Cominciamo dall'inizio, questo circuito NON è un vero e proprio mantenitore, ma è un evoluzione dei caricabatteria di tipo elettromeccanico presenti fino a una decina di anni fa nei nostri garage.
L'ho ideato per un motivo un po' particolare... gli scooteroni moderni non hanno più la pedalina. E principalmente perchè TUTTI gli scooter ora in costruzione la stanno perdendo. Inoltre l'uso di caricabatterie troppo muscolosi può essere dannoso per le centraline elettroniche che non digeriscono tensioni superiori a 18 volt.
E' un carica batterie senza desolfatazione che non ha lo scopo di essere tenuto sempre sotto carica ma di essere connesso quando serve per riportare in poco tempo su la batteria se appunto non abbiamo il mantenitore e il mezzo serve da qui a breve.
E' relativamente piccolo e leggero e, cosa importante, fatto per essere montato SUL mezzo, lasciando da qualche parte sulle carene la presa Canon (recuperata da una stampante) che potrà essere collegata a un qualunque trasformatore CON raddrizzatore oppure a un pannello solare (da 5 a 100W non cambia nulla).
In pratica avremo sul mezzo il regolatore di tensione (questo qui) e esterno il solo trasformatore o il pannello solare.
Per l'utilizzo mi sono rivolto a un integrato un po' più serio del solito schifido LM 317, poco potente, con problemi di dissipazione e tendente all'autoscillazione . E ho scelto lui. Il 78H15, robusto, metallico e con prestazioni manco paragonabili all'altro.
Il regolatore si presenta in maniera semplice, come un transistor di quelli che ci sono in batterie da 4 o 8 negli amplificatori che usiamo per suonare ma all'interno ha tutto quello che serve per non avere bisogno di componenti esterni.
Non è un circuito "eco frendly" mi preme dirlo (perché a me non frega nulla ma qualcuno ci tiene) perché il rendimento elettrico varia a seconda della carica della batteria dal 35 al 75 %. Ma è affidabile, unica cosa da verificare in reale caso di necessità. Non a caso nelle apparecchiature militari i regolatori lineari vengono usati ancora senza parsimonia mentre quelli switching ad alto rendimento di classe A+ non passano manco il primo test delle prove, tanto che sono primedonne.
Cominciamo dall'inizio a descrivere il circuito. Non ci sono condensatori elettrolitici, il circuito che è nel disegno e che va sul mezzo non ne deve avere. Gli elettrolitici sanno solo gonfiarsi e andare in corto facendo danni e questo deve essere una cosa "monta e dimentica". L'elettrolitico di filtraggio sull'ingresso va nel gruppo trasformatore-raddrizzatore che terremo al calduccio all'interno del garage.
La tensione di ingresso attraversa la resistenza da 2,2 ohm 20W che assorbe i picchi di corrente del raddrizzatore e arriva al diodo BY255 che dissipa in calore tutti i disturbi esistenti nella linea. Un altro compito della resistenza è quello di consentirci di fare l'avviamento a circuito collegato, in tal caso la resistenza surriscalda un po' e chisse (di solito resta appena tiepida). In caso di collegamento inverso inoltre salva il circuito e lo scooter e danneggia (ovviamente) la fonte di alimentazione perchè attraverso la resistenza prima citata scorrono circa 15 A, tempo un paio di secondi e i fusibili del raddrizzatore sono andati. Entra nell'integrato e viene stabilizzata a 15 volt. Il diodo BY 252 montato sopra all'integrato lo protegge da sovratensioni induttive e disturbi vari. All'uscita troviamo un led giallo con una resistenza per segnalarne l'accensione e tramite un diodo P600B e un fusibile da 5A (o 8A che sia) si ricarica la batteria alla tensione di 14,4 V che è la massima tensione ammissibile sulle batterie. Ma trattandosi di ricarica "di emergenza" si deve caricare al 100% nel più breve tempo possibile. E ovviamente non andare oltre.
All'ingresso possiamo collegare una qualunque tensione da 18 a 30 volt, ovviamente continua e anche male filtrata (ma un po' filtrata deve esserlo) con gli almeno 5A necessari, oppure un pannello solare da 12 volt di qualunque potenza. Cambierà ovviamente il tempo di ricarica, un pannello da 10 w richiederà mezza giornata di pieno sole, uno da 100 W molto meno. Mentre col trasformatore la batteria standard degli scooter 50 in 3/4 d'ora è al 100% mentre quelle più grandi degli scooteroni richiedono un ora e mezza - due.
Ricordo che l'integrato vuole un bel dissipatore alettato, se avete le pedane foderate di alluminio va anche bene se no ALMENO la dimensione di due pacchetti di sigarette affiancati e montato in un posto bene areato. La parte metallica esterna dell'integrato può essere anche calpestata, è indistruttibile.
Per la costruzione non serve un circuito stampato, basta una basetta millefori. ATTENZIONE la parte metallica dell'integrato è a massa e i condensatori di fuga vanno il più vicino possibile.
Il circuito non è mai stato provato su un mezzo di trasporto ma sono circa 12 anni che utilizzo costantemente una batteria da 12 V 100 AH ricaricandola quando serve.
Veniamo a valutarne i pregi.
- consente l'uso di un pannello solare
- rapido
- è sul mezzo e possiamo usare qualunque "tensione" di recupero come un caricabatterie da computer portatile, un alimentatore industriale da 24VCC può essere usato
E anche i difetti
- sviluppa parecchio calore
- il rendimento è basso, compri uno e paghi 3
- caricare rapidamente e al 100% la batteria è come comprare una panda (che fa 160 all'ora) e viaggiare SEMPRE ai 160 all'ora, un abuso riduce la vita della batteria
- per usarlo come mantenitore occorre la costanza ogni 30/40 giorni di dare "un oretta" di carica
Se lo si vuole usare come mantenitore sempre collegato si deve alimentare ESCLUSIVAMENTE tramite un pannello solare da 10 W