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Inviato: 20 Feb 2008 0:01
Oggetto: TMax Raid in Tunisia 7/14 Aprile 2007
Voglio condividere con Voi questa mia sensazionale avvetura vissuta lo scorso anno ma che porto ancora viva nel cuore e nella mente come se fosse oggi.
Il T-Max è stata la mia prima e indimenticabile passione per le due ruote.
Il T-Max Club è stato l’unico ed inimitabile strumento per condividerla con migliaia di persone in tutta Italia…e non solo.
Eggià, perché quello scaldabagno, plasticone, sputerone o con qualsiasi altro dispregiativo da motociclista lo si voglia chiamare, mi ha portato fino in Tunisia consentendomi di vivere una esperienza che definire unica sarebbe riduttivo.
Avevo già provato il “brivido” delle lunghe distanze quando in occasione del Raduno dei Fiori (uno dei tanti eventi del Club) il nostro gruppone si incontrò con quello dei Tmaxer d’oltralpe sulle somme del Monte Turin, nella Francia provenzale.
Ma quando nell’agosto del 2006 il Presidente del TMC comunicò ai soci dell’eventualità di questa avventura da svolgersi nella settimana di Pasqua dal 7 al 14 Aprile 2007, nel forum dilagò un caotico mix di emozioni e stupore: “ma come??? Col TMax in Tunisia??? Ma si può??? Ce la fa un ammasso di plastica di oltre 210 kg a viaggiare sulle strade sabbiose del deserto???”
Secondo Toni MERENDINO di TOM42 (www.tom42.com) la risposta era assolutamente SI!!! (e detto da uno dei protagonisti della Paris-Dakar c’è da crederci e basta).
Tra l’altro, dietro indicazione del Direttivo del TMC, la Yamaha Motor Italia si è mostrata subito favorevole ad appoggiare l’impresa.
L’unico neo di questa bella pensata era il costo: la cifra di partenza era fissata in 1.250 euro a persona…ovviamente tutto compreso.
Alla fine di Febbraio 2007 non era ancora stata raggiunta la quota minima di 15 equipaggi: a parte i costi, non tutti erano in grado di preventivare vacanze con così tanto largo anticipo così, grazie a una riduzione della quota di partecipazione, ho cominciato ad accarezzare l’idea di partecipare.
Mia moglie intuisce dal luccichio dei miei occhi che l’idea mi entusiasma e fa quello che ogni donna amorevole fa (o dovrebbe fare), mi asseconda.
Mi iscrivo al Raid tra la gioia degli amici e, nel contempo, gli equipaggi arrivano in un batter d’occhio a 25 unità così Tom42 si vede costretto a chiudere le iscrizioni.
Metto in vendita un po’ di pezzi di ricambi e accessori del TMax che giacevano impolverati in garage e racimolo altri 500 euro per le necessità del viaggio.
Mi attrezzo di borsa da sella, una da tunnel, una coppia di borse laterali e uno zaino.
Ricovero il TMax dal “dottore” per un tagliando preliminare e, a una settimana dalla partenza, ero già pronto ed emozionato come un bambino in attesa di Babbo Natale.
Il giorno prima preparo doviziosamente la borsa: 2 paia di pantaloni, 6 T-Shirt ufficiali, 6 paia di slip e calzini, 1 costume da bagno e telo da mare, beauty-case, medicinali (aspirina, imodium, analgesico).
Un ulteriore controllo al porta-documenti per verificare la presenza del passaporto, carta d’identità, scheda medica, libretto di circolazione, carta verde per assicurazione, copia contratto e assicurazione per il viaggio.
Il TMax è già equipaggiato come un muletto e nel sottosella (poco capiente ma ben organizzato) sono accuratamente sistemati un completo anti-pioggia, un kit riparazione gomme, un piccolo ma efficiente set utensili (le chiavi indispensabili per la bulloneria del mezzo), un altrettanto piccolo kit di pronto soccorso, una lampada faro e una coppia di frecce di ricambio.
Il Meeting Point era fissato alle ore 14.00 del 7 Aprile presso il porto di Genova.
