Per non dimenticare..
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La notizia: dal TG di Canale5
È stato sgozzato da un filo spinato teso tra due paletti di ferro, che delimitava i terreni di due proprietà. una morte atroce per marco badiali, un ingegnere modenese di 48 anni appassionato di motocross. ieri, dopo aver corso per le strade sterrate del comune di pavullo, sulla montagna modenese, assieme ad alcuni amici, l'ingegnere ha deciso di affrontare un tratturo che avrebbe permesso di scavallare una collina. un percorso poco frequentato ma conosciuto da tempo. davanti a un dosso marco badiali ha accelerato per oltrepassarlo di slancio, ma s'è trovato di fronte un filo spinato tirato ad altezza d'uomo. l'ingegnere modenese, sbalzato di sella, è caduto a terra parecchi metri più avanti, senza vita. inutile il soccorso degli amici che hanno tentato di tamponargli la ferita, invano: l'uomo è morto dissanguato. marco badiali era legato al club brancolupi di modena, che da anni organizza escursioni motociclistiche, per luoghi impervi e suggestivi per unire l'avventura a un turismo particolare. secondo una prima ricostruzione il filo spinato sarebbe stato steso da poco tempo. ora si indaga se la responsabilità possa cadere su un proprietario della zona.
Modena, crossista sgozzato
dal filo spinato teso su un sentiero
FRANCO GIUBILEI
MODENA
Per l’orrenda morte di Marco Badiali c’è un indagato. La procura di Modena ha individuato un presunto colpevole per la fine del motociclista modenese, sgozzato da un filo spinato durante un’escursione vicino a Pavullo, nell’Appennino modenese. L’accusa formulata dalla magistratura è quella di omicidio colposo.
Marco Badiali, ingegnere di 48 anni, sposato con due figli di 6 e 9 anni, aveva grande passione per l’enduro, il fuoristrada in moto. È incappato nel filo spinato, piazzato a un metro e mezzo dal suolo, altezza d’uomo in sella, mentre percorreva un sentiero che gli avrebbe permesso di superare una collina senza servirsi della strada asfaltata. Un percorso conosciuto non solo dalla gente del posto, che l’utilizza per muoversi a piedi, ma anche da chi ci viene a cavallo e dai motociclisti.
La persona accusata della sua morte non sarebbe il proprietario del terreno ma qualcuno che abita o lavora nella zona e che avrebbe sistemato il filo. Il custode del campo, interpellato dai giornalisti, ha ammesso di essere a conoscenza degli sviluppi delle indagini ma non ha risposto alla domanda se il filo spinato l’avesse installato lui.
La tragedia
L’altra mattina Badiali era assieme ad alcuni amici per festeggiare l’acquisto della moto nuova. La meta era una trattoria dove avrebbe offerto il pranzo a tutti. Invece, il dramma.
«Quel filo era molto pericoloso - racconta l’avvocato Umberto Rossi che seguiva Badiali - messo a quell’altezza poteva fare male a chiunque percorresse il sentiero». Dino Cavaliere, compagno di tante escursioni, descrive la dinamica dell’accaduto: «Marco ha fatto da apripista sulla carraia, a un certo punto l’ho visto rotolare a terra con la moto. Tutti siamo accorsi per dargli aiuto ma la ferita era troppo profonda. Ha perso molto sangue e poco dopo è morto».
Inutile l’intervento dei compagni, così come l’arrivo dell’eliambulanza. Poco dopo sono giunti i carabinieri che hanno eseguito i primi rilievi, e aperto l’indagine. Perchè di episodi simili, nella guerra tra contadini e fuoristradisti, è piena la cronaca. Ma qui c’era un morto.
Guerra non dichiarata[/color]
Resta da chiarire se quel sentiero fosse aperto al transito delle moto. «Chiunque non gradisca il passaggio dei motociclisti sui percorsi sterrati può segnalarlo con catene, fettucce, cartelli - spiega Rossi - in passato non abbiamo mai avuto problemi con i proprietari dei terreni ».
Le indagini, che dovranno appurare se siano coinvolte altre persone oltre a quella indagata, hanno stabilito che il filo spinato, teso a un metro e mezzo da terra in un punto quasi invisibile, è stato messo fra venerdì e sabato. Il giorno prima lo stesso sentiero era stato percorso da un escursionista che non aveva notato nulla. Inoltre il filo, che non era segnalato in alcun modo, non aveva tracce di ruggine, segno che era nuovo e appena sistemato. Il tratturo di Gaiato si trova al confine fra due proprietà. È uno sterrato battuto spesso dai centauri, Badiali l’aveva percorso molte volte.
