Zigzagando per l'Appennino - 5 bellissimi giorni a spasso
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Inviato: 27 Lug 2013 10:34 Oggetto: Zigzagando per l'Appennino - 5 bellissimi giorni a spasso
Ed eccomi al mio primo report sul questo forum.
Premessa
Tutto ciò che segue è il racconto di quanto successo oltre un mese fa, ma proprio non sono riuscito
a buttare giù il report prima d’ora.
Dopo tre anni che avevo messo nel mirino una visita al tanto decantato Gran Sasso, finalmente
in questo 2013 si presentano le condizioni per togliermi questo sassolino.
Avrei dovuto fare un viaggio in moto all’estero con qualche amico, ma poi tutto è saltato per cause
assolutamente imprevedibili; ecco che mi si presenta l’occasione per fare questo itinerario.
Come si dice spesso, l’importante non è solo la meta, ma anche il viaggio, così decido che il Gran Sasso sarà la meta e mi devo inventare un percorso gustoso per raggiungerlo.
Vista la mia passione per i passi montani, comincio a crearmi un percorso a zigzag sugli appennini che comprenda molti passi mai percorsi prima.
Abitando a nord di Milano, ciò che mi separa dai primi rilievi è la lunga pianura, che in quanto a curve è piuttosto scarsina.
Partenza lunedì 24 giugno 2013 di buon mattino.
Decido così di raggiungere Imola by boring-way (leggasi pallostrada), oltretutto umida per oltre 100 km percorsi sotto una copiosa pioggia, per lasciarmi alle spalle, in poco tempo, il piattume padano;
uscito dalla città, in direzione Castel del Rio, incomincio ad addentrarmi tra i paesaggi che mi piacciono, cioè terreni ondulati, verdissimi (con tutta l’acqua caduta nel periodo non potrebbe essere altrimenti), e curve.
Intanto il tempo è migliorato, il sole e un cielo abbastanza sgombro hanno preso il posto dei nuvoloni neri carichi di acqua.
Così fino a Coniale, da dove parte il vero tour dei passi.
Il primo della lista è il valico del Paretaio, che porta a Palazzuolo sul Senio;
poi è la volta del passo Carnevale, che mi condurrà a Marradi.
A Marradi imbocco la sp74 per dirigermi a San Benedetto in Alpe, attraverso il passo dell’Eremo e poco dopo il passo Peschiera.
Arrivato sulla strada principale, decido di seguire le indicazioni per Forlì e resto su quella strada fino a Portico di Romagna, dove prendo la deviazione per Tredozio e arrivo al valico della Busca, nei cui paraggi c’è il famoso vulcanetto.
Dopo aver valicato, prima di Tredozio, mi avventuro in un’improvvisata deviazione per ritornare in fretta a Rocca San Casciano e riprendere il percorso stabilito.
Manca poco a mezzogiorno, e 200 metri prima della deviazione per il colle 100 forche mi fermo a un chiosco per una necessaria e provvidenziale rifocillata a base di cascione e birretta.
Una volta terminata la pausa, è tempo di ripartire;
il colle di 100 forche e il successivo passo Monte Forche mi aspettano.
Giungo così a Galeata e proseguo fino a San Piero in Bagno.
Fino a questo punto del viaggio, a parte la pallostrada, ho notato la totale assenza di traffico, pochissime auto e ancor meno moto.
Ovviamente, per me che purtroppo sono abituato al traffico congestionato, questa condizione mi fa apprezzare maggiormente le strade che sto percorrendo.
Conscio del fatto che se non mi do una mossa l’itinerario non procede, prendo la famigerata E45 e la percorro fino a Città di Castello.
Conosco la fama di questa strada in materia autovelox selvaggi, così cerco di rispettare i (bassi) limiti:
i soldi preferisco spenderli io piuttosto che versare oboli forzosi nelle casse di qualche comune.
A Città di Castello abbandono la noia di questa superstrada e mi dirigo, con calma, a Bocca Serriola.
Proprio una bella strada, belle curve, e in molti posti anche un bell’asfalto, se solo fosse ben tenuto.
Poi Apecchio, Piobbico, Cagli e infine, Cantiano.
Proprio qui, da dietro una montagna, dopo una curva, il cielo cambia improvvisamente: da azzurro macchiato di bianco candido passa di botto ad un grigio scuro, decisamente minaccioso; infatti dopo un paio di km, viaggiando con la visiera aperta, avverto il classico “odore” della pioggia.