Sabato 7 Aprile 2007
Alle 6 del mattino, dopo una notte dormita meravigliosamente, sono già in piedi: abbondante colazione a base di cerali, bisognino fisiologico, doccia tonificante, sbarbatura e pulizia denti.
Mi calo nel pantalone tecnico in cordura, indosso il paraschiena e il giubottino traforato Dainese, un bacio commosso a mia moglie e mi avvio verso il box.
Un ultimo controllo del mezzo e dei bagagli e finalmente SI PARTE!!!
Alle 10.00, dopo un viaggio fatto con calma, giungo all’area di servizio de La Spezia ove avevo fissato un incontro con altri tre Tmaxer (uno spezzino, un romagnolo e un romano).
Il tempo di un caffè, una sigaretta, qualche battuta e via verso Genova.
Alle 12.30 giungiamo a destinazione accolti festosamente dal resto del gruppo (lombardi, veneti e piemontesi) arrivati poco prima di noi e – gradita sorpresa – da tanti amici Tmaxer genovesi convenuti sul posto per gioire insieme a noi di questo momento.
Dopo un pranzo veloce a base di pizza e coca-cola, facciamo il chech point ed accediamo nell’area d’imbarco del porto dove troviamo ad attenderci Toni MERENDINO e il suo meraviglioso e ultra competente Staff.
Queste persone meritano di essere presentate a dovere perché si sono rivelate assolutamente competenti e fantastiche:
-Toni MERENDINO è un ex Pilota e poi Manager di un Team della Paris-Dakar e, da qualche anno, anche titolare dell’agenzia Tom42 che si occupa dell’organizzazione di questi Raid in terra d’Africa. Ha coordinato la spedizione con grande competenza a volte precedendoci, altre seguendoci, a bordo del suo SUV Nissan;
- Gianluca, nipote di Toni e co-titolare dell’agenzia, è colui che capitanerà la spedizione del gruppo durante il giro della Tunisia, ovviamente sotto l’occhio vigile e le indicazioni di Toni che in quei luoghi è di casa;
- Adriano è “il meccanico”…dico “il” e non “un” perché egli – oltre ad essere tecnico ufficiale Yamaha - è praticamente un mito nell’ambiente motociclistico avendo anch’egli fatto parte – insieme a Toni MERENDINO – del Team Paris-Dakar. Ci ha seguito in questa avventura a bordo di un camion dalle misure impressionanti adibito a Officina Mobile dotato di ponte, compressore, cisterna carburante, ricambi originali, pneumatici, abbigliamento tecnico e caschi e una fornita dispensa di vivande (ivi compresa la macchina del caffè espresso);
- Stefano, collaboratore di Adriano, è forse il personaggio meno noto ma di certo rivelatosi non meno competente e simpatico. Ci ha seguiti alla guida di un furgone che, oltre a fungere da guardaroba per le nostre borse/zaini, conteneva tre Tmax sostituitivi in caso di guasto irreparabile;
- Paolo, il nostro mitico “doc”, è il dottore che si è assunto la responsabilità di monitorare il nostro stato di salute e, nel caso, intervenire con competenza e grande umanità. Siccome – grazie a Dio – non ha avuto modo di lavorare, il doc ha ben pensato di montare uno dei tre Tmax sostitutivi e partecipare al raid con noi, come uno di noi;
- Beppe GORI, a tutti noto come ZEP, endurista, giornalista, fotografo e tester per varie riviste di settore (Motociclismo, InMoto, Motorrad ecc ecc) che ha seguito il Raid per stilare un report successivamente pubblicato sulle riviste anzidette nei numeri di Giugno, Luglio e Agosto 2007.
Fatta questa doverosa parentesi, torniamo a noi che eravamo al porto di Genova.
Dopo aver smontato le borse/borsoni/borselli dai mezzi e riposti nel furgone, ci avviamo all’imbarco: la partenza è prevista per le ore 17.00 ma alle 15.00 eravamo già tutti incolonnati in maniera disciplinata in prossimità della rampa d’accesso alla nave.
