che lì funziona che noi si sceglie il vino, ma il menù e fisso, il vino “incontrerà” le pietanze a qualche punto della cena, antipasto, primo, o secondo. Evidentemente abbiamo avuto culo, perché il nostro Rosso Conero incontra gli antipasti e segue bene anche primo e secondo. Mangiamo parecchio, secchiamo una bottiglia in due e spendiamo 30 euri a testa. E, cosa più importante, mi sento finalmente in vacanza.
Il giorno dopo alle otto sono già in sella. La logica direbbe A14, ma io punto verso Firenze per la strada che passa dalla Futa e dalla Raticosa. Dalle sgommate sull'asfalto e -ahinoi-dai mazzi di fiori ai lati della carreggiata si capisce che quello è un infernale paradiso motociclistico, ma oggi è giorno feriale e io sono in assoluta solitudine. Grossa invidia per i bolognesi che hanno a disposizione una meraviglia tale e se la possono fare quando gli pare. La moto è bella carica: bauletto, borse laterali e borsa serbatoio, ma -mi dico- l'assetto non ne risente più di tanto, vai Pietro che stai andando forte! Poi la sverniciata che mi prendo dall'unico altro motociclista che trovo sulla strada e che mi passa neanche fossi un ciclista, mi riporta alla realtà, non sono un manico, non lo sarò mai, ma chi se ne frega.
Arrivato a Firenze rientro in Autostrada, vado a testa bassa. L'idea è di proseguire in A1 fino a Orvieto e poi uscire. La cartina che ho sulla borsa serbatoio però mostra una statale che corre parallela all'A1 e che da Chiusi si riallaccia alla strada che pensavo di fare. Detto-fatto, fuori la freccia. Curve, colline, cipressi, paesi con nomi che sanno di Rinascimento, me la godo fino a Orvieto. Qui volevo salire per Todi, lungo la S79 bis, meglio nota come “millecurve”.
La imbocco e mi sembra di essere in pista (anche se in pista non ci son mai stato). Davanti al guard-rail hanno messo delle balle di fieno, ci sono cuscini davanti ai pali e cartelli che mi segnalano la distanza dalle curve e la loro direzione. Allucinazione per il troppo caldo? Sto sognando e in realtà non mi sono mai mosso dal mio letto? No, la domenica ci sarebbe stata una corsa di auto d'epoca e la strada era già preparata. Vi lascio immaginare, mi son sentito Valentino. (era ormai quasi l'una, neanche una macchina tra le scatole o un'altra moto a riportarmi con i piedi per terra)
Arrivo a Todi affamato e mi sfamo di pizza, poi riparto per Terni. Sosta con foto allo stadio Libero Liberati, dedicato a un motociclista e famoso per le gesta dei freak brothers, una delle tifoserie più colorate d'Italia e su, verso Rieti (statale 79). Avrei voluto fermarmi alla cascata delle Marmore, ma sono arrivato che era “spenta” (l'acqua deviata a una centrale idroelettrica) e l'avrebbero “accesa” solo dopo un'ora, il tempo era poco e allora di nuovo in sella.
Arrivo a Rieti dopo una trentina di Km, pochi, ma sufficienti per capire che il paesaggio è cambiato. Le curve son sempre rotonde,ma le colline hanno i fianchi più aspri, le case dei paesi sono più strette le une alle altre,e il cielo è più blu. Sto andando a Sud, e si vede.
Sfioro Rieti ma non mi fermo, vado verso l'Aquila (Statale 4, poi Statale 17). Invece no. Mi fermo, eccome. A Terme di Cotilia il mio sguardo incrocia quello di una porchetta che occhieggia dal bancone di un camion-baretto. Il naso, chiuso nel casco non si è reso conto, ma la vista parla chiaro. Quella porchetta deve essere mia. Mangio porchetta seduto a un tavolo di plastica lungo la statale, sono le quattro e mezza di un mercoledì pomeriggio, e io sono fottutamente felice.
L'arrivo all'Aquila non può lasciare indifferenti. Camion, Jeep della Protezione Civile, betoniere, lavori in corso. Un traffico della Madonna. L'immagine che mi viene in mente è quella di un formicaio su cui abbiano appena tirato un sasso. Brulica la ricostruzione, s'affaccendano gli Aquilani. E tutto tornerà come prima. Dopo aver visto quel fervore ne sono convinto.
Mi rimetto in Autostrada, ma solo per pochi chilometri, esco ad Assergi e mi preparo a quello che sarà il pezzo forte della giornata: la salita a Campo Imperatore.
Strada Statale 17 bis. 27 Km celestiali. Purtroppo, visto quello che è successo, quest'anno non c'è in giro nessuno, ma voglio sperare che non sia sempre così, dato che è una delle strade più belle che abbia mai fatto e che se i centauri non vanno lassù, dove altro devono andare? Il nastro di asfalto si srotola dolce, invita a spingere tra rocce e pascoli, dietro a ogni curva c'è uno scorcio diverso del massiccio del Gran Sasso, L'aria è pulita e fresca che fa male agli occhi. Uno spettacolo verde, bianco e blu.