Visto che la direzione di marcia è praticamente obbligata e non ho deviazioni a disposizione, mi fermo per rimettere la tuta antiacqua.
Completata la vestizione rimonto in sella e nemmeno riaccendo la moto che si scatena un autentico nubifragio.
Non ho punti dove ripararmi, così riparto incurante di tutta l’acqua che sta venendo giù.
Vedo alcuni sardomobilisti guardarmi con sguardi a metà tra l’ammirazione ed il compatimento, però devo modificare la strada per raggiungere Gubbio.
Decido di prendere la via più corta e seguo la strada della duchessa, la 452.
Avrei voluto passare da Scheggia e poi arrivare a Gubbio dal valico della Madonna della Cima, ma piove davvero troppo forte, e decido per una scelta più conservativa (per la mia incolumità, preferisco conservarmi sano ancora un po’).
Arrivo a Gubbio e dopo aver riparato sotto un portico comincio a cercare una stanza per dormire.
L’acqua continua a cadere copiosa ed il programmato giretto serale nel centro storico di Gubbio va a farsi benedire.
Vado a letto presto, tutto sommato contento del bel giro fatto oggi.
Mi alzo molto presto, ben riposato, alle 6.30 ho già sistemato i bagagli, sono già vestito e pronto per partire.
Ma è troppo presto per fare colazione.
Devo aspettare le 7.
Visto che parto prima del previsto, decido di modificare il percorso e parto da Gubbio diretto sulla strada che ho dovuto evitare, causa pioggia, il giorno prima; mi trovo su una strada meravigliosamente scurvettante che mi porta al valico Madonna della Cima e poi a Scheggia; a Fossalto di Vico mi ritrovo in una superstrada che mi da l’impressione di essere abbastanza di nuova costruzione, e in poco tempo sono a Nocera Umbra.
Seguo direzione Valtopina e a Ponte Centesimo devio per Capodacqua, una strada secondaria, praticamente deserta e con passaggi così belli, … che vorrei tornare indietro per ripercorrerla una seconda volta.
Mi ritrovo così al valico di Colfiorito.
Prossimo punto di passaggio è Pieve Torina, per poi dirigermi al parco dei monti Sibillini attraverso il passo delle Fornaci e Visso.
Da qui, seguendo la strada che costeggia il fiume Nera, attraverso una gran bella valle, mi dirigo a forca di Gualdo, accesso nord della fantastica e meravigliosa piana di Castelluccio, famosa per le sue lenticchie.
Purtroppo non è periodo di fioritura, che deve essere uno spettacolo a giudicare dalle tante letture a riguardo.
Il periodo sarebbe stato propizio, ma le recenti mattane climatiche hanno fatto la loro parte modificando il periodo della fioritura.
Speriamo di avere un’altra occasione e di essere più fortunato.
Passato Castelluccio, splendido paesino arroccato su un cocuzzolo, mi trovo davanti un altro meraviglioso spettacolo: il Piano Grande.
Bellissimo e verdissimo altopiano (siamo a quasi 1400m), con una particolarità curiosa: sul versante sud di un monte c’è una macchia verde, di alberi, con la forma dell’Italia.
Ma il tempo scorre inesorabile, e le inevitabili e frequenti soste rendono sempre più vicina l’ora del pranzo; che ho deciso debba essere consumato ad Amatrice.
La forca di Presta è teatro delle ultime foto a questa meravigliosa piana, poi Amatrice mi aspetta.
O meglio ho proprio voglia di una buona amatriciana preparata nel luogo più classico, dove è stata inventata.
Un amico mi disse di andare in un preciso ristorante, dove, oltre alla classica ed arcinota amatriciana, si può gustare anche una variante “bianca”, senza pomodoro.
Quale migliore occasione per gustarmele entrambi?
E, con cognizione di causa, devo dire che la versione bianca mi è piaciuta decisamente più della classica.
Il pranzo avrebbe dovuto finire con i 2 primi, ma un carrello stracarico di profumatissimo abbacchio mi ha fatto cambiare idea; abbacchio e patate al forno e non ci penso più.
Acqua, vino, caffè e ammazzacaffè ed ecco che alla cassa ho una sorpresa: solo 20 euro!!!
Dove vivo avrei speso molto, ma davvero molto di più per mangiare così tanto e bene.