Noi dello Staff del TMC (ho avuto questo onore) cominciamo a distribuire i gadget e gli adesivi forniti dagli sponsor (MIVV, Tucano Urbano, E-Squad, One Camamoto, Yamaha, DB Motor’s e altri).
Per l’occasione, sei membri del Direttivo hanno preparato i loro TMax in versione “DeserTmax” sostituendo le carene originali con altre in livrea mimetica in stile “desert storm” (color cachi chiazzato) ed hanno rappresentato il Raid a beneficio della stampa.
Con un’ ora di ritardo sulla tabella di marcia, alle 18.00 comincia l’imbarco che si svolgerà abbastanza velocemente.
Una volta stivati e agganciati i mezzi, ciascuno si dirige verso la propria cabina conscio di dover affrontare una traversata di circa 21 ore…e speriamo bene per il mal di mare.
Dopo una bella doccia e una cena dignitosa (ma non speciale), la serata scorre serenamente tra risate, racconti di aneddoti vissuti durante passati raduni, scherzi, balli e bevute (soprattutto quelle).
Il tempo è bello, il mare è calmo e la notte scorre veloce e tranquilla come la nave sulle acque del Mar Tirreno.
Domenica 8 Aprile 2007 - Pasqua
Alle sette del mattino avevamo da poco oltrepassato la Sardegna (ben visibile grazie alla limpidità del cielo) e, dopo una buona ed abbondante colazione, ci ritroviamo nuovamente al bar a fare confusione.
Dopo pranzo tutti sul ponte in attesa di scorgere la costa tunisina e, finalmente, alle 15.00 si grida TERRA!!!
Verso le 16.00 sbarchiamo al porto di Tunisi e comincia così la lunga trafila per le operazioni doganali.
Oltrepassata la dogana ci ritroviamo presso un piazzale poco distante dal porto ove si effettua anche il cambio tra Euro e Dinaro Tunisino.
Una volta che il gruppo si è compattato si parte in direzione di Hammamet: 78 km di autostrada allucinante.
L’asfalto è buono ma, nonostante le tre corsia per senso di marcia, c’è un traffico spaventoso e, cosa assai curiosa e pericolosa, è che le carreggiate non sono delimitate da guard-rail e la gente le attraversa a piedi (talvolta anche col gregge) correndo come una pallina di flipper per evitare di essere investita (i tunisini quando guidano non si fermano davanti a nulla).
Al rombo dei 25 Tmax la gente rallenta e cominciano a suonare clacson e a salutarci calorosamente al grido di “w l’Italia”…una sensazione da brividi sentire esaltare il proprio Paese in terra straniera.
Dopo circa mezz’ora siamo giunti a Hammamet, città turistica molto bella dove è molto netto il contrasto tra i quartieri poveri e la zona dei residence lussuosi: uno di questi ci sta aspettando.
Quando giungiamo dinanzi all’Hotel Lella Baya rimango a bocca aperta: una struttura mastodontica e iper-lussuosa composta da una struttura sabbiata raffigurante un castello.
Il personale è già allertato del nostro arrivo e ci riserva un’accoglienza principesca che mal si addiceva a una banda di “motociclisti” tutti inguainati in abbigliamento tecnico e dal volto spossato per il lungo viaggio in nave.
Guardie di sicurezza si accingono a “proteggerci” dai ragazzini curiosi e mendicanti, facchini si prodigano per sollevarci dal peso dei bagagli, altri hanno cura di agevolare le manovre di parcheggio.
Presso la hall è già tutto pronto: a ciascuna coppia la sua camera secondo un elenco stilato in fase di iscrizione al raid.
Il mio compagno di stanza si chiama Elvio, un simpatico omaccione alto-atesino con capelli e baffi bianchi che ho conosciuto in quell’occasione.
Insieme ci siamo diretti verso la nostra camera da cui si godeva una vista meravigliosa su tutto il lungomare.
Una bella doccia rigenerante e giù per la cena.
Nonostante l’Hotel ostentava cinque stelle, la cucina non era internazione ma solo quella tipica tunisina: kous kous in tutte le salse e verdure speziate…un dramma per uno spaghettaro come me.