Arrivato in cima sono parecchio stanco, son 9 ore che sono in sella, ma all'albergo di Campo Imperatore mi sparano 105 euri per una notte. (e per 300 mi avrebbero fatto dormire nella stanza dove ha dormito Mussolini). Rifiuto per motivi diversi entrambe le offerte e chiamo i numeri che mi ero portato dietro. Al terzo tentativo trovo: Casa Tuccella, bed and breakfast a Castel del Monte. (come Castel del Monte?, no, non quel Castel del Monte, un'altro Castel del Monte, 20 km oltre, ancora lungo la SS17bis). 45 Euri pernottamento e prima colazione più che lauta.
Il giorno dopo chiedo in paese se esiste un adesivo del parco del Gran Sasso (anche noi come molti altri motociclisti, attacchiamo sulle borse laterali gli adesivi dei posti che visitiamo). Esiste, mi dicono, ma si trova solo al centro informazioni di Assergi.
Son già le noveemmezza e io devo arrivare in serata a Ostuni, passando per Pozzilli (IS). Rifaccio i 30 e passa km di splendida strada di montagna (peraltro stavolta con il sole del mattino che bacia dritto dritto il Gran Sasso), o rispetto come un crumiro la tabella di marcia e scendo verso Sulmona?
Al centro informazioni di Assergi sono molto gentili e l'adesivo da solo valeva la deviazione. Per celebrare lascio 20 euro di offerta per il parco e mi aggiudico così una polo -che Grazia definirà “discutibile”- con scritto dietro “un raggio di sole per l'Aquila Fenice”. (a me piace parecchio).
Si è fatto un po' tardi, cerco di districarmi in fretta dal formicaio dell'Aquila e imbocco la statale 5 bis che mi porta verso Rocca di Mezzo. Anche qui sono in prefetta solitudine. Gran bella giornata di sole, curve secche che tagliano la costa della montagna e il monte Velino là davanti. Da Rocca di Mezzo vado a Ovindoli e da lì in picchiata a Celano. Atterro nella Piana del Fucino e sono decisamente a Sud. Fa un caldo infernale, per restare in tema decido quindi di salire al Passo del Diavolo. Altra strada totalmente da consigliare. In mezzo al bosco, fresca e divertente e ancora meravigliosamente deserta (incontro 2 macchine in 20 km). Da lassù proseguo per Pescasseroli dove mi concedo una batteria di arrosticini sul corso di un paese di montagna, questo sì, finalmente pieno di turisti.
Dopo pranzo prendo la R509, detta “della Forca d'acero”, e mi rendo conto che avrei dovuto farla al contrario. La salita al valico (dove c'è un bar-ristorante sotto le frasche) è carina, la discesa a Sora bellissima, ma fatta in salita dev'essere strepitosa.
Da Sora prendo la R627 verso Sud. Asfalto liscio, camion, caldo, gallerie e penuria di curve. Una strada da non fare in moto, ma mi serve per recuperare un po' di tempo. I cartelli “Gaeta” mi tentano, mi sembra di sentire il profumo del Tirreno, ma questa volta tengo duro, mi stanno aspettando per sera sull'Adriatico. Freccia a destra, cavalcavia, e poco dopo Cassino punto a est, Statale 85 verso Isernia.
Mi fermo a Pozzilli. Serena e Simona, compagne in un'altra vacanza sono al lavoro e sapendo che “passavo di lì” (anche in geografia tutto è relativo) mi vogliono salutare, offrire un caffè, far vedere il loro modernissimo ospedale e soprattutto dare finalmente le foto della vacanza di cui sopra. Il tutto richiede più tempo di quanto previsto e alle cinquemmezza lascio Venafro. Volevo scendere a Vasto lungo qualche strada di montagna molisana (mi ispirava la Statale 86) ma mi sa che non faccio a tempo. L'aereo di Grazia atterra a Bari alle 21 e non voglio farla aspettare.
Taglio, tenendo la S17 fino a Campobasso, poi scendo in Puglia lungo la stessa strada fino a Lucera. Queste statali molisane sono la parte meno bella del viaggio, so che tra le montagne ai miei lati ci dev'essere pane per i denti di un motociclista, ma non si può avere tutto. Allora testa bassa, e alle settemmezza sono a Foggia. Da lì in poi è autostrada, il sole che cala, abbagliante, negli specchietti retrovisori. Vado e penso che fino a tre anni fa non avrei mai creduto di arrivare a possedere una moto, che mi muovevo solo in macchina, e per la strada più breve possibile, e che ora mi sono fatto 1200 km in due giorni, cercando strade come uno che va a funghi, solo per il puro piacere di scorrere tra le curve. Penso che in questi tre anni sono cambiato, che la moto mi ha fatto crescere e, per quanto possa fregarvene, credo che mi abbia reso un po' migliore.
Da Palese a Ostuni siamo in due, Grazia abbracciata a me per tutto il tragitto e io che che per sentire l'odore del mare non mi calo la visiera neanche a 120 all'ora.
Un viaggio sta finendo e dopo due giorni ne inizierà un altro.