Mi rimetto in viaggio proprio soddisfatto della sosta e relativa mangiata, così, senza fretta, mi dirigo al lago di Campotosto, territorio ( come del resto Amatrice), del parco nazionale del Gran Sasso e monti della Laga.
Dapprima costeggio tutta la sponda nord, in senso orario, poi attraverso il ponte posto nel punto più stretto e costeggio la sponda nord della parte di lago più piccola, girandoci intorno in senso antiorario: praticamente una esse.
Abbandono questo bel lago e mi dirigo al passo delle Capannelle, lo valico e arrivo a l’Aquila, dove nella frazione di Coppito cerco, trovo, e prendo alloggio.
Sono le 18.30, la stanchezza comincia a farsi sentire, il bisogno di fare una doccia anche, finalmente scarico la moto visto che mi fermerò qui 3 notti.
Ho preso un B&B con annesso ristorante, ma stasera vado a L’Aquila, quasi in centro, a cena nel locale dove lavora un amico d’infanzia trasferitosi per amore da circa 15 anni or sono.
Infatti entro, lo saluto, mi accomodo, e nel mentre mi elenca le specialità lo chiamo per nome e mi godo lo stupore della sua espressione, poi lo chiamo anche per cognome e lui si siede per capire chi sono; l’ultima volta che ci siamo visti eravamo molto diversi, io molto più magro, lui con una chioma fluente, mentre adesso io sono molto più in carne e lui completamente calvo.
Si ride e si scherza insieme tutta sera, rievocando tanti bei ricordi, compatibilmente con il suo lavoro.
Dopo cena un violento acquazzone bagna un giorno sin qui asciutto, mi devo infilare l’antiacqua per tornare in albergo.
Anche il secondo giorno é passato , tutto sommato bene.
Bel giro a 360 gradi. Anche in fatto di arte culinaria non ti sei fatto mancare niente.
budspencer
Very Important Tinga
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Inviato: 29 Lug 2013 17:42
budspencer ha scritto:
Bel giro a 360 gradi. Anche in fatto di arte culinaria non ti sei fatto mancare niente.
A differenza di quando sono in sella, qui posso stare nel gruppo di testa, sono piuttosto in gamba
topomotogsx
Global Mod
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Inviato: 29 Lug 2013 18:18
........ vedi di finire il report prima di ferragosto
Sei una roccia ..............ciao Marcello
aquilasolitaria
MotoGp
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Inviato: 29 Lug 2013 20:24
...
Mercoledì 26 giugno
La sveglia è sempre di buon ora, ricca colazione e via, destinazione Gran Sasso e Campo Imperatore.
Finalmente anche io salgo al piccolo Tibet, la tanto desiderata meta.
Da Coppito mi dirigo ad Arischia, per strada faccio il pieno per stare tranquillo, e prendo la strada per il passo delle Capannelle; anche se la strada 80 è una statale, una arteria principale, è praticamente vuota, tanto che le sue molte e belle curve le prendo abbastanza allegramente.
Al passo comincia il primo pezzo in mezzo al nulla, direzione Fonte Cerreto.
Sono poco più di 20 km, non mi pare di aver incrociato più di 10 auto, mi chiedo se sono nella stessa Italia nel cui casino, sovrapopolamento e traffico assurdo, sono purtroppo abituato.
Fatta mente locale e appurato di non aver passato frontiere, non mi resta che invidiare chi vive in questa quiete.
Arrivo a Fonte Cerreto e vedo il cartello “piazzale Marco Simoncelli”.
Non sapevo ci fosse, non posso ignorarlo.
Arrivo ad un monumento commemorativo e scopro che una lastra di marmo ha un incisione che recita: “la libertà è un viaggio su 2 ruote”.
Un groppo in gola si palesa immediatamente, quanto scritto è proprio quello che sto facendo;
oltretutto leggo che la lastra marmorea è stata posata solo 4 giorni prima del mio passaggio, dono di un moto club locale.
Riprendo la marcia con un pensiero al Sic, sfortunatissimo campione mancato.
Nulla e nessuno mi toglie dalla testa che sarebbe diventato campione del mondo.
Torno con la mente e l'attenzione sulla strada che sto percorrendo, e vedo che all’orizzonte nuvole nere si impadroniscono di porzioni sempre maggiori di cielo.
Continuo sull’altopiano a velocità molto bassa, voglio catturare con gli occhi e con l’obiettivo della fotocamera il maggior numero possibile di bellezze naturali.