Fortunatamente il menù a buffet è molto ricco ed io, da buon campano, mi attacco all’unico pasto che si può definire “internazionale”: la pizza.
Ovviamente c’è pizza e pizza, ma la pizza è sempre pizza.
La prima serata scorre così tranquilla nell’ampia sala bar dove si ride e si scherza con quell’allegria ed armonia che da sempre caratterizza gli incontri del Tmax Club.
Il primo giorno (in realtà il secondo perché per me è cominciata già il sabato al porto di Genova) si conclude con tanta stanchezza ma anche con tanta felicità nel cuore. Ma, nel contempo, con l’unico rammarico di non aver potuto condividere la festività pasquale con mia moglie e la mia comunità parrocchiale.
Lunedì 9 Aprile 2007 – Pasquetta
Alle 5.30 suona la sveglia e, dopo una abbondante colazione, si procede a caricare nuovamente i bagagli sul furgone e, alle 7.30 puntuale, Toni tiene un breve breafing illustrativo del programma della giornata.
La prima tappa è una vera è propria maratona: 456 km da Hammanet a Tozeur in direzione sud, verso il deserto.
Animati da tanta voglia di avventura e di felicità di condividerla insieme a persone fantastiche, complice una bella giornata di sole e da temperatura godibile, partiamo disciplinatamente alla direzione di Sbeitlà.
La strada è asfaltata in maniera superficiale ma comunque percorribile senza problemi, ma è noiosa da morire.
Strada facendo attraversiamo numerosi villaggi dove la desolazione e la disperazione (almeno all’apparenza) sono l’unica insegna che li contraddistingue.
Case basse da colori vivaci sul cui patio giacciono straiati uomini avvolti in lunghe vesti e turbanti mentre le donne si scorgono nei campi a lavorare.
Il mezzo di locomozione più avanzato che ho visto da quelle parti era un mulo spelacchiato che trainava un carretto con ruote senza copertoni, e sopra c’era una donna e un bambino.
A scuola sembrava non andarci nessuno dal momento che al nostro passaggio bambini, anche piccolissimi, sbucavano da tutte le parti e, forse per dimostrare il loro affetto, lanciavano sassi alla coda del corteo….ma nulla di che, dopo le prime volte la “scopa” (l’ultimo della colonna) faceva da guardia.
Alle 11.00 circa giungiamo a Sbeitlà dove si fa rifornimento e ci si ferma presso un “bar” conosciuto a Toni.
Qui andiamo a visitare le rovine romane e poi consumiamo un lauto pranzo in stile “Palmera Day” (come lo ha definito Toni prendendo spunto dalla nota marca di tonno inscatolato) a base di scatolette di tonno, manzo, affettati e formaggi rigorosamente italiani e dell’ottimo pane (tipica baguette francese).
Dopo pranzo tutti a torso nudo a prendere il sole nel giardino o a fare una pennichella, ma per poco tempo perché la strada per Tozeur è ancora lunga.
Una cosa che mi ha colpito durante questa prima parte della traversata e che si è rivelata essere una costante per tutto il viaggio è stata la ragguardevole presenza di Polizia per la strada.
C’erano presidi ad ogni incrocio ed anche dopo kilometri e kilometri fuori dai villaggi trovavi la pattuglia di poliziotti.
Man mano che si avanza il paesaggio desertico assume connotati sempre più definiti e giungiamo all’Hotel Ramla giusto in tempo per evitare una piccola tempesta di sabbia.
Tozeur, a differenza di Hammamet, è il tipico villaggio del deserto con le sue casupole di cemento e sabbia e le strade acciottolate.
L’Hotel Ramla non è assolutamente da meno del primo quindi, anche in questo caso, l’accoglienza è stata calorosa e il servizio eccellente.
Dopo una bella doccia e la consueta telefonatina ai parenti in Italia, ci dirigiamo tutti al ristorante con una fame lupigna (come la definirebbe il mitico Commissario Montalbano).
Il menù, sempre a buffet, è sempre lo stesso: kous kous, verdure speziate ecc. ecc….per fortuna che c’erano degli ottimi dolci.
Questa serata è stata particolarmente bella perché un amico del gruppo compiva gli anni e, a sua insaputa, gli è stata preparata una torta con tanto di candeline.
Quando Bruno (questo il suo nome) ha visto i camerieri avvicinarsi a lui trasportando sul carrello una bellissima torta con la scritta “auguri dal Tmax Club” credeva di morire.
Non so come abbia fatto il cuore a non scoppiargli nel petto, ma le lacrime di gioia ed emozione che si sono affacciate dai suoi occhietti furbi hanno dato la misura della sua commozione e felicità per questa gradita sorpresa.
La seconda serata è finita, tanto per cambiare, in confusione e grasse risate.
Martedì 10 Aprile 2007
Anche questa giornata (come tutte del resto) comincia di buon’ora.
Alle 7.45 altro breafing e poi si riparte per la prossima tappa che è Douz, un’oasi di montagna a 320 km da Tozeur.
Il viaggio comincia sotto un cielo nuvoloso con una leggera pioggerellina battente e, cosa assai strana, con una nebbia fitta che sembrava di essere a Milano.
Dopo una 50 di km le nuvole lasciano posto a un bel sole e giungiamo a Tamerza ove abbiamo ammirato una bellissima cascata dentro la roccia.
Ripercorrendo la strada per Chebika ci dirigiamo verso Kebili da ove ci inoltriamo nel lago salato, il Chott El Jerid.
Un lago di sale dal diametro di circa 50 km tagliato da una striscia d’asfalto.
Il paesaggio è mozzafiato, si vedono luccicare le gemme di sale sulla crosta bianca del sale.
Ci fermiamo nel mezzo del lago e lo Staff di Tom42 allestisce il banchetto stile “Palmera Day”: non potete immaginare che bella sensazione si prova a mangiare pane e salame toscano e gustare dell’ottimo parmigiano reggiano nel bel mezzo del deserto e a migliaia di kilometri dall’Italia.
Ma la ciliegina sulla torta è stata il CAFFE’.
Dopo due giorni di bibitoni che di caffè non avevano nemmeno le sembianze, Gianluca tira fuori da uno dei tanti cassetti del camion una macchinetta Lavazza Espresso: che spettacolo!!!
Ci siamo messi in fila disciplinatamente per avere finalmente la possibilità di gustare un caffè degno di questo nome accompagnato da una gustosa sigaretta (ovviamente Camel acquistate al Duty-Free).
Riprendiamo così il viaggio sotto l’insopportabile calura desertica ed effettuiamo una deviazione verso El Faouar attraversando le dune del deserto.
Alle 16.30 siamo finalmente a Douz dove prendiamo sistemazione presso l’Hotel El Mouradi che, inutile dirlo, è extra-lusso.
Il caldo patito in questa giornata ci ha praticamente obbligati a liberaci velocemente di stivali, pantaloni e giubbotti per indossare il costume correre a tuffarsi nella meravigliosa piscina dell’Hotel.
Dopo cena Toni ci fa ancora una meravigliosa sorpresa: senza dirci nulla, ci invita a seguirlo e ci conduce presso un villaggio tuareg dove ad attenderci ci sono bellissime ballerine e giocolieri che mettono su appositamente per noi un piacevole spettacolo che allieta la terza serata di questa esaltante avventura.
Mercoledì 11 Aprile 2007
Dopo il breafing delle 7.45 si parte in direzione Tataouine, 300 km di percorso.
Si giunge al villaggio Matmata percorrendo una bella strada panoramica.
Qui ci fermiamo per visitare le case dei troglodite e il sito dove sono state girate alcune scene del film “Star Wars”.
Si riparte in direzione di Medenine dove si fa il pieno alle moto e il solito – ma sempre ottimo e gustoso - pranzo “Palmera Day”.
Ripartiti alla volta di Chinini ove possiamo ammirare un meraviglioso villaggio berbero arroccato sulle rocce.
Dopo quest’ultima sosta e una ulteriore per il rifornimento dei mezzi, giungiamo alla nostra meta: l’Hotel Sangho, altra meraviglia di lussuosità e confort.