Il dolore degli amici
L’urto è stato talmente violento che la recinzione si è spezzata. «È stato messo lì per uccidere», è il coro degli amici di Badiali. Il sito del motoclub Brancolupi si è rapidamente riempito di ricordi di Badiali, chiamato Lupo Rik. «Ci hanno portato via un amico sempre disponibile e gentile - è scritto - gli piaceva identificarsi nel lupo, animale libero che vive nei boschi». Per questo «il branco» ha deciso di salutarlo, pubblicando le sue poesie.
Gli amici ricordano che proprio Badiali cercava di mantenere buoni rapporti coi proprietari dei fondi che consentivano il passaggio dei motociclisti. Da qualche anno nel periodo natalizio l’ingegnere e altri componenti del gruppo, vestiti da Babbo Natale, si recavano di famiglia in famiglia per consegnare doni, in segno di ringraziamento per la disponibilità che ricevevano.
Forum di LUPO ALATO nick di Marco Badiali
Intervento del presidente del motoclub Brancolupi Brancolupi.com
Link del forum Link a pagina di Forumfree.net
ciao ragazzi
sono Marcello Garagnani neo presidente del motoclub brancolupi. Lupo Alato si era scelto la carica di segretario, cioè di chi lavora
Alessandra mi ha incaricato di salutare e rigraziare tutti gli amici e ci siete anche tutti voi
abbiamo bisogno di un po' di tempo, una parte del forte dolore passerà, vi terremo informati sulle iniziative
voglio comunque partecipare alla discussione
mi sembra la cosa migliore abbandonare il prima possibile la rabbia, ci sono alcuni delinquenti, ma salvo questi, tutti quelli che sono esasperati per i nostri passaggi non arriverebbero a farci del male
ottima l'idea di organizzare un meeting sull'argomento, magari in occasione di una cavalcata organizzata su un percorso non troppo lungo che dia la possibilità di avere una grossa partecipazione. Ovviamente occorre formare un comitato organizzativo. Io ci sono
Alcune considerazioni:
anche se arrivassimo ad avere delle leggi che ci consentono di fare enduro nella legalità, il conflitto con i proprietari non cambierebbe di una virgola.
E' già tutto scritto, basta prendere il regolamento di comportamento di +40, armarci di gentilezza e pazienza e mantere i migliori rapporti possibili con proprietari e forze dell'ordine.
Lancio alcune idee:
-istituire un marchio di ricoscimento (es. il lupo in memoria di Rik) da presentare alle autorità e ai proprietari dei terreni su cui passiamo, tramandare queste regole alle nuove generazioni
- mappare con il gps (dove possibile) i principali giri dove ci sono problemi. Incaricare un giovane avvocato per individuare presso il catasto se quel pezzo attraversato è privato, se ci sono diritti di passaggio, se è publico. Questo ci permetterebbe di eseere molto cauti e attenti quando invadiamo la proprità privata, preparati e pronti a contestare quando c'è un diritto di passaggio
- collaborare con altre associazioni per denunciare sbarramenti pericolosi. Sull'appennino modenese il filo spinato è vietato per legge. Nel 2000 c'è stato un censimento e ordine di bonificare i territorio
- andare in giro con le moto più in regola possibile. Un carabiniere di vignola mi ha fermato due volte e preteso che sia montata targa e frecce. Provate a pensare al mio k125 e aprilia senza codino racing. A casa a piedi, ma senza multa. Ovvio non ci sarà una terza volta. Sono stato incazzato mesi, ma poi mi sono rassegnato e ho montato porta targa e frecce. Ho fatto un sistema a smontaggio rapido della targa che tolgo quando inizia il fuori strada. A distanza di un'anno non sono più arrabbiato e quel po' di peso che ho in più sulla moto non fa alcuna differenza. Sono stato rifermato, e vi confesso di essermi fermato volentieri ricevendo i complimenti di un' altro carabinere.
dimenticavo Lupo Alato ha inventato il Lupo Natale, ogni anno prima di natale ci si mette un costume di babbo natale e con zaino in spalla ci si ferma presso le case dei propritari dei terreni che attreversiamo.Noi i panettoni e loro aprono una bottioglia di vino
Ciao Lupo Alato
Cento40