Al bivio giro a sinistra per Campo Imperatore, la strada continua ad essere deserta, siamo pochissime persone, arrivo ai 2100 metri di altezza del piazzale circondato da macchie di neve, qui ancora presente anche grazie alla temperatura bassina che si fa sentire.
Giro, foto di rito, 10 minuti dedicati ad ammirare questo luogo, e poi ridiscendo per la stessa strada, anche perché non c’è alternativa.
Torno al bivio e proseguo l’attraversamento dell’altopiano, mi gusto ogni particolare che riesco a cogliere e arrivo al famoso ristoro Mucciante.
Arrivo nel parcheggio, vuoto, praticamenteci sono solo io.
In questi giorni sto mangiando arrosticini in quantità, ma non ho nessuna intenzione di smettere;
ne compro 15, insieme a 3 fette di pane con l’olio, una bottiglia da mezzo litro di buon vino rosso e via a cuocere gli arrosticini.
Quando finiscono ho ancora del vino, del pane, ma soprattutto ho ancora fame, …che faccio?
Altri 15 arrosticini sono il minimo che posso comprare e cuocere, infatti spariscono in qualche minuto.
Intanto i nuvoloni passano dalla modalità ”rottura di scatole perché inibiscono spettacolari vedute di panorami” alla modalità “ho acqua che mi avanza, ve ne scarico un po’ a voi”.
Vado alla moto a prendere l’antiacqua, in modo che posso vestirmi stando all’asciutto.
Aspetto un po’ nella speranza che il meteo possa migliorare, ma quando mi accorgo che l’attesa è solo tempo perso invano, parto sotto una pioggia insistente e gelata.
Arrivo al valico di Serra e mi dirigo a Castel del Monte, Villa Santa Lucia degli Abruzzi, vado e torno da Forca di Penne, e arrivo a Rocca Calascio; tutti paesini da cartolina,bellissimi, che valgono una deviazione.
Intanto si è fatto pomeriggio inoltrato, e devo decidere da che parte dirigermi per ritornare a Coppito.
Incrocio, per caso, una coppia di turisti che avevo incontrato a mezzogiorno, durante la scorpacciata di arrosticini, ci fermiamo a scambiarci un saluto e mi dicono di non tornare a Campo Imperatore, perché loro sono appena scappati per la tanta acqua che stava venendo giù, le nuvole avevano avvolto tutto il possibile e non era consigliabile addentrarsi in solitaria in quella zona deserta e totalmente priva di visibilità.
Effettivamente avevano ragione, così pian piano ritorno al B&B.
Una cena in loco, senza più usare la moto, per oggi, e anche questa giornata è passata “abbastanza” bene.
Adoro questi report...
Prima o poi mi avventurerò pure io in un giro di qualche giorno...
saturnz70
Sbk
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Inviato: 31 Lug 2013 18:45
Giovedì 27 giugno
Oggi la giornata è dedicata al parco nazionale d’Abruzzo, nella Marsica.
Il clima al mattino è semplicemente stupendo, con temperature che conciliano il riposo; si sta così bene a letto che mi alzo con tranquillità, e dopo la consueta buona colazione, parto.
Devo recuperare il tempo passato ad oziare, per cui faccio un pezzo di autostrada.
Prendo la pallostrada direzione Roma, e poi la deviazione per Pescara; esco a Pescina e dopo aver attraversato il paese incomincia il divertimento, la strada che porta a Gioia de Marsi è bella, i paesini e frazioni sembrano appartenere ad un epoca passata, dove l’orologio del tempo si è fermato.
Procedo a velocità ridotta, così da poter meglio ammirare ciò che mi circonda invece di avere lo sguardo fisso ed attento sulla strada.
E mi godo la bellezza dell’ambiente in cui mi trovo, così bello, così diverso da quello in cui abitualmente vivo.
Curva dopo curva, km dopo km, arrivo al passo del Diavolo, Pescasseroli, Opi.
Opi
Quest’ultimo paesino mi piace per la posizione, arroccato in un punto panoramico, proprio bello, e devio per Forca d’Acero, al confine tra Abruzzo e Lazio; dapprima la strada mi offre la vista di Opi dall’alto, confermando la sensazione positiva che avevo avuto in precedenza, poi la strada si addentra in un bel bosco, fitto e silenzioso, anche grazie alla pressoché totale assenza di traffico.
Un silenzio tale che arrivo quasi a considerare il rumore della mia moto come un qualcosa di molesto, un disturbo per il bosco e chi ci vive dentro, animali di ogni specie.
Decido quindi di rallentare per abbassare al minimo il disturbo che mi pare di arrecare ad un posto che ispira solo quiete.
Torno indietro, ad Opi, e continuo in direzione Villetta Barrea e il lago.
Attraverso il ponte, mi fermo per ammirare questo ennesimo, bello, nuovo paesaggio, qualche foto, e poi salgo a Civitella Alfedena per poi ridiscendere a Villetta Barrea.
Civitella Alfedena è un paesello semplicemente meraviglioso dal punto di vista estetico.
Riprendo la marcia in direzione nord, arrivo al valico di Monte Godi e poi a Scanno, dove mi fermo a mangiare un boccone.
La ripartenza da Scanno e i successivi km li considero il tratto più bello che ho percorso in questa vacanza.
Dapprima il lago di Scanno, bello, poi il lago di San Domenico, pittoresco e quasi mistico (a me ha fatto questa impressione), incastonato tra monti con rocce che attirano lo sguardo, sono particolari a cominciare dal colore.
E la valle del Sagittario dapprima stretta, poi pare cambiare scenario e conformazione, per poi ritornare stretta e ancor più maestosa con i suoi strapiombi, le pareti di roccia scolpita, le gole…uno spettacolo assoluto, da restare senza fiato.
Uscendo da un posto tanto impervio quanto meraviglioso (la strada è costruita a strapiombo lungo la parete) si vede Anversa degli Abruzzi in tutta la sua bellezza, arroccata in una posizione che forse più bella non si può.
Rapito da tanta bellezza, giro la moto e torno indietro, per passare almeno 2 volte da questo angolo di mondo.
Ho anche fatto un breve filmato della strada
Mi avevano raccomandato la visita di questi luoghi, percorrere questo tratto di strada, dal lago di Barrea ad Anversa degli Abruzzi; mi avevano detto che ne valeva la pena e io mi aspettavo qualcosa di carino.
Invece ho trovato una delle zone più belle che mi sia capitato di vedere in Italia.
Da ritornarci e da consigliare ad altri, con la sicurezza di fare bella figura per il consiglio dato.
Arrivo a Cocullo, ennesimo paesino in cui il tempo pare essersi fermato almeno 50 anni fa, e mi trovo in una viuzza che porta alla stazione, poi si fa stretta stretta e da la sensazione di non portare da nessuna parte.
Invece mi ritrovo sulla strada che, dopo uno scollinamento, mi conduce a Goriano Sicoli.
Procedo verso est ,diretto a Forca Caruso, e nuvoloni neri sembrano attendere festosi il mio arrivo con lampi e tuoni che parrebbero mortaretti e tricchetrac.
A Forca Caruso, puntuale come una cambiale, inizia la pioggia.
Vestizione in tempo record (ormai sono pratico ed allenato, tutti i giorni almeno una volta mi devo mettere la cerata), e via, verso Celano,Ovindoli e Rocca di Mezzo.
Proprio qui sembra che il cielo possa schiarirsi, penso se sia il caso di togliermi l’impiccio della cerata, scruto il cielo ma non mi fido, non sono convinto che Giovepluvio abbia finito il suo utile ma fastidioso compito, e desisto, continuando tutto “infagottato” in direzione L’Aquila.
Ho fatto bene, la scelta si rivela azzeccata, e nel giro di pochi km il cielo si richiude ancor più plumbeo e un altra bomba d'acqua si riversa, e durerà fino all’ingresso del capoluogo Abruzzese.
La pioggia si placa, ma ha piovuto così violentemente che le pendenze della città trasformano alcune strade in veri e propri corsi d’acqua, in un paio di punti mi sembra di essere al Camel Trophy e dover affrontare i guadi per procedere
Costeggiandoo il centro storico, martoriato e semidistrutto da sisma di qualche anno fa, mi fermo a guardare il triste panorama che mi si palesa davanti.
E’ tutto quasi fermo, sembra che ci sia una zona letteralmente morta all’interno di una città vivissima.
Lo spettacolo è spettrale, i brividi corrono lungo la mia schiena e sento quasi freddo, freddo di rabbia, tristezza, e qualcos’altro che non riesco a descrivere; vedo solo quanto è piccola ed impotente l’umanità al cospetto della natura e delle sue leggi.
Tutto ciò mi porta ad osservare, pensare, anche imprecare, ma mi manca la forza, la voglia e l’intenzione di fare anche solo una singola fotografia:
Mi sembra quasi di insultare, di schernire, con del becero e del tutto fuori luogo comportamento (secondo me), chi quella tragedia l’ha vissuta sulla propria pelle, rimettendoci magari la scomparsa di familiari, parenti, amici o conoscenti; o anche solo la perdita materiale del frutto di una vita di lavoro e sacrifici.
Così osservo in silenzio e mestamente, poi, riparto.
Arrivo al B&B per preparare i bagagli e passara la terza ed ultima notte a L’Aquila.
Domani si parte, bisogna avvicinarsi al luogo del prossimo appuntamento e il viaggio è lungo, il tratto più lungo di tutto questo giro.
...... proprio un gran bella vacanza motociclistica ....e te la sei gustata ....
...........a magari adesso starai pensando al mare
aquilasolitaria
aquilasolitaria
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Inviato: 1 Ago 2013 19:30
aquilasolitaria ha scritto:
...... proprio un gran bella vacanza motociclistica ....e te la sei gustata ....
...........a magari adesso starai pensando al mare
aquilasolitaria
Si, questa vacanza me la sono proprio gustata
Mare Si, certo, ci penso, ma senza fretta
Prima ho un giretto alpino di 4 giorni da fare
topomotogsx
Global Mod
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Inviato: 1 Ago 2013 19:58
Venerdì 28 giugno
La sveglia oggi suona presto, alle 7.30 la moto è pronta e carica, io sono già vestito e la colazione è in preparazione.
Mi rifocillo, torno in camera a fare l’ultima visita alla toilette , prendo casco, guanti e chiavi della mia fida fazerina e parto.
L’Aquila, Rieti attraverso Sella di Corno, Terni (mai più Terni come punto di passaggio, un traffico che nemmeno Milano nelle ore di punta ), e Orte tutti di seguito, salvo poi prendere la pallostrada altrimenti non arrivo più all’appuntamento che ho per cena.
Il tratto Orte-Orvieto lo percorro mentre scruto il cielo, che si scurisce sempre più.
Poco prima della splendida cittadina le prime gocce fanno la loro comparsa sulla visiera;
fortunatamente sono a soli 500 metri dall’area di servizio, così entro senza esitazione, mi fermo, estraggo la tuta antipioggia e riparo sotto una tettoia giusto in tempo per non essere letteralmente lavato dalla violenza del temporale.
Che fortuna, penso, ho fatto appena in tempo.
Non manca molto a mezzogiorno, così decido di sfruttare la sosta per mangiare qualcosa.
Una focaccia ed una bibita sono sufficienti per non restare a stomaco vuoto e non appesantirsi.
I km da fare sono ancora molti e il rischio di un colpo di sonnolenza dovuto alla digestione non lo voglio correre.
La pioggia non mostra cenni di diminuzione, tempo a disposizione ne ho poco, così, sotto gli sguardi di altri motociclisti fermi e che mi dicono di aspettare, completo la vestizione e riparto.
La pioggia, più o meno forte, mi fa un’indesiderata e non richiesta compagnia fino ad Incisa, quasi a Firenze.
Oltrepassata la città toscana mi dirigo verso la Versilia, a Montecatini Terme abbandono finalmente l’autostrada per andare in Garfagnana, attraversando il Passo del Trebbio.
Barga, Castelnuovo di Garfagnana, Piazza al Serchio, uno dopo l’altro fino al passo dei Carpinelli, poi Fivizzano, Licciana Nardi e a testa bassa al Passo del Lagastrello.
Sono in ritardo dannazione, la pioggia ha contribuito a rallentare la mia marcia di avvicinamento al rifugio dove sono atteso per cena.
Al passo del Lagastrello accendo il navigatore, che ho sempre voluto ignorare durante quasi tutto il giro.
“Ma se hai il navigatore, e lo avevi anche portato con te, perché non lo hai mai usato?” direte voi.
“Perché mi sono accorto che l’uso, o meglio l’abuso, di tale dispositivo, è nocivo alla capacità di orientamento, fa perdere il gusto della mappa cartacea, in pratica sono IO che devo decidere cosa fare, non una macchinetta” vi rispondo.
E l’infernale aggeggio mi dice che mancano ancora 50 km ed oltre un ora di viaggio per raggiungere il luogo dell’appuntamento; e ci arriverei alle 21.
Troppo tardi!
Ma la cartina, quella cartacea, mi indica una strada piuttosto diretta, molto più corta.
Che faccio?
Decido di lasciare acceso il GPS ma seguire la strada corta, anche se Colombo (il navigatore lo chiamo così) dice diversamente.
Poco dopo il passo seguo sulla destra le indicazioni per Prato Spilla, poi Valditacca e poi mi chiedo se ho fatto la scelta giusta o meno; infatti l’asfalto finisce, e le indicazioni anche.
Il navigatore continua a indicarmi un categorico dietrofront, la cartina mi indica chiaramente una via aperta e la mia indecisione sale.
Dico ad alta voce un “chissenefrega” e continuo, non voglio tornare indietro.
Lo sterrato è abbastanza ben manutenuto, sono gommato abbastanza bene, perciò continuo nel susseguirsi dei tornanti che salgono e io non so dove sto andando.
La strada si fa più dissestata e comincio a procedere in piedi sulle pedane, la seconda marcia inserita e il motore borbotta portandomi, senza indugio, avanti.
Mi viene da pensare “ma chi me l’ha fatto fare a venire per questa strada”, mentre vedo che aumenta la pendenza, si stringe la carreggiata e peggiorano le condizioni del fondo stradale.
Solo adesso realizzo di essere diretto al Passo della Colla.
Arrivo al passo ma non mi fermo, sono in un ritardo imbarazzante, scendo e mi trovo in un bosco dal quale sembro non uscire più, la luce comincia a diminuire, arrivo ad un lago, lo trovo alla mia sinistra e leggo “i Lagoni”.
Ok, ci siamo quasi, dai l’ultimo pezzo e poi anche per oggi è andata, penso.
Poi lo sguardo mi cade sullo schermo del Tomtom e vedo che l’indicazione è cambiata, mi dice di andare dritto.
Mi sento sollevato, ho avuto ragione io, la strada era giusta.
Il navigatore invece, aveva un buco di percorso, e non mi calcolava quella strada almeno fino a che non ho oltrepassato il punto mancante nella sua mappa.
Arrivo al rifugio Lagdei, nella zona dei laghi, alle 20.30, dopo quasi 750 km percorsi, e dove mi aspetta l’amico Franco (TDMonza il suo nick sul Tinga), e ci arrivo appena in tempo per la cena.
Infatti nemmeno scarico la moto, lo farò dopo aver mangiato.
E anche oggi é andata
Ci svegliamo e scendiamo ad asciugare le moto, il bosco e la sua umidità della notte le ha bagnate ben bene.
Dopo l’abbondante colazione, dove non ci siamo fatti pregare nello spazzolare marmellate e spremute, ci godiamo un attimo il posto in cui siamo (rifugio Lagdei), andiamo a vedere le mappe della zona affisse alle pareti della costruzione che ospita la partenza della seggiovia che collega il sito con il lago Santo (raggiungibile anche a piedi), e poi, con calma, ripartiamo.
Ripercorriamo, a ritroso, lo sterrato che ho già visto la sera precedente, si passa ai Lagoni, ci si ferma a vedere un monumento a sfondo aeronautico, e si ritorna, in piedi sulle pedane, a coprire gli oltre 10 km di sterrato che includono il passo della Colla.
Franco TDMonza
Un passo mai percorso prima, e adesso l’ho percorso ben 2 volte in 12 ore, in entrambi i sensi di marcia.
A Monchio della Corti mi cade l’occhio su un particolare della moto di Franco: non funziona lo stop!
Personalmente non lo riterrei grave, se fossimo solo noi 2 ad usufruire della strada, ma così non è, ci sono anche altri utenti, e l’assenza di segnalazione della frenata può creare qualche problema.
Lo affianco appena possibile e lo avverto.
Ci fermiamo per capire perché non funziona, lui dice che alla partenza ha controllato e funzionava tutto.
Dopo qualche occhiata qua e là, prendo in mano la leva del freno, pinzo ripetutamente, e mi accorgo che non sento il “click” dell’azionamento del microinterruttore.
Guardo per vedere se capisco il perché, riguardo con attenzione e…la leva è rotta!
Manca un pezzettino, è saltato via, forse con i colpi ricevuti sul precedente sterrato.
Lo schiaccio a mano, e così facendo almeno il pedale del freno posteriore può far funzionare la luce di stop.
Il problema è lasciare schiacciato il micro, ma con cosa?
Franco recupera, sperduto in qualche tasca dei suoi bagagli, un paio di elastici, poi cominciamo a cercare in terra, magari troviamo qualcosa che può andare bene.
Lo troviamo, quello che risolve, in un pezzo di plastica apparentemente inutile.
Qualche minuto per posizionarlo e fissarlo con l’elastico, poi si riparte.
Destinazione Passo del Ticchiano.
Il giro in programma è lungo, dopo il passo si torna indietro per il passo del Lagastrello, anche questo da me ripercorso il giorno prima ed in senso contrario.
Licciana Nardi e Fivizzano e poi a salire al Passo del Cerreto.
Sosta caffè, studio della cartina, e ci accorgiamo che il giro che abbiamo in mente richiede tempo, più tempo di quanto ne abbiamo a disposizione.
Che facciamo? Dove andiamo? Cosa eliminiamo dall’idea di percorso che avevamo?
Decidiamo di andare al Passo di Pradarena, e poi tornare indietro lasciando perdere il Passo Radici; e così facciamo.
Di ritorno dal suddetto passo, all’ingresso di Ligonchio, una simpatica signora decide di crearci qualche problemino, e ci riesce con entrambi!
Dapprima con Franco, che è costretto a frenare forte, perché la signora continua a fare le finte, insiste con il più classico e fastidioso parto-non-parto dallo stop, dovendosi immettere sulla strada principale: poi, quando arrivo io, la simpaticona decide di rompere gli indugi e parte, proprio quando io sono a pochissimi metri, immettendosi per procedere nel mio stesso senso di marcia, di fatto tagliandomi e sbarrandomi la strada.
Ho fatto il rodaggio al clacson, quasi mai usato prima, contemporaneamente ad una violenta inchiodata.
E’ seguito affiancamento e qualche invito a cambiare mezzo di locomozione, causa manifesta incapacità.
Passato lo spavento, passati gli “auguri” fatti alla signora, continuiamo la marcia, destinazione la Pietra Bismantova, a Castelnovo né Monti.
Perché questo itinerario?
Perché queste zone?
Semplicissimo, ci stiamo dirigendo a Casina, c’è il Tinga raduno generale, il mio primo raduno a Casina.
Siamo quasi arrivati, durante l’ultima sosta ci sentiamo telefonicamente con altri amici del gruppo Lombardia anche loro in viaggio per Casina.
Franco ed io arriviamo al luogo del raduno, finalmente, sono quasi le 17.
Parcheggiamo le moto, ci dirigiamo al banchetto delle iscrizioni dove vedo Davide tutto impegnato nelle sue faccende, mi giro e…chi vedo?
Il gruppo sentito poco prima, siamo arrivati insieme!
Ci fossimo dati un appuntamento preciso non ci saremmo riusciti!
Baci ed abbracci vari , e poi…
Poi comincia il nostro Tingaraduno di Casina, ma questa è un’altra storia.
E bravo Marcello...!!
Proprio un ottimo giro...
Ci credo che il report lo hai intitolato "5 bellissimi giorni a spasso"...!!
Ottimi posti... Ottime foto... Ottimo spirito...
A presto...
JO74
Global Mod
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Inviato: 6 Ago 2013 10:33
Complimenti Marcello!
Davvero un bel giro! Sia per le strade, sia per la parte enogastronomica !
Spero che i 4 giorni sulle alpi che ci aspettano siano altrettanto degni di nota, sicuramente sono certo, anche se ancora non ci conosciamo di persona, di aver trovato una persona con il mio stesso spirito nell'intendere i viaggi in moto
E grazie al tinga... ci divertiremo!
bastiancontrario
Coord. Gruppo
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Inviato: 6 Ago 2013 18:24
topomotogsx ha scritto:
Di ritorno dal suddetto passo, all’ingresso di Ligonchio, una simpatica signora decide di crearci qualche problemino, e ci riesce con entrambi!
....la famosa "aquila di Ligonchio"....
saturnz70
Sbk
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Inviato: 12 Ago 2013 22:20
avrai finito di girovagare in moto .....vieni...vieni a Lignano a riposarti ....
aquilasolitaria
aquilasolitaria
MotoGp
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Inviato: 18 Ago 2013 16:13
aquilasolitaria ha scritto:
avrai finito di girovagare in moto .....vieni...vieni a Lignano a riposarti ....
aquilasolitaria
perbacco ....mi ha preso sul serio ...
aquilasolitaria
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MotoGp
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