Dopo un bel bagno in piscina e una ottima cena, la serata trascorre tranquilla e serena: la stanchezza comincia a farsi sentire un po’.
Giovedì 12 Aprile 2007
Breafing e partenza alla solita ora (07.45/08.00) in direzione di El Jem-Hammamet (400 km).
Dalla zona desertica ci spostiamo verso il nord e quindi il mare.
A El Jem giungiamo verso le 11.00 avendo così il tempo di poter visitare il bellissimo anfiteatro romano che, a vederlo, sembra un Colosseo di ridotte dimensioni.
Qui abbiamo consumato l’ultimo pranzo in stile “Palmera Day” e ci siamo divertiti con un cammello e il suo cammelliere: avete mai visto un cammello bere coca-cola e estate???....io si.
Verso le 15.00 si parte in direzione di Hammamet dove si giunge in serata e troviamo sistemazione nuovamente presso l’Hotel Lella Baya.
L’ultima serata d’albergo è stata per me all’insegna della trasgressione.
Non ho mai bevuto birra in vita mia (tranne in qualche rara occasione) e quella sera, causa anche l’arsura del caldo, non ricordo più nemmeno quante bottiglie ne ho bevute (meno male che non era alcolica).
Oltre tutto, era un periodo che stavo smettendo di fumare, ma quando mi passarono il narghilè con tabacco alla mela verde dovettero pigliarmi a bastonate per farmelo lasciare…quanto mi son divertito quella sera non me lo ricordo, ma son certo che mi son divertito.
Venerdì 13 Aprile 2007
Il risveglio è un po’ triste perché è l’ultimo giorno di questa sensazionale esperienza.
Prima dell’imbarco previsto per le 14.00, si effettuata una visita alla Medina per acquistare qualche cianfrusaglia da portare in Italia a ricordo del viaggio.
Sapete cosa ho comprato io (oltre a un paio di regalini per mia moglie)???...un piccolo narghilè da viaggio!!!
Alle 14.00 ci imbarchiamo e alle 16.00 la nave salpa dal porto di Tunisi in direzione di quello genovese.
Il viaggio di ritorno è stato una tragedia, e non solo perché segnava la fine del raid.
Il mare mosso, congiunto alla stanchezza accumulata nei giorni precedenti, mi ha fatto stare di un male al punto che l’ho fatto praticamente tutto a digiuno e disteso sullo branda della cabina.
Sabato 14 Aprile 2007
Le acque italiane fortunatamente sono più calme e la mattina mi sveglio in buone condizioni fisiche.
La mattinata trascorre sul ponte pazzeggiando e ripercorrendo i bei momenti trascorsi durante il raid.
Alle 13.30 la nave attracca al porto di Genova.
Ad attenderci i soliti amici Tmaxer genovesi il cui caloroso abbraccio ha un po’ alleviato la tristezza del rientro.
Dopo lo sbarco ci siamo riuniti all’esterno del porto per gli ultimi saluti e abbracci e un arrivederci a presto.
Alle 18.30 ero sotto casa che suonavo al campanello: l’avventura era finita.
Conclusione
Inizialmente non ero attratto da questo viaggio.
Quello che mi ha fatto decidere di partecipare è stato il desiderio di provare questa sensazionale esperienza in compagnia di gente cui volevo bene e con cui stavo bene insieme.
In certi frangenti ho anche un po’ sofferto lo stress dei lunghi trasferimenti in condizioni atmosferiche un pochino difficili (ma non impossibili) e su strade asfaltate ma noiose.
Il divertimento serale però poi compensava questo piccolo disagio.
Poi, col tempo, rivedendo le foto e rileggendo i resoconti anche degli altri partecipanti, ho provato tanta soddisfazione e tanta emozione nel poter dire: IO C’ERO!!!
Grazie al TMax, fidato destriero in questa e molte altre avventure.
Grazie al TMax Club, una delle migliori realtà del panorama motociclistico italiano (anche se ciò farà storcere la bocca ai motociclisti).
Grazie a Tom42 per l’impeccabile organizzazione.
Ultima modifica di CapitanAmerica il 27 Feb 2008 23:47, modificato 1 volta